L'ultimo discorso alla Camera
Il discorso pronunciato da Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924
alla Camera dei deputati costituisce, oltre che un duro attacco ai suoi avversari
politici, un esempio un piccolo gioiello di analisi storico-politica. Nel corso del
suo intervento il deputato del Partito socialista unitario accusò esplicitamente il
regime fascista - che andava gradualmente estendendo la sua influenza nel paese dopo il
successo elettorale dello stesso anno - di violenze, intimidazioni e frodi, sia nel
corso della campagna elettorale sia durante le operazioni di voto nei seggi.
Il fascismo, nel corso del biennio 1922-24, aveva operato su un
doppio binario: uno legale ed uno relativamente clandestino e illegale. Da un lato il
gabinetto Mussolini cercava laccordo con le forze politiche di centro-destra,
liberali e cattolici; dallaltro operava, grazie alla sua milizia, con interventi
violenti ed intimidatori, contro gli esponenti dei partiti di opposizione. In questo clima
si giunse allo scioglimento della Camera, il 28 gennaio 1924. Le nuove elezioni furono
regolate dalla legge-Acerbo, legge elettorale che consentiva alla lista che avesse
conseguito almeno il venticinque per cento dei suffragi di ottenere in Parlamento i due
terzi dei seggi.
Palese era - dunque - lo scopo di rafforzare in maniera decisiva il
nuovo potere fascista. Del listone presentato dal Pnf fecero parte anche
uomini politici esterni allo stesso Pnf, che confidavano di smussare le asperità del
movimento capeggiato da Mussolini e di ricondurlo su un piano di normalità
costituzionale.
Sullaltro fronte i partiti dellopposizione si
scontrarono circa lopportunità di prendere parte o meno alla tornata elettorale.
Particolarmente duro fu lo scontro tra il Psu dello stesso Matteotti ed il PcdI di
Togliatti, Gramsci, Terracini: i primi erano contrari alla partecipazione, i secondi
favorevoli, per non lasciar campo libero al fascismo.
La campagna elettorale fu di una violenza inaudita, caratterizzata
dagli interventi pesanti delle squadracce fasciste. E di questo clima rovente si fece
testimone Matteotti nel suo discorso che, tra laltro, fu lultimo che
pronunciò prima del suo assassinio, avvenuto il 10 giugno 1924. Lintervento si
svolse in unatmosfera rissosa, caratterizzata da attacchi ad personam, a opera dei
principali esponenti del Pnf, a partire da Roberto Farinacci. Matteotti proseguì comunque
nel suo discorso, apostrofando, spesso con ironia, le accuse e le invettive dei fascisti.
Nel corso del suo intervento, più volte interrotto, egli chiese, in primo luogo, la non
convalida delle elezioni del 6 aprile, proprio in ragione delle violenze che ne avevano
caratterizzato lo svolgimento. A tale proposito ricordò fatti di gravità eccezionale, a
partire dalle minacce contro i notai che avessero autenticato le firme necessarie per la
presentazione delle liste e dai sequestri, ad opera della milizia, dei fogli con le firme
già autenticate.
Minacce accusava- arrivavano addirittura a coloro che
avevano intenzione di candidarsi alle elezioni. A tal proposito Matteotti portò
lesempio dellonorevole Piccinini, assassinato per aver accettato la
candidatura.
Matteotti ricordò anche la conferenza dellonorevole Gonzales
a Genova, che fu impedita a furia di bastonate dagli squadristi. Ricordò
episodi dello stesso tipo verificatisi a Napoli, nel corso di un comizio di Amendola.
Proseguendo fra le frequenti interruzioni il deputato socialista ricordò che le pressioni
si fecero ancor più pesanti ed evidenti anche allinterno dei seggi elettorali: i
rappresentanti delle liste di opposizione erano pressoché assenti, mentre quelli del Pnf
spadroneggiavano, spalleggiati dalla milizia fascista, alla quale era affidata la cura del
servizio dordine nei seggi. I componenti della milizia giunsero addirittura a
entrare nelle cabine elettorali, mentre gli elettori votavano, condizionandone la scelta
finale. Al momento dello spoglio i voti furono cambiati ed attribuiti al
listone. Le schede bianche furono crociate a favore dei candidati fascisti.
