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La Resistenza in Europa
La Resistenza in Germania
La resistenza contro Hitler è tragica per vari motivi: è tragica perché ha costato
la vita a decine di migliaia di persone ( i tedeschi rinchiusi nelle carceri e nei Lager
sono oltre 800.000; ben 350.000 sono quelli morti nei lager, nelle prigioni, fucilati,
impiccati o uccisi dalla mannaia del boia). È tragica perché è sempre rimasta una
resistenza di persone o di gruppi isolati che agivano indipendentemente tra di loro e che
non avevano mai una base forte nella popolazione come per esempio la resistenza in
Francia, in Italia o in Iugoslavia. È tragica perché nonostante ciò mancò più di una
volta solo per un pelo il successo, cioè l'eliminazione di Hitler o un colpo di stato
contro di lui. Ed è tragica perché nonostante l'alto prezzo pagato in vite umane non
riuscì a togliere dal popolo tedesco l'immagine di un popolo ubbidiente che seguiva
"il Führer" in tutto, anche nelle bestialità più atroci.
L'ascesa al potere di Hitler
Il 1° febbraio, due giorni dopo la nomina di Hitler a cancelliere del Reich, vennero
aperti i primi quattro Lager (Breitenau, Neusustrum,
Stettin-Bredow e Boergemoor) custoditi allora dalle S.A. in quanto le SS a quel
tempo sono ancora un piccolo corpo, neanche diecimila componenti, tutto dedito a tutelare
la sicurezza del Fuehrer e degli altri gerarchi del nazismo. Durante il mese di febbraio verranno aperti altri campi
di concentramento dove saranno rinchiusi, come nei primi, membri del partito comunista, di
quello socialdemocratico, sindacalisti ed altri avversari politici. Il 4 febbraio vennero
soppressi 14 quotidiani locali comunisti; il 12 febbraio l'organo ufficiale del
partito," Die Rote Fahne" viene sospeso per due settimane; il 27 febbraio nel
suo ultimo numero legale lancia un appello a tutti i lavoratori in vista delle elezioni
che si terranno il 5 marzo e denuncia l'occupazione da parte della polizia della sede
centrale del partito comunista. Il 27 febbraio venne
incendiato il Reichstag, il palazzo del Parlamento, che Hitler aveva più volte definito "la baracca dei
chiaccheroni" e che aveva dichiarato di voler eliminare.
L'indomani, il 28 febbraio, venne emanata una legge "per la protezione del popolo
e dello Stato" che comportava l'abolizione della libertà di stampa, di riunione, di
associazione, l'abolizione della libertà di domicilio, della segretezza epistolare;
stabiliva inoltre limitazioni al diritto di proprietà e per certi reati ripristinava la
pena di morte; nel contempo per giustificare questa legge si tentava di addossare ai
comunisti l'incendio del Reichstag. Fra il 27 febbraio ed il 5 marzo, giorno delle
elezioni generali, vennero incarcerati migliaia di funzionari dei partiti della sinistra
(anche il segretario del partito comunista Thaelmann) capi delle organizzazioni sindacali, intellettuali
antinazisti e semplici appartenenti alla Kampfbund. La polizia le S.A. e gli Elmi
d'Acciaio ammassavano questi prigionieri nelle carceri, nelle cantine delle loro caserme
dove venivano bastonati e torturati prima di essere inviati nei Lager. Il 5 marzo ebbero
luogo le elezioni. La campagna elettorale fu teatro di una violenza indescrivibile; decine
di militanti della sinistra furono prelevati nelle loro abitazioni e tenuti in ostaggio
sino a seggi elettorali chiusi. Vennero vietati i comizi della sinistra e molte sue
manifestazioni, se tentate, vennero disperse dalle formazioni paramilitari dei nazisti; la stampa comunista non potè fare alcuna
comparizione per tutta la durata della campagna elettorale. I due partiti operai, nonostante fossero stati
decapitati, senza l'aiuto della stampa e con gran parte dei loro aderenti incarcerati e soggetti a violenze continue, riuscirono ad ottenere circa il 30% dei voti ed oltre
200 seggi nel nuovo Parlamento. Nella città di Berlino ottennero il 53% dei voti contro
il 31% di quelli andati alla lista nazista;
Il 22 marzo, il parlamento uscito dalle urne il 5 marzo, senza la presenza dei deputati
comunisti ( a quelli non ancora incarcerati o ricercati dalla polizia venne proibito di
mettere piede in parlamento ) e con la ferma opposizione dei socialdemocratici votò la legge che legittimava la dittatura nazista. La
legge approvata quel giorno decretava la fine dello Stato di diritto e di ogni garanzia
giuridica per la libertà dei cittadini e consentiva al governo di legiferare sia in
materia ordinaria che in materia costituzionale. In sostanza, da quel giorno, il
Parlamento non serviva più. La dittatura nazista alla fine di quei " maledetti 50
giorni era divenuta una realtà. Nel mese di aprile venne creata la Gestapo, la polizia
segreta che tanti lutti seminerà in Germania e, con lo scoppio della guerra e l'invasione
nazista, in tutta l'Europa.
