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La solidarietà nazionale

(luglio 1976 - marzo 1979)

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Il governo di solidarietà nazionale

La campagna elettorale del giugno 1976 è dominata dal tema del probabile sorpasso dei comunisti ai danni della DC. Dopo il successo delle forze di sinistra nelle amministrative dell’anno prima, i democristiani issano nuovamente la bandiera dell’anticomunismo sviscerato, riproponendosi agli elettori come unico baluardo contro il "pericolo rosso". I socialisti, invece, continuano a presentarsi agli elettori nella duplice veste di alleati di governo del partito cattolico e al tempo stesso possibile alternativa proprio ai democristiani. Il PCI di Berlinguer, infine, continua a caldeggiare l’ipotesi di un "compromesso storico", cioè della rinascita della coalizione antifascista e di un governo di "unità democratica", per fronteggi il momento di crisi gravissima. Fa la sua comparsa il Partito Radicale di Marco Pannella, che è protagonista in quegli anni delle principali battaglie sui diritti civili, dal divorzio all'aborto.

Il risultato elettorale sancisce una netta affermazione del PCI, che mai aveva ottenuto tanti voto, e lo promuove unico partito di opposizione, espressione non più della sola classe operaia ma di un ampio bacino elettorale che abbraccia anche frange più progressiste del ceto medio. Il previsto sorpasso ai danni della DC però non si realizza perché il partito cattolico recupera larga parte dei consensi che aveva perso alle amministrative del 1975. Sconfitto invece il PSI, che raggiunge il suo minimo storico, così come i piccoli partiti alleati di governo della DC, ad eccezione del PRI, che subiscono un drastico ridimensionamento.

Il sistema politico italiano, a questo punto, raggiunge la sua massima bipolarizzazione e la DC non può governare né alleandosi col PSI, che dopo la batosta elettorale vive un momento di crisi interna, né appoggiandosi ai piccoli partiti suoi tradizionali alleati, anch’essi ridimensionati dal risultato delle urne. L’unica soluzione, dunque, è quella di affidare la guida del Paese ad una vasta alleanza, cioè ad un governo di solidarietà nazionale. Ma non da subito, poiché l’ingresso del PCI al governo sarebbe difficile da far digerire dopo che l’intera campagna elettorale è stata impostata all’insegna dell’anticomunismo. Nasce così il governo monocolore guidato da Andreotti, detto "governo della non-sfiducia", grazie all’astensione del Pci. Per la prima volta dai tempi del CLN, dunque, i comunisti entrano nell’aria di governo, sia pure non direttamente ma solo sul piano parlamentare. E’ la fine della "conventio ad excludendum".

Il governo di solidarietà nazionale nasce, in primo luogo, per fronteggiare la gravissima situazione che il Paese sta vivendo sul fronte dell’ordine pubblico a causa del terrorismo, ma è anche funzionale alla strategia politica dei due principali partiti. I dirigenti comunisti, infatti, sanno bene – anche se non mancano remore e dubbi interni - che il rilancio della coalizione antifascista è l’unico modo per rientrare al governo, poiché la natura stessa del sistema politico italiano rende assai improbabile la vittoria elettorale di una coalizione di sinistra. La DC, dal canto suo, deve fronteggiare la preoccupante crescita dei comunisti frutto - come già detto - non solo del voto dei diciottenni, ma anche di simpatie sempre maggiori che essi stanno conquistando nel ceto medio.

 

Compromesso storico o Terza fase?

La breve ed intensa stagione della solidarietà nazionale è dominata da due grandissime figure della politica italiana, Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, e dalle loro rispettive teorie o proposte politiche, rispettivamente la "terza fase" ed il "compromesso storico".

Il leader comunista teorizza un incontro tra la morale cattolica e quella comunista per salvare l’Italia dalla crisi economica e dal terrorismo. L’obiettivo ultimo è quello di introdurre elementi e soluzioni di tipo socialista, per indirizzare il Paese verso una fase nuova, cioè la creazione di un sistema in cui al proletariato sarebbe spettato un ruolo centrale nella vita politica ed economica.

