Biografie della Resistenza
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Enzo Giacchero a cura di Donato D'Urso Enzo Giacchero era nato a Torino nel Giacchero si laureò in Ingegneria civile al Politecnico di Torino e iniziò la carriera universitaria come assistente del prof. Gustavo Colonnetti alla cattedra di Scienza delle costruzioni. Cerano i presupposti perché il giovane compisse una brillante carriera di docente universitario ma lo scoppio della seconda guerra mondiale indirizzò in maniera diversa la sua vita. Inquadrato come ufficiale nella divisione Folgore, nel 1942 rimase gravemente ferito in Africa Settentrionale subendo lamputazione di una gamba. Negli anni a seguire egli ricordò sempre con gratitudine ed orgoglio quanto avevano fatto i suoi paracadutisti: vedendolo a terra sanguinante, alcuni di essi con rischio della vita sotto il fuoco nemico lo avevano portato in salvo al di qua delle linee italiane. Giacchero fu decorato sul campo con medaglia dargento al valor militare. In una tenda dospedale si trovò insieme con un prigioniero inglese pure mutilato. «Quel giorno in cui ebbi una grande disgrazia, ringraziai il cielo che mi aveva dato questa grande luce di verità di comprendere che quelluomo, che poche ore prima credevo un nemico, ora lo ritrovavo fratello per sempre». Maturò allora la convinzione che gli europei «nati e cresciuti nello spirito cristiano» potevano unirsi e vivere stabilmente in pace. Rimpatriato e congedato, Giacchero dopo l8 settembre 1943 partecipò alla Resistenza piemontese «per fedeltà a un giuramento e per opporsi alle prevaricazioni duno straniero che saccampava come occupante». Col nome di battaglia di Yanez fu vice comandante di una divisione partigiana autonoma di ispirazione monarchica. Alla fine della guerra il Comitato di Liberazione Nazionale lo designò prefetto di Asti. I problemi più assillanti che dovette affrontare in quei mesi furono lapprovvigionamento dei beni di prima necessità, lassistenza degli sfollati, il ripristino dei trasporti e degli altri servizi pubblici, la repressione del mercato nero. Dal punto di vista degli equilibri politici «in modo lento ma inesorabile lalleanza antifascista si incrina, fino a spezzarsi definitivamente». Giacchero mantenne la carica sino al marzo 1946, allorché i prefetti politici furono sostituiti da prefetti di carriera. Così un giornale astigiano lo salutò: «Lascia il suo posto che Asti liberata aveva a lui, combattente mutilato e partigiano, affidato. Dopo le svariate e nere successioni di prefetti a Palazzo Ottolenghi laverne avuto uno che fosse dei nostri e soprattutto nostro è stato per tutti gli astigiani di grande consolazione. Yanez lo ebbimo, per volere di popolo, Prefetto saggio ed onesto. Ce lo tenemmo caro a cominciare dal 25 aprile 1945 questo Prefetto (il primo che capisse il nostro dialetto e i nostri bisogni) e credevamo non dovesse più andar via. Disposizioni superiori il 28.2.1946 ce lhanno tolto, non dal cuore e non dal ricordo. Chi fa del bene non si può dimenticare». Il 2 giugno 1946 Giacchero fu candidato dalla Democrazia Cristiana
nelle elezioni dellAssemblea Costituente ed eletto. Il periodico diocesano di Asti
lo definì «uno dei giovani più degni di rappresentare alla Costituente lidea
cristiana». Il mandato parlamentare gli fu confermato nella prima legislatura
repubblicana, ancora nella circoscrizione Cuneo Alessandria - Asti. Nel referendum
istituzionale la provincia di Asti aveva visto Giacchero diede convinto sostegno al Piano Marshall e al Patto Atlantico, in piena condivisione con le scelte degasperiane. Il Piano Marshall fu inteso non solo come strumento di ricostruzione economica ma anche come piattaforma di lancio dellunificazione europea: era previsto che le modalità dellaiuto americano non sarebbero state concordate con i singoli stati ma sulla base di un piano che i paesi europei erano chiamati ad elaborare insieme. Quanto al Patto Atlantico Giacchero affermò che lalleanza era «elemento di catalizzazione per lEuropa». La scelta di aggregarsi fatta dalle democrazie occidentali fu bene accetta da Giacchero perché significava anche rottura con i comunisti e la maggioranza dei socialisti che giudicavano lalleanza causa di approfondimento della divisione dellEuropa e aggravamento delle tensioni internazionali. Giacchero era convinto che la scelta di campo occidentale fosse obbligata e irreversibile, in un contesto caratterizzato dalla presa del potere dei comunisti nei paesi dellEst, dal blocco di Berlino, dallo scoppio della guerra