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I 15 martiri di Piazzale Loreto
di Giovanna Giannini
Umberto Fogagnolo, classe
1911, era un accanito avversario del regime fascista. La sua attività clandestina fu
intensa e svolta attraverso numerosi discorsi e scritti. Fu tra i primi a dare
lassalto, il 25 luglio 1943, al "covo" di via Paolo da Cannobio. L8
settembre formò bande di patrioti, organizzò rifornimenti di armi, aiutò ed inquadrò i
compagni di fede. Nellottobre del 1943, in pieno giorno, venne arrestato a Milano
nel corso Vittorio Emanuele perché affrontò coraggiosamente il comandante della "
Muti", Colombo, mentre pestava un operaio. Domenico Fiorani, classe 1913. Nel
settembre del 1943 fu licenziato dallo stabilimento nel quale lavorava, aveva poco denaro
e la moglie da curare, fu così che si dedicò intensamente allattività politica.
Fondò una nuova sezione socialista a Sesto San Giovanni e diede la sua opera come
propagandista e collaboratore di giornali clandestini. Il 25 giugno 1944 mentre si recava
a trovare la moglie in ospedale fu arrestato dalle SS e trasferito a San Vittore. Vitale
Vertemati, aveva 26 anni quando fu arrestato il 1° maggio del 44 a causa del
suo lavoro di collegamento tra i vari gruppi partigiani. Giulio Casiraghi, classe
1899, militante nel partito comunista da lunga data. Fu arrestato: nel 1931 per reati
politici e per aver svolto attiva propaganda sui fogli clandestini, venne liberato dal
confino di polizia nel 1936, nel 1943 perché organizzatore degli scioperi verificatisi
alla ditta " Marelli" e infine il 12 luglio dello stesso anno in quanto addetto
alla ricezione dei messaggi da Londra per gli aviolanci. Tullio Galimberti, classe
1922. Chiamato alle armi, anziché militare nelle file fasciste, preferì dedicarsi al
movimento clandestino. Ebbe attivi e frequenti contatti con i G.A.P e svolse numerose
missioni importanti. Fu catturato in pieno giorno in una via centrale di Milano. Eraldo
Soncini, classe 1901. Fin da giovane partecipò ai movimenti proletari. Attivissimo
militante nelle file del partito socialista, subì un primo arresto nel 1924 e in tale
occasione fu violentemente bastonato. Dopo l8 settembre fu attivamente ricercato, ma
ciò non gli impedì di partecipare alla lotta clandestina sino al giorno in cui fu
catturato dalle SS. Andrea Esposito, 46 anni, iscritto al partito comunista
collaborò attivamente con i partigiani della 113° brigata "Garibaldi". Fu
arrestato il 31 luglio in casa insieme al figlio Eugenio, che era sfuggito ai nazifascisti
per non andare a combattere sotto le insegne della Repubblica Sociale e che verrà
deportato a Dachau. Andrea Ragni, 23 anni. Dopo l8 settembre, mentre
partecipava ad unazione per tentare di impossessarsi di armi, fu ferito e ricoverato
a Niguarda da dove riuscì a scappare. Arrestato una seconda volta, riuscì a fuggire
nuovamente, ma venne ripreso e rinchiuso a San Vittore sino al giorno della fucilazione. Libero
Temolo , classe 1906, frequentò sin dalla gioventù i circoli comunisti del proprio
paese e soffrì il carcere e le persecuzioni. Giunse a Milano nel 1925 e divenne un attivo
organizzatore delle S.A..P. Fu catturato al posto di lavoro nellaprile del 1944. Emidio
Mastrodomenico, classe 1922, si trasferì a Milano nel 1940 dove operò presso il
commissariato di Lambrate. Fu arrestato in quanto capo delle GAP. Salvatore Principato,
classe 1892, militò sin da giovane nel partito socialista. Nel 1933 fu una prima volta
arrestato perché apparteneva al movimento " Giustizia e Libertà". Rilasciato
tornò a svolgere attività antifascista e dopo l8 settembre lavorò intensamente
per la libertà dItalia fino al giorno del suo arresto. Renzo Del Riccio,
classe 1923, socialista , era soldato di fanteria quando l8 settembre con il suo
reggimento partecipò ad accaniti scontri contro i tedeschi in Monfalcone. Tornato al suo
paese, lavorò sino al marzo del 1944, epoca in cui, essendo stata chiamata la sua classe,
riparò in montagna nei dintorni di Como. Organizzò un audace tentativo di sabotaggio con
la collaborazione dei partigiani. Arrestato, fu inviato dai tedeschi in Germania, ma a
Peschiera riuscì a fuggire e a nascondersi poi a Milano in casa di parenti. Fu arrestato
in seguito ad un falso appuntamento nel 1944. Angelo Poletti, svolgeva un
attiva propaganda partigiana tra i lavoratori dellIsotta Fraschini presso cui
lavorava. Fu arrestato mentre andava a prelevare armi per i compagni. Rimase per molto
tempo a San Vittore dove subì sevizie. Vittorio Gasparini , dopo linvasione
tedesca, messosi in aspettativa collaborò con i partigiani raccogliendo fondi e curando
il funzionamento di una radio trasmittente clandestina. Fu arrestato nel novembre del 1943
vicino Brescia. Rimase a San Vittore sino al giorno della sua fucilazione. Gian Antonio
Bravin , classe 1908, dopo larmistizio iniziò la sua attività politica. Fece
parte del III Gruppo GAP di cui divenne il capo organizzando vari colpi. Venne arrestato
nel 1944.
