Fascismo e deportazioni
Le responsabilità di Mussolini
Dibattito
Stefano Fiorito: "Il Governo della Rsi intervenne per
ostacolare la deportazione degli ebrei"
A qualcuno non è ben chiara un cosa semplice: non mi sembra di aver
negato avvenimenti ma di averli riletti alla luce di documenti. Se poi questa rilettura
conviene o meno, piace o no, è un altro conto. Il fatto che ci siano documentazioni tali
da suscitare (a me per primo) dubbi fortissimi nella veridicità di certi assunti, ripetuti
come una filastrocca ad ogni confutazione, mette di fronte a due opzioni: a)
contestare tali fatti con eguale documentazione veritiera; b) affidarsi alla demagogia in
senso inverso e toccare le corde ben intonate e curate del sentimento
"democratico" e antifascista nel senso più ACRITICO E MONOLITICO del termine.
Nel secondo caso si è sicuri della riuscita; colpo emotivo e commozione. Basta mettere
insieme i termini ormai imparati anche dai mattoni: fascista-oppressore-nazista-olocausto.
Con unargomentazione che contenga almeno uno di questi termini si può star sicuri
del risultato: l "educazione" alla Resistenza fa scattare in automatico il
ricordo per chi è più grande, la risposta acritica per chi è più piccolo, della Santa
Resistenza Incontestabile. Senza Macchia (o con "lacune" tutte spiegabili e
senza responsabilità DIRETTE) e senza Paura. IMMACOLATA. Laddove invece potrebbe essere
"sporca", non è certo per colpa sua! NO. Lì intervengono quei demoni dei
fascisti, sempre pronti a dire una parola di troppo, a mettere in discussione, a fare i
dittatori "redivivi". E attenzione: perché se cè qualcuno che si fa
venire dei dubbi, basta ripetere la filastrocca. Basta dargli del fascista (anche se odia
il fascismo). Additiamolo e si convincerà per forza a rientrare nei ranghi. O altrimenti
verrà condannato alla dannazione della memoria e relegato nella lista dei cattivi. Con
buona pace del mito Resistenziale. Lo sfortunato se ne starà in un angoletto
domandandosi, fra le altre cose: ma non erano loro a combattere contro la demagogia, il
mito, lintolleranza? E la risposta è semplice: quelli, i fascisti, erano cattivi!
Te lo diciamo noi! Ti chiedi comè possibile. Solo loro? E questi altri? E quelli
che hanno vinto facendo la stessa cosa (ALLO STATO DEI FATTI) e peggio? Già, però la
Resistenza aveva un motivo: distruggere, annientare i fascisti. Quindi? Era tutto
"giusto". E lo è ancora. Ecco che ti si presenta prepotente una domanda: oggi,
se avesse vinto laltra parte, staremmo quindi a dire che ha vinto il giusto?
(testualmente ecco cosa scrive il Miragliuolo: "giustiziare i fascisti in una
guerra dove non si facevano prigionieri non è un crimine". Allora pure gli
altri avevano ragione! E che lo stabiliamo noi che cosè un crimine? Per loro
giustiziare gente che usava il terrorismo e il "mordi e fuggi" per combattere
non era un crimine! Per i nazisti poi giustiziare ebrei non era un crimine: per loro
erano nemici! Abbiamo perso totalmente il rispetto per la vita innocente. Mi
viene in mente quanti tra quelli definiti "fascisti" non lo erano proprio o non
avevano commesso nessun "crimine". Lo stesso metro di giudizio usato tra
i nazisti quando compivano i loro omicidi. Il fatto rabbrividente è che la Resistenza
quella comunista reagiva a questo modo di intendere
applicandolo con
gli interessi!)
E bello poi vedere come i parallelismi di un "apostolo della
Resistenza" non siano mai fuori luogo. Quelli miei invece fanno divagare. Quando
tratto della Resistenza e del suo comportamento durante e dopo la guerra civile, della sua
componente maggioritaria (comunista) e del suo atteggiamento ideologico antisemita,
divago. Forse vaneggio: ma qui non si sta parlando di antisemitismo, Resistenza e
fascismo? Ah, dimenticavo. Se ne sta parlando ma non è concesso di approfondire o
estendere argomentazioni. O meglio è consentito solo previa richiesta e vaglio della
stessa (roba da CENSURA)!
Visto che mi viene più volte ripetuto che "dico balle",
"fregnacce" e così via, cercherò, se ancora non basta, di riportare altri
fatti e documenti. Qualcuno deve capire che non posso pubblicare un saggio di migliaia di
pagine, quindi devo per forza di cose prendere dei documenti-esempio per ogni situazione
trattata a tacer di decine e decine di altri.
Dividerò le argomentazioni in punti, in modo da essere più chiaro,
facendo riferimento iniziale alle fonti.
PARTE PRIMA
(FONTI:
Relazione sull'opera svolta dal ministero degli Affari esteri per la
tutela delle comunità ebraiche (1938-1943), Roma s. d.; L. POLIAKOV J. SABILLE,
Gli ebrei sotto l'occupazione italiana; A. CAVAGLION, Nella notte straniera. Gli ebrei di
S. Martin Vésubie e il campo di Borgo S. Dalmazzo. 8 settembre - 21 novembre 1943, Cuneo
1981; R. DE FELICE, Un nuovo documento sulla condizione degli ebrei nella zona
d'occupazione italiana in Francia durante la seconda guerra mondiale, in Israel - Saggi
sull'Ebraismo italiano cit., pp. 179-84; J. SABILLE, Les juifs de Tunisine sous Vichy et
l'occupation, Paris 1954; D. CARPI, The rescue of jews in the italian zone of occupied
Croatia, in Rescue attempts during the holocaust proceedings of the second Yad Vashem
international historical conference Aprile 1974, Jerusalem 1977, pp. 465-525; ID.,
Notes on the history of the jews in Greece during the holocaust period. The attitude of
the italians (1941-1943), in Festschrift in onor of dr. George S. Wise, Tel Aviv 1981, pp.
25-62; ID., Nuovi documenti per la storia dell'olocausto in Grecia. L'atteggiamento degli
italiani (1940-1943), in "Michael", VII, 1981, pp. 119-200; S. LOI, L'esercito
italiano di fronte alle persecuzioni razziali, in "Revue internazionale d'histoire
militaire, 1978, n. 39, pp. 276-87; R. POMMERIN, Le controversie di politica razziale nei
rapporti dell'Asse Roma-Berlino (1938-1943), in "Storia contemporanea", Ottobre
1979, pp- 925-40; M. MICHAELIS, Mussolini e la questione ebraica cit., pp. 29I-304; Gli
ebrei e l'Italia durante la guerra 1940-45, a cura di N. Caracciolo, Roma 1986; R. DE
FELICE, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo; Hannah Arendt, La banalità del
male [storia e atti del processo Eichmann]; R. LAMB, La guerra in Italia [1943-45];
S.BERRTOLDI, Salò; S.BERTOLDI, Soldati a Salò.)
Prima di andare alla disamina dei documenti bisogna fare una
precisazione linguistica. Io affermo che i fascisti non sono stati messi al corrente
dellattuazione della "soluzione finale". Questo è matematicamente vero.
Cosa significa questo? Qualcuno è INFORMATO, MESSO AL CORRENTE, di una cosa quando una
seconda persona fornisce appunto informazioni ufficiali (almeno fra tali persone),
documenti, testimonianze e atti su questa stessa cosa. I nazisti NON HANNO mai reso noto
ai fascisti il loro progetto (e la ricerca della Arendt ci spiega che addirittura
nelle file del nazismo i designati ad occuparsi di tale "faccenda" erano un
gruppo ristretto) né tantomeno hanno fatto luce sui metodi e i modi di
svolgimento dello stesso. Questo è inconfutabile. Ciò non significa che i fascisti
cadessero dalle nuvole. Essi hanno svolto indagini autonome riguardo il
trattamento inflitto agli ebrei (anche perché non si capisce per quale motivo si
sarebbero impegnati in certi atti se non avessero avuto lidea che gli ebrei in mano
ai tedeschi potevano andare, diretti, allaltro mondo). Tali indagini hanno portato a
delle conclusioni. Si è ipotizzata, tra le altre, quella dellomicidio di massa. Le
menti più fine forse noteranno una differenza abissale quindi tra lessere a
conoscenza di un fatto poiché documentato (in vari modi), esserne informati dalla parte
in causa, e ipotizzare questo stesso fatto alla luce di ricerche autonome.
