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Le conseguenze del conflitto mondiale e la "guerra
fredda"
a cura di Claudio Li Gotti
Le conseguenze della seconda guerra mondiale in termini di bilancio delle perdite umane
furono ancora più disastrose rispetto alla guerra del 14-18; le vittime delle
barbarie ammontarono a circa quaranta milioni di individui e furono assai più
numerose tra i civili che tra i militari. Questo fu il risultato soprattutto dei
bombardamenti a tappeto su vaste aree abitate (basti pensare a Coventry nel 40 o
Dresda nel 45, che furono totalmente distrutte), indipendentemente
dallesistenza di impianti bellici o punti miltari strategici; anche limpiego
delle due bombe atomiche, deciso dagli americani in Giappone (che rasero al suolo le due
città di Hiroscima e Nagasaki, causando più di centocinquantamila morti), servì a
delineare il quadro di una "guerra totale" senza precedenti. Senza dimenticarci
del genocidio degli ebrei messo in atto dalla follia nazista, la cifra di sei
milioni di uomini, donne e bambini sterminati dai tedeschi nella loro "soluzione
finale" che rimane un simbolo dellorrore di questo conflitto.
La guerra oltre a provocare immani distruzioni (soprattutto nei paesi
europei), ebbe profonde ripercussioni anche sul sistema internazionale. Uno degli effetti
più importanti dei negoziati di pace fu infatti quello di stabilire il ruolo egemone
degli USA nel nuovo ordine politico ed economico in campo internazionale, davanti alle
rovine dellEuropa. Nel febbraio del 1945 alla Conferenza di Yalta, in Crimea,
si incontrarono i tre "grandi" W. Churchill, F.D. Roosevelt e J.V.
Stalin i quali stabilirono la suddivisione dellEuropa in due sfere
dinfluenza: lOccidente agli anglo-americani, lOriente allURSS, che
si era affermata come la potenza militare antagonista agli Stati Uniti e nuova minaccia
per il mondo occidentale. Infatti nellEst europeo, sotto la guida dellUnione
Sovietica, si andavano affermando i vari regimi comunisti (in Romania, Bulgaria,
Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia) che avrebbero costituito insieme allURSS
unorganizzazione di mutua assistenza economica, il Comecon (1949) e poi una
vera e propria alleanza militare, con il Patto di Varsavia (1955). Dallaltro
lato, i principali paesi dellEuropa occidentale (tra cui lItalia) avrebbero
iniziato il loro cammino verso lintegrazione europea e, sotto la guida degli Stati
Uniti, si unirono in unalleanza militare, la NATO (North Atlantic Treaty
Organization, 1949) che avrebbe dovuto scongiurare il pericolo comunista con una difesa
reciproca. Sempre nello stesso anno, in una Germania occupata dalle forze vittoriose,
nascevano la Repubblica Federale Tedesca, in mano agli Alleati, e la Repubblica
Democratica Tedesca, nella zona sovietica. Praticamente la seconda guerra mondiale aveva
diviso il continente in due, come disse Churchill, una "cortina di ferro"
separava lEuropa dellEst da quella dellOvest. Di qui la formazione di
due blocchi contrapposti, Est ed Ovest appunto, intorno ai quali si polarizzerà il
sistema delle relazioni internazionali nel secondo dopoguerra (e fino al crollo dei regimi
comunisti, alla fine degli anni 80): il cosiddetto sistema della "guerra
fredda".
Se sul piano militare vi fu un equilibrio tra le due superpotenze (USA
ed URSS), entrambe in possesso di numerose testate nucleari (tantè vero che si
parlò di un "equilibrio del terrore nucleare") e sul piano politico
entrambe ebbero lo stesso ruolo allinterno dellONU (come membri del
Consiglio di Sicurezza, in possesso del diritto di veto, assieme a Francia, Gran Bretagna
e Cina), in campo economico gli Stati Uniti non ebbero rivali ed assunsero il ruolo di
leader dellordine economico mondiale, come tra laltro era stato stabilito
dagli accordi di Bretton Woods (luglio 1944). La conferenza di Bretton Woods, alla
quale parteciparono 44 paesi, fu voluta dal presidente americano Roosevelt allo scopo di
ristabilire un certo ordine nel sistema economico internazionale. Venne così sancita una
forte prevalenza degli Stati Uniti attraverso il passaggio al Gold Exchange Standard,
cioè ad un sistema monetario dove la convertibilità dei biglietti non sarebbe avvenuta
più in oro ma bensì contro dollari; quindi, il dollaro statunitense veniva posto al
centro del sistema degli scambi come unica moneta con la quale effettuare i pagamenti
internazionali. Al fine di incoraggiare la cooperazione monetaria ed aiutare i paesi più
colpiti dagli eventi bellici nella loro ricostruzione, vennero create, sempre nello stesso
anno, due importanti istituzioni: il Fondo Monetario Internazionale e la Banca
Mondiale, entrambe con sede a Washington e dominate dagli USA. A completare
lopera di costruzione del nuovo ordine internazionale, nel 1947 venne istituito il GATT
(più tardi confluito nella WTO, lorganizzazione mondiale del commercio), un
accordo generale sulle tariffe commerciali al fine di liberalizzare gli scambi
multilaterali e ridurre progressivamente le barriere doganali.
