Biografie della Resistenza
Romana |
Tigrino Sabatini Operaio, di 43 anni. Nato ad Abbadia San Salvatore (Siena) l8 marzo 1900 da Enrico e Filomena Baiocchi. Lavorava alla Snia Viscosa di Roma. Fra i fondatori del gruppo "Scintilla", che avrebbe dato vita al movimento partigiano di "Bandiera Rossa", l'8 settembre del 43 fu impegnato nella difesa di Roma contro i tedeschi nella formazione "Pepe", che per dodici ore riuscì a tenere impegnati alcuni nuclei di paracadutisti di Hitler alle porte della città. Diventò in seguito operaio alla Breda, e poi si fece assumere, con altri compagni di lotta, dalla ditta Cidonio, che lavorava per i tedeschi nella ricostruzione delle linee ferroviarie, per boicottare queste opere. Il suo nome di battaglia era "Badengo". In Bandiera Rossa aveva il compito di caposettore della seconda zona, che comprendeva il quartiere di Torpignattara. Fu catturato il 23 gennaio del '44, in seguito alla delazione di due compagni di lavoro, e condotto in via Tasso e in seguito a Regina Coeli. Fu processato una prima volta dal Tribunale militare di guerra tedesco, che lo condannò a cinque anni di reclusione. Il 14 aprile fu sottoposto a un secondo processo e condannato a morte. La condanna fu eseguita il 3 maggio a Forte Bravetta.
Giuseppe Saragat Nasce il 19 settembre 1898 a
Torino da una famiglia di origine sarda e ben presto aderisce al neonato partito
socialista. Fin dalla gioventù è su posizioni riformiste, la stessa corrente dei padri
storici del socialismo nazionale come Filippo Turati, Claudio Treves, Andrea Modigliani,
Camillo Prampolini e Ludovico DAragona.
Guerrino Sbardella Operaio tipografo, di 28 anni. Nato a Colonna (Roma) il 4 gennaio 1916 da Pietro e da Augusta Luzi. Sposato con Francesca Nazio, ebbe due figli (Sandro e Roberta). Dopo loccupazione di Roma da parte delle truppe tedesche, partecipò ad azioni di sabotaggio organizzate dalle bande di Bandiera Rossa, di cui era caposettore per la zona di Torpignattara. Combattè nel gruppo comandato da Romolo Iacopini, nel quartiere Trionfale. Organizzò un deposito d'armi a Villa Certosa, dove nascondeva pistole, mitra, fucili, cartucce e bombe. Il 6 dicembre del 43 fu catturato dai fascisti mentre lanciava manifestini sovversivi dal loggione del cinema Principe. Riuscì a fuggire con laiuto di alcuni compagni, ma quella stessa notte fu arrestato dalle SS nella propria abitazione, su segnalazione di alcuni delatori. Rinchiuso nel carcere di via Tasso e seviziato, fu poi trasferito a Regina Coeli. Condannato a morte il 28 gennaio del 44 dal Tribunale militare di guerra tedesco, il 2 febbraio fu fucilato sugli spalti di Forte Bravetta, insieme a Romolo Iacopini, Enzio Malatesta, Ettore Arena e altri sette partigiani.
Emilio Scaglia Guardia di Pubblica sicurezza, di 20 anni. Nato ad Antrona Piana (Novara) il 14 ottobre 1923 da Giovanni e da Filomena Brari. Il 10 ottobre del '43, dopo loccupazione tedesca di Roma, si unì alla banda "Napoli" che operava nella capitale, al comando del colonnello Salinari, svolgendo compiti di collegamento. Fu arrestato dalle SS il 28 marzo del '44 a Piazza Esedra mentre era in attesa di un incontro con altri partigiani. Il 9 maggio fu processato a Palazzo Braschi da elementi della banda "Pollastrini". Fu fucilato il 3 giugno, vigilia della Liberazione, sugli spalti del Forte Bravetta da un plotone della Polizia Africa Italiana (Pai), insieme a Mario De Martis e altri quattro partigiani. Medaglia d'argento al valor militare.
