La Resistenza in Italia
Nell'autunno-inverno del 1943, le "prime bande" partigiane
raccoglievano circa 10mila persone, che già nella primavera dell'anno successivo
diventavano 30mila per essere, all'inizio dell'estate, 70-80mila e raggiungere poi, nei
primi mesi del 1945, la cifra di 120-130mila persone. I nuclei di combattenti partigiani
formavano una sorta di esercito, organizzato e strutturato, disciplinato e, almeno in
parte, politicizzato.
Secondo i calcoli il 40-50% dei partigiani apparteneva alle formazioni comuniste (Brigate
Garibaldi), un altro 30% era legato al partito d'azione (Brigate di Giustizia e Libertà)
ed il resto era diviso tra socialisti e cattolici. C'erano infine le formazioni
monarchiche che si dichiaravano apolitiche e facevano riferimento al maresciallo Badoglio.
La guerra partigiana fu lacerante, durissima, continuamente segnata da feroci rappresaglie
ed eccidi nazi-fascisti. Nella lotta di liberazione caddero oltre 30mila partigiani e
10mila civili inermi. 40mila persone vennero deportate nei campi di sterminio tedeschi,
oltre ai 700mila militari italiani internati dopo l'8 settembre perché si rifiutarono di
aderire alla Repubblica di Salò.
Mappa
della Resistenza in Italia (sito Anpi nazionale)
1943, la scelta della lotta
armata, di Giancarlo Monina
Un'insurrezione
politica Le fabbriche furono concepite come vere e proprie fortezze
del movimento resistenziale, di Giovanni De Luna
Le cifre della Resistenza
italiana
Biografie
della Resistenza italiana
"Generazione
Ribelle", diari e lettere dei protagonisti della Resistenza
La Resistenza dei ferrovieri italiani: la
memoria vacante, di Massimo Taborri
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