coreana. Cosicché la lotta al comunismo diventava per un cattolico come Giacchero un dogma quasi religioso, tenuto anche conto della condanna pronunziata dal Santo Uffizio. Giacchero giudicava positivamente anche lombrello nucleare americano e parlando allAssemblea del Consiglio dEuropa di Strasburgo affermò: «Allorganizzazione scientifica di una grande nazione extraeuropea noi esprimiamo la nostra gratitudine perché abbiamo sicurezza e pace e ci permette di essere una libera e democratica assemblea». Nel novembre 1946 Giacchero ricevette, come gli altri eletti delle assemblee dellEuropa Occidentale, una lettera di Richard de Coudenhove-Kalergi, straordinario personaggio della cultura del Novecento, il quale chiedeva: «Siete in favore della costituzione di una federazione europea nellambito delle Nazioni Unite?» Furono alla fine 342 le risposte positive arrivate dallItalia, corrispondenti al 64% dei componenti lAssemblea Costituente, il che pose il nostro paese al primo posto in questa graduatoria di buoni sentimenti. Giacchero si fece promotore del Comitato Parlamentare Italiano per lUnione Europea, cui aderirono appartenenti a tutti i partiti eccetto il P.C.I., e fece parte del Consiglio esecutivo dellUnione Parlamentare Europea. I federalisti più convinti auspicavano la convocazione di unassemblea costituente europea eletta a suffragio diretto o dai parlamenti nazionali. Una delle tante iniziative assunte
da Giacchero fu di proporre al ministero italiano delle Poste lemissione di un francobollo sullUnione europea, ma solo
dieci anni dopo fu realizzata lidea di un francobollo emesso in più paesi con lo
stesso soggetto. Nel gennaio 1948 Dopo
le elezioni del 18 aprile 1948 Giacchero promosse la costituzione del Gruppo Parlamentare
Italiano per lUnione Europea di cui tenne la presidenza per Nella C.E.C.A. per la prima volta
gli stati nazionali cedevano poteri sovrani a istituzioni comuni: lAssemblea
parlamentare, il Consiglio speciale dei ministri, Nellaprile 1954 Monnet e
Giacchero si recarono negli Stati Uniti per negoziare un prestito di cento milioni di
dollari. Per la prima volta gli USA trattarono con unorganizzazione che
rappresentava più nazioni: era un fatto nuovo e di assoluto rilievo. Ho già detto che
oltreoceano le iniziative europeiste non erano malviste, nellottica di ancorare lEuropa
occidentale a un sistema economicamente capitalistico, politicamente legato agli USA e
militarmente inquadrato nellAlleanza Atlantica. Quando Eisenhower lasciò il comando
NATO in Europa lunica sede di partito che visitò in Italia fu la sezione romana del
Movimento Federalista Europeo accolto da Spinelli, Giacchero
e altri. Documenti provenienti dagli archivi americani, recentemente venuti alla luce,
hanno rivelato che linteresse oltreoceano arrivò al punto di finanziare, tramite Giacchero rimase componente dellAlta
Autorità della C.E.C.A. sino al Quando era ancora impegnato a Lussemburgo, Giacchero ricoprì dal 1955 al 1957 lincarico di Presidente onorario e, dal 1957 al 1960, effettivo dellUnione Europea dei Federalisti e del Centro Internazionale di Formazione Europea (C.I.F.E.). Nelluno e nellaltro incarico succedeva al politico romeno Gafencu. Rientrato in Italia, abbandonò limpegno nella Democrazia Cristiana della quale non condivideva la scelta di centro-sinistra. Nel maggio 1960 significativamente partecipò a Roma a un convegno organizzato del Centro Luigi Sturzo sul tema La liberazione dal socialcomunismo. Presiedeva Luigi Gedda, presenti tra gli altri Oscar Luigi Scalfaro (allepoca Sottosegretario al Ministero dellInterno nel governo Tambroni), Randolfo Pacciardi, don Gianni Baget Bozzo, Giuseppe Pella, Roberto Lucifredi, Guglielmo Giannini nonché esponenti della destra missina, tra cui Pino Romualdi, Giulio Caradonna, Mario Tedeschi. Un impegno di tuttaltro genere fu per Giacchero quello
legato alle celebrazioni del centenario dellUnità dItalia. Nel 1961 Torino
organizzò grandiose manifestazioni cui parteciparono tutte le regioni dItalia,
ventuno nazioni e organismi internazionali. Con legge del 30 dicembre 1959 fu costituito
un Comitato nazionale che fece propria la sigla di
Italia Dal 1965 per undici anni Giacchero fu anche Presidente del
Consiglio di Amministrazione dellOspedale Santa Croce di Moncalieri. Al
nosocomio furono apportate significative migliorie, con ristrutturazioni e ampliamenti
riguardanti diversi reparti. Dal 1971 al 1974 fu Presidente dellUnione Industriale
della provincia di Asti. Lavvicinamento di Giacchero agli ambienti della destra