Solo nei centri di maggior visibilità, posti sotto un maggior
controllo da parte dellopinione pubblica, le milizie fasciste si trattennero.
Proprio in tali centri, godendo di uninsolita libertà, le minoranze
raccolsero una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza, con questa
conseguenza però, che la violenza che non si era avuta prima delle elezioni, si ebbe dopo
le elezioni.
Nel Sud si fece incetta dei certificati e i destinatari, per paura
di ritorsioni, non si recarono a votare. Quindi le medesime persone, usando tali
certificati, votarono anche dieci volte e giovani di 20 anni si presentarono ai
seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva compiuto 60 anni. Pochi furono i
seggi in cui tale pratica fu impedita.
Il
testo del discorso
Presidente "Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteotti. Ne ha
facoltà".
Matteotti "Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delle elezioni la
proposta di convalida di numerosi colleghi. Nessuno certamente, degli appartenenti a
questa Assemblea, all'infuori credo dei componenti la Giunta delle elezioni, saprebbe
ridire l'elenco dei nomi letti per la convalida, nessuno, né della Camera né delle
tribune della stampa (Vive interruzioni alla destra e al centro)". Lupi "È
passato il tempo in cui si parlava per le tribune!". Matteotti "Certo la
pubblicità è per voi un'istituzione dello stupidissimo secolo XIX. (Vivi rumori.
Interruzioni alla destra e al centro) Comunque, dicevo, in questo momento non esiste da
parte dell'Assemblea una conoscenza esatta dell'oggetto sul quale si delibera. Soltanto
per quei pochissimi nomi che abbiamo potuto afferrare alla lettura, possiamo immaginare
che essi rappresentino una parte della maggioranza.
Ora, contro la loro convalida noi presentiamo questa pura e semplice
eccezione: cioè, che la lista di maggioranza governativa, la quale nominalmente ha
ottenuto una votazione di quattro milioni e tanti voti... (Interruzioni)". Voci al
centro "Ed anche più!". Matteotti "... cotesta lista non li ha ottenuti,
di fatto e liberamente, ed è dubitabile quindi se essa abbia ottenuto quel tanto di
percentuale che è necessario (Interruzioni. Proteste) per conquistare, anche secondo la
vostra legge, i due terzi dei posti che le sono stati attribuiti! Potrebbe darsi che i
nomi letti dal Presidente sieno di quei capilista che resterebbero eletti anche se, invece
del premio di maggioranza, si applicasse la proporzionale pura in ogni circoscrizione. Ma
poiché nessuno ha udito i nomi, e non è stata premessa nessuna affermazione generica di
tale specie, probabilmente tali tutti non sono, e quindi contestiamo in questo luogo e in
tronco la validità della elezione della maggioranza (Rumori vivissimi). Vorrei pregare
almeno i colleghi, sulla elezione dei quali oggi si giudica, di astenersi per lo meno dai
rumori, se non dal voto. (Vivi commenti - Proteste - Interruzioni alla destra e al
centro)".
Maraviglia "In contestazione non c'è nessuno, diversamente si
asterrebbe!". Matteotti "Noi contestiamo...". Maraviglia "Allora
contestate voi!". Matteotti "Certo sarebbe maraviglia se contestasse lei!