Umberto Scattoni Impiegato, di 43 anni. Nato a Roma il 20 agosto 1901 da Giuseppe e da Rosa Nori. Sposato con Vittoria Tarantini, padre di tre figli (Lea, Ugo e Mario). Nel '23 s'iscrisse alla Federazione giovanile socialista, e intanto frequentava ambienti anarchici e i comunisti. Assunto nel '37 come magazziniere alla Generalcine, fu licenziato lanno dopo per "motivi politici". Per sfamare la famiglia lavorava di notte ai Mercati Generali; poi si mise in proprio come pittore edile. Allo scoppio della guerra, inveì per strada contro il fascismo e divenne un sorvegliato speciale: durante le adunate fasciste era convocato e trattenuto in questura. Il 10 settembre del 43 accorse a Porta S. Paolo per difendere Roma, insieme ad alcuni compagni del gruppo comunista di Campo dei Fiori, armati con pochi fucili. Il 22 settembre passò le linee da Cassino e si collegò alla V armata americana, allora attestata sul Garigliano. Rientrato nella capitale, entrò a far parte delle formazioni di Bandiera Rossa, compiendo atti di sabotaggio, trasportando armi, tenendo i contatti con i partigiani della provincia. Si recò anche al Comando alleato di Caserta, per conto del Gruppo Malatesta. Nei mesi successivi si avvicinò al Pci, fu nominato "capo-servizio" dei Gap di zona e divenne amico inseparabile di Guido Rattoppatore. Il 28 gennaio del '44, mentre si recava con Rattoppatore all'albergo Aquila d'Oro, sostituendo un altro partigiano per unazione contro i tedeschi, fu arrestato su delazione di una spia allaltezza di Ponte Vittorio, dopo uno scontro a fuoco e un inseguimento. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, fu torturato, ma non rivelò nulla sui compagni di lotta. Ai primi di marzo fu trasferito a Regina Coeli, nel terzo braccio. Qui, anche se era in cattive condizioni di salute, si distinse per gli incoraggiamenti agli altri detenuti. Fu fucilato il 24 marzo alle Fosse Ardeatine.
Giovanni Senesi Impiegato, di 18 anni. Nato a Roma il 20 ottobre 1924 da Flaminio e da Maria Cappelletti. Esattore di un istituto di assicurazioni, dopo l'8 settembre del 43 entrò nella Resistenza, nelle file di Bandiera Rossa. Arrestato, fu rinchiuso nel carcere di Regina Coeli insieme allamico Alberto Giacchini, e fucilato il 24 marzo del 44 alle Fosse Ardeatine.
Gerardo Sergi Sottotenente dei carabinieri, di 25 anni. Nato a Portoscuso (Cagliari) il 25 maggio 1918 da Salvatore e da Antonia Puddu. Completato nel '37 il servizio di leva a Cagliari, lanno seguente si arruolò nei carabinieri e fu destinato alla Legione di Palermo. Nel '40 frequentò la Scuola Centrale dei Carabinieri di Firenze per il corso accelerato per allievi sottufficiali, dal quale uscì con il grado di brigadiere. Nel giugno dello stesso anno prese servizio presso la stazione di Palma di Montechiaro (Agrigento), per poi rientrare a Palermo. All'inizio del '41 partì per l'Albania con la 4^ brigata carabinieri. Dopo larmistizio, entrò nelle file del Fronte militare clandestino della Resistenza guidato da Montezemolo, collaborando attivamente con la Banda "Caruso". Arrestato dai tedeschi, fu fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del 44. Medaglia doro al valor militare.
