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Dossier: La strage di Marzabotto

Inchiesta sugli ex nazisti accusati della strage di Marzabotto e di Sant'Anna di Stazzema

 

Una dozzina di ex ufficiali e sottufficiali delle SS che parteciparono alle stragi naziste di Sant'Anna di Stazzema e di Marzabotto sono ancora vivi, sono stati identificati e presto saranno interrogati dai magistrati italiani che in queste settimane si sono rivolti ai colleghi tedeschi. È quanto rivela il settimanale “l'Espresso” nel numero in edicola oggi di cui è stata fornita un'anticipazione. Tra i militari superstiti delle quattro compagnie protagonisti dell'eccidio di Stazzema del 12 agosto del 1944 (560 morti tra cui bambini, vecchi, donne e uomini senz'armi in tenuta da lavoro), la magistratura italiana ha chiesto di interrogare Gerhard Sommer, sottotenente, 80 anni, residente ad Amburgo; Horst Richter, sergente, 80 anni, di Berlino,; Theodor Sasse, sottotenente, 78 anni, di Kriftel. Anche altri due ex Ss erano stati identificati (il sottotenente Friedrich Crusemann, classe 1915, di Hamm, e il sergente Alfred Leibssle, classe 1922, di Tubingen) ma sono morti da poco. Appartenevano tutti al secondo battaglione della sedicesima divisione Reichfuhrer H. Himmler. Anche sulla strage di Marzabotto (955 vittime nella sanguinosa tre giorni del maggiore delle Ss Walter Reder), secondo l'Espresso sarebbe stata riaperta l'inchiesta, ora alla fase dell'indagine preliminare. L'attenzione sarebbe concentrata su diversi nomi, ma è stato accertato che sono perlomeno ancora vivi, tra coloro già indicati oltre cinquant'anni fa, il sergente Albert Meier, 79 anni, di Essen; il sergente Albert Piepenschneider, 78 anni, di Braunschweig; il caporale Franz Stockinger, di Mauth/Heinrichsbrunn. Erano inquadrati in un altro battaglione della sedicesima divisione, quello comandato da Reder. Questi tre sottufficiali sono stati individuati e intervistati dalla televisione pubblica tedesca Ard: se Meier ammette e non ammette, gli altri due sostengono di non ricordare. Per la strage di Stazzema nessuno ha finora pagato. Per Marzabotto solo Reder ma in parte: condannato all'ergastolo nel 1951, fu poi liberato nel 1985.

 

L'inchiesta tedesca

A distanza di quasi sessant´anni dall´eccidio di Marzabotto, in cui 1830 civili, tra il 29 settembre e il 12 ottobre 1944, furono trucidati dalla sedicesima Panzerdivision delle SS, le procure tedesche stanno lavorando alla riapertura del caso. Gli elementi emersi nel corso della trasmissione televisiva «Kontraste», dedicata alle stragi di Marzabotto e Sant´Anna di Stazzema andata in onda ieri sera sull´emittente nazionale Ard, offrono infatti agli inquirenti la possibilità di riaprire un fascicolo che sembrava essersi chiuso con la condanna all´ergastolo di Walter Reder nel 1951 e con la breve detenzione di Max Simon (condannato nel 1947 e rilasciato nel 1954), rispettivamente maggiore e comandante generale della 16ª Divisione. «Nel caso di Sant´Anna di Stazzema abbiamo una serie di possibili ufficiali da incriminare, ma stiamo verificando se si trovavano davvero sul posto - dice un rappresentante della procura centrale di Ludwigsburg, incaricata dei procedimenti contro i crimini nazisti ?, per quanto riguarda Marzabotto stiamo raccogliendo il materiale necessario». Adesso i nomi ci sono: Gerhard Sommer, 80 anni, residente ad Amburgo, sorpreso dalle telecamere mentre curava il giardino e incapace di dire altro che «Il passato è passato, non voglio sapere niente, ho la coscienza pulita»; Albert Piepenschneider, 78 anni, di Braunschweig, un uomo grassottello e con la faccia arrossata intervistato sulla soglia di casa, che non capiva bene le domande. Raggiunto telefonicamente, il vecchio signore ha ammesso di appartenere alla 16ª Divisione, ma di non essere mai stato a Marzabotto: «Non ero lì, non sono un criminale ? ha detto ?. Davvero andrò a finire in televisione? Sì, ricordo, un giorno sono venute delle persone da Berlino con una telecamera, ma non avevo capito che volevano riprendermi, è una cosa strana...». Un altro presunto criminale si chiama Albert Meier, 79 anni, e vive a Essen. Le telecamere lo raggiungono a letto, l´uomo farfuglia che quei civili si erano macchiati di crimini, «per questo sono stati uccisi». Dopo di lui parla Franz Stockinger, un contadino bavarese che ride nervosamente di fronte alle accuse e che la moglie, al telefono, cerca goffamente di coprire. La testimonianza più drammatica è di un uomo che non vuole essere citato, anche lui sull´ottantina, ma decisamente lucido: «L´azione (a Sant´Anna di Stazzema, ndr) era contro i partigiani, non c´erano altri ordini specifici, tranne "Fare fuori tutta la banda". E´ stato come una caccia: le persone venivano sospinte e poi c´era una piazza davanti alla chiesa. E su questa piazza, sotto un crocifisso le persone erano ammassate e si è sparato. Poi non potevo più vedere nulla». Adesso la palla passa alle procure competenti, che dovranno mettersi alla ricerca di prove e cercare di formulare un capo d´accusa. «Non sarà facile ? dicono alla centrale di Ludwigsburg ? perché è passato molto tempo e le prove potrebbero non essere più rintracciabili». Ma come mai la televisione arriva sempre prima degli inquirenti? «I giornalisti possono fare domande senza rispetto di nessuna procedura ? spiega il procuratore Riedl ? mentre noi dobbiamo seguire regole precise. Questo genere di trasmissioni sono però molto importanti perché ci offrono elementi di partenza che altrimenti non potremmo ottenere». Tra qualche giorno il presidente tedesco Johannes Rau, nel corso di una visita di Stato in Italia, si recherà sul Monte Solo, vicino a Marzabotto, per rendere omaggio alle vittime dell´eccidio e presentare le scuse ufficiali della Germania per il crimine commesso. Sarà la prima volta che un rappresentante dello Stato tedesco si scuserà pubblicamente e ufficialmente per i delitti perpetrati a Marzabotto in quell´autunno del 1944. In Germania, però, i tanti autori della strage non sono stati mai perseguiti dalle procure. E gli sforzi di una giustizia tanto tardiva, costretta a rivalersi oggi su persone molto anziane spesso non in pieno possesso delle facoltà mentali, non possono compensare le indulgenze e le omissioni di ieri, grazie a cui tanti criminali hanno potuto vivere a lungo indisturbati, senza che nessuno venisse mai a bussare alla loro porta per chiedergli conto del passato.

(La Stampa, 12 aprile 2002)












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