Erano in 15, accomunati dal desiderio di liberare la propria patria dal
giogo fascista e nazista, condivideranno non solo lo stesso carcere, San Vittore, ma anche
la stessa orribile e ingiusta sorte. La mattina del 10 agosto 1944 vennero svegliati
allalba, ognuno aveva in tasca un bigliettino col proprio nome, era il segno della
condanna a morte. Con la loro esecuzione i capi nazisti volevano compiere un gesto di
rappresaglia per lesplosione di una bomba in viale Abruzzi. Furono scelti a caso,
stipati su un autocarro, condotti a piazzale Loreto e qui uccisi allimpazzata. Le
salme vennero ammucchiate a terra e fu impedito qualsiasi gesto di omaggio da parte della
popolazione e dei parenti. I cadaveri erano sorvegliati da militi fascisti, alcuni dei
quali non paghi di aver scaricato il loro mitra su uomini indifesi e innocenti, si
prendevano il privilegio di ridere istericamente davanti a quel mucchio di cadaveri ancora
caldi. La fucilazione fu eseguita dalla G.N.R. e dalla " Muti" per appagare la
sete di sangue di Teodor Emil Saevecke, allepoca dei fatti comandante della polizia
di sicurezza nazista. Era un potente gerarca del Terzo Reich, comandante
dellAussenkommando di Milano, spietato governatore di San Vittore. Aveva 32 anni
quando giunse la prima volta in Lombardia. Dal settembre del 1943 allaprile del
1945, periodo del suo soggiorno in Italia, Milano visse una stagione di terrore e sangue.
Al termine del conflitto si ritirò indisturbato in Bassa Sassonia, pensionato dal 1971,
dopo aver prestato i propri servigi alla Cia ( 1948) e aver percorso una brillante
carriera nella polizia di Bonn. Strappato al suo quieto vivere, ricacciato col peso dei
suoi crimini in un passato che non aveva mai rimosso, davanti allaccusa
delleccidio di piazzale Loreto aveva reagito infastidito dicendo che si trattava di
una montatura, che il magistrato italiano non aveva alcun diritto di frugare nella sua
vita. Aveva poi aggiunto di essere stato già assolto anni prima dai tribunali inglesi e
tedeschi. Theo Saevecke è stato in realtà un personaggio molto importante
allinterno dellingranaggio nazista. Godeva infatti di notevoli protezioni da
parte del governo tedesco, tanto che negli anni 60 fu velocemente archiviata
uninchiesta contro di lui. Nel marzo del 1963 però il consigliere di stato Gerhard
Wiedemann fu inviato in Italia per fare chiarezza sul passato di Saevecke. Una sua foto
ritrovata in modo fortunoso dal Comitato Combattenti Antifascisti di Berlino ed inviata a
Milano per il riscontro, contribuì a togliere ogni dubbio. Saevecke era emerso a tutto
tondo dai ricordi delle vittime come un criminale che aveva coordinato diverse stragi a
cominciare da quella di Meina sul Lago Maggiore del 22 settembre 1943, quando 54 ebrei
vennero massacrati da soldati della Divisione corazzata "Adolf Hitler". Saevecke
aveva alle sue dipendenze circa 20 ufficiali, 60 sottufficiali, una ventina di soldati
oltre ad un nutrito gruppo di militari italiani, ma non si limitava solo ad impartire
ordini, spesso aveva preso parte ai pestaggi e alle torture. Lelenco dei suoi
crimini è incredibilmente lungo e agghiacciante, ricordiamo il caso più agghiacciante,
quello di Salomone Rath sbranato da un cane durante un interrogatorio. Ai sabotaggi e alle
azioni partigiane aveva risposto il Comando SS con una serie di stragi cominciate proprio
nel luglio del 1944: il 15 tre fucilati a Greco, il 20 altri 3 a Corbetta, il 21 cinque
fucilati e 58 deportati a Robecco sul Naviglio
..fino al 10 agosto 1944. Questo
moltiplicarsi di stragi era dovuto al fatto che i tedeschi vivevano ormai con la paura di
una insurrezione, ma la guerriglia partigiana alla fine si sarebbe imposta. Mussolini
informato delleccidio di piazzale Loreto disse che quel sangue lo avrebbero pagato
molto caro. Ma torniamo indietro a quella mattina per chiarire meglio come si svolsero i