La strategia di Moro, invece, prevede di realizzare nei confronti del PCI quello che era già avvenuto negli anni Sessanta col PSI, e cioè di inglobarlo nell’aria di governo, in maniera indolore, lentamente e senza traumi, per smussarne l’opposizione alle scelte dell’esecutivo. Per raggiungere l’obiettivo, però, condizione essenziale è che il partito democristiano superi ogni divisione interna e si presenti all’appuntamento unito e compatto, in modo da far valere la propria forza e imporsi come gruppo egemone all’interno della nuova coalizione di governo.

In termini più generali e di lungo periodo, la strategia di Moro prevede una nuova fase per la politica italiana, la cosiddetta "terza fase", cioè quella della democrazia dell’alternanza, riconoscendo in prospettiva il diritto e la possibilità di altre forze politiche a governare il paese. Il che non equivale ad un indebolimento del potere democristiano, poiché la politica di Moro mira proprio ad un suo rafforzamento, cementandone la compattezza interna in modo tale da essere preparato a navigare nelle acque agitate della situazione attuale e del futuro.

 

Verso il Pentapartito

Nel gennaio del 1978 il governo Andreotti entra in crisi in seguito all’ultimatum posto dal PCI: o direttamente al governo o ritorno all’opposizione. Solo la crisi generata da sequestro Moro, ad opera delle Brigate Rosse, consente ad Andreotti la formazione di un nuovo esecutivo sorretto dall’astensione dei comunisti. Ma ormai l’esperienza della "solidarietà nazionale" è agli sgoccioli. In marzo, infatti, nasce un nuovo esecutivo Andreotti, il quinto; è un governo elettorale ed il PCI torna all’opposizione. AL’’orizzonte già si intravede una nuova soluzione di governo: il Pentapartito.

Nell’interpretazione più corrente dei politologi, le elezioni amministrative del 1975 e le politiche del 1976 segnano il momento di massima polarizzazione del sistema politico italiano. Ciò avrebbe potuto rappresentare la premessa per gettare le basi di una vera democrazia dell’alternanza, ma non viene intrapreso un serio dibattito sulle riforme istituzionali. Il potere di coalizione – cioè la necessità di allearsi da parte delle forze politiche per ottenere il governo del paese - diventa un elemento dirompente. Come si è visto, l’aggregazione al centro è una costante del sistema politico italiano, ma in questo contesto il centro cessa di essere lo spazio di aggregazione della maggioranza e si trasforma nel luogo stesso della conflittualità per la conquista del potere. Il sistema dell’aggregazione al centro, cioè, nel momento della sua piena realizzazione, produce non più la convergenza ma la conflittualità esasperata del sistema stesso. In questo passaggio fondamentale può essere intravista una delle radici della crisi del sistema dei partiti che esploderà poco più di un decennio dopo.

 

CRONOLOGIA

20 giugno 1976. Elezioni Camera dei Deputati (DC 38,7% - PCI 34,4% - PSI 9,6% - MSI 6,1% - PSDI 3,4% - PRI 3,1% - PLI 1,3% - PR 1,1% - ALTRI 0,8%).

Elezioni Senato della Repub. (DC 38,9% - PCI 33,8% - PSI 10,2% - MSI 6,1% - PSDI 3,1% - PRI 2,7% - PLI 1,4% - Pr 0,8% - ALTRI 3,0%).

29 luglio 1976 - 16 gennaio 1978. Governo Andreotti (III) (DC).

11 marzo 1978 - 31 gennaio 1979. Governo Andreotti (IV) (DC).

16 marzo 1978. Le Brigate Rosse rapiscono Aldo Moro.

9 maggio 1978. Viene rinvenuto il cadavere di Aldo Moro.

8 luglio 1978. Sandro Pertini eletto presidente della Repubblica.

 

info.gif (232 byte) per saperne di più:

pallanimred.gif (323 byte) Le elezioni dal 1976 al 1996 (polix.it)

pallanimred.gif (323 byte) Il terrorismo e le stragi (guida ai siti)

pallanimred.gif (323 byte) Cronologia terrorismo e stragi

pallanimred.gif (323 byte) Cronologia degli anni di piombo (1969-1981)

pallanimred.gif (323 byte) Appello di Paolo VI alle Brigate Rosse, marzo 1978 (documento video, real player)

pallanimred.gif (323 byte) Cile, i mille giorni di Allende

pallanimred.gif (323 byte) L'Italia repubblicana Analisi e sintesi della storia dell'Italia repubblicana: elezioni politiche, governi, parlamento, corte costituzionale, presidente della repubblica, costituzione e partiti.

 

 

   

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