Lo sbarco di Salerno
L'8 settembre, una poderosa forza
navale alleata puntava minacciosa verso il golfo salernitano. Salerno, quel giorno, era stata colpita
dall'ennesimo bombardamento. Da molte
settimane subiva continue incursioni aeree ed era ormai ridotta a un cumulo di rovine.
La gente bivaccava nelle gallerie e
nelle cantine, affamata e senza speranza. Ma
improvvisamente, alle 19,45, anche fra la popolazione di Salerno giunse la voce del
maresciallo Badoglio che annunciava l'armistizio. La
guerra era dunque finita? La gente pensò che
fosse così e usci dai rifugi. L'illusione durò
poco: la comparsa delle navi all'orizzonte spinse i salernitani a rintanarsi di nuovo.
A bordo delle 463 unità che erano
salpate dai porti dell'Algeria e della Sicilia i 100.000 soldati inglesi e i 70.000
americani che componevano il corpo da sbarco affidato al comando del generale americano
Mark Clark vivevano le ore di tensione che sempre precedono l'inizio delle operazioni.
Tutti a bordo, compresi gli ufficiali,
erano completamente all'oscuro di quanto era accaduto in quei giorni. Ignoravano che l'armistizio con l'Italia era stato
segretamente firmato il 3 settembre, e ignoravano che sarebbe stato reso pubblico entro
poche ore. Erano tutti convinti che lo sbarco
avrebbe incontrato la tenace resistenza degli italiani e dei tedeschi. Ma, improvvisamente, la tensione che regnava a
bordo venne infranta da una comunicazione radiofonica.
Alle 18,30, mentre loperazione "Avalanche è in
pieno svolgimento con i convogli alleati in vista di Salerno (da una settimana la costa
campana è sottoposta ad intensi attacchi in preparazione della invasione), da Algeri il
gen. Eisenhower comunica la notizia dellarmistizio intervenuto tra gli Alleati e gli
italiani. Ecco il testo del breve annuncio:"Qui è il gen. Eisenhower. Il governo
italiano si è arreso incondizionatamente a queste forze armate. Le ostilità tra le forze
armate delle Nazioni Unite e quelle dellItalia cessano allistante. Tutti gli
italiani che ci aiuteranno a cacciare il tedesco aggressore dal suolo italiano avranno
lassistenza e lappoggio delle nazioni alleate.
Un analogo annuncio viene fatto alla radio italiana alle 19,45 dal capo del governo
maresciallo Pietro Badoglio. Il messaggio al popolo italiano cosi' si conclude:
...Esse [le forze armate italiane] però reagiranno ad eventuali attacchi di
qualsiasi altra provenienza.
La notizia, del tutto inattesa,
provocò grandi manifestazioni di gioia. I
soldati esultanti ballavano sui ponti. La
guerra con l'Italia era finita! Nessuno
pensava più ai pericoli. Tutti erano
convinti che, invece di una battaglia, a Salerno ci sarebbe stata ad attenderli una folla
in festa.
Alle 3,30 di mattina del 9 settembre il gen.
Mark Clark diede il via alloperazione Avalanche.
La 1^ divisione aerotrasportata si impadronì di Taranto senza incontrare resistenza.
Intanto 55.000 uomini delle
truppe anglo-americane sbarcarono nel Golfo di Salerno, coperti da una forza navale che
disponeva complessivamente di 4 corazzate, 7 portaerei, 11 incrociatori e alcune decine di
caccia, oltre ad unità di scorta e minori. I soldati presero terra con relativa
facilità e senza contrasti, ma improvvisamente, con loro grande sorpresa, incontrarono la
reazione tedesca.
Nelle 48 ore seguite allo sbarco, gli
Alleati riuscirono a travolgere le difese germaniche e a spingersi verso l'interno. La resistenza tedesca era stata debole, il
generale Clark poteva essere soddisfatto. Il
suo ottimismo forse eccessivo riguardo allo
sbarco ora si rafforzava perché gli avvenimenti sembravano giustificarlo. Le navi potevano tranquillamente scaricare carri
armati e automezzi. I rinforzi riuscivano ad
affluire regolarmente sulla spiaggia.