Il Piano Marshall, operativo dallaprile del 1948, fu una
conferma dellavvenuta presa di coscienza da parte degli americani della loro
leadership mondiale. Lallora Segretario di Stato americano George C. Marshall
aveva posto dinanzi al Congresso lo stato di estremo disagio in cui versavano le economie
dei paesi europei; così, forti della loro posizione, gli USA finirono per adottare
lEuropean Recovery Program (ERP), il cui scopo era quello di aiutare la
ricostruzione delle disastrate economie europee. In breve furono erogati miliardi di
dollari a favore soprattutto dei principali alleati occidentali (Francia e Gran Bretagna),
mentre alla Germania, il paese uscito più distrutto dalla guerra, andò solo una piccola
parte. Anche lItalia beneficiò degli aiuti americani nel suo processo di
ricostruzione politica ed economica post-fascista. I fondi stanziati dallERP
permisero di raggiungere il pareggio del bilancio statale e la stabilità monetaria oltre
che un risveglio dellattività produttiva; questi saranno i punti chiave che
porteranno, negli anni 50, al cosiddetto "miracolo economico"
dellItalia, cioè allo straordinario sviluppo delleconomia italiania i cui
ritmi di crescita saranno tra i più alti del mondo (secondi solo alla Germania Federale).
In realtà, gli aiuti scaturiti dal piano Marshall furono dettati più
da ragioni strategiche che economiche; gli americani miravano infatti a portare dalla loro
parte tutti i paesi dellEuropa occidentale allo scopo di arrestare lavanzata
comunista. Di qui la decisione di assisterli economicamente e di garantire loro la
protezione militare contro un eventuale attacco sovietico. Secondo molti studiosi, fu
proprio il piano Marshall a dare avvio alla guerra fredda. Però è giusto ricordare che
gli aiuti americani contribuirono a risollevare le economie dei paesi delloccidente
europeo e, indirettamente, favorirono ladozione di scelte di cooperazione tra questi
paesi (in primo luogo Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda) che
porteranno a quella integrazione economica, monetaria ed anche politica tuttora in
corso.
La guerra fredda e l'equilibrio del terrore
Nellimmediato dopoguerra gli Stati Uniti dAmerica
sassunsero il compito di guidare la ricostruzione del sistema economico
internazionale, dinanzi al declino delle potenze europee. Sul piano politico-militare il
ruolo egemonico statunitense fu però insidiato dallUnione Sovietica, nascente
potenza che fondava la sua rivalità nel conflitto ideologico tra capitalismo (americano)
e comunismo e che godeva di una forte capacità di destabilizzazione politica in Europa.
Infatti, sotto la guida sovietica, in quasi tutti i paesi dellEst europeo si andò
affermando lideologia politica comunista che rappresentava una vera e propria
minaccia agli occhi del mondo occidentale. Gli americani risposero in un primo momento con
la cosiddetta "strategia del contenimento" (containment); il 12 marzo
1947 il presidente degli USA Harry Truman enunciò dinanzi al Congresso
americano la sua "dottrina", che consisteva in una serie di aiuti economici (con
lEuropean Recovery Program, meglio noto come Piano Marshall) e
militari alle nazioni europee che sarebbero passate quindi sotto la protezione degli USA.
Lo scopo era di creare un fronte compatto dinanzi alla minaccia dellavanzata
comunista e, allinterno dei paesi che ricadevano nel nascente blocco americano, i
partiti di sinistra furono allontanati dalle coalizioni governative; in Italia, ad
esempio, le elezioni politiche del 1948 segnarono il trionfo della Democrazia Cristiana e
il definitivo allontanamento dei comunisti e socialisti dallarea di governo.
