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La battaglia di El Alamein
La seconda battaglia (23 ottobre-4 novembre 1942)
Al km 120 della Litoranea Alessandria d'Egitto-Marsa Matruh si fronteggiarono due
eserciti e due strateghi geniali: Rommel, comandante dell'Afrika Korps e Montgomery,
comandante dell'8° Armata britannica.
L'evidente sproporzione delle forze in campo, a favore degli inglesi (l'Ottava Armata
britannica contava 220mila uomini, contro i 96mila dell'Afrika Korps italo-tedesco), era
aggravata dalla mancanza di rifornimenti e dal fatto che i trasporti marittimi diretti in
Libia erano implacabilmente silurati dagli inglesi.
Dal nord verso sud lo schieramento
dell'Asse (italo-tedesco) era il seguente: a nord le divisioni di fanteria
"Trento", "Bologna" e "Brescia". All'estremità sud, la
divisione paracadutisti "Folgore", appena giunta in Africa settentrionale. Alle
spalle della "Folgore", la divisione "Pavia". In prima linea, a
sostegno delle forze italiane, la 164ma divisione tedesca e la brigata paracadutisti del
generale Ramcke. Le unità di manovra, tenute in seconda schiera, erano a nord la
divisione corazzata "Littorio" e la 15ma Panzerdivision, e a sud la divisione
corazzata "Ariete" e la 21ma Panzerdivision. Di riserva, la divisione
"Trieste" e la 90ma divisione tedesca.
Ecco invece lo schieramento adottato da Montgomery. A nord, il 30mo Corpo d'Armata, a sud
il 13mo e, alle loro spalle, il reparto meglio addestrato e meglio armato, ossia il 10mo
Corpo d'Armata corazzato. Nel 30mo Corpo figuravano le divisioni indiana, neozelandese,
australiana e sudafricana; nel 13mo, oltre a due divisioni inglesi, due brigate francesi e
una brigata greca.
Il generale Montgomery aveva quindi a sua immediata disposizione tre divisioni
corazzate e lequivalente di sette divisioni di fanteria. Il concentramento di forze
così ingenti richiese molte misure ingegnose di occultamento e molte precauzioni.
Il piano di Montgomery consiste nell'attaccare il centro
del settore nord, dov'erano schierate la "Trento" e la 164ma divisione tedesca,
tentando di sfondare nel tratto tenuto dagli italiani, ritenuti più deboli e peggio
armati dei loro camerati germanici. Ciò fatto, aprire due corridoi nei campi minati,
attraverso i quali far passare i mezzi corazzati che dovevano eliminare i panzer nemici. I
carri avrebbero protetto l'avanzata della fanteria e avrebbero spazzato via i reparti
dell'Asse di prima linea. In un secondo tempo era prevista la distruzione delle truppe
italo-tedesche di copertura. Infine dovevano essere eliminate le riserve.
Il piano di Montgomery è una finta a sud poi attacco in forze a
nord. Nei giorni precedenti nel prepararsi, aveva mascherato e mimetizzato (addirittura
avvalendosi di uno sceneggiatore cinematografico - Barkas- e di un illusionista -
Maskelyne-) un fortissimo concentramento a nord (86 battaglioni di fanteria 150.000
uomini, alcune migliaia di automezzi, 3247 cannoni, migliaia di tonnellate di
rifornimenti, 1350 carri armati. 1200 aerei) mentre ha predisposto un altro contingente di
molto inferiore e disordinatamente a sud, che ha tratto in inganno Rommel prima di
partire; più che convinto che gli inglesi con le forze che disponevano a sud non potevano
non prima di novembre scatenare un offensiva. Soprattutto, fu
necessario per la Gran Bretagna impedire allaviazione nemica di rendersi conto
perfettamente dellimponenza dei preparativi. Tale sforzo fu coronato da un completo
successo così che lattacco costituì per il nemico una vera sorpresa.
