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Lo sbarco in Sicilia (luglio
1943)
Alla vigilia dello sbarco le forze
italiane impegnate in Sicilia assommavano a 170.000 uomini con 100 carri armati, mentre i
tedeschi erano 28.000 con 165 carri. La
superiorità aerea degli Alleati era assoluta e quella della marina totale poiché la
nostra flotta, benché numerosa e potente, era rintanata nei porti di Taranto e di La
Spezia. Da parte loro, gli Alleati
prevedevano di impegnare nell'operazione Husky, come veniva indicato in codice lo sbarco
in Sicilia, 1375 navi da guerra e da trasporto, 1124 mezzi da sbarco, 4000 aerei e circa
160.000 uomini con 600 carri armati e 800 camion. La
superiorità alleata era dunque schiacciante. Fin
dalle prime ore dello sbarco contro la Sicilia sarebbe stata scaraventata una forza
immane, imbarcata su una flotta di cui mai, nella sua storia millenaria, il Mediterraneo
aveva visto l'eguale.
Preliminare necessario allo sbarco era
considerata l'occupazione di Pantelleria che l'opinione pubblica italiana, suggestionata
dalla propaganda, era abituata a considerare una specie di Malta, cioè una base quasi
inespugnabile.
L'8 giugno 4 incrociatori e 4
cacciatorpediniere scaricarono le loro batterie contro l'isola: l'azione fu seguita
personalmente da Eisenhower e dall'ammiraglio Cunningham, imbarcati sull'incrociatore
Dawn. Lo stesso giorno gli aerei lanciarono
migliaia di manifestini che invitavano la guarnigione alla resa. Il 10 giugno, poche ore dopo un nuovo
bombardamento, l'aviazione dell'Asse scoprì che dal porto tunisino di Susa stavano
partendo mezzi da sbarco con uomini e carri armati, l'isola venne messa in stato di
allarme. Nelle ore successive, il ritmo
dell'azione diventò concitato. Alle 18,20
Supermarina, ritenendo che l'isola potesse resistere almeno qualche giorno, propose al
comando supremo che la difesa venisse prolungata finché la guarnigione aveva «acqua da
bere e munizioni da sparare». Ma si trattò
di un'illusione di breve durata. Meno di
un'ora dopo l'ammiraglio Pavesi, comandante della base, faceva sapere al comando supremo
che, a causa delle condizioni dell'isola, provava «il triste dovere di dichiarare che
tutte le possibilità materiali di resistenza erano esaurite».
Alle 11,30 del giorno 11 gli Alleati
sbarcano a Pantelleria senza incontrare resistenza. Il
giorno successivo si arrende anche la guarnigione di Lampedusa. L'episodio di Pantelleria resta peraltro
abbastanza oscuro: l'isola aveva acqua e munizioni per resistere ben più a lungo di
quanto effettivamente fece e da un'inchiesta giudiziaria istruita nel dopoguerra risultò
che si arrese appena apparvero le prime navi alleate.
Una difesa, insomma, non sarebbe stata neppure tentata.
L'attacco a Pantelleria e a Lampedusa
rivelò, ormai senza ombra dì dubbio, che il prossimo obiettivo degli Alleati sarebbe
stata la Sicilia. La località degli sbarchi
restava però ignota. I tedeschi pensavano
alla Sicilia occidentale; gli italiani ritenevano invece più probabile uno sbarco nella
Sicilia orientale, nella zona dove effettivamente avvenne.
Venne
adottata una soluzione di compromesso che si sarebbe rivelata inefficiente e al limite
disastrosa.Ai primi di luglio dei 1943 tutto era pronto nel campo alleato. Lo sbarco in Sicilia, considerato dagli storici un
episodio secondario, rappresentò in realtà il primo attacco a quella «fortezza Europa»
che Hitler pensava di avere reso inespugnabile. Esso
fu anche la prima operazione anfibia effettuata dagli Alleati e, come tale, fu una specie
dì prova generale dell'operazione Overlord, lo sbarco in Normandia.