politica lo portò ad essere presidente della Costituente
di Destra voluta da Giorgio Almirante e
dallestablishment del MSI Destra
Nazionale «per uscire dal vicolo cieco di un
partito ormai rinchiuso in un ghetto politico». Il 22 novembre 1975, riunendosi a
Roma per la prima volta, Giacchero e lex-deputato D.C. Greggi furono nominati
rispettivamente presidente e segretario della formazione politica, che dichiarò di voler
raggruppare «al di là dello spirito di parte e in nome della riconciliazione nazionale»
italiani legati dal comune denominatore dellanticomunismo e della volontà di
reagire alla situazione di crisi generale, causata principalmente dal progressivo
slittamento a sinistra della politica italiana. Fu Giacchero come presidente e legale rappresentante della Costituente di Destra a compiere gli atti formali che legittimarono la costituzione di gruppi parlamentari autonomi di Democrazia Nazionale alla Camera e al Senato, nonostante la strenua opposizione, anche in sede legale, del M.S.I. D.N. Peraltro non tutta la dirigenza della Costituente di Destra concordò: Giacchero e altri furono accusati di avere fatto un uso abnorme dei poteri statutari. Lappellativo più gentile ad essi riservato dai missini fu disertori. Il simbolo scelto per Democrazia Nazionale fu il tricolore iscritto nelle dodici stelle dellEuropa unita. Piace pensare che Giacchero abbia contribuito a determinare quella scelta. Egli spiegò così la sua scelta di campo: «Ho avuto più volte loccasione di lamentare lassenza
duna forza politica che nella presente situazione italiana si assumesse il compito
di indicare ai cittadini la via da seguire per evitare i due maggiori pericoli che
incombono sul nostro Paese: la massificazione delle coscienze e la perdita della libertà. Questa componente la
identificavo e la identifico in una organizzazione di Destra democratica che, di là dalluso
nominalistico delletichetta, si richiami costantemente al presente ed ai compiti che
nel presente pone una società organizzata intorno al consenso popolare, per guardare al
futuro e, nel futuro, alla costruzione di unItalia diversa da quella che vediamo:
così ridotta dalle opposte demagogie della DC e della sinistra marxista [
] Gli uomini che hanno
costituito il partito della Destra democratica, non provengono tutti dalle medesime
esperienze e non hanno alle spalle la stessa storia. Nel
passato, hanno camminato lungo strade diverse, seguendo ispirazioni e influenze culturali
dissimili, come è naturale che accada quando le circostanze impongono scelte individuali
dettate soprattutto dalla consapevolezza ad essere comunque presenti, per affermare con la
presenza una responsabilità morale e civile. Così, Costituente di Destra
Democrazia Nazionale vede affiancati ex-fascisti ed ex antifascisti, liberali destrazione
crociana, cattolici intransigenti e cristiani soltanto perché battezzati, monarchici per
fedeltà allistituto o per maturata convinzione filosofica, gente che ha partecipato
alla resistenza e gente che ha militato nella RSI. [
] Come stupire che uomini come il sottoscritto abbiano
sentito e sentano il dovere di mettere la propria esperienza e la propria buona fede al
servizio duna componente politica, la
cui assenza ha disgraziatamente pesato in termini negativi sulla situazione italiana? Che
il Paese abbia bisogno duna Destra moderna, culturalmente aggiornata, sicuramente
democratica ma altrettanto sicuramente non infeudata agli utopismi della massificazione,
alla cui suggestione sacrificano ormai tutti i partiti,
compreso il liberale, a me sembra indubbio.» Il primo congresso nazionale di Democrazia Nazionale fu indetto per i giorni 20-22 aprile 1979 ma lanticipato scioglimento delle Camere bloccò tale iniziativa e impose al raggruppamento di affrontare un difficilissima prova elettorale quando era ancora in fase di organizzazione embrionale. Nelle elezioni politiche anticipate e nelle prime elezioni dirette del Parlamento Europeo, Democrazia Nazionale ottenne risultati assai deludenti. Giacchero si candidò ma fu travolto dal disastro generale: nel collegio senatoriale di Cuneo-Saluzzo ottenne 614 voti (0,6%), in quello di Asti 916 (0,7%), a Pinerolo 1505 (0,7%), a Torino 614 (0,6%). La scelta scissionistica del 1976 si era rivelata verticistica e perdente e la conseguenza del disastro elettorale del 1979 non poteva che essere la fine ingloriosa di Democrazia Nazionale. Esauritasi lesperienza di Democrazia Nazionale,
Giacchero si ritirò dallagone politico. È morto il 26 marzo 2000.
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