Il 2 maggio vengono
arrestati dirigenti sindacali che si trovavano ancora in libertà e viene confiscato il
sostanzioso patrimonio dei sindacati socialdemocratici; il 3 maggio la stessa sorte
subiranno i sindacati cattolici. Tutto questo avviene mentre Hitler governa la Germania
con una coalizione di partiti ed al cui governo partecipa il partito nazista con tre soli
ministri!
I lavoratori sono allo sbando: sono venuti a mancare tutti i collegamenti tra i centri
operai e le città; si ritrovano senza possedere una sede e quindi hanno enormi
difficoltà per incontrarsi. Le birrerie, i caffè e gli altri locali che prima
frequentavano sono ora controllati dalla
polizia dalle SS e dalle S.A.. I soli punti
d'incontro, per quelli che lavorano, rimangono la fabbrica ed il mezzo di trasporto con
cui si recano al lavoro. Il partito socialdemocratico segue la sorte dei sindacati: viene
soppresso il 22 giugno, ma già il 10 maggio era stato sequestrato il suo intero
patrimonio. La classe operaia benchè si
trovi allo sbando non di perde d'animo: risponde alle violenze naziste come può, con
scioperi aziendali, con l'affissione di manifestini e la distribuzione di volantini e di
altro materiale illegale, con dimostrazioni a favore di lavoratori perseguitati, con forme
varie di protesta per licenziamenti di colleghi sgraditi al regime nazista. Nasce così la resistenza al nazismo, quella
resistenza che pagherà per questa sua
opposizione uno scotto terribile in vite
umane.
La
resistenza di comunisti e socialisti
Mentre altri partiti e strati della popolazione aspettavano o speravano
ancora in un illusorio "miglioramento" della situazione, socialisti e
soprattutto comunisti iniziarono subito dopo il 1933 ad organizzare la resistenza che,
rimanendo isolata, fu troncata da Hitler in pochi anni. Molti socialisti e comunisti
pagarono il loro eroismo con la vita, con torture o con arresti nei campi di
concentramento. La mancanza di base popolare come pure il rifiuto degli Alleati,
paralizzati dai sovietici, di aiutare, come nei paesi occupati, la resistenza tedesca o,
almeno, di considerare i suoi esponenti come interlocutori fa sì che le
organizzazioni clandestine vennero facilmente scoperte dalla Gestapo Geheime Staats
Polizei, la "polizia segreta di Stato" e dal SD Sicherheitsdienst,
"servizio di sicurezza", il controspionaggio. È il caso per esempio
del circolo socialista Neu Beginnen, "Nuovo Inizio", scoperto nel 1935;
del Sozialistische Front; del gruppo, animato da ex combattenti dei corpi franchi sia
nazionalisti che di sinistra e guidato da Josef "Beppo" Römer (1892-1944)
ne vengono processati 150 membri fra il 1942 e il 1943 ; del circolo di Hanna
Solf (1887-1954) vedova dellex ambasciatore tedesco a Tokio , scoperto
il 12 gennaio 1944; del gruppo comunista di Anton Saefkow arrestato il 4 luglio
1944 ; e, infine, con maggior spessore sia numerico che culturale, del Circolo di
Kreisau dal nome della tenuta slesiana dove si riuniva , dintonazione
cristiano-sociale, promosso dal conte Helmuth James von Moltke (1907-1945) e dal gesuita
Alfred Delp (1907-1945). Né riescono a creare difficoltà al regime le reti clandestine
del partito comunista tedesco, dalle quali promanava la famosa Rote Kapelle,
"Orchestra Rossa", creata nel 1936 dal tenente Harro Schulze-Boysen (1909-1942)
e dalleconomista
Arvid Harnack (1902-1942) e scoperta e distrutta nel 1939. Quando, dopo il 1936-37, i
democratici borghesi, i religiosi e, ancora più tardi, anche i militari si
"svegliarono" e capirono che Hitler faceva sul serio quello che aveva detto
pubblicamente da anni, la resistenza della classe operaia era già spezzata.