L'elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in
tutte le circoscrizioni. In primo luogo abbiamo la dichiarazione fatta esplicitamente dal
governo, ripetuta da tutti gli organi della stampa ufficiale, ripetuta dagli oratori
fascisti in tutti i comizi, che le elezioni non avevano che un valore assai relativo, in
quanto che il Governo non si sentiva soggetto al responso elettorale, ma che in ogni caso
- come ha dichiarato replicatamente - avrebbe mantenuto il potere con la forza, anche
se... (Vivaci interruzioni a destra e al centro Movimenti dell'onorevole presidente del
Consiglio)". Voci a destra "Sì, sì! Noi abbiamo fatto la guerra! (Applausi
alla destra e al centro)". Matteotti "Codesti vostri applausi sono la conferma
precisa della fondatezza dei mio ragionamento. Per vostra stessa conferma dunque nessun
elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà... (Rumori,
proteste e interruzioni a destra) Nessun elettore si è trovato libero di fronte a questo
quesito...". Maraviglia "Hanno votato otto milioni di italiani!". Matteotti
"... se cioè egli approvava o non approvava la politica o, per meglio dire, il
regime del Governo fascista. Nessuno si è trovato libero, perché ciascun cittadino
sapeva a priori che, se anche avesse osato affermare a maggioranza il contrario, c'era una
forza a disposizione del Governo che avrebbe annullato il suo voto e il suo responso.
(Rumori e interruzioni a destra)". Una voce a destra "E i due milioni di voti
che hanno preso le minoranze?". Farinacci "Potevate fare la rivoluzione!".
Maraviglia "Sarebbero stati due milioni di eroi!". Matteotti "A rinforzare
tale proposito dei Governo, esiste una milizia armata... (Applausi vivissimi e prolungati
a destra e grida di "Viva la milizia")". Voci a destra "Vi scotta la
milizia!". Matteotti "... esiste. una milizia armata... (Interruzioni a destra,
rumori prolungati)". Voci "Basta! Basta!". Presidente "Onorevole
Matteotti, si attenga all'argomento".
Matteotti "Onorevole Presidente, forse ella non m'intende; ma io
parlo di elezioni. Esiste una milizia armata... (Interruzioni a destra) la quale ha questo
fondamentale e dichiarato scopo: di sostenere un determinato Capo del Governo bene
indicato e nominato nel Capo del fascismo e non, a differenza dell'Esercito, il Capo dello
Stato. (Interruzioni e rumori a destra)". Voci a destra "E le guardie
rosse?". Matteotti "Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo
Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la
forza, anche se ad esso il consenso mancasse. (Commenti) In aggiunta e in particolare...
(Interruzioni), mentre per la legge elettorale la milizia avrebbe dovuto astenersi,
essendo in funzione o quando era in funzione, e mentre di fatto in tutta l'Italia
specialmente rurale abbiamo constatato in quei giorni la presenza di militi nazionali in
gran numero... (Interruzioni, rumori)". Farinacci "Erano i balilla!".
Matteotti "È vero, on. Farinacci, in molti luoghi hanno votato anche i balilla!
(Approvazioni all'estrema sinistra, rumori a destra e al centro)". Voce al centro
"Hanno votato i disertori per voi!". Gonzales "Spirito denaturato e
rettificato!". Matteotti "Dicevo dunque che, mentre abbiamo visto numerosi di
questi militi in ogni città e più ancora nelle campagne (Interruzioni), gli elenchi
degli obbligati alla astensione, depositati presso i Comuni, erano ridicolmente ridotti a
tre o quattro persone per ogni città, per dare l'illusione dell'osservanza di una legge
apertamente violata, conforme lo stesso pensiero espresso dal presidente del Consiglio che
affidava al militi fascisti la custodia delle cabine (Rumori).
A parte questo argomento del proposito del Governo di reggersi anche con
la forza contro il consenso. e del fatto di una milizia a disposizione di un partito che
impedisce all'inizio e fondamentalmente la libera espressione della sovranità popolare ed
elettorale e che invalida in blocco l'ultima elezione in Italia, c'è poi una serie di
fatti che successivamente ha viziate e annullate tutte le singole manifestazioni
elettorali. (Interruzioni, commenti)". Voci a destra "Perché avete paura!
Perché scappate!". Matteotti "Forse al Messico si usano fare le elezioni non
con le schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle (Vivi rumori. Interruzioni,
approvazioni all'estrema sinistra). E chiedo scusa al Messico, se non è vero! (Rumori
prolungati) I fatti cui accenno si possono riassumere secondo i diversi momenti delle
elezioni. La legge elettorale chiede... (Interruzioni, rumori)". Greco "È ora
di finirla! Voi svalorizzate il Parlamento!". Matteotti "E allora sciogliete il
Parlamento". Greco "Voi non rispettate la maggioranza e non avete diritto di
essere rispettati".