Simone Simoni Generale di divisione, di 63 anni. Nato a Patrica (Frosinone) il 24 dicembre 1880 da Antonio e da Rosa. Sposato con Mercedes Biscossi, aveva quattro figli (Gastone, Piera, MariaPia, Vera). Ufficiale di carriera, prestò servizio per 35 anni nell'esercito, partecipando a tutte le campagne militari italiane dalla Libia in poi, conseguendo numerose decorazioni e scalando tutti i gradini della scala gerarchica, fino al grado di generale. Durante la Prima Guerra Mondiale, si distinse alla battaglia di Caporetto, dove riuscì a tenere testa per due giorni all'avanzata nemica, al comando di un piccolo gruppo di uomini. In quelloccasione fu catturato dai tedeschi e relegato in un campo di prigionia in Germania per due anni. Nel '32 fu collocato nella riserva per un'infermità dovuta a una ferita riportata in guerra. Grande invalido di guerra, l'8 settembre del '43 fu fra i più convinti sostenitori della necessità di difendere la capitale dai tedeschi, e per questo motivo subì un attentato da parte dei fascisti. Entrato a far parte del Fronte militare clandestino di Montezemolo, fece del proprio ufficio e della propria casa centri di azione cospirativa ai quali facevano capo, oltre ai generali Fenulli e Cadorna, numerosi ufficiali dell'esercito e uomini politici quali Lussu, Bonomi e Siglienti. Nascose ed aiutò ufficiali e soldati e svolse numerose missioni. Arrestato dalle SS il 22 gennaio del '44, nella sua abitazione, fu rinchiuso nel carcere di via Tasso, nella cella n. 12. Torturato più volte, per estorcergli una confessione fu anche condotto davanti al plotone d'esecuzione. Senza risultato. Fu fucilato il 24 marzo alle Fosse Ardeatine. Medaglia d'oro al valor militare.
Leonardo Sinisgalli Nacque il 3 marzo del 1908 a Montemurro in provincia di Potenza, da Vitoe da Carmela Lacorazza. Il padre, tornato dall'America, era diventato agricoltore e vignaiuolo negli anni maturi. Alla fine della grande guerra, si iscrisse al Collegio dei Salesiani di Caserta e poi si trasferì in quello di Benevento dei Fratelli delle Scuole Cristiane (De La Salle). Frequentò come esterno l'Istituto Tecnico della città con eccezionale profitto. Dati gli "exploits" (10 in matematica, 10 in disegno e 10 nelle altre materia) si iscrive alla fine del 1925 alla facoltà di matematica di Roma. Ma poi si laurea in Ingegneria. Stava per unirsi anche allo sparuto gruppo reclutato tra gli allievi da Fermi, che all'epoca operava nel laboratorio di fisica di via Panisperna, ma Sinisgalli preferì la poesia all'atomica. Risalgono a quei tempi l'amicizia con Arnaldo Beccaria e Libero De Libero. Nel 1934 su suggerimento di Zavattini concorre ai Littoriali per la gioventù e una giuria della quale fanno parte Ungaretti, Bacchelli, Palazzeschi, lo proclama a Firenze primo littore per la poesia. Tornato a Milano viene assunto come art director nell'ufficio tecnico di pubblicità della Olivetti ad Ivrea. Nel '40 è richiamato alle armi e assegnato ad un reparto in Sardegna e poi a Roma con il grado di tenente, aggregato allo Stato Maggiore dell'Esercito-ufficio propaganda. Nel '43 pubblica con la Mondadori "Vidi le Muse", volume che segna il suo ingresso tra i poeti dello "Specchio". Dopo l'8 settembre, aderisce al movimento partigiano romano. Il 13 maggio del '44 viene arrestato in casa dalle SS che hanno trovato il suo indirizzo nel taccuino di un ricercato. Portato nella famigerata via Tasso, vi passa solo 24 ore. Dopo la liberazione di Roma, torna a casa a Montemurro dove la madre è morta 9 mesi prima. Nel dopoguerra pubblica numerosi saggi, libri di poesie, collabora a riviste prestigiose, vince numerosi premi letterari (premio Viareggio, premio Vallombrosa) e prosegue la carriera di art director, diventando anche consulente dell'Agip chiamato da Enrico Mattei. Muore il 31 gennaio del 1981.
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