La resistenza delle chiese
Uno dei capitoli più tristi della resistenza contro Hitler è il comportamento delle
chiese, in particolare della chiesa cattolica che anche anche le ultime dichiarazioni del
Vaticano a proposito non possono far dimenticare. C'erano dei preti e dei vescovi
coraggiosi che criticarono il regime inumano di Hitler anche in pubblico, o aiutarono gli
ebrei, ma rimasero sempre eccezioni. Personaggi come il teologo protestante Dietrich
Bonhoeffer (assassinato dai nazisti) o il coraggioso vescovo cattolico Von
Galen sono degli esempi purtroppo non tipici per il comportamento dei cristiani e
della chiesa cattolica. Solo una comunità religiosa ha resistito fermamente fin
dall'inizio, i Testimoni di Geova: su 25.000 appartenenti di questa piccola
comunità furono arrestati 10.000, e più di 1.200 furono assassinati.
La resistenza di borghesi e nobili
Hans e Sophie Scholl
Dopo il 1938 sempre più persone dalla borghesia e anche dalla nobiltà, che all'inizio
erano d'accordo con Hitler, cominciarono a capire che il nazismo non si fermò di certo
con l'eliminazione di comunisti e socialisti, ma con essi furono spazzati via tutti gli
elementi di una convivenza civile basata sulla certezza del diritto. Ma borghesi e nobili
non fanno rivoluzioni e così la loro resistenza si limitò per lo più a circoli di
discussioni, manifesti e in alcuni casi anche azioni di volantinaggio. Tra i più attivi
erano i fratelli Hans e Sophie Scholl che nel '42 misero in piedi un gruppo
di resistenza chiamato La Rosa Bianca, insieme ad altri tre studenti e al
loro professore di filosofia. Ma i nazisti non fecero certo grandi distinzioni, anche chi
si limitava a scrivere manifesti o chi distribuiva volantini finiva in carcere e alla
fine, molto spesso, fu assassinato.
La resistenza dei militari
I militari erano gli ultimi a capire che Hitler non significava la rinascita, ma la
rovina della Germania. La fede che avevano giurato all'esercito, a Hitler e alla Germania
insieme all'odio verso il comunismo molto diffuso tra di loro, li fece esitare ed
aspettare per molto, troppo tempo. Inoltre, i primi, facili successi durante la Seconda
Guerra Mondiale scoraggiarono molti militari che si sentivano in opposizione a Hitler.
Solo dopo la svolta della guerra alcuni decisero di entrare in azione, ma troppo tardi e,
purtroppo, con poca fortuna.