Adesso andiamo a dare uno sguardo a documenti che certificano quello
che ho affermato testé dando unulteriore conferma anche alla tesi della
frustrazione dellimpegno nazista (in ogni momento) alla persecuzione antisemita da
parte fascista.
Partiamo da una testimonianza di Aldo Vidussoni registrata nei
documenti della Segreteria di Mussolini:
ACS, Fascicolo 242/R (Segreteria particolare del Duce)
(
)Un assoluto rigore è manifestato nei riguardi degli ebrei,
severamente trattati e sottoposti a restrizioni di ogni genere, anche se non mancano
quelli che lavorano.Mi è stato detto da italiani che vivono in quei territori e qualche
volta anche dai tedeschi in vena di confidenze, che le fucilazioni sono all'ordine del
giorno e anche per forti contingenti di individui di ogni età e sesso. A Minsk, al Teatro
dell'Opera, abbiamo visto ammassata la roba di migliaia e migliaia di ebrei ammazzati e
che sembra sarà distribuita alla popolazione. Si sfruttano, dicono, solo quelli che
possono lavorare e fino al loro esaurimento materiale.
Quello che piú ha colpito gli italiani è il modo dell'uccisione, alla
quale, del resto, sembra che le vittime siano rassegnate.
Intere città e villaggi hanno avuto ridotto anche di un terzo e della
metà la popolazione, specialmente per l'eliminazione degli ebrei.
Come si nota, Vidussoni, parla per aver fatto delle indagini, per aver
sentito dire, per aver visto. E non ipotizza la possibilità di un annientamento della
stirpe ebraica. Siamo nel settembre 1942. La data è importante (dopo vedremo meglio
perché) in quanto i fascisti sono stati incaricati segretamente dal ministero degli
Esteri di tenere relazioni dettagliate e aggiornate riguardo lantisemitismo nazista.
Fino alla metà del 1942 (che in pratica segna linizio della "soluzione
finale") i fascisti incaricati delle indagini avevano più volte espresso il loro
giudizio sulla base di eventi a cui in taluni casi avevano assistito personalmente o sulla
scia di visite ufficiali. E sintomatico come essi dessero a taluni atti nazisti la
connotazione di "eccessi inumani di razzismo". In primis perché i nazisti non
volevano (per una serie di motivi pratici) che si svelassero le loro intenzioni né ora
né mai, poi perché tali avvenimenti si svolgevano in un contesto e con protagonisti
particolari. Illuminante al riguardo è la relazione di Alberto Pirelli che ancora nel
novembre 1942, al rientro da Bruxelles, parla di "eccessi inumani" (A. PIRELLI,
Taccuini p. 365). Cè poi da dire che, nonostante Roma avesse unidea
dellintenzione nazista, non si aveva prova né delle dimensioni, né dei metodi,
né della portata della famigerata "soluzione finale". Curioso infatti che
spesso si faccia riferimento a fucilazioni e altri supplizi ma non ai metodi che
conosciamo, migliori ai fini della distruzione delle vittime (forni, gas, ecc.). Adesso
riproduco un documento INTERESSANTISSIMO, steso il 3 febbraio 1943, che riassume le
indagini fino a quel momento intraprese sulla questione antisemita. Il firmatario è
Alfieri e alla fine del resoconto cè un riferimento ad un telegramma di VITALE
IMPORTANZA che ribadisce un concetto da me già espresso.
[Rapporto segreto di D. Alfieri a G. Ciano]
Segreto
< Berlino,
lí 3 Febbraio I 943
Signor Ministro,
nel momento in cui il problema ebraico in Germanía sembra essere ormai
"risolto", val la pena di riassumerne la storia recente dalla fine del I938 al
30 gennaio del 1943, decennale dell'avvento al potere del nazionalsocialismo.
Fu ai primi di novembre del 1938, dopo l'assassinio compiuto a Parigi
da mano israelita del consigliere di legazione germanico von Rath, che le misure
antiebraiche andarono assumendo aspetto di vera e propria persecuzione. Sino ad allora gli
ebrei, pur se sottoposti alle severe leggi razziali di Norimberga e di conseguenza esclusi
dai pubblici impieghi, dal giornalismo, dal teatro e dai posti direttivi del commercio e
della finanza, potevano con qualche limitazione commerciare ed esercitare alcune
professioni e godevano di relativa tranquillità. Sembrava quindi che, dopo cinque anni di
governo, il nazionalsocialismo intendesse attenersi alle direttivi ripetute dal Fuhrer in
piú discorsi e si limitasse a trattare gli ebrei come stranieri esclusi dai posti di
comando in ogni settore della vita del paese. Gli episodi di "pogrom", già
verificatisi in Austria ed a Vienna in particolare nel marzo 1938, nei giorni
dell'"Anschluss", potevano ancora essere considerati eccezione non destinata a
ripetersi. Lo stesso Gauleiter Burckel, noto come antisemita, enunciò a Vienna dopo
l'annessione un programma relativamente moderato, contemplante accelerata emigrazione
degli ebrei dalla Marca Orientale e permesso per i piú anziani fra essi di rimanere nella
loro residenza continuando le occupazioni abituati. E Seyss-Inquart, inaugurando pure a
Vienna nell'agosto 1938 l'esposizione di propaganda detta dell'ebreo errante, disse che
non si intendeva per nulla di precipitare nella rovina materiale individui e famiglie
ebrei.
Dopo l'assassinio di von Rath gli elementi piú estremisti del partito
ebbero nell'intero Reich modo di realizzare una parte almeno delle minacce da tempo
ripetute nelle colonne di alcuni loro giornali, come "Der Sturmer" di Streicher
o "Das schwarze Korps " di Himmler. La notte tra il 10 e l'11 novembre, con
simultaneità ed organizzazione perfetta, in ogni grande o piccolo centro del Reich
squadre poco numerose, composte per lo piú da giovani elementi dei partito, misero
disciplinatamente a sacco i negozi "non ariani " ed incendiarono
sistematicamente le sinagoghe. Alle spontanee manifestazioni di popolo - ché questa fu la
definizione allora datane da Goebbels; ma il popolo assisteva apatico e non pochi
scuotevano il capo - seguirono misure governative, con il trasferimento in campi di
concentramento di circa cinquantamila ebrei (le autorità di polizia ammisero allora di
aver compiuto soltanto ventimila arresti), l'imposizione al gruppo ebraico di un'ammenda
di un miliardo di marchi, da prelevarsi a mezzo di imposta straordinaria pari al venti per
cento del patrimonio (la contribuzione fu poi portata al venticinque per cento essendosi
rivelata insufficiente la quota primitiva), L" arianizzazione " di tutte
le aziende, condotta in modo da non rimborsare che minimamente i proprietari, e A divieto
di frequentare alberghi, locali pubblici, cinematografi, teatri e persino alcuni quartieri
delle città.
Sembrava tuttavia che piú in là non si dovesse andare e nel
dicembre dello stesso anno, a un solo mese di distanza, si parlò di un "piano
Schacht " per facilitare l'esodo degli ebrei dalla Germania e l'ex-direttore della
Reichsbank si recò a Londra per condurre trattative al riguardo; mentre nel gennaio del
1939 l'americano Rublee, delegato del comitato di Evian per la soluzione della questione
ebraica, venne a Berlino, fu ricevuto da Goering e in un colloquio con l'ambasciatore
Attolico affermò soddisfatto di aver raggiunto un accordo di massima (n.d.a.