fatti. Il colonnello Giovanni Paolini, comandante della GNR di Milano, aveva ricevuto la
sera del 9 agosto lordine del comando tedesco di mettere a disposizione per il
giorno successivo un plotone di militi della RSI da utilizzare per la fucilazione di 15
ostaggi, per vendicare un attentato ad un autocarro della Wermacht avvenuto alle 8.15
dell8 agosto 1944 in viale Abruzzi. Secondo il bando del maresciallo Kesselring
dovevano essere uccisi 10 ostaggi per ogni vittima tedesca, ma in quellattentato non
era deceduto nessun tedesco, anzi i 6 morti ed i 10 feriti erano tutti italiani. A nulla
valse il disperato tentativo del capo della Provincia Piero Parini per salvare quelle
povere vite. Aveva dapprima tentato di mettersi in contatto con i comandi tedeschi e
successivamente aveva inviato il comandante Pollini dal colonnello Kolberck, responsabile
militare della piazza di Milano, per fargli presente che le vittime di viale Abruzzi erano
tutte italiane e che se rappresaglia si fosse fatta, anche le autorità italiane dovevano
esprimere il loro parere. Alle 5 del mattino del 10 agosto Pollini aveva informato il capo
della Provincia che Kolberck non si era fatto trovare. In quello stesso momento i 15
morituri stavano per lasciare San Vittore. Nel " Pro memoria per il duce" Parini
aveva riferito che gli ostaggi erano stati svegliati alle 4.30 ed in cortile avevano
consegnato a ciascuno una tuta per dare loro lillusione della partenza per il lavoro
in Germania. Sul registro del carcere era apparso annotato "trasferiti per
Bergamo". Arrivarono in piazzale Loreto alle 5.45, ad attenderli cerano un
ufficiale tedesco con 4 soldati. Furono disposti a semicerchio, qualcuno tentò invano la
fuga entrando in una casa, ma fu raggiunto dai colpi dei fascisti. Per ordine tedesco i
corpi rimasero sul terreno fino al pomeriggio inoltrato. Cominciarono a transitare per
piazzale Loreto gli operai che si recavano al lavoro e tutti si fermarono ad osservare il
mucchio dei cadaveri. Uno spettacolo tremendo che nelle intenzioni dei tedeschi avrebbe
dovuto servire da monito alla popolazione. Su quei corpi straziati furono trovate
fotografie di figli e di mogli su cui con grafia spezzata era scritto "Viva
lItalia". Questa vicenda insieme agli altri delitti commessi durante
loccupazione nazista in Italia è emersa nei suoi particolari solo nel 1994, quando
furono trovati 3000 faldoni occultati nellarchivio del Tribunale Supremo Militare di
Roma, in un grande armadio con le ante rivolte verso il muro. Per quanto riguarda piazzale
Loreto, verso la fine degli anni 90 Saevecke subì un regolare processo durato un
anno al termine del quale subì la condanna del carcere a vita, per aver commesso il reato
di : violenza con omicidio in danno di cittadini italiani per aver cagionato, quale
capitano delle forze armate tedesche, nemiche dello Stato italiano la morte di Andrea
Esposito, Domenico Fiorani, Gian Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo del Riccio,
Umberto Fogagnolo, Tullio Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Salvatore
Principato, Angelo Poletti, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, LiberoTemolo, Vitale Vertemati.
Le stragi tedesche in
Italia
attualità:
L'armadio della vergogna: i fascicoli insabbiati sulle stragi nazifasciste
(l'espresso, settembre 2001)
documenti:
Stragi
naziste. Il documento della Commissione Stragi della Camera dei Deputati sul
rinvenimento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti (dal sito dell'Anpi nazionale).
Scene di violenza,
rappresaglie e stragi naziste nell'Italia occupata (1943-45) Saggi sugli
eccidi compiuti dall'esercito tedesco e dalle SS (link dal sito Iperstoria).
Le sentenze di condanna di Theodor Saevecke e di Siegfried Engel
(link al sito dell'Ismec di Milano)
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