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Gli Arditi del Popolo

pallanimred.gif (323 byte) I simboli dell'arditismo

Al pari della struttura tecnico-militare, anche i simboli della prima organizzazione antifascista derivavano dall’arditismo di guerra: un teschio cinto da una corona d’alloro e con un pugnale tra i denti con sotto scritto – in caratteri maiuscoli – "A noi!" è il simbolo dell’associazione. Il timbro del direttorio è costituito invece dal pugnale degli arditi, circondato da un ramoscello di alloro e uno di quercia incrociati. Effigi allora in gran voga e non certo patrimonio esclusivo dei Fasci di combattimento o delle forze politiche di destra. In qualche caso, come a Civitavecchia, il gagliardetto degli Arditi del popolo (una scure che spezza il fascio littorio) esprime invece più chiaramente la ragion d’essere dell’organizzazione. Anche se non si può parlare di una vera e propria divisa, gli arditi del popolo, come del resto la quasi totalità dei giovani militanti dei partiti politici dell’epoca, ne hanno genericamente una: indossano un maglione nero, pantaloni grigio-verdi e, a volte, portano una coccarda rossa al petto. Molti Arditi del popolo infine, durante scontri e combattimenti, si proteggono il capo con gli elmetti Adrian. Gli inni dell’organizzazione ricalcano anch’essi, per musica e testi, i motivi dell’arditismo di guerra. Dell’inno "ufficiale", cantato sull’aria di quello degli arditi "Fiamme nere", è conservata copia nelle carte di polizia. "Siam del popolo - le invitte schiere/ c’hanno sul bavero le fiamme nere/ Ci muove un impeto - che è sacro e forte/ Morte alla morte - Morte al dolor", recita il ritornello; mentre l’ultima strofa dichiara programmaticamente: "Difendiamo l’operaio/ dagli oltraggi e le disfatte/ che l’Ardito, oggi, combatte/ per l’altrui felicità!" Nel settembre 1921 l’organo dell’associazione, "L’Ardito del popolo", pubblica invece un’altra versione dell’inno più esplicitamente antifascista. Sull'aria di "Giovinezza", i primi versi della canzone recitano così: "Rintuzziamo la violenza/ del fascismo mercenario./ Tutti in armi! sul calvario/ dell’umana redenzion./ Questa eterna giovinezza/ si rinnova nella fede/ per un popolo che chiede/ uguaglianza e libertà."

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