Matteotti "Ciascun partito doveva, secondo la legge elettorale,
presentare la propria lista di candidati... (Vivi rumori)". Maraviglia "Ma parli
sulla proposta dell'onorevole Presutti". Matteotti "Richiami dunque lei
all'ordine il Presidente! La presentazione delle liste - dicevo - deve avvenire in ogni
circoscrizione mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle
cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei. circoscrizioni su quindici le
operazioni notarili che si compiono privatamente nello studio di un notaio, fuori della
vista pubblica e di quelle che voi chiamate "provocazioni", sono state impedite
con violenza. (Rumori vivissimi)". Bastianini "Questo lo dice lei!". Voci
dalla destra "Non è vero, non è vero". Matteotti "Volete i singoli fatti?
Eccoli: ad Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è
stata circondata... (Rumori)". Maraviglia "Non è vero. Lo inventa lei in questo
momento". Farinacci "Va a finire che faremo sul serio quello .che non abbiamo
fatto!". Matteotti "Fareste il vostro mestiere!". Lussu "È la
verità, è la verità!...". Matteotti "A Melfi... (Rumori vivissimi -
Interruzioni) a Melfi è stata impedita la raccolta delle firme con la violenza (Rumori).
In Puglia fu bastonato perfino un notaio (Rumori vivissimi)". Aldi-Mai "Ma
questo nei ricorsi non c'è! In nessuno dei ricorsi! Ho visto gli atti delle Puglie e in
nessun ricorso è accennato il fatto di cui parla l'on. Matteotti". Farinacci
"Vi faremo cambiare sistema! E dire che sono quelli che vogliono la
normalizzazione!". Matteotti "A Genova (Rumori vivissimi) i fogli con le firme
già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati". Voci
"Perché erano falsi". Matteotti "Se erano falsi, dovevate denunciarli ai
magistrati!".
Farinacci "Perché non ha fatto i reclami alla Giunta delle
elezioni?". Matteotti "Ci sono". Una voce dal banco delle commissioni
"No, non ci sono, li inventa lei". Presidente "La Giunta delle elezioni
dovrebbe dare esempio di compostezza! I componenti della Giunta delle elezioni parleranno
dopo. Onorevole Matteotti, continui". Matteotti "Io espongo fatti che non
dovrebbero provocare rumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c'è offesa,
non c'è ingiuria per nessuno in ciò che dico: c'è una descrizione di fatti".
Teruzzi "Che non esistono!". Matteotti "Da parte degli onorevoli componenti
della Giunta delle elezioni si protesta che alcuni di questi fatti non sono dedotti o
documentati presso la Giunta delle elezioni. Ma voi sapete benissimo come una situazione e
un regime di violenza non solo determinino i fatti stessi, ma impediscano spesse volte la
denuncia e il reclamo formale. Voi sapete che persone, le quali hanno dato il loro nome
per attestare sopra un giornale o in un documento che un fatto era avvenuto, sono state
immediatamente percosse e messe quindi nella impossibilità di confermare il fatto stesso.
Già nelle elezioni del 1921, quando ottenni da questa Camera l'annullamento per violenze
di una prima elezione fascista, molti di coloro che attestarono i fatti davanti alla
Giunta delle elezioni, furono chiamati alla sede fascista, furono loro mostrate le copie
degli atti esistenti presso la Giunta delle elezioni illecitamente comunicate, facendo ad
essi un vero e proprio processo privato perché avevano attestato il vero o firmato i
documenti! In seguito al processo fascista essi furono boicottati dal lavoro o percossi
(Rumori, interruzioni)". Voci a destra "Lo provi". Matteotti "La
stessa Giunta delle elezioni ricevette allora le prove del fatto.