Di nuovo ci si riferisce allintenzione promossa da Mussolini di risolvere il
"problema ebraico" e in un primo momento condivisa non solo dalle altre nazioni
ma dagli ebrei stessi).
Si tirò cosí innanzi, in periodo di stasi, sino al principio della
guerra, che segnò nuove misure discriminatrici a danno degli ebrei. Questi dovettero
consegnare gli apparecchi radio e, se ricevettero le stesse tessere viveri degli ariani,
non ebbero diritto alle tessere per l'abbigliamento ed a quelle qui in uso per
l'assegnazione di pollame, selvaggina, pesce ed altre distribuzioni straordinarie. Fu
inoltre loro concesso di entrare soltanto a tarda ora, in genere nel pomeriggio, nei
negozi, quando ormai già erano esauriti i generi non tesserati come frutta e verdura.
Il Fuhrer annunciò che la prosecuzione della guerra avrebbe
significato l'estirpazione e la distruzione totale della razza ebraica e nel novembre del
1939 furono decise le prime deportazioni di alcune migliaia di persone verso i territori
dell'ex Polonia, in particolare nella regione di Lublino. Già esse non diedero piú
notizie di sé. A questo primo esperimento seguirono altri mesi di sosta, evidentemente
impiegati da Himmler e dai suoi uffici - il Reichsfuhrer ss era stato nel frattempo
nominato commissario per il consolidamento del popolo germanico e si occupava del
trapiantamento di milioni di tedeschi e di slavi - nel preparare organici piani per il
trasferimento. Finalmente, il 17 ottobre 1940, cominciò ad essere sistematicamente
attuato un piano che originalmente prevedeva l'evacuazione di 150 000 ebrei dal
Protettorato di Boemia e Moravia, 65000 dalla Marca Orientale, 30 000 dalle nuove province
annesse di Posen e della Prussia occidentale e 240 000 dal vecchio territorio del Reich.
In tutto quindi circa mezzo milione di individui, da dirigersi verso Nisko sul San,
località a sud-est di Lublino, e verso Lublino stessa e Varsavia, ove sperimentati
ufficiali dei reggimenti della testa di morto delle ss (ss Totenkopf -Standarten),
prelevati dai noti campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen,
pensarono alla organizzazione dei ghetti, provvedendo pure al concentramento ed alla
sistemazione degli ebrei polacchi, calcolati a circa un milione e mezzo.
Circa le modalità si può ricordare che gli evacuati potevano portare
con sé i capi di vestiario contenuti in una valigia ed in un sacco da montagna, nonché
la somma di trecento marchi (di cui duecento subito prelevati per le spese di viaggio, e
chi non li aveva veniva passato ai carri bestiame), che madri vennero separate dai figli e
spose dai mariti, che i mobili e gli arredi e gli altri beni vennero sequestrati "per
scopi sociali" - ma fu subito voce corrente che se ne appropriassero uomini del
partito - che numerosi furono i suicidi e innumeri i decessi per l'esaurimento, le
polmoniti ed il tifo causati da lunghi giorni trascorsi senza nutrimento, notti a dieci e
piú gradi sotto zero passate all'aperto, mancanza d'igiene, medici e medicinali. Anche
questa volta e cosí pure in seguito piú non giunse alcuna notizia degli evacuati.
Ancora una sosta seguí nei primi mesi del 1941 - e non si seppe bene
per qual ragione - mentre il 15 settembre di quell'anno, data dell'istituzione
dell'obbligo di portare la stella gialla per tutti gli ebrei, le deportazioni vennero
intensificate e proseguite con metodo senza piú interruzioni, in parte anche verso
Theresienstadt - la fortezza sita al confine tra Reich e Protettorato - e, ultimamente,
verso le miniere di carbone dell'Alta Slesia. Dall'ottobre del 1942 gli ebrei non hanno
inoltre piú avuto diritto a carne, salumi, uova, prodotti di farina di grano, latte,
verdure, legumi e frutta, venendo compensati con l'assegnazione di mezzo chilo di rape la
settimana. E se alla fine del 1942, secondo dati forniti da fonte attendibile, si
calcolava che di ebrei in Germania ve ne fossero ancora 35 000, di cui 25 000 nella sola
Berlino, (piú circa 30 000 altri, sposati con ariani, donne in maggioranza) ormai di
"stelle gialle" quasi piú non se ne vedono, né a Berlino, né a Vienna, né a
Francoforte, le tre città tedesche in cui piú numerose erano le comunità israelitiche
(ancora nell'aprile 1940, secondo statistiche ufficiali, gli ebrei ammontavano a 91 000 a
Vienna, 83 000 a Berlino,14000 a Francoforte ).
Non è facile il calcolo del numero degli ebrei cosí evacuati dal
territorio germanico, soprattutto perché le statistiche tedesche, anche quella del
censimento del maggio 1939, giudicano in base a confessioni religiose e non in base ad
appartenenza razziale.
Secondo dati pubblicati nel 1938 dall'ufficio di politica razziale
del partito nazionalsocialista (n.d.a. Si appoggia a dati pubblici).,
gli ebrei al cento per cento - e cioè, secondo le leggi di Norimberga, con almeno tre
nonni pure ebrei - erano 475 000 nel vecchio Reich, nel 1933. Poiché gli emigrati da
allora al 1939, anno in cui praticamente cessò per essi la possibilità di varcare le
frontiere, furono circa 150 000, si può calcolare che a fine '39 ne rimanessero poco piú
di 300 000, cui vanno aggiunti i 150 000 rimasti nell'ex-Austria e i 50 000 delle altre
province annesse. Risultano quindi essere circa 500 000 gli "evacuati"
dall'attuale territorio del Reich.
Sulla sorte ad essi riserbata, come su quella cui sono andati e
vanno incontro gli ebrei polacchi, russi olandesi ed anche francesi, non possono nutrirsi
molti dubbi. (n.d.a. Questa frase rende chiaro che lautore è arrivato ad
una conclusione in base alle sue ricerche). Mentre queste autorità non hanno fatto
e non fanno dubitare sugli scopi prefissi (e cosi Rosenberg, in un discorso tenuto alla
fine dello scorso anno al congresso del fronte tedesco del lavoro, ha confermato la
volontà di sterminare appieno la razza ebraica, qualificandone lo sterminio totale come
azione umanitaria, perché tale da risanare i popoli europei) consta che i ghetti di
Lublino e di Varsavia sarebbero andati rapidamente svuotandosi, sia per le epidemie e la
fame, che per le esecuzioni. La fonte cui già ho accennato riferiva giorni fa che dei 600
000 ebrei riuniti nel solo ghetto di Varsavia, un quartiere ove prima abitavano meno di
centomila persone, ne sarebbero rimasti soli 53 000.
Sulle esecuzioni in massa raccontano gli stessi ss: e persino una
"Wochenschau", un anno fa circa, conteneva riprese di ebrei russi buttati vivi
nelle fiamme. Or non è molto un documentario analogo sarebbe stato proiettato nei locali
di questo comando superiore dell'esercito: e persona che vi ha assistito ricordava con
raccapriccio alcune scene riproducenti esecuzioni con la mitragliatrice di donne e bambini
ignudi allineati sull'orlo della fossa comune. Tra i racconti circolanti sulla gamma dei
supplizi mi limito a citare quello fatto ad un nuovo collaboratore da un ufficiale delle
ss, che ha confidato di aver lanciato contro un muro, sfracellandoli, bambini di sei mesi,
per dare l'esempio ai suoi uomini, stanchi e scossi da una esecuzione particolarmente
raccapricciante per il numero dei giustiziati.
