Al pari della struttura tecnico-militare, anche i
        simboli della prima organizzazione antifascista derivavano dallarditismo di guerra:
        un teschio cinto da una corona dalloro e con un pugnale tra i denti con sotto
        scritto  in caratteri maiuscoli  "A noi!" è il simbolo
        dellassociazione. Il timbro del direttorio è costituito invece dal pugnale degli
        arditi, circondato da un ramoscello di alloro e uno di quercia incrociati. Effigi allora
        in gran voga e non certo patrimonio esclusivo dei Fasci di combattimento o delle forze
        politiche di destra. In qualche caso, come a Civitavecchia, il gagliardetto degli Arditi
        del popolo (una scure che spezza il fascio littorio) esprime invece più chiaramente la
        ragion dessere dellorganizzazione. Anche se non si può parlare di una vera e
        propria divisa, gli arditi del popolo, come del resto la quasi totalità dei giovani
        militanti dei partiti politici dellepoca, ne hanno genericamente una: indossano un
        maglione nero, pantaloni grigio-verdi e, a volte, portano una coccarda rossa al petto.
        Molti Arditi del popolo infine, durante scontri e combattimenti, si proteggono il capo con
        gli elmetti Adrian. Gli inni dellorganizzazione ricalcano anchessi, per
        musica e testi, i motivi dellarditismo di guerra. Dellinno
        "ufficiale", cantato sullaria di quello degli arditi "Fiamme
        nere", è conservata copia nelle carte di polizia. "Siam del popolo - le invitte
        schiere/ channo sul bavero le fiamme nere/ Ci muove un impeto - che è sacro e
        forte/ Morte alla morte - Morte al dolor", recita il ritornello; mentre lultima
        strofa dichiara programmaticamente: "Difendiamo loperaio/ dagli oltraggi e le
        disfatte/ che lArdito, oggi, combatte/ per laltrui felicità!" Nel
        settembre 1921 lorgano dellassociazione, "LArdito del popolo",
        pubblica invece unaltra versione dellinno più esplicitamente antifascista.
        Sull'aria di "Giovinezza", i primi versi della canzone recitano così:
        "Rintuzziamo la violenza/ del fascismo mercenario./ Tutti in armi! sul calvario/
        dellumana redenzion./ Questa eterna giovinezza/ si rinnova nella fede/ per un popolo
        che chiede/ uguaglianza e libertà."