Ed è per questo, onorevoli colleghi, che noi spesso siamo costretti a
portare in questa Camera l'eco di quelle proteste che altrimenti nel Paese non possono
avere alcun'altra voce ed espressione. (Applausi all'estrema sinistra) In sei
circoscrizioni, abbiamo detto, le formalità notarili furono impedite colla violenza, e
per arrivare in tempo si dovette supplire malamente e come si poté con nuove firme in
altre provincie. A Reggio Calabria, per esempio, abbiamo dovuto provvedere con nuove firme
per supplire quelle che in Basilicata erano state impedite". Una voce dal banco della
giunta "Dove furono impedite?". Matteotti "A Melfi, a Iglesias, in
Puglia... devo ripetere? (Interruzioni, rumori) Presupposto essenziale di ogni elezione è
che i candidati, cioè coloro che domandano al suffragio elettorale il voto, possano
esporre, in contraddittorio con il programma del Governo, in pubblici comizi o anche in
privati locali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei luoghi, anzi quasi da
per tutto, questo non fu possibile". Una voce "Non è vero! Parli l'onorevole
Mazzoni! (Rumori)".
Matteotti "Su ottomila comuni italiani, e su mille candidati delle
minoranze, la possibilità è stata ridotta a un piccolissimo numero di casi, soltanto là
dove il partito dominante ha consentito per alcune ragioni particolari o di luogo o di
persona. (Interruzioni, rumori). Volete i fatti? La Camera ricorderà l'incidente occorso
al collega Gonzales". Teruzzi "Noi ci ricordiamo del 1919, quando buttavate gli
ufficiali nel Naviglio. lo, per un anno, sono andato a casa con la pena di morte sulla
testa!". Matteotti "Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre
elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al banco del Governo, se
nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo avversario che non abbia potuto parlare
in contraddittorio con me nel 1919". Voci "Non è vero! non è vero!".
Finzi, sottosegretario di Stato per l'interno "Michele Bianchi! Proprio lei ha
impedito di parlare a Michele Bianchi!". Matteotti "Lei dice il falso!
(Interruzioni, rumori) Il fatto è semplicemente questo, che l'onorevole Michele Bianchi
con altri teneva un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero. sono
arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio.
Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori,
interruzioni)". Finzi "Non è così!". Matteotti "Porterò i giornali
vostri che lo attestano". Finzi "Lo domandi all'onorevole Merlin che è più
vicino a lei! L'onorevole Merlin cristianamente deporrà". Matteotti "L'on.
Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e nessuno fu impedito e stroncato. Ma
lasciamo stare il passato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non
dovevate voi essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle elezioni?
(Rumori) e, signori che mi interrompete, anche qui nell'assemblea? (Rumori a
destra)". Teruzzi "È ora di finirla con queste falsità". Matteotti
"L'inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a Genova, con una
conferenza privata e per inviti da parte dell'onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che
si iniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono
all'oratore di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)". Una voce
"Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)". Matteotti "Allora
rettifico! Se l'onorevole Gonzales dovette passare 8 giorni a letto, vuol dire che si è
ferito da solo, non fu bastonato. (Rumori, interruzioni) L'onorevole Gonzales, che è uno
studioso di San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli
doveva parlare... (Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni deputati che siedono
all'estrema sinistra)". Presidente "Onorevoli colleghi, io deploro quello che
accade. Prendano posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia
breve, e concluda". Matteotti "L'Assemblea deve tenere conto che io debbo
parlare per improvvisazione, e che mi limito...". Voci "Si vede che improvvisa!
E dice che porta dei fatti!". Gonzales "I fatti non sono improvvisati!
(Rumori)".
Matteotti "Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni
fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento dell'Assemblea...
(Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e senza ingiurie possano sollevare
urla e rumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre
liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e
accennavo al fatto dell'onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell'onorevole Bentini a
Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo dell'opposizione costituzionale,
l'onorevole Amendola, e che fu impedita... (Oh, oh! - Rumori)". Voci da destra
"Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d'accordo tutti!". Matteotti
"Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" ha molta elasticità!".
