Tra l'8 settembre del '43 e l'aprile del 1945 la violenza dei tedeschi
contro i civili italiani fece registrare oltre 400 stragi (con un minimo di 8 morti): alla
fine, il bilancio fu di circa 15.000 vittime. Una lunga scia di sangue che accompagnò le
truppe tedesche nella lentissima ritirata da Sud a Nord: da Castellaneta, in provincia di
Taranto, a Bolzano. A commettere tali esecuzioni collettive non furono soltanto i nazisti
delle SS, ma anche i soldati della Wermacht e spesso con la complicità attiva dei
fascisti della Repubblica Sociale. Come ha scritto Giovanni De Luna su La Stampa,
"anche i «ragazzi di Salò» furono coinvolti e la loro complicità alimenta un
ricordo lacerante che resiste a ogni tentativo di «pacificazione»". Il terrore
scatenato dall'esercito tedesco contro i civili italiani, al Sud come al Nord,
rappresentò un fenomeno unico per tre motivi: l'imponenza delle cifre delle vittime; la
partecipazione attiva di altri italiani; il fatto che tutti quegli episodi si siano
configurati non genericamente come azioni di guerra ma come crimini in violazione alle
leggi vigenti e alle convenzioni internazionali. Dei 400 casi di stragi accertate, solo
una decina diedero luogo a un processo, con condanne esemplari come quelle inflitte a
Herbert Kappler per le Fosse Ardeatine e Walter Reder per Marzabotto. Nel gennaio 1960 con
un semplice timbro e una illegale scritta in burocratese, «archiviazione provvisoria»,
il procuratore generale militare, Enrico Santacroce, seppellì 695 fascicoli riguardanti
le stragi tedesche in Italia. Tutti i procedimenti furono insabbiati e le 15.000 vittime
non ebbero giustizia. "Fu una ferita della memoria - ha commentato De Luna - che a
lungo ha pesato sulla possibilità di costruire una visione solidale della tragedia della
guerra civile: le vittime possono anche perdonare i carnefici, possono anche comprenderne
le ragioni, a patto però che i carnefici paghino le loro colpe, riconoscano i propri
torti e che la giustizia sottragga il contenzioso tra torti e ragioni alle faide e ai
rancori privati". A rompere, quasi involontariamente quel segreto che il dottor
Santacroce si era portato nella tomba nel 1975, dopo sedici anni ininterrotti a capo della
Procura generale militare, fu nellestate 1994 il giudice Antonino Intelisano, che
alla ricerca di prove a carico del capitano delle SS Eric Priebke, incriminato per la
strage delle Fosse Ardeatine, incaricò i suoi collaboratori di setacciare ogni angolo
possibile degli archivi. E così a Roma, in uno sgabuzzino di Palazzo Cesi, sede degli
uffici giudiziari militari, spuntò un armadio con i fascicoli sui crimini di guerra
commessi dall'occupante tedesco. Tra il 1994 e il 1996 i singoli fascicoli furono
inoltrati alle procure militari competenti. Cominciò una tardiva stagione di processi:
uno a Roma contro Priebke; due contro Theodor Saevecke (responsabile delleccidio di
piazzale Loreto a Milano) e Friedrich Engel (capo delle SS a Genova e organizzatore delle
stragi in Liguria), condannati all'ergastolo dal Tribunale militare di Torino; infine uno
a Verona che si è concluso con la condanna allergastolo dellSS ucraino
Michael Seifert, rifugiatosi in Canada dopo aver seviziato e ucciso con il suo camerata
Otto Sein decine di prigionieri nel campo di prigionia di Bolzano.
Fra le stragi rimaste senza colpevoli, quella nel campo di prigionia di Fossoli, a due
chilometri da Carpi, il 12 luglio 1944: furono trucidati 67 prigionieri come ritorsione
per luccisione a Genova di tre o sei soldati tedeschi.
Eccidio di
Sant'AgataDocumenti ritrovati nel Public Record Office di Londra raccontano
l'eccidio nazista nella frazione di Sant'Agata nel comune di Gessopalena, Chieti nel
gennaio 1944
Stragi
naziste. Il documento della Commissione Stragi della Camera dei Deputati sul
rinvenimento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti (dal sito dell'Anpi nazionale)
Viaggio fra
i campi di concentramento e sterminio nazisti
Elenco di tutti i campi di concentramento nazisti, con l'aiuto di
una cartina cliccabile (link dal sito "Ipertesto sui maggiori campi di concentramento
e sterminio nasisti).
Museo fotografico virtuale
della deportazione
Si trova nel sito dell'Associazione nazionale ex deportati. Offre numerose immagini
fotografiche provenienti dai campi di Auschwitz, Birkenau e dalla Risiera di San Sabba,
facenti parte di una mostra fotografica curata dalla stessa associazione.