Gli esiliati
Fin dall'inizio all'estero, Parigi, Praga, Vienna, Londra,
New York, l'emigrazione tedesca si organizza e preme sull'opinione pubblica di tutto il
mondo raccontando quasi giornalmente quello che avviene in Germania. Già nel 1933
l'emigrazione pubblica a Parigi un "libro bruno" che
racconta il terrore che imperversa in Germania e denuncia al mondo l'esistenza - oltre
alle numerose carceri speciali dove si
torturano e si uccidono gli oppositori - di ben 45 campi di concentramento la deportazione
di oltre 40.000 persone e l'arresto di 311 parlamentari ( dei quali 45 verranno assasinati
nel 1944 ) delle varie legislature, mentre 133 eletti al Reichstag il 5 marzo di
quell'anno sono stati costretti e riescono fortunosamente ad emigrare.
Nel 1934 esce a Praga un primo manifesto dei socialdemocratici emigrati che si fanno
promotori di una vigorosa campagna per ricostituire in Germania l'unita dei lavoratori
come condizione preliminare della lotta antinazista. Nel febbraio del 1936, 118 esponenti
dell'arte, della cultura della scienza e della politica tedesca guidati da Heinrich Mann (
fratello di Thomas), da Leon Feuchtwanger e da Ernst Toller, organizzano a Parigi una grandiosa manifestazione di solidarietà con le
vittime del nazismo e chiedono, raccogliendo
firme e dichiarazioni, la liberazione di Karl von Ossietzki, intellettuale pacifista,
premio Nobel per la pace che morirà più tardi in un Lager, di Karl Mierendorff
parlamentare socialdemocratico e di Ernst Thaelmann segretario del partito comunista. Il
manifesto di Parigi, attorno al quale si radunò la totalità dell'emigrazione tedesca,
mentre denunciava l'arbitrio, la violenza ed il terrore instaurato dal nazismo in Germania
e richiedeva che fossero ripristinati i diritti civili e la democrazia, auspicava la
solidarietà e l'unità fra i vari gruppi di opposizione e la cosituzione di un comitato
che preparasse le basi per quella che avrebbe dovuto essere in futuro una Germania libera
pacifica e democratica.
Nello stesso anno 5.000 tedeschi accorsero in Spagna in
difesa della Repubblica contro il colpo di stato del generale Franco: il battaglione
Thaelmann ed il battaglione Andrè ( un belga iscritto al partito comunista tedesco e
condannato a morte da un tribunale nazista ) si coprirono di gloria. Più di duemila
tedeschi morirono combattendo per la libertà della Spagna.
La resistenza al regime di Hitler non fu fatta solo dai politici,
ma si ribellarono - abbandonando il proprio Paese - anche molti intellettuali, artisti e
scienziati di grande spessore, profondamente legati alla propria patria. Thomas Mann in
testa a tutti, che da buon tedesco visse l'esilio come una profonda lacerazione,
necessaria però a riaffermare la supremazia della civiltà contro la
barbarienerocrociata. E non solo lui. Basti pensare a Marlene Dietrich, che, presa la
cittadinanza americana nel 1937, a più riprese rifiutò le offerte di Goebbels per farne
un'eroina della filmografia nazista. Durante la guerra l'"Angelo azzurro" difese
la causa alleata partecipando attivamente agli spettacoli di intrattenimento per le truppe
americane. Ma la lista degli esiliati volontari è lunghissima: Albert Einstein, Joseph
Schumpeter, Theodor Adorno, Ernst Cassirer, Karl Popper solo per citarne alcuni. Un esodo
che privò la Germania dei suoi intelletti migliori.
Cenni storici sulla Germania
(1923-1945)
La Resistenza tedesca e la Rosa
Bianca: Monaco 1942-43
Rosenstrasse, marzo 1943: la
Resistenza delle donne tedesche a Hitler contro le deportazioni degli ebrei
L'attentato ad Hitler (1944)
per approfondire:
La Resistenza tedesca Saggio di Alberto Berti
La resistenza tedesca
contro Hitler (dal
sito viaggioingermania)
La resistenza contro
Hitler (dal
sito prclongo)
La Resistenza tedesca al nazionalsocialismo (di Oscar
Sanguinetti)
La gioventú
tedesca contro Hitler. Un articolo di A. Mattanza, pubblicato sul n. 65 di Protagonisti.
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