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1989, Tien An Men
Pare ancora di vederlo, come se il tempo si fosse fermato, se vent'anni
non fossero passati, lasciando rughe e cicatrici.
E' uno dei grandi rivoluzionari del Novecento. Pechino, 5 giugno 1989. Un ragazzo di
spalle, camicia bianca, pantaloni neri, due sacchetti della spesa in mano. Inerme davanti
ai carri armati, lungo la grande via vicino a Tien An Men: quei carri armati che hanno
ucciso a raffiche migliaia di ragazzi come lui. "Il ribelle sconosciuto", come
titolerà "Time".
Il ragazzo dei carri armati, una sfida, la statua umana della libertà. Il simbolo di un
anno formidabile, fatto di uomini che hanno dentro la voglia di cambiare: il Muro di
Berlino, sinistro e medioevale, che si accartoccia su se stesso come un rotolo di
pergamena, le tavole di Yalta fatte a pezzi, l'Est illuminato da fiaccolate di popolo, gli
ultimi panzer con la stella rossa che lasciano Kabul, il comunismo che muore di comunismo,
un vero '68, fatto di rivoluzioni vere e non di psicodrammi rivoluzionari, la Grande
Storia che ci esplode in faccia e ci insegna che gli imperi, come gli uomini, sono
mortali.
Del ragazzo dei carri armati non ci resta nulla. Nessuno conosce il suo nome, nessuno sa
se sia vivo né dove sia. "Sono il vento, sono libero come il vento",
"Piccolo uomo, grande uomo, uno come noi". Quel ragazzo eravamo noi. Ci ha
fatto sognare, credere, soffrire. Poi ha dato le spalle al mondo per sempre. E, forse, è
tornato nel vento.
(Marco Innocenti, Il Sole 24 Ore 3 giugno 2009)
La storia
della rivolta studentesca
Il video della protesta
Piazza Tien An Men vent'anni dopo:
1989-2009
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