Assente Rommel (ricoverato in Germania alla fine di settembre), la battaglia comincia alle
21.40 precise del 23 ottobre 1942, in una notte di luna piena, quando i mille cannoni di
Montgomery aprono il fuoco simultaneamente lungo il fronte, concentrando il tiro sulle
postazioni di artiglieria sulle truppe dell'Asse per una ventina di minuti; il tiro
è quindi diretto contro le posizioni occupate dalla fanteria.
Alle 22 scatta l'azione delle fanterie. La prima fase, quella dell'urto, va dalla notte
del 23 fino al 26 ottobre. Sotto la protezione del fuoco delle artiglierie, resa più
efficace dai bombardamenti aerei, avanzano il XXX e il XIII corpo darmata, comandati
rispettivamente dai generali Leese e Horrocks, che attaccano su un fronte di quattro
divisioni; lintero XXX corpo cerca di aprirsi due varchi attraverso le linee
fortificate nemiche.
Dietro di esso seguono le due divisioni corazzate del X corpo darmata (generale
Lumsden) per sfruttare leventuale successo.
Notevoli progressi sono compiuti sotto la protezione di un fuoco imponente;
allalba sono state create nello schieramento nemico profonde sacche. Tuttavia, sino
a quel momento nessuna breccia è stata aperta nel profondo sistema di campi minati e di
sistemazioni difensive dei tedeschi. La
resistenza dei tedeschi e degli italiani è accanita, superiore al previsto. Tuttavia,
all'alba del 24 ottobre il 30mo Corpo d'armata britannico ha raggiunto gli obiettivi che
gli sono stati assegnati, ma le sue fanterie sono stanche e provate e non possono
contribuire ad assicurare il passaggio dei carri armati nel varco aperto nel settore nord.
Intanto il generale tedesco Stumme, che sostituisce Rommel, 24 ore dopo
linizio della battaglia muore -secondo alcune fonti- di aploplessia, con un un colpo
di rivoltella alla tempia, secondo altri.
Nelle primissime ore del giorno 25 Montgomery tiene rapporto ai comandanti di grado
più elevato, dando ordine di spingere di nuovo allattacco prima dellalba le
forze corazzate, in conformità alle sue istruzioni iniziali. Effettivamente, durante la
giornata altro terreno è guadagnato dopo aspri combattimenti; laltura chiamata
Kidney Ridge diviene teatro duna battaglia furiosa con le divisioni corazzate
nemiche, la 15a tedesca e lAriete italiana, che lanciano una serie di
violenti contrattacchi.
Su richiesta di Hitler, Rommel lascia lospedale e riprende il comando nel tardo
pomeriggio del giorno 25. Aspri combattimenti si svolgono per tutto il 26 lungo la
profonda sacca aperta sino a quel momento nelle linee nemiche, e soprattutto ancora nella
zona di Kidney Ridge. L'aviazione tedesca, che nei due giorni precedenti è rimasta
inoperosa, lancia ora lultima sfida alla superiorità aerea inglese. Ci sono
parecchi scontri, che si risolvono per la maggior parte a favore di Montgomery.
Gli sforzi del XIII corpo darmata ritardano, ma non riescono a impedire, il
trasferimento delle unità corazzate tedesche verso quello che ormai Rommel sa essere il
settore decisivo della battaglia. Questo movimento è tuttavia duramente ostacolato dalla
RAF. Durante tutto il 27 e il 28 ottobre infuria una violenta battaglia per laltura
di Kidney, scatenata ripetutamente dalla 15a e dalla 21 a divisione corazzata tedesche,
che sono appena arrivate dal settore sud.
L'avanzata inglese riprende
il 28 nei corridoi, sotto il fuoco rapido e micidiale dei cannoni anticarro tedeschi. I
carri armati inglesi posti fuori combattimento si contano già a decine. E' il momento
culminante. Il 28 sera i carri inglesi distrutti sono circa trecento. La 1ma divisione
corazzata inglese, al di là del corridoio, rischia a un certo punto di venire attaccata e
respinta dalla 21ma divisione Panzer tedesca. Allora Montgomery spinge verso nord la 7ma
divisione corazzata e ordina alla 9 divisione australiana di colpire anch'essa a nord. La
situazione non si presenta certo brillante. Il comandante dell'Ottava armata pensava di
sfondare in un arco di tempo di una decina di ore e invece i suoi calcoli si stanno
rivelando sbagliati.