Per il fanatismo che caratterizza tale azione, non appare probabile che
l'attuale estremo bisogno di manodopera della Germania possa influire sulla sorte degli
ebrei tedeschi ancora in vita o su quella degli altri sopravvissuti, cittadini dei paesi
occupati del Reich, come da parte delle Autorità germaniche, tanto del centro quanto
della periferia, si sia cercato di assimilare ai tedeschi, nei provvedimenti di
persecuzione, gli ebrei cittadini di paesi non occupati. Sono noti pure i numerosi
interventi effettuati dalle Rappresentanze estere perché venissero osservate le
distinzioni necessarie (n.d.a. Riferimento diretto allItalia).
Con la decisione del R. Governo in risposta all'alternativa di
deportazione o rimpatrio posta dal Governo germanico, comunicata con il telegramma odierno
n. 150, Quest'ultimo problema - per quanto riguarda gli ebrei di cittadinanza italiana -
è ormai avviato alla naturale sua soluzione. ALFIERI
Questo documento è lampante. Anzitutto dimostra inoppugnabilmente come
il relatore fosse alloscuro di tutto. Egli scrive: "nel momento in
cui il problema ebraico in Germania sembra essere risolto". Come è noto, il
problema era di la dallesser "risolto". Sia in Germania che nei
territori annessi. Si nota, inoltre, come PRIMA del 1942 i dati e le verifiche non
facciano pensare ad una intenzione di sterminio sistematico degli ebrei, nonostante la
propaganda antisemita li additi come rifiuti umani (si analizzano le ipotesi di "cacciata
totale" degli ebrei, con varie testimonianze a riguardo). Interessante come tutta
la relazione si riferisca ESCLUSIVAMENTE allindagine autonoma, addirittura (per
mancanza di altri dati) si basi su dati ufficiali del partito nazista (il relatore
cita persino un discorso pubblico di Rosenberg per convalidare lipotesi dello
sterminio). Dati alla portata di tutti, conosciuti a livello internazionale, quindi dubbi,
sgonfiati. Si notano poi tutti gli estremi di unindagine. Domande, confidenze
estorte ad alcuni tedeschi, ricerche tra italiani, ecc..
Le ultime tre righe sono basilari e ribadiscono il concetto secondo cui
i fascisti, IL GOVERNO (chi era capo del governo?), volevano proteggere gli ebrei e
toglierli dalle mani dei nazisti, forti della fiducia che avrebbero voluto presso i
tedeschi stessi (questa fiducia, però, andò man mano scomparendo poiché anche i
tedeschi conducevano indagini
). Leggiamo questo inoppugnabile testo:
ACS, (Segreteria particolare del Duce)
RIFERIMENTO AL TELEGRAMMA N° 150
Con telegramma in data 3 febbraio 1943 il Ministero degli Esteri
dava ordine a tutte le Rappresentanze diplomatiche e consolari interessate perché
provvedessero ad informare ed a chiedere senza indugio ai connazionali ebrei se
desideravano rimpatriare, avvertendoli del pericolo che li sovrastava e delle conseguenze
che essi avrebbero dovuto subire, in caso di rifiuto, privi della nostra protezione. Tale
disposizione era anche estesa agli ebrei ex jugoslavi originari dei territori annessi
all'Italia ai quali dovevano essere rilasciati passaporti provvisori. Per quanto
riguardava i beni immobili e mobili non trasferibili nel Regno nonché le Aziende
commerciali, essi dovevano essere considerati quali beni appartenenti a cittadini italiani
e pertanto i Regi Uffici, in attesa che venisse stipulata una apposita convenzione
finanziaria, vennero incaricati di provvedere a nominare, d'accordo con gli interessati,
dei procuratori di fiducia per la cura dei loro beni. Gli ebrei furono poi autorizzati a
portare seco beni e valori senza limitazione se non quella della possibilità materiale di
trasporto.
La data è IMPORTANTISSIMA. In concomitanza con i vari impegni per
levare gli ebrei dalle mani dei nazisti!
Mi viene da sorridere quando il Miragliuolo dice che De Felice "ha
passato la cancellina" sulle responsabilità di Mussolini nella "soluzione
finale"! Peccato che il suddetto Storico sia stato il primo ad eseguire uno studio
SCIENTIFICO sulla questione, che da questo studio siano partiti moltissimi studiosi
internazionali e che egli abbia dedicato interi saggi sulla posizione di Mussolini, con
tanto di documenti
forse era fascista pure lui (ANCHE SE E STATO UN COMUNISTA
CONVINTO). Se tutto ciò non bastasse cè la deposizione di Eichmann al suo
processo: i nazisti avevano tutto linteresse a occultare la vera entità del loro
"lavoro" (Fonte: Hannah Arendt, La banalità del male).
Unaltra cosa mi fa sorridere. Qualcuno non ha capito che il mio
accenno al fatto che gli anglo-americani hanno "deportato" gli ebrei in
Palestina è ironico. Risponde alla provocazione del Miragliuolo che afferma: "L'idea
di deportare, perché di questo si tratta, gli Ebrei europei in angoli sperduti
dell'Africa (il Madagascar) e' stata una delle idee propugnate da Eichmann nel suo
processo a Gerusalemme. Quindi non c'e' nessuna differenza tra l'idea di Mussolini e
quella dei nazisti. Stesse idee in materia, segno che aveva sposato in pieno le idee
naziste". Leggendo questa enormità, mi è subito venuto in mente che se per
il Miragliuolo lintenzione del Governo fascista di dare uno Stato indipendente e
Sovrano, Stato di Diritto, agli ebrei equivaleva allidea nazista di deportazione di
massa
allora anche dal 1948, per assurdità, siamo di fronte ad una deportazione di
massa! Non è quello di Israele uno Stato di Diritto dato agli ebrei mondiali?
Nessuno poi nega che allinterno del fascismo ci fossero dei
filoni che sposavano le teorie antisemite naziste, che questi potessero trovarsi nelle
Unità dellesercito della RSI, ecc. Il fatto determinante è il come ci si
rapportava innanzi a questa situazione. E alla luce di certi fatti viene da pensare che i
fascisti non avevano nessun interesse ad appoggiare certi atteggiamenti. Il loro
comportamento, al contrario, era teso ad ostacolarli sia nella teoria che nella pratica.
Troppo spesso si pensa che indagare su certi fatti e fornire certe
spiegazioni sia fare "giustificazionismo". Con questo dogma ci si ferma subito!
Niente ricerche! Se una cosa sta in un certo modo e non in un altro, perché non farla
emergere? Perché non fare la Storia? Di analisi storica non ne facciamo più. Perché non
mettere a disposizione di tutti OGNI testimonianza, ogni fatto, lasciando ad ognuno la
libertà di giudicare, di farsi unidea? Sarebbe bello dire: questi sono i fatti, a
voi il giudizio! Invece qui si dice: sproloqui, giudizi e demagogia in abbondanza! I fatti
sono una cornice.
"Di quale immacolatezza stiamo parlando", dice Miragliuolo. Non
si riesce a capire che qui non si sta difendendo limmacolatezza di qualcuno. Si
sta cercando di fare chiarezza. Come erano i fascisti, se erano carini, se avevano
lanimo buono o cattivo, a me non interessa. Neanche alla Storia. Interessano,
invece, i fatti che hanno prodotto. TUTTI. NON AMPUTATI.
Poi vengono usate sempre ad oc frasi forti, roboanti:
"(
) il ministro degli interni dell'epoca (buffarini
guidi) prendeva soldi o
oro e ne faceva contrabbando, in cambio della protezione ad ebrei
facoltosi. Ma è un dettaglio." Beh, non cè che dire. Effetto sicuro. Che
abietto questo Buffarini! E gli ordini che ha diramato? Alla luce di questo fraseggiare,
passano in secondo piano. Anzi, saranno sicuramente inventati
(intanto iniziamo a
produrre documenti probanti il ladrocinio di Buffarini)
Andiamo a rileggere il documento diramato nel 44 dagli interni.