Greco "Chiedo di parlare sulle affermazioni dell'onorevole Matteotti". Matteotti
"L'onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua conferenza, per la mobilitazione,
documentata, da parte di comandanti di corpi armati, i quali intervennero in città
...". Presutti "Dica bande armate, non corpi armati!". Matteotti
"Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera conferenza. (Rumori) Del
resto, noi ci siamo trovati in queste condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60
non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!". Voci di destra
"Per paura! Per paura! (Rumori - Commenti)".
Farinacci "Vi abbiamo invitati telegraficamente!". Matteotti
"Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio come un saggio di
resistenza inerme alle violenze fisiche dell'avversario, che è al Governo e dispone di
tutte le forze armate! (Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un
contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero presenti, e nessuno
dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è vostro costume dire che "qualcuno
di noi ha provocato" e come "in seguito a provocazioni" i fascisti
"dovettero" legittimamente ritorcere l'offesa, picchiando su tutta la linea!
(Interruzioni)". Voci da destra "L'avete studiato bene!". Pedrazzi
"Come siete pratici di queste cose, voi!". Presidente "Onorevole
Pedrazzi!". Matteotti "Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità
di circolare nelle loro circoscrizioni!". Voci a destra "Avevano paura!".
Turati Filippo "Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c'erano i briganti,
avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a sinistra)". Una voce "Lei ha
tenuto il contraddittorio con me ed è stato rispettato". Turati Filippo "Ho
avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi a sinistra, rumori a destra)".
Presidente "Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti!".
Matteotti "Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi
impediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo!
(Approvazioni a sinistra - Rumori prolungati)". Presidente "Ha finito? Allora ha
facoltà di parlare l'onorevole Rossi...". Matteotti "Ma che maniera è questa!
Lei deve tutelare il mio diritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto
dei fatti. Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)".
Casertano presidente della Giunta delle elezioni "Chiedo di parlare". Presidente
"Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente della Giunta delle elezioni. C'è una
proposta di rinvio degli atti alla Giunta". Matteotti "Onorevole
Presidente!...". Presidente "Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha
facoltà di continuare, ma prudentemente". Matteotti "Io chiedo di parlare non
prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente!". Presidente "Parli,
parli". Matteotti "I candidati non avevano libera circolazione... (Rumori.
Interruzioni)". Presidente "Facciano silenzio! Lascino parlare!". Matteotti
"Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non potevano neppure risiedere
nelle loro stesse abitazioni, nelle loro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto,
ne vide poco dopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano
che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l'indomani o dover
abbandonare il proprio paese ed emigrare all'estero (Commenti)". Una voce "Erano
disoccupati!". Matteotti "No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li
boicottate". Voci da destra "E quando li boicottate voi?". Farinacci
"Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco!". Matteotti "Uno dei candidati,
l'onorevole Piccinini, al quale mando a nome del mio gruppo un saluto... (Rumori)".
Voci "E Berta? Berta!". Matteotti "... conobbe cosa voleva dire obbedire
alla consegna del proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la
candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe - stato per essere il destino suo
all'indomani. (Rumori) Ma i candidati - voi avete ragione di urlarmi, onorevoli colleghi -
i candidati devono sopportare la sorte della battaglia e devono prendere tutto quello che
è nella lotta che oggi imperversa. lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma
perché anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte le elezioni.
(Approvazioni all'estrema sinistra) Un'altra delle garanzie più importanti per lo
svolgimento di una libera elezione era quella della presenza e del controllo dei
rappresentanti di ciascuna lista, in ciascun seggio. Voi sapete che, nella massima parte
dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi -
anche in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal Governo e dal
partito dominante - risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partito
dominante. Quindi l'unica garanzia possibile, l'ultima garanzia esistente per le
minoranze, era quella della presenza del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa
venne a mancare. Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per
cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della lista di minoranza
non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche
rara provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque avesse osato
controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e
constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo reclamo e documento.
Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali di tutte le circoscrizioni, e
controlli i registri. Quasi dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza
di alcun rappresentante di lista. Veniva così a mancare l'unico controllo, l'unica
garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono svolte nelle dovute forme e
colla dovuta legalità. Noi possiamo riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche
città e in qualche provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certa libertà. Ma
questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo - e l'onorevole
Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere - fu data ad uno scopo evidente:
dimostrare, nei centri più controllati dall'opinione pubblica e in quei luoghi nei quali
una più densa popolazione avrebbe reagito alla violenza con una evidente astensione
controllabile da parte di tutti, che una certa libertà c'è stata. Ma, strana
coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo dimostrativo quella libertà,
le minoranze raccolsero una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza - con
questa conseguenza però, che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni, si
ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto specialmente nel Milanese e
nel Genovesato ed in parecchi altri luoghi, dove le elezioni diedero risultati
soddisfacenti in confronto alla lista fascista. Si ebbero distruzioni di giornali,
devastazioni di locali, bastonature alle persone. Distruzioni che hanno portato milioni di
danni... (Vivissimi rumori al centro e a destra)". Una voce a destra
"Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti!". Matteotti "Onorevoli
colleghi, ad un comunista potrebbe essere lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza
nazionale, ma non ai nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti,
dicevo, danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che ha
residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata protesta e il soccorso
economico. In che modo si votava? La votazione avvenne in tre maniere: l'Italia è una, ma
ha ancora diversi costumi. Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono
citate all'ordine del giorno dal presidente del Consiglio per l'atto di fedeltà che
diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano stati prima organizzati dal
partito socialista, o dal partito popolare, gli elettori votavano sotto controllo del
partito fascista con la "regola del tre". Ciò fu dichiarato e apertamente
insegnato persino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli
elettori un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni),
variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di
ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti personalmente
nel loro voto. In moltissime provincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di Rovigo,
questo metodo risultò eccellente". Finzi "Evidentemente lei non c'era! Questo
metodo non fu usato!". Matteotti "Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua
negazione, ella venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato". Finzi
"Lo provi". Matteotti "In queste regioni tutti gli elettori...".
Ciarlantini "Lei ha un trattato, perché non lo pubblica?". Matteotti "Lo
pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie del Regno sono indipendenti e
sicure (Vivissimi rumori al centro e a destra); perché, come tutti sanno, anche durante
le elezioni, i nostri opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie
devastate o diffidate di pubblicare le nostre cose. (Rumori)". Voci "No!
No!". Matteotti "Nella massima parte dei casi però non vi fu bisogno delle
sanzioni, perché i poveri contadini sapevano inutile ogni resistenza e dovevano subire la
legge del più forte, la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia, la
terna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacato fascista o dal fascio (Vivi
rumori interruzioni)". Suardo "L'onorevole Matteotti non insulta me
rappresentante: insulta il popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall'Aula.
(Rumori - Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini, sfido
l'onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia dignità di soldato,
abbandono quest'Aula. (Applausi, commenti)". Teruzzi "L'onorevole Suardo è
medaglia d'oro! Si vergogni, on. Matteotti. (Rumori all'estrema sinistra)".
Presidente "Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda!". Matteotti
"lo posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece furono incettati i
certificati elettorali, metodo che in realtà era stato usato in qualche piccola
circoscrizione anche nell'Italia prefascista, ma che dall'Italia fascista ha avuto l'onore
di essere esteso a larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per la quale,
essendosi determinata una larga astensione degli elettori che non si ritenevano liberi di
esprimere il loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati a gruppi di
individui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare con diverso nome, fino
al punto che certuni votarono dieci o venti volte e che giovani di venti anni si
presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva compiuto i 60 anni.
(Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio pochi, ma autorevoli magistrati, che,
avendo rilevato il fatto, riuscirono ad impedirlo". Torre Edoardo "Basta, la
finisca! (Rumori, commenti) . Che cosa stiamo a fare qui? Dobbiamo tollerare che ci
insulti? (Rumori - Alcuni deputati scendono nell'emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio
coatto e non il Parlamento! (Commenti - Rumori)". Voci "Vada in Russia!".