A questo punto Montgomery da' le disposizioni per effettuare lo sfondamento decisivo
(operazione "Supercharge", ovvero colpo d'ariete). Ecco come si svolse
loperazione, secondo le parole di Alexander: «La notte del 28 e poi nuovamente il
30 ottobre gli australiani attaccarono verso nord in direzione della costa riuscendo
finalmente a isolare quattro battaglioni tedeschi rimasti sul posto. Il nemico sembrava
fermamente convinto che intendessimo attaccare lungo la strada e la linea ferroviaria e
reagì alla nostra puntata con estrema energia. Rommel spostò la 2^ divisione corazzata
dalla sua posizione a ovest del nostro saliente vi aggiunse la 90^ divisione leggera che
sorvegliava il fianco nord dello stesso saliente e lanciò le due unità in furiosi
attacchi per disimpegnare le truppe accerchiate. Il posto lasciato libero dalla 2^
divisione corazzata fece avanzare la divisione "Trieste" che era la sua ultima
unità di riserva non ancora impiegata. Mentre Rommel era così duramente impegnato e dava
fondo alle ultime formazioni fresche che gli rimanevano nel tentativo di disimpegnare un
solo reggimento noi fummo in grado di completare senza essere disturbati la
riorganizzazione delle nostre forze per loperazione Supercharge. La
magnifica puntata degli australiani, attuata con una serie ininterrotta di aspri
combattimenti, aveva volto a favore degli inglesi le sorti di tutta la battaglia.
Alluna antimeridiana del 2 novembre loperazione Supercharge
aveva inizio. Protette da un fuoco di sbarramento di 300 pezzi dartiglieria, le
brigate britanniche aggregate alla divisione neozelandese sfondarono il sistema di difesa
nemico e la IX brigata corazzata britannica si lanciò in avanti. Esse urtarono tuttavia
in una nuova linea di difesa, forte di numerose postazioni anticarro, lungo la pista di Ei
Rahman. Ne risultò un lungo combattimento che costò gravi perdite alla brigata; il
corridoio alle sue spalle fu però tenuto aperto e la la divisione corazzata britannica
poté avanzare lungo di esso".
La sera del 2 novembre secondo le stesse fonti tedesche, le divisioni corazzate
germaniche, che hanno iniziato la battaglia con 240 carri efficienti, ne allineano
soltanto 38. Bisognerebbe ripiegare subito, ma il 3 novembre gli arriva un perentorio
ordine di Hitler, con il quale si impone all'Afrika Korps di farsi uccidere sul posto
piuttosto di indietreggiare di un metro. Così Rommel manda a tutti i reparti l'ordine di
resistere a ogni costo, e rifiuta di accettare le implorazioni dei suoi generali,
impegnati a dimostrargli l'assurdità di una condotta del genere.
Nelle prime ore del giorno 4, la V brigata indiana scatena un fulmineo attacco a otto
chilometri a sud di Tel el-Aggagir, che ha pieno successo. Montgomery è in piena avanzata
e ha aggirato ormai lo sbarramento anticarro italo-tedesco. Il generale tedesco von Thoma,
in prima linea, si consegna agli inglesi: non si è più sentito di condividere il
massacro imposto da Hitler ai suoi uomini. Alle 15.30 giunge a Rommel un messaggio: la
divisione italiana "Ariete" non esiste più, si è immolata per tenere le
posizioni. Gli inglesi hanno aperto una breccia ampia venti chilometri. Alle 8 di sera,
quando apprende che la brigata corazzata britannica è già arrivata alla litoranea, Erwin
Rommel decide l'unica soluzione possibile: la ritirata.