Andiamo a verificare
(fonte : ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS., Div. Aff. Gen. e ris. (1920 -
45), carteg. A 5 G, B. 63, fasc. 230, Ebrei, sequestro beni, Il capo della polizia ai capi
delle province e ai questori, 10 dicembre 1943; ministero dellinterno, dir. Gen.
Demografia e R., Div. AG I al capo della polizia, 27 gennaio 1944 e al gabinetto del
ministro, 1 febbraio 1944)
"(
) in conformità al criterio enunciato, debbono
essere date disposizioni adatte affinché gli ebrei permangano nei campi italiani. I passi
presso le autorità germaniche devono farsi in questo senso".
Beh, è chiaro! Lordine di Buffarini era di salvare solo gli
ebrei che pagavano! LAMPANTE. Forse sono cieco
ma questo ordine forse è esteso a
TUTTI?
Cè unaltra precisazione da fare. Le polizie segrete (vedi
Koch, ecc, tranne la Muti che non è una polizia segreta) erano nate con il benestare di
Mussolini. Egli intendeva allestire un servizio segreto simile a quello presente nel
Ventennio. Ma si scontrò con due problemi: a) la scoperta da parte dei nazisti di queste
polizie, che passarono sotto la loro diretta dipendenza; b) limpossibilità di
continuare a usarle, anche quando stavano sotto la Gestapo, per avere canali informativi
che si addentravano direttamente nelle plaghe naziste. Ecco perché il Duce non si oppose
direttamente, allinizio, alla loro gestione sotto i nazisti. Anche perché sapeva
bene che i tedeschi erano inclini a disprezzare loperato e perfino la presenza di
italiani nelle loro azioni, poiché li reputavano incapaci. Questa situazione dovette
però cambiare. Tutto ciò perché in molti casi i tedeschi usavano gli italiani per
"lavori sporchi", con lintento di scaricarsi di responsabilità
(sintomatico infatti come i nazisti, nei giorni della liberazione, si facessero forti
anche di questo per aver garantita la loro ritirata. In molti casi hanno consegnato LORO i
fascisti ai partigiani). Presa questa piega, lopposizione del Governo a queste
"polizie" si fece netta.
La dipendenza di TUTTE queste polizie dalla Gestapo è un fatto
incontrovertibile. Ne parla Kappler (fonte: ACS - Italian Documents 050017, 096605-096661,
006972-006975, 078640 e seg) e lo ricorda Bertoldi nel suo libro sulle forze armate della
RSI. Egli fa presente che queste polizie dovevano giurare fedeltà al Reich, come le
SS-italiane, altra unità dellEsercito germanico. Ecco il testo del giuramento:
"Davanti a Dio presto questo sacro giuramento: che nella lotta
per la mia patria contro i suoi nemici sarò in maniera assoluta obbediente ad Adolf
Hitler, supremo comandante dellesercito tedesco e quale soldato valoroso sarò
pronto in ogni momento a dare la vita per questo giuramento".
La lotta contro questi sgherri dei nazisti venne portata avanti anche
per altri motivi: non si volevano ulteriori intrusi nella RSI. E si partì nel settembre
del 1944, ovvero QUANDO LESITO DELLA GUERRA ERA DI LA DALLESSERE CERTO! Ovvio
poi che a rafforzare questi intendimenti occorsero altre concause, come le proteste di
vari personaggi dellepoca, ecc.
Cè poi da smentire un clamoroso falso storico. Koch non
finì libero! Egli riuscì ad evadere solo a guerra finita, nei tumultuosi giorni
della liberazione. Questo assunto lo confermano gli stessi partigiani della
"venticinquesima ora" che lo hanno fucilato (fonte: ACS Italian
Documents
)!
Cè poi un altro fatto interessante che riguardava la condotta
dei fascisti nelle azioni di guerra. In alcuni casi (fonte: S. Bertoldi,
Salò), quando i fascisti o pseudotali si macchiavano di crimini, venivano fucilati!
Questi avvenimenti non sono noti. Ovvio che in pochissimi casi queste azioni portavano il
risultato voluto. A volte erano quasi ignorate dagli stessi fascisti. Ma quando avvenivano
era per lintervento diretto del Governo. E questo è un importante fatto (nella
Resistenza ci sono episodi, anche sporadici, di questo tipo? Quando questi fatti
avvengono è importante sapere come e perché, per stabilirne limportanza).
La scrittrice Hannah Arendt, poi, si chiede perché i nazisti, che
avevano deciso di applicare la "soluzione finale" anche allItalia,
iniziando da Roma, non sterminarono tutti gli ebrei romani. La comunità ebraica contava
poco più di 8000 individui. Ne morirono circa 1000. E gli altri? Lautrice stessa
risponde alla domanda con le interviste fatte ai testimoni dellavvenimento. Emerge
dunque che i funzionari fascisti dettero una larga mano a nascondere gli ebrei (questo non
diminuisce lorrore per la strage, ma è importante alla luce
dellinterpretazione storica di un fatto).
Ora esaminiamo degli avvenimenti per vedere come il Governo della RSI
intervenne per contrastare i nazisti sul suolo patrio e proteggere in qualche modo i
civili. Quando io dico che tra fascisti e nazisti cera in quellepoca uno
squilibrio di forze, mi riferisco ad un fatto inconfutabile. Ciò vuol dire che in certi
casi non sarebbe stato possibile usare le maniere ancor più forti per il semplice motivo
che si sarebbe totalmente persa la possibilità di esistere come fattore deterrente e di
utilizzare altri metodi, fare altre prove. Altro che Mussolini non aveva poteri !!
Vediamo lo svolgersi, ad esempio, della situazione scatenata dallo
scellerato (questo lo penso io) attentato di via Rasella. Partiamo dallavvenuta
esplosione. Muoiono 33 vecchi piantoni del battaglione "Bozen". I
superstiti cominciano a sparare allimpazzata per reazione. I fascisti, che si
trovavano in quelle adiacenze per la commemorazione dellanniversario dei Fasci (23
marzo), accorrono subito nel luogo dellattentato. Guarda caso, proprio il deprecato
Buffarini si piazza in mezzo ai soldati che sparano a mosca cieca e grida di calmarsi. Ci
sono le testimonianze di DOLMANN (si dovrebbe leggere tutto di DOLMANN, non solo il pezzo
che interessa, privo del corpo!), di Kappler e di quellubriacone di Maeltzer. Ad
avvalorare la prima reazione dei fascisti, poi, ci sono le intercettazioni delle
telefonate avvenute nellimmediato con lufficio del Duce:
(fonte: ACS Fascicolo intercettazioni telefoniche ufficio
informazioni tedesco. Trascrizione del nastro registrato [anno 1944 / 23-24 marzo])
BUFFARINI: "Duce, sono reduce dal luogo dellattentato.
E stato raccapricciante. Cera anche Maeltzer. Era furibondo e ubriaco come al
solito.. Sulle prime voleva far saltare in aria un intero blocco di case. Sono
riuscito a dissuaderlo con fatica. Poi ha fatto trascinare fuori dalle abitazioni
alcuni civili e li ha malmenati urlando come un pazzo. Poco è mancato che li facesse
fucilare".
MUSSOLINI: "Avete saputo qualcosa circa la rappresaglia?"
BUFFARINI: "Niente di preciso ancora. Maeltzer ha detto però che
sarà tremenda e immediata".
MUSSOLINI: "Tenetemi informato".
Iniziamo subito a vedere che interventi pubblici del Governo ce ne sono
stati eccome. Ma non finisce qui. Il prefetto Temistocle Testa, dopo aver indagato,
telefona a Mussolini:
TESTA: "Qui risulta la voce che per ogni tedesco morto devono
essere giustiziati trenta italiani! Vogliono applicare la legge del taglione!"
MUSSOLINI: "Farò il possibile per evitare un ulteriore
spargimento di sangue, ma credo che sarà molto difficile ottenere qualcosa, dati i
momenti attuali".