Presidente "Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda!". Matteotti
"Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine, ebbero, dentro le
cabine, in moltissimi Comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano
incaricati di controllare i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi
e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di
preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti
di lista furono cancellati, o addirittura letti al contrario. Non voglio dilungarmi a
descrivere i molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della
volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto
esprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasi esclusivamente coloro che
non potevano essere sospettati di essere socialisti. I nostri furono impediti dalla
violenza; mentre riuscirono più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti,
le quali, non essendo credute socialiste, si sono sottratte al controllo e hanno
esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione
della nuova Italia contro l'oppressione del nuovo regime, noi mandiamo il nostro
ringraziamento. (Applausi all'estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della Camera).
Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose sollecitazioni
rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché ciascuno di voi ne è stato
testimonio per lo meno (Rumori) ... per queste ragioni noi domandiamo l'annullamento in
blocco della elezione di maggioranza". Voci alla destra "Accettiamo (Vivi
applausi a destra e al centro)". Matteotti "[...]
Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e
della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate
quella che è l'intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre
a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca
la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi
momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere
da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare
che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la
forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l'opera nostra.
Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano
al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando
il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni. (Applausi
all'estrema sinistra - Vivi rumori)".
L'articolo su "Macchiavelli, Mussolini ed il Fascismo"
Trascrizione della parte più significativa dellarticolo
pubblicato da Giacomo Matteotti sulla rivista English life nella versione
tradotta dalla Questura e inserta nel V volume del processo conservato nellASR:
Macchiavelli, Mussolini ed il Fascismo
di Giacomo Matteotti
Segretario politico del Partito Socialista Italiano
Questo articolo è una risposta allarticolo
del signor Mussolini pubblicato nel numero di giugno dallEnglish Life. Dopo che
questo articolo fu scritto, il signor Matteotti fu rapito da alcuni fascisti né si sa
ancora quale sorte gli sia toccata.
[
.]
Peggiore ancora è lazione del Ministero dellEconomia
Nazionale nella sua trattativa con la Sinclair. Il senatore Corbino, ministro
dellEconomia Nazionale, ha consegnato alla Sinclair, connessa alla polipiforme
Standard Oil Company, vaste regioni dellEmilia e della Sicilia contenenti oltre
100.000 ettari di ricchi depositi di petrolio.
Limmenso e ricco territorio viene consegnato ad una società
straniera senza alcuna garanzia.
La strabiliante natura di questa concessione è illustrata dal IX
paragrafo del comunicato ufficiale del Governo: La concessione abbraccia la
produzione del petrolio, gas e rispettivi prodotti idrocarbonati, mentre lo sfruttamento
del bitume è riservato alle imprese italiane. La concessione ha la durata di 50 anni. I
privilegi fiscali accordati alla compagnia sono i seguenti:
(a) Esenzione dei dazi di importazione del macchinario occorrente
alla compagnia qualora detto macchinario non potesse essere costruito od ottenibile da
ditte italiane. In ogni caso la preferenza per la fornitura del macchinario è riservata
allItalia.
(b) Esenzione dalla tassa di ricchezza mobile per i primi 10
anni.
Noi siamo già a conoscenza di molte gravi irregolarità che
infirmano questa concessione. Alti funzionari potrebbero essere responsabili di corruzione
e della più sfacciata jobbery.
Di gran lunga più sinistra è la condotta di molti alti personaggi
fascisti i quali conducono una formidabile campagna nei riguardi di imprese pubbliche e
semi pubbliche a mezzo della stampa fascista ed alla organizzazione intesa ai propri
interessi e profitti.
Quando Mussolini sul suo articolo su Machiavelli afferma che
vi è una piccola giustificazione anche per un governo rappresentativo egli
esamini il sistema da lui creato e vedrà che nelle sue parti è un oltraggio alla
moralità. [
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