Gli ultimi a cedere
ad El Alamein sono i paracadutisti della "Folgore", abbarbicati al terreno a
sud, ai margini della depressione di El Qattara. Hanno di fronte quel 13mo Corpo d'armata
che, secondo la versione inglese, deve impegnarsi soltanto per dar vita a un falso scopo,
mentre in realtà è costretto a combattere una delle più dure e logoranti battaglie
locali di sfondamento dell'intero fronte. Quelli della Folgore resistono per tredici
giorni senza cedere un metro.
Sono partiti dall'Italia in cinquemila, sono rimasti, tra ufficiali e truppa, in
trecentoquattro. Alla resa, hanno l'onore delle armi e il nome della loro divisione resta
da allora leggendario.
La BBC inglese a battaglia conclusa, l'11 novembre così commenta: "I resti della
divisione Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane".
La battaglia è ormai vinta per gli inglesi e la via è aperta ai loro
carri armati per inseguire il nemico attraverso il deserto ormai sgombro di ostacoli.
Rommel si trova ormai in piena ritirata, ma vi sono mezzi di trasporto e carburante
sufficienti soltanto per una parte delle sue truppe e i tedeschi si arrogano la precedenza
nelluso degli automezzi. Parecchie migliaia di uomini appartenenti alle sei
divisioni italiane sono così abbandonate in pieno deserto con poca acqua e poco cibo, e
senzaltra prospettiva che quella di essere circondati e spediti nei campi di
concentramento. Il campo di battaglia è seminato di carri armati distrutti o
inutilizzabili, di cannoni e di automezzi abbandonati. Laviazione tedesca ha
rinunciato alla disperata impresa di contrastare la superiorità aerea della RAF,così che
l' aviazione inglese operava pressoché indisturbata, attaccando senza tregua con tutte le
sue forze le lunghe colonne di uomini e di automezzi che fuggono verso ovest. La ritirata
sarà un altro capolavoro del feldmaresciallo, perché nonostante la sconfitta subita
Montgomery non riuscirà ad accerchiarlo e a distruggere definitivamente l'Afrika Korps.
Tuttavia, al termine della battaglia quattro divisioni germaniche e otto italiane hanno
cessato di esistere come unità combattenti. Gli inglesi hanno catturato 30.000
prigionieri con enormi quantità di materiale dogni genere.
Comincia qui l'odissea dei 70mila superstiti della battaglia di El
Alamein: 3.400 chilometri nel deserto, invano inseguiti dal nemico fino alla Tunisia.
Bilancio
La battaglia di El Alamein
provocò la morte di 13.500 inglesi, di 17mila italiani e di 9mila tedeschi. Fu una delle
battaglie più decisive della seconda guerra mondiale, perché mise fine alla minaccia
italo-tedesca sul Canale di Suez, consentì il dominio assoluto del Mediterraneo agli
inglesi, cancellò dallo scacchiere un intero fronte e, in prospettiva, aprì la strada al
secondo fronte, ossia allo sbarco in Sicilia destinato a riportare gli alleati in Europa.
Approfondimenti:
La
battaglia di El Alamein La Guerra del deserto dal 1940
al 1942; la prima e la seconda battaglia di El Alamein, armamenti, protagonisti e
conseguenze, bibliografia e link
El
Alamein Testimonianze, albo d'oro, documenti, la biografia di Paolo Caccia
Dominioni (dal sito bunker afrikano)
Diario di Rommel (1939-1943) Dal sito cronologia.it
El Alamein Dal sito secondaguerramondiale
Battaglia
di El Alamein Dal sito cronologia.it
El Alamein dal cinema alla realtà di Ilio Muraca, in
Patria Indipendente, n. 1, 19 gennaio 2003
L'opinione: El Alamein e Grecia,
un peso e due misure di Mark Brown
El Alamein, ricordare è
necessario per riconciliare L'opinione dello storico Mario Isnenghi
Tragico destino. Lassassinio di Alberto Bechi Luserna,
di Gualtiero Alberghini, in "Patria", n. 8, 29 settembre 2002
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