Questa breve telefonata e il tempestivo intervento di Mussolini hanno
però sortito qualche risultato. Ecco che ne parla lo stesso Duce con Buffarini
allalba del 24 Marzo:
BUFFARINI: "Ho appreso da Caruso che la rappresaglia sarà
spaventosa: dieci italiani per ogni tedesco ucciso. Ritengo che si tratti di un ordine
venuto direttamente dal Gran Quartier Generale del Fuhrer".
MUSSOLINI: "Queste misure esecutive non fanno che aggravare la
situazione e non servono a niente. Ho già protestato presso Rhan e Wolff,
scongiurandoli di evitare atti sanguinari".
I primi interventi di Mussolini sono valsi, almeno, a diminuire il
numero delle vittime. A prima vista sembra proprio di si. Già perché i tedeschi volevano
ammazzare con il rapporto trenta a uno. Qui invece si parla di dieci a uno (che è poi
quello che venne attuato). Poi è stata evitata la distruzione di alcuni quartieri di
Roma, da eseguire con il piazzamento di ingenti quantitativi di esplosivo e lancio di
bombe (fonte: Relazione Kappler). Tutto ciò non diminuisce lorrore per la
rappresaglia, ma rende chiaro che il Governo della RSI era tuttaltro che imbelle.
Passiamo allesame delle responsabilità di Caruso, questore di
Roma, che viene citato dal Miragliuolo ad effetto sicuro. Se si vuole formulare
unopinione dallo studio dei fatti che lo videro protagonista, si può dire che
costui si comportò in modo pavido. Questa fu la sua maggiore responsabilità, che costò
la vita a quei 50 disgraziati. Il perché è presto detto. La testimonianza di Kappler è
illuminante a riguardo, per non parlare di quella, inoppugnabile, delle intercettazioni
telefoniche.
Mentre i tedeschi stavano preparando la rappresaglia in seguito
allattentato di Via Rasella, Kappler si presentò da Caruso perché pretendeva che
gli desse 80 prigionieri da mandare a morte. Caruso chiese tempo per un rapporto
dettagliato ai suoi superiori. Non ottenne che un margine limitatissimo di manovra.
Obiettò che, adducendo motivazioni pratiche, non poteva prelevare più di 50 prigionieri
e che avrebbe dovuto almeno stendere un rapporto al ministro Buffarini. Questultimo,
sentito il Caruso, gli consiglia di rivolgersi ad una terza "figura" super
partes, in modo da evitare, dato il momento, laccusa di "difendere gli
attentatori". Consiglio sibillino. Lunica "figura" che si poteva
chiamare in causa era lo Stato Vaticano. Caruso, quindi, prova a stringere contatti , non
riuscendovi. Visto sfumato tutto, al confronto con Kappler tergiversa di nuovo. Questi si
fa prendere da uno scatto dira e minaccia di denunziarlo a Maeltzer (fonte: Kappler,
documenti; Intercettazioni telefoniche, Min Int. /1944). A questo punto, Caruso, dimostra
la sua vigliaccheria e cede. Cosa sarebbe accaduto se Caruso fosse andato sino in fondo?
Forse cavrebbe rimesso la pelle e i tedeschi avrebbero prelevato prigionieri
comunque, infischiandosene della burocrazia. Forse Caruso sarebbe stato fucilato insieme
agli innocenti delle Fosse Ardeatine, classificato dai tedeschi come sabotatore e
traditore. Forse, oggi, staremmo piangendo un fascista
come eroe della resistenza. LA
STORIA PERO NON SI FA CON I "FORSE". In un senso o nellaltro. Si fa
con i fatti. E questi fatti DEVONO essere portati allattenzione. TUTTI.
Per quanto riguarda la liceità delle rappresaglie in guerra, non sono
io a proclamarla (anche perché mi fa schifo) ma il Diritto Internazionale.
E per quanto riguarda i processi ai tedeschi, CHE NON ERANO GLI UNICI E I PEGGIORI AD
APPLICARLA (lo ricordo. Gli alleati hanno MASSACRATO nostri compatrioti con criteri
abominevoli, per non parlare dei comunisti durante e dopo la resistenza), ci si è sempre
appellati ALLECCESSO nelluso che ne facevano, non alla NON LICEITA della
rappresaglia stessa. Ricordo che il processo a Kappler si concluse con una condanna per
omicidio plurimo aggravato, dovuto alluccisione di 5 vittime. Come? E gli altri 330
morti delle Ardeatine? Pensate che Kappler è stato condannato perché invece di uccidere
330 disgraziati, come richiesto dagli ordini Superiori, ne aveva aggiunti 5 in più!!!!
Inoltre gli usi della Guerra, secondo il Diritto Internazionale, erano
consentiti ai COMBATTENTI REGOLARI. Cè una sentenza del Tribunale Superiore
Militare (26 aprile 1954, Pres. Buoncompagni; rel. Ciardi) che stabilisce, visto il
trattamento di prigionieri di guerra che gli alleati riservavano ai militi della RSI, la
qualifica di belligeranti ai Soldati di Salò mentre smentisce tale qualifica ai
partigiani, poggiandosi su una monumentale documentazione di Diritto Internazionale. In
questa sentenza viene inoltre stabilito che il Governo della RSI, NON ERA UN GOVERNO
COLLABORAZIONISTA, essendo uno Stato di fatto e di diritto (palesemente per le nazioni che
lo riconobbero, implicitamente per quelle che non lo riconobbero ufficialmente ma che
intrecciarono con il suddetto Stato rapporti inseribili nel Diritto Internazionale).
[Chi volesse visionare la Sentenza la può richiedere ai gestori di
codesto sito, visto che lho inoltrata col presente intervento]
Voglio portare un altro esempio di intervento diretto della RSI nel
contrastare la prepotenza nazista.
In seguito alla esecuzione della rappresaglia in risposta a Via
Rasella, Mussolini compie un atto di "controrappresaglia politica" di
grandissimo significato. Importantissimo e quindi ignoto ai più.
Dirama un ordine, diffuso dagli Interni, attraverso il quale viene
decisa la SCARCERAZIONE DI TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI NON ACCUSATI DI OMICIDIO (FONTE G.
GARIBOLDI, PIO XII, HITLER E MUSSOLINI; MA SOPRATTUTTO ITALIAN DOCUMENTS WO
235/366)!
Bisogna smentire un altro falso storico. Il Governo della RSI è
intervenuto anche nella strage di Marzabotto e chissà in quante altre, non citabili per
problemi di spazio.
Andiamo a vedere come.
(fonte: R.LAMB, La guerra in Italia [1943-1945] le atrocità di
Kesserling; Italian Documents 104830)
Questi documenti mostrano quanto il Governo si sia impegnato, mosso da
sdegno e orrore sincero, per porre un rimedio e un freno alla furia nazista, scatenata da
quello scellerato 8 settembre:
Allambasciatore Rahn, 15 settembre 1944
(
) Richiamo soprattutto la vostra attenzione sul fatto che sono
stati uccisi molte donne e molti bambini e incendiati interi paesi, gettando nella
disperazione centinaia di famiglie. Credevo che la circolare diramata in data 22 agosto
dal maresciallo Kesserling avrebbe posto fine alle rappresaglie cieche, ma devo constatare
che si continua nello stesso sistema. Voi conoscete quanto me le conseguenze di ciò:
aumento del numero dei partigiani, speculazione della propaganda nemica e sentimenti di
odio tra la popolazione così ingiustamente e crudelmente colpita. Come uomo e
come fascista io non posso più a lungo sopportare la responsabilità, sia pure indiretta,
di questo massacro di donne e bambini che si aggiunge a quello provocato dai bombardamenti
e mitragliamenti nemici.
