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La cortina di ferro

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Truman e Stalin
Il discorso tenuto a Fulton, negli Stati Uniti, il 15 marzo 1946, da Winston Churchill, fu reso celebre dall'espressione - usata allora per la prima volta - 'sipario di ferro'. Da Stettino sul Baltico a Trieste sull'Adriatico un nuovo plumbeo confine spaccava infatti l'Europa.
Era cominciata la guerra fredda: una condizione che non era né una vera guerra né una vera pace. Una particolare configurazione assunta dal sistema delle relazioni internazionali che vedeva il mondo diviso in due blocchi: quello orientale, egemonizzato dall'Urss, e quello occidentale, dominato dagli Stati Uniti.
Un anno dopo, il 12 marzo 1947, il presidente Harry Truman enunciò la strategia degli Stati Uniti, annunciando l'irreparabile frattura tra il mondo della libertà e il mondo del totalitarismo. Da allora, almeno fino alla morte di Stalin, il 5 marzo 1953, la guerra fredda sarebbe stata l'unica forma di relazione tra le due superpotenze.

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C'è superpotenza e superpotenza
C'è da dire però che proprio le due superpotenze certamente erano enormemente superiori agli altri paesi, ma erano tuttavia su un piede tuttaltro che di parità. Dopo la guerra infatti l'Urss, a differenza degli Stati Uniti, aveva avuto gravissimi problemi di ricostruzione interna; ed era inoltre inferiore sia militarmente che economicamente. Le sue entrate nazionali erano meno del 30% di quelle degli Stati Uniti, mentre le spese militari erano la metà di quelle sostenute dagli americani. All'Unione Sovietica restava solo una certa superiorità nelle armi convenzionali e in relazione all'esercito di terra.
L'emergenza di ricostruire un'economia semidistrutta fu affrontata con una massiccia intensificazione del lavoro collettivo, tenendo a un livello bassissimo i consumi, anche quelli alimentari, e concentrando tutte le risorse del paese nell'incremento dello sviluppo dell'industria pesante. Il quarto piano quinquennale, varato nel 1946, portò notevoli risultati nella produzione della ghisa, dell'acciaio, del carbone e del petrolio, senza riuscire però a rendere più accettabili le condizioni di vita della popolazione.
La politica di grande potenza privilegiava armamenti e industria pesante, con conseguenti gravissime difficoltà nell'agricoltura e nei rifornimenti alimentari.
Per conseguire i suoi obiettivi economici il regime sovietico aumentò anche la repressione interna, stroncando sul nascere ogni elemento di dissenso. Molti oppositori furono deportati nei campi di concentramento in Siberia e in altre regioni inospitali, impiegati come manodopera forzata. Il sipario di ferro non aveva solo un significato metaforico.

(scheda a cura di Giovanni De Luna, dal sito rai.it)

 

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