Intanto l'artiglieria tedesca taceva e
la Luftwaffe sembrava essere scomparsa. Proseguendo
l'avanzata, gli Alleati occuparono l'aeroporto di Montecorvino e provvidero a riattivare
la pista. La battaglia sembrava ormai vinta. I tedeschi si ritiravano o si arrendevano. A tre giorni dallo sbarco gli Alleati controllavano una
testa di ponte lunga 100 chilometri e profonda 10. Ma
improvvisamente, la mattina dei 12 settembre, la situazione registrò un drammatico
mutamento: i tedeschi scatenarono il contrattacco. Truppe
fresche e bene armate attaccarono di sorpresa il settore Nord travolgendo i presidi dei
commando britannici. Poche ore dopo, la
controffensiva, condotta con estrema violenza, si estese a tutto l'arco del fronte. Le
truppe tedesche giunte di rinforzo erano le divisioni che Kesselring era stato costretto a
trattenere a Roma in vista di un secondo sbarco e per superare l'accanita, ma non
coordinata resistenza delle truppe italiane a Porta S. Paolo. Ora che si era assicurato il completo controllo della
capitale italiana, poteva scaraventarle contro le truppe alleate.
Sotto l'urto delle forze tedesche,
l'intero schieramento anglo-americano vacillò. La
ritirata fu generale. Molti reparti si sbandarono. Molti prigionieri vennero catturati. Posizioni strategiche importanti come Battipaglia
e Altavilla furono riconquistate. Durante questa
controffensiva i tedeschi si sentirono molto vicini alla vittoria. Intanto la situazione
si era fatta disperata. Il generale Clark
aveva ormai perduto il suo ottimismo,e insistette per l'invio di rinforzi. A questo punto, per contrastare l'avanzata tedesca
venne deciso l'impiego della divisione paracadutisti Airborne. Si trattava dei paracadutisti americani che
dovevano essere lanciati su Roma. Rimasti
inoperosi all'aeroporto di Licata, essi vennero ora lanciati nelle retrovie per colpire e
disorganizzare i movimenti del nemico. Ma neppure l'intervento dei paracadutisti modificò
la situazione: i tedeschi continuarono vittoriosamente l'avanzata e le loro avanguardie
giunsero in vista del mare.Fu a questo punto che il maresciallo Alexander, comandante in
capo delle forze alleate del Mediterraneo, decise di risolvere la drammatica situazione
ordinando l'intervento della squadra navale. Per
la prima volta la marina venne impegnata in una battaglia campale. Il 14 settembre una
potente squadra da battaglia lasciò Malta diretta verso Salerno. Ne facevano parte anche le corazzate Warspite, Valiant, Nelson e Rodneu armate con
cannoni da 381 mm. Contemporaneamente, stormi
di bombardieri pesanti furono lanciati sulla costa salernitana a seminare rovina e
distruzione nelle retrovie tedesche.
Questo attacco segnò l'inizio della
controffensiva alleata. I danni furono
enormi. Anche per la popolazione civile che
da una settimana si trovava costretta a vivere in prima linea. Ma ai fini della battaglia fu soprattutto decisivo
il bombardamento navale. Spingendosi quasi al
limitare della costa, le navi assolsero il compito che normalmente compete alle
artiglierie. Il loro tiro era estremamente preciso. Le
loro bordate distrussero ora postazioni tedesche, ora interi centri di abitazioni civili. Una vera valanga di fuoco si abbatté sul
Salernitano. Grazie a un nuovo sistema di
segnalazione, le truppe alleate potevano chiedere direttamente l'appoggio dell'artiglieria
navale come se si trattasse di batterie terrestri. Le
postazioni tedesche vennero centrate a una a una.
Due giorni dopo, il 16, Kesselring
ordinò alle sue truppe di ritirarsi verso nord «per sottrarsi all'efficace bombardamento
da parte delle navi da guerra». Per gli
anglo-americani la via di Napoli era aperta. «Se a Salerno» commenterà Alexander a
operazione conclusa «la marina e l'esercito non avessero potuto disporre della
superiorità, lo sbarco sarebbe fallito.» Avalanche fu dal punto di vista militare un
successo, anche se politicamente e strategicamente non raggiunse gli obiettivi che erano
stati prefissati, ossia l'immediata liberazione di Napoli e la rapida avanzata su Roma. Per liberare Roma occorrerà aspettare circa nove
mesi e per percorrere i 54 km che dividono Salerno da Napoli gli Alleati impiegheranno
ventidue giorni.
La Battaglia sul Volturno
(ottobre 1943)
Nota: gran parte delle notizie sullo sbarco di Salerno
sono tratte dal sito (www.istrid.difesa.it)
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