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La battaglia di Cassino

pallanimred.gif (323 byte) La seconda fase della battaglia di Cassino 

(15 febbraio-25 marzo 1944)

 

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Formia 1944

 

A febbraio, conscio della sua superiorità numerica sui tedeschi, il Generale Alexander getta nella mischia i corpi di spedizione indiano e neozelandese. Il Gen. Freyberg, comandante dei neozelandesi, ideò un piano che nella sostanza era quello americano di gennaio: attacco a Cassino contemporaneamente da nord a sud-est. Il II Corpo d'armata neozelandese doveva costituire una testa di ponte a sud della città di Cassino, mentre gli americani sarebbero penetrati in direzione di Piedimonte.
A causa dell'inclemenza del tempo gli attacchi furono ripetutamente rinviati.
Freyberg, contrariamente ai generali Keyes e Ryder, sosteneva che l'insuccesso delle operazioni fin lì avvenute fosse da imputare all'artiglieria tedesca manovrata dall'abbazia. Osservazioni aeree riferirono della presenza di alcune antenne radio e di soldati tedeschi che entravano e uscivano dal monastero, anche se, nella sostanza, non c'erano soldati tedeschi presenti stabilmente nell'Abbazia.

L'abbazia era stata rispettata dai tedeschi come territorio neutrale: il Gen. Von Senger era cattolico, benedettino laico e ne aveva imposto il rispetto, aveva messo a disposizione anche camion e benzina per portare a Roma i tesori dell'abbazia stessa nei mesi precedenti.

Freyberg chiese l'appoggio aereo e subordinò l'attacco programmato al monte alla distruzione del monastero.
Nonostante il rifiuto di Clark il generale Alexander decise che se Freyberg lo riteneva necessario, si sarebbe proceduto al bombardamento.
Il piano di Freyberg prevedeva l'attacco simultaneo di Cassino, della collina del monastero e dell'abbazia.
Il 15 febbraio fu sganciata la prima serie di bombe (253,000 Kg ad alto potenziale esplosivo). La seconda ondata di bombardieri sganciò altri 100,000 Kg di bombe.
Il monastero e la basilica furono ridotte a macerie, solo le mura esterne, la scala d'ingresso e parte della torretta resistettero alle bombe.
Le forze aeree alleate continuarono ad attaccare le rovine senza causare eccessive perdite ai tedeschi che avevano provveduto a nascondere le armi pesanti. Questi stessi tedeschi fecero evacuare l'83enne abate Gregorio Diamare.

Dopo il bombardamento del Monastero, la situazione sia tattica che strategica non cambiò minimamente, anzi peggiorò ulteriormente: i tedeschi vi si trincerarono e le difficoltà aumentarono.
Il 16 ed il 17 febbraio la Brigata indiana e il 28° battaglione Maori tentaronp altri attacchi, senza successo.
Il 19 febbraio il generale Alexander, dopo che tutti i tentativi per conquistare Montecassino erano falliti, diede l'ordine di cessare tutti i combattimenti.
Solo l'artiglieria continuava la sua opera.

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L'Abbazia distrutta dai bombardamenti

Il 21 febbraio venivano effettuati i preparativi di un ulteriore attacco predisposto dal generale Freyberg e chiamato "operazione Dickens". Anche in questa occasione si decise di attaccare frontalmente sia Cassino che la collina e fu previsto un massiccio impiego di aviazione ed artiglieria.
Nel frattempo le forze tedesche avevano avuto il tempo di rimpiazzare gli uomini che avevano sopportato la campagna invernale e avevano trasformato i resti del monastero in una vera e propria fortezza. Il 10 marzo il II Corpo d'armata neozelandese, che ricevette la pianta della città di Cassino con le postazioni nemiche e la dislocazione dei campi minati, si preparò all'attacco.
Fino al 14 marzo ci fu una pausa. La causa fondamentale fu costituita dalle cattive condizioni atmosferiche, che impedirono l'impiego degli aerei. Alle 8.30 del 15 marzo con il lancio della prima serie di bombe iniziò la seconda fase della battaglia di Cassino.
I bombardamenti durarono quattro ore, nel corso dell'operazione vennero impiegati 575 bombardieri e 200 cacciabombardieri e furono sganciate 1,140,000 Kg di bombe ad alto potenziale esplosivo (forse più che nella stessa Berlino).
Considerato che le forze tedesche consistevano di circa 350 uomini tra paracadutisti e pionieri si è calcolato che per ogni soldato tedesco sono stati sganciati circa 4,000 Kg di esplosivo.
Dopo la valanga di fuoco solo un gruppo di paracadutisti rifugiatisi in una caverna ai piedi di Montecassino riuscì a salvarsi.
Anche tra gli alleati vi furono alcune perdite a causa di errori di comunicazione. Dopo il bombardamento al posto di strade e case vi erano solo macerie e crateri causati dalle esplosioni. La città era completamente rasa al suolo.

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Dopo la forza aerea fu la volta dell'artiglieria, della fanteria e dei carri armati che attaccarono ciò che rimaneva di Cassino.
Anche questa volta l'attacco fu affidato ad indiani e a neozelandesi. I circa 100 soldati tedeschi sopravvissuti al bombardamento organizzarono la difesa della città tra le macerie e riuscirono a bloccare l'avanzata alleata, poiché era praticamente impossibile per i carri armati avanzare.
Il Battaglione Neozelandese riuscì a conquistare la rocca Janula solo dopo aspri combattimenti mentre la SS Casilina rimaneva ancora in mano tedesca (nonostante che i 2/3 della città fossero in mano alleata). Con il favore della notte il generale Heidrich poté inviare rinforzi ai soldati tedeschi, i quali furono ulteriormente protetti dall'artiglieria posta sulle alture.
I successivi attacchi alleati non diedero i risultati sperati e il costo pagato fu molto alto: i neozelandesi avevano perduto 1.600 uoirnini e gli indiani 3.000. I corpi di spedizione indiano e neozelandese, che si erano coperti di gloria nel Nord Africa, non saranno più gli stessi. Il 22 marzo 1944 il II Corpo d’Armata Neozelandese lanciò l’ultimo disperato attacco contro le posizioni tenute dalla 1 Divisione Paracadutisti; quand’esso fallì il Generale Alexander, comandante in capo delle forze alleati in Italia, ordinò la sospensione degli attacchi nella città di Cassino e sulla collina del Monastero.
Dopo questa battaglia il fronte entrò in una stasi operativa: alleati e tedeschi ripresero fiato e, raccolti i morti e curati i feriti, ripresero a prepararsi per la battaglia finale.

A questo punto Alexander consentì a Freyberg, di trasferire l'8ª Armata nel settore di Cassino per l'offensiva finale.
Il 24 marzo già si era all'opera per predisporre una nuova offensiva. A tal fine furono distrutte tutte le vie di comunicazione e di rifornimento delle armate del feldmaresciallo Kesselring.

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Nota: le notizie sulla battaglia di Cassino sono in gran parte tratte dalla rivista dell'Istrid (Istituto Ricerche e Informazioni Difesa) e dal sito "Cassino - La seconda guerra mondiale"

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