A questo documento non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Si
noti la continuità degli interventi del Governo, ribadita anche dalla
Circolare-Kesserling del 22 agosto che riportiamo qui sotto:
Circolare - 22 agosto 1944
Nel corso dei rastrellamenti e delle azioni militari condotti in grande
stile contro i banditi si sono verificati nelle ultime settimane degli avvenimenti che
danneggiavano gravemente l'autorità e la disciplina delle forze germaniche (
). Persino
il duce nella sua lettera al plenipotenziario del Reich presso il governo italiano,
Ambasciatore Rahn, critica aspramente i metodi di diverse azioni contro i banditi come
pure le misure di rappresaglia i cui effetti si ripercuotono in ultima analisi sulla
popolazione civile anziché sui ribelli.
In dipendenza di codeste azioni si è venuta a cancellare in molti la
fiducia nelle forze armate germaniche, si sono creati numerosi nemici e si è fornito
ottimi elementi alla propaganda nemica.
Sin da questo momento bisogna che i capi preposti alle azioni di
rastrellamento ricevano precise istruzioni circa il modo di agire contro la popolazione
civile innocente. A questo riguardo mi appello al senso di responsabilità dei singoli
comandanti (
). Contro i banditi bisogna agire anche in avvenire con i mezzi più
rigorosi. In caso di violazioni illecite alla popolazione civile io provvederò a punire
inesorabilmente i singoli responsabili.
Quale fu leffetto di questi interventi? Lo leggiamo nella
nota di Kesserling a Rahn:
Allambasciatore Rahn,
23 settembre 1944
Caro ambasciatore, ho letto la traduzione da voi inviataci della
lettera del duce in cui si fa rilevare il gran numero di episodi occorsi durante le
rappresaglie condotte dalle forze armate germaniche.
Condivido i sentimenti che avete voluto esprimere al duce, che cioè si
debba evitare di suscitare l'odio contro le truppe germaniche quando esse reagiscono con
misure drastiche ai traditori attentati alla vita dei soldati tedeschi. La guerra è una
brutta cosa, soprattutto quando si ha a che fare con la viltà dell'inganno. Condanno
severamente eccessi quali quelli ricordati nella lettera del duce e provvederò a
richiamare all'ordine i colpevoli quando la colpa sia accertata, secondo gli ordini da me
già emanati. Impartirò nuovamente l'ordine esplicito che ogni atto di rappresaglia sia
diretto solo contro i banditi, non contro settori innocenti della popolazione civile.
Quando i banditi non siano passati per le armi o comunque eliminati in
combattimento, farò in modo, in avvenire, di mettere fine, mediante corti marziali da
istituirsi immediatamente sul posto, ai casi così ingiustamente lamentati e così lesivi
per la nostra reputazione.
Tolta la demagogia da questa nota (che fa a tratti disgusto), si
può andare ad esaminare cosa avvenne dopo questi interventi diplomatici. In definitiva
vennero istituiti tribunali che, in molti casi, servirono a proteggere solo le apparenze.
Negli atti del processo all SS Max Simon, però, si portarono i numeri di questi
tribunali e si certificarono le percentuali delle sentenze. Queste potevano essere o di
deportazione o di pena capitale. Nella varietà di casi, poi, le deportazioni erano
commutabili in lavoro coatto, ecc. Per unidea chiara, però, bisognerebbe
riportare tutto il Processo Simon e affini. Per frenare molti altri atti scellerati dei
nazisti, poi, si potè ricorrere a questi documenti.
Insomma, gli interventi del Governo della RSI, misero in qualche modo
dei freni a questi pazzi scatenati.
PARTE SECONDA
(Fonte: L. RAPOPORT: La Guerra di Stalin contro gli ebrei; Hannah
Arendt, La Banalità del Male; George Mosse, Il Razzismo in Europa-dalle origini
allolocausto)
Sono spiacente che il Sig. Miragliuolo non accetti certi fatti.
Anzitutto la faccia finita col dire cosa è pertinente. I miei riferimenti prendono il via
dal tema trattato e sono pertinenti. Basta rileggerli senza "il salame sugli
occhi".
Il comunismo è unaltra cosa? IL COMUNISMO E STATO PARTE
INTEGRANTE E MAGGIORITARIA DELLA RESISTENZA!! DURANTE LA RESISTENZA AL COSIDDETTO
NAZIFASCISMO NON CERANO COMUNISTI? LIDEA COMUNISTA NON HA ANIMATO TALI
COMUNISTI? NON E PERTINENTE PORTARE ALLATTENZIONE IL COMPORTAMENTO DI CODESTI
COMUNISTI DURANTE LA RESISTENZA, PARALLELAMENTE A QUELLO DEI FASCISTI E DEI TEDESCHI?
NELLA RESISTENZA QUANTE PARTI IN CAUSA CERANO? UNA SOLA? LA DIVAGAZIONE CHE FA IL
MIRAGLIUOLO E PERTINENTE PERCHE PARLA DI TEMI RETORICI E
LAPPROFONDIMENTO MIO NO PERCHE TOCCA CERTI DOGMI?
Mi dispiace per il Miragliuolo. Non ci posso fare niente se i comunisti
in Polonia hanno aiutato lo sterminio e sterminato loro stessi gli ebrei. E inutile
che per fare effetto su chi legge mi elenchi tutti gli ebrei che hanno sterminato i
nazisti in altre zone. Io potrei far presente, tra laltro, che in quelle stesse zone
gli ebrei sono stati devastati pure dai sovietici. Il fatto rimane. Non cancella il
nazi-comunismo. E adesso ne porto una testimonianza.
(fonte: S. Courtois J-L. Pannè, Il comintern in azione)
Iniziamo col leggere una testimonianza della collaborazione tra
lNKVD e la Gestapo durante loccupazione polacca (poi vedremo a cosa ha
portato). Dopo la firma del patto russo-tedesco, erano stati presi accordi per la consegna
bilaterale di profughi e prigionieri. Il testimone di cui riporto il contributo, lha
vissuti in prima persona. Egli, insieme ad altri 3 profughi (uno ebreo), fu costretto a
partire
per i campi di concentramento tedeschi! Vediamo:
[Testimonianza Neumann - Mosca]
(
)Un ebreo comunista, in seguito era stato arrestato con noi
e, nonostante le sue proteste, doveva essere consegnato alla Gestapo.
Poco prima di mezzanotte arrivarono degli autobus che ci portarono alla
stazione.
Durante la notte tra il 31 dicembre 1939 e il primo gennaio 1940 il
treno partì. Riportava casa 70 sconfitti. Attraverso la Polonia devastata, continuammo il
nostro viaggio verso Brest-Litovsk.
Al ponte sul fiume Bug c'aspettava l'apparato dell'altro regime
totalitario d'Europa: la Gestapo.
Tre persone rifiutarono di passare il ponte e cioè l'ebreo ungherese
di nome Bloch, l'operaio comunista condannato da nazisti e un insegnante tedesco di cui
non ricordo più il nome. Furono trascinati a forza verso il ponte. La furia dei nazisti
si concentrò subito sull'ebreo. Noi fummo trasferiti su un treno e portati a Lublino. Qui
fummo consegnati alla Gestapo. Solo allora ci rendemmo conto non solo di essere stati
consegnati alla Gestapo, ma anche che lNKVD aveva consegnato alle SS i documenti che
ci riguardavano.
I russo-tedeschi coordinarono gli interventi per assicurarsi il
controllo della situazione. Gestapo e NKVD agivano insieme. Non bisogna però pensare che
questa collaborazione fosse frutto del momento. Il retaggio culturale marxista
dei sovietici, inseriva la persecuzione agli ebrei nel contesto della lotta di classe e
religione. I due alleati avevano dunque un nemico comune con motivi diversi.