Ecco quindi come il sistema delle relazioni internazionali del secondo
dopoguerra si andava polarizzando su due blocchi contrapposti di stati, quello sovietico
dellEst e quello americano dellOvest, che divideranno lEuropa in due
parti. In seguito, questo sistema della "guerra fredda" (termine che fu
utilizzato per la prima volta dal giornalista americano Walter Lippmann) si estenderà
anche fuori dellEuropa, dando vita a due "mondi" ideologicamente
contrastanti: quello comunista guidato dallURSS e quello capitalista e democratico
guidato dagli USA. Da qui anche la nascita del "Terzo Mondo", termine che
inizialmente fu identificato con il movimento degli
Stati "non allineati" rispetto ai blocchi raccolti intorno agli USA e
all'URSS; in gran parte si trattava di nuovi paesi usciti dal processo di
decolonizzazione, ma non mancarono grandi Stati che si rifiutarono di entrare
nellorbita americana o sovietica (ad esempio lIndia, la Cina e la Iugoslavia).
Sino alla fine degli anni quaranta gli americani, essendo gli unici in
possesso di testate nucleari, riuscirono a mantenere una condizione di superiorità
strategica sulla quale fondarono la cosiddetta "dottrina della rappresaglia
massiccia", la quale doveva bloccare ogni tentativo di aggressione nei loro
confronti (o nei confronti degli Stati occidentali) con la minaccia nucleare. Ma, quando
nellagosto del 1949 lURSS fece esplodere la sua prima bomba atomica, la
preponderanza militare americana venne meno ed in breve tempo i sovietici riuscirono a
dotarsi di armi nucleari tali da competere come antagonisti degli Stati Uniti, almeno in
campo militare. Il successo in Cina della rivoluzione comunista guidata da Mao Zedong e
l'immediata alleanza di quest'ultimo con Stalin fece rientrare anche l'Estremo Oriente
nella scena dello scontro bipolare. Iniziò così una fase di militarizzazione massiccia
della guerra fredda, caratterizzata da una continua corsa al riarmo nucleare da parte
delle due superpotenze.
La parità in campo nucleare poneva la rivalità sovietico-americana in
una condizione strategica del tutto nuova nella storia delle relazioni internazionali,
quella del cosiddetto "equilibrio del terrore", fondato sulla
consapevolezza che una guerra diretta tra le due superpotenze avrebbe causato la
distruzione di entrambe e del mondo intero. Questo equilibrio del terrore rappresentò
dunque una sorta di deterrenza reciproca che avrebbe dissuaso i due rivali
dallimpiego delle loro terribili armi di distruzione di massa; quella
dellesclusione dello scontro militare diretto tra le due superpotenze fu una vera e
propria regola del "gioco" bipolare durante la guerra fredda. Soltanto una volta
il mondo rischiò di precipitare in una guerra nucleare. Accadde nel 1962, lanno
della famosa crisi dei missili di Cuba, dovuta al fatto che i sovietici avevano
installato nellisola (grazie allappoggio del leader cubano Fidel Castro) dei
missili capaci di bombardare gli Stati Uniti e spinsero il presidente americano John F.
Kennedy ad imporre un blocco navale intorno a Cuba per una probabile invasione
dellisola; linvasione avrebbe potuto scatenare una guerra nucleare e il leader
sovietico Chruscev, conscio di ciò, accettò di ritirare i missili in cambio
dellimpegno americano a non invadere Cuba.
Agli inizi degli anni settanta le due superpotenze inaugurarono una
collaborazione che portava un periodo di distensione e di maggiore stabilità mondiale,
soprattutto attraverso gli accordi di Helsinki del 1975 che sancivano il
riconoscimento dellEuropa divisa, allentando la rivalità tra americani e sovietici.
In occasione degli accordi SALT-I e SALT-II del 1972 e 1979 gli USA e l'URSS concordarono
una riduzione degli armamenti. Negli anni 80 toccò al giovane leader sovietico
Michail Gorbacev di riprendere il dialogo distensivo con gli USA, lanciando una richiesta
di pace e di alleggerimento delle risorse militari che venne raccolta dal presidente
Ronald Reagan.
La fine del bipolarismo e della guerra fredda giunse tra il 1989 e il
1991, con il crollo dei regimi comunisti dellEst europeo e la dissoluzione
dellUnione Sovietica.
documentazione:
AA.VV., Guerra fredda in Storia del mondo
contemporaneo, vol. V, Mondatori 1972
AA.VV., Storia contemporanea, Donzelli 1997
AA.VV., Storia delleconomia mondiale, Monduzzi
1996
Attinà, F. Il sistema politico globale, Laterza
1999
Romero, F. Guerra fredda e decolonizzazione in
Storia Contemporanea, Donzelli 1997
approfondimenti:
Conferenza di Yalta (1945)
Guerra
fredda e nascita della cortina di ferro (1946)
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