Lo sbarco
George S. Jr. Patton alla fine della guerra conquistò la
quarta stelletta
La notte del 9 luglio la 7^ armata statunitense, al comando del gen.
George S. Patton, e l8^ armata inglese del gen. Bernard Law Montgomery, a bordo di
circa 3000 natanti, salpano dai porti della Tunisia alla volta della Sicilia (le due
armate fanno parte del XV Gruppo di armate comandato dal gen. Alexander). La difesa della
Sicilia è affidata alla 6^ armata italiana del gen. Alfredo Guzzoni, in cui militano
agguerriti contingenti tedeschi di rinforzo.
Nella notte truppe aviotrasportate vengono lanciate sulle zone sud- orientali
dellisola in cui è previsto lo sbarco anglo-americano, ma il vento impetuoso (che
raggiunge forza 7), la scarsa visibilità e la poca esperienza di lanci notturni rendono
praticamente inutile questo primo tentativo di attacco aviotrasportato.
13400 paracadutisti, del colonnello americano James M. Gavin comandante l82^
divisione aviotrasportata, finiscono con il disperdersi su una area vastissima rendendo
scarsamente efficace lintervento. Intanto la navigazione delle unità che
trasportano le forze da sbarco prosegue tra gravi difficoltà: il vento impetuoso e il
mare agitato mettono a dura prova i fanti alleati.
Alle prime luci dellalba del 10 luglio, alle ore 4,45, inizia lo
sbarco alleato sullisola (operazione Husky): 160.000 uomini con 600
carri armati mettono piede sulla costa sud-orientale della Sicilia, gli americani della 7^
armata nel Golfo di Cela (tra Licata e Scoglitti), gli inglesi dell8^ armata di
Montgomery nel Golfo di Siracusa, tra il capoluogo e Pachino. Gli sbarchi avvengono senza
troppe difficoltà grazie al preciso e intenso fuoco di copertura delle navi e perché i
difensori non si aspettano uno sbarco in quelle condizioni meteorologiche (in effetti non
meno di 200 mezzi da trasporto vengono messi fuori combattimento per effetto della
violenta risacca): durante le operazioni, caccia anglo-americani decollati da Malta e
Pantelleria sorvolano in formazione i punti dello sbarco per respingere eventuali
contrattacchi dellAsse. Mentre l8^ armata inglese non trova praticamente
resistenza e i suoi reparti nella notte entrano a Siracusa, gli americani della 1^
divisione e i Rangers, una volta conquistata Gela (verso le 8), devono affrontare i
vigorosi contrattacchi della divisione tedesca Hermann Goring e della italiana Livorno.
Gli scontri termineranno solo alle 14 del 12 luglio, con la ritirata degli italo-tedeschi.
Alla fine gli americani catturano 18.000 prigionieri ma perdono, tra morti e feriti,
un migliaio di uomini.
La conquista della Sicilia da parte degli Alleati sarà completata in
39 giorni, il 17 agosto del 1943, con l'occupazione di Messina e la ritirata delle truppe
italo-tedesche in Calabria.
La Conferenza di Casablanca ed il piano di invasione della Sicilia: Operazione "Husky" a cura di
Claudio Li Gotti
Il
Governo Militare Alleato in Sicilia LAMGOT a cura di
Claudio Li Gotti
Cronologia dello sbarco e della conquista
della Sicilia
Gli Alleati,
la Mafia e il Msi (movimento separatista)
Vecchie
storie di Mafia, Alleati e Dc, di Andrea Camilleri (Micromega,
novembre 1999)
percorsi in rete:
Sbarco in Sicilia (La II Guerra
Mondiale)
Il destino dell'Italia si decide a Casablanca Come
venne deciso lo sbarco in Sicilia (Istrid)
Il primo assalto alla fortezza Europa La storia dlel'operazione sbarco (Istrid)
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