Andiamo a leggere a riguardo la testimonianza di un ebreo che, fuggito
dai tedeschi, avrebbe voluto varcare la frontiera insieme a 800 altri correligionari che,
in preda al terrore, si insediarono in una striscia di terra lunga circa 1 Km, in attesa
di poter raggiungere l URSS:
[Testimonianza G.Herling]
I russi, custodi del mito di classe, vestiti con
lunghi cappotti di pelliccia, con berretti a visiera con le baionette inastate, andarono
incontro ai profughi che volevano andare verso la terra promessa con cani poliziotti e con
colpi di fucile mitragliatore.
Le statistiche danno come dato agghiacciante, steso per il lasso di
tempo qui trattato (fine 1939-inizi 1940), una cifra orribile: 600.000 vittime. In questi
disgraziati vanno inseriti pure i deportati ebrei in Kazakistan a cui si riferisce il
monumento eretto a Varsavia di cui ho parlato.
[Chi volesse visionare la fotografia di questo monumento la può
richiedere ai gestori del sito]
E ora di finirla quindi. Il comunismo, lo stesso che ha animato
le menti e le azioni di parte della Resistenza, E UNIDEA ANTISEMITA E
TERRORISTA. QUESTA E LA CONCLUSIONE. LA RESISTENZA COMUNISTA LO HA DIMOSTARTO COI
FATTI. NON SI PUO ACCETTARE CHE I COMUNISTI FACCIANO GLI ANTIRAZZISTI E I BUONI
AMICI DEI SEMITI QUANDO SOSTENGONO UNIDEA ANTISEMITA DE IURE E DE FACTO. E QUI
CHE BISOGNA FINIRLA CON I DISTINGUO. QUANDO SI TRATTA DI COMUNISMO NON SI PUO MAI
FARE UN DISCORSO CRITICO. "QUELLA ERA UNALTRA COSA", SI DICE. NON DICAIAMO
ASSURDITA! CHI ERA LIDEOLOGO DEL COMUNISMO? KARL MARX! A QUALE DOTTRTINA SI
ISPIRANO I COMUNISTI? A QUELLA DI MARX! ALLORA SE I COMUNISTI SONO INEVITABILMENTE
MARXISTI, SI PRENDANO LA RESPONSABILITA DI ESSERE DEGLI ANTISEMITI! ALTRIMENTI
RIPUDINO MARX, DIVENTANDO ANTICOMUNISTI. PERCHE IL SUO ANTISEMITISMO SI INSERISCE
NEGLI SCHEMI DI LOTTA DEL PROLETARIATO DA LUI TEORIZZATI. E COME SE IO, PER
PARADOSSO, MI DICESSI CRISTIANO FACENDO PRESENTE CHE I DOGMI DI CRISTO NON MI TROVANO
DACCORDO (MI SI PERDONI IL PARAGONE)!
PARTE TERZA
"Quale doppiopesismo", doce il Miragliuolo. INCREDIBILE!
Anche se mi rendo conto che non si può chiedergli di riconoscere unazione eseguita
da lui stesso!! Il doppiopesismo che fa il Miragliuolo si vede quando afferma cose tipo
"le foibe avvengono in un quadro di vendette frutto avvelenato della politica
fascista" (Ammettiamo che sia vero e non lo è [o almeno non solo], perché
quelle terre erano italiane [Venete] da sempre -. E quindi per LA POLITICA DEVONO ESSERE
MASSACRATI DEGLI INNOCENTI? Anche i nazisti avevano avuto prove della predilezione
dellebreo alla delinquenza [o come direbbe Marx alla "adorazione del Dio
Denaro"]. Quindi sono giustificati anche loro nel loro genocidio?).
Poi VORREI RICORDARE AL MIRAGLIUOLO CHE CHI HA DICHIARATO LA GUERRA,
QUANDO LO FECE, SPOSO LIDEA DI LARGA PARTE DELLOPINIONE PUBBLICA! ANZI,
SECONDO ALCUNI LO FECE TROPPO TARDI! NON DIMENTICHIAMO CHE LITALIA FU LULTIMA
NAZIONE EUROPEA AD ENTRARE IN GUERRA!
Mi astengo quindi dal confutare le sue argomentazioni dell
"è giusto perché
.". E tempo perso.
Ci sono però da confutare altri tre falsi storici. Partiamo dal primo.
NON E VERO CHE LE FORZE ARMATE REPUBBLICANE (TUTTE) AGIVANO SOTTO
GLI ORDINI DI WOLFF! PER PARADOSSO SI PUO AFFERMARE IL CONTRARIO. E UN FATTO
STORICO ACQUISUTO (E UNICO NELLA STORIA DELLA GERMANIA) CHE IL GENERALE GRAZIANI DIVENNE
COMANDANTE DI UNARMATA (LARMATA "LIGURIA") IN CUI GLI VENNE AFFIDATO
IL COMANDO ANCHE DI DIVISIONI GERMANICHE! NON CONFONDIAMO LA PIANIFICAZIONE CONCERTATA (O
SPERATA TALE) DELLE AZIONI MILITARI E LA PRESENZA DI UFFICIALI DI COLLEGAMENTO CON LA
SUBORDINAZIONE! RILEGGETEVI BENE GLI ATTI DEI PROCESSI! NEL SUO PROCESSO, BORGHESE,
HA BASATO LA SUA DIFESA PROPRIO IN CONTRASTO CON LACCUSA DI SUBORDINAZIONE "AL
TEDESCO INVASORE".
Secondo: E ASSURDO DIRE CHE I MILITI DELLA DECIMA A DIFESA DEL
FRONTE ORIENTALE ERANO IMPIEGATI PER PROTEGGERE IL TERRITORIO DEL REICH O UNA RITIRATA!!!
(E illuminante come, a proprio comodo, si citi De Felice peraltro con lacune
immense quando poco prima si affermava che non era attendibile perché aveva
"passato la cncellina" su molti fatti storici!). A parte il fatto che i motivi
passano in secondo piano davanti ai risultati prodotti o che si volevano produrre. E
probabile che questa cosa tornasse utile ai tedeschi secondo i loro disegni. Ma i militi
della Decima e di tutte le altre forze armate colà presenti, avevano il doppio scopo non
solo di rigettare lo slavo ma anche di contrastare il tedesco.
Terzo: IO TRASECOLO QUANDO MIRAGLIUOLO DICE CHE LA FUCILAZIONE DI DUE
UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE DA PARTE DI SOLDATI ALLEATI NON VUOL DIRE NULLA! A PARTE IL
FATTO CHE LEPISODIO NON FU ISOLATO (LA GNR-MDT EBBE NEL PERIODO SUCCESSIVO DUE
SCONTRI A FUOCO CON LE SS A CAUSA DELLA PRETESA DEI NAZISTI DI SOPPRIMERE LUSO DEL
TRICOLORE IN QUELLE ZONE PER "MOTIVI DI ORDINE PUBBLICO"), CHE QUESTI EPISODI
EBBERO UN SEGUITO DIPLOMATICO CHE NON SI PUO RIPRODURRE PERCHE ALTRIMENTI CI
VORREBBERO DELLE ORE, MA COME SI PUO PENSARE CHE EPISODI DEL GENERE NON SIGNIFICANO
NULLA!?!
E COME SE ADESSO, I NOSTRI ALLEATI AMERICANI, FUCILASSERO DUE
ALTI UFFICIALI DEL NOSTRO ESERCITO, ACCUSANDOLI AD ESEMPIO DI CONNIVENZA CON I
FONDAMENTALISTI ISLAMICI (CON CUI SIAMO IN GUERRA). IL GOVERNO DIREBBE: "NON
SIGNIFICA NULLA" o si rischierebbe la guerra?
Per concludere, spero che i miei interventi abbiano suscitato in qualcuno la
curiosità e la voglia di approfondire. Perché la verità non ha prezzo ne colore
politico. E noi troppo spesso serviamo gli interessi dei singoli a scapito di tutti noi
italiani e continuiamo a dividerci invece di ritrovarci dicendo: "io non ti condivido
ma sono certo che hai preso una decisione per quello che ritenevi fosse il bene della
nostra amata Patria". |