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Il discorso di Carlo Rosselli
"Oggi in Spagna, domani in
Italia"
Discorso pronunciato alla radio di Barcellona il 13
novembre 1936
Compagni, fratelli, italiani, ascoltate.
Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle
migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell'armata
rivoluzionaria.
Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti
feriti, la stima dei compagni spagnuoli : ecco la testimonianza del suo sacrificio.
Una seconda colonna italiana. formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid. In
tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella
propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano.
Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio. dalla Svizzera, dalle
lontane Americhe.
Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria.Anche
dall'Italia oppressa partono volontari.
Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che,a prezzo di mille pericoli, hanno
varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell'antifascismo lottano i
Giovanissimi che hanno abbandonato l'università, la fabbrica e perfino la caserma. Hanno
disertato la Guerra borghese per partecipare alla guerra rivoluzionaria.
Ascoltate, italiani. E' un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Un
secolo fa, l'Italia schiava taceva e fremeva sotto il tallone dell'Austria,del Borbone,
dei Savoia,dei preti. Ogni sforzo di liberazione veniva spietatamente represso. Coloro che
non erano in prigione, venivano costretti all'esilio. Ma in esilio non rinunciarono alla
lotta. Santarosa in Grecia,Garibaldi in America, Mazzini in Inghilterra, Pisacane in
Francia, insieme a tanti altri, non potendo più lottare nel paese, lottarono per la
libertà degli altri popoli, dimostrando al mondo che gli italiani erano degni di vivere
liberi. Da quei sacrifici,da quegli esempi uscì consacrata la causa italiana. Gli
italiani riacquistarono fiducia nelle loro forze.
Oggi una nuova tirannia, assai più feroce ed umiliante dell'antica, ci opprime. Non è
più lo straniero che domina. Siamo noi che ci siamo lasciati mettere il piede sul collo
da una minoranza faziosa, che utilizzando tutte le forze del privilegio tiene in ceppi la
classe lavoratrice ed il pensiero italiani.
Ogni sforzo sembra vano contro la massiccia armata dittatoriale. Ma noi non perdiamo la
fede. Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce ne fornisce
la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuna parlerà più domani di
Mussolini. E' come nel Risorgimento, nell' epoca più buia, quando quasi nessuno osava
sperare, dall'estero vennero l'esempio e l'incitamento, cosi oggi noi siamo convinti che
da questo sforzo modesto, ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una
possente volontà di riscatto.
E' con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. 0ggi qui, domani in Italia.
Fratelli, compagni italiani, ascoltate. E' un volontario italiano che vi parla dalla Radio
di Barcellona.
Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari
spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta.
La rivoluzione in Ispagna è trionfante. Penetra ogni giorno di più nel profondo della
vita del popolo rinnovando istituiti, raddrizzando secolari ingiustizie. Madrid non è
caduta e non cadrà. Quando pareva in procinto di soccombere, una meravigliosa riscossa di
popolo arginava l'invasione ed iniziava la controffensiva. Il motto della milizia
rivoluzionaria che fino ad ora era "No pasaran" è diventato "
Pasaremos",cioè non i fascisti, ma noi, i rivoluzionari, passeremo.
La Catalogna, Valencia, tutto il litorale mediterraneo, Bilbao e cento altre città, la
zona più ricca, più evoluta e industriosa di Spagna sta solidamente in mano alle forze
rivoluzionarie.
Un ordine nuovo è nato, basato sulla libertà e la giustizia sociale. Nelle officine non
comanda più il padrone, ma la collettività, attraverso consigli di fabbrica e sindacati.
Sui campi non trovate più il salariato costretto ad un estenuante lavoro nell'interesse
altrui. Il contadino è padrone della terra che lavora, sotto il controllo dei
municipii.Negli uffici,gli impiegati,i tecnici, non obbediscono più a una gerarchia di
figli di papà, ma ad una nuova gerarchia fondata sulla capacità e la libera scelta.
Obbediscono, o meglio collaborano, perché nella Spagna rivoluzionaria, e
soprattutto nella Catalogna libertaria, le più audaci conquiste sociali si fanno
rispettando la personalità dell'uomo e l'autonomia dei gruppi umani.
Comunismo, si, ma libertario. Socializzazione delle grandi industrie e del grande
commercio, ma non statolatria: la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio è
concepita come mezzo per liberare l'uomo da tutte le schiavitù.
L'esperienza in corso in Ispagna è di straordinario interesse per tutti. Qui, non
dittatura, non economia da caserma, non rinnegamento dei valori culturali dell'Occidente,
ma conciliazione delle più ardite riforme sociali con la libertà. Non un solo partito
che, pretendendosi infallibile, sequestra la rivoluzione su un programma concreto e
realista : anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani collaborano alla direzione della
cosa pubblica,al fronte, nella vita sociale. Quale insegnamento per noi italiani!
Fratelli,, compagni italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di
Barcellona per recarvi il saluto dei volontari italiani. Sull'altra sponda del
Mediterraneo un mondo nuovo sta nascendo. E' la riscossa antifascista che si inizia in
Occidente. Dalla Spagna guadagnerà l'Europa. Arriverà innanzi tutto in Italia, cosi
vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perchè la
storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita
dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d' inerzia e di abbandono,
di riprendere in in mano il loro destino.
Fratelli italiani che vivete nella prigione fascista,io vorrei che voi poteste, per un
attimo almeno, tuffarvi nell' atmosfera inebriante in cui vive da mesi,nonostante tutte le
difficoltà, questo popolo meraviglioso. Vorrei che poteste andare nelle officine per
vedere con quale entusiasmo si produce per i compagni combattenti;vorrei che poteste
percorrere le campagne e leggere sul viso dei contadini la fierezza di questa dignità
nuova e soprattutto percorrere il
fronte e parlare con i militi volontari. Il fascismo,non potendosi fidare dei soldati che
passano in blocco alle nostre file, deve ricorrere ai mercenarii di tutti i colori.
Invece,le caserme proletarie brulicano di una folla di giovani reclamanti le armi. Vale
più un mese di questa vita,spesa per degli ideali umani,che dieci anni di vegetazione e
di falsi miraggi imperiali nell'Italia mussoliniana.
E neppure crederete alla stampa fascista che dipinge la Catalogna,in maggioranza
sindacalista anarchica, in preda al terrore e al disordine. L'anarchismo catalano è un
socialismo costruttivo sensibile ai problemi di libertà e di cultura. Ogni giorno esso
fornisce prove delle sue qualità realistiche. Le riforme vengono compiute con metodo,
senza seguire schemi preconcetti e tenendo sempre in conto l'esperienza.
La migliore prova ci è data da Barcellona, dove, nonostante le difficoltà della guerra,
la vita continua a svolgersi regolarmente e i servizi pubblici funzionano come e meglio di
prima.
Italiani che ascoltate la radio di Barcellona attenzione. I volontari italiani combattenti
in Ispagna, nell'interesse, per l'ideale di un popolo intero che lotta per la sua
libertà, vi chiedono di impedire che il fascismo prosegua nella sua opera criminale a
favore di Franco e dei generali faziosi. Tutti i Giorni areoplani forniti dal fascismo
italiano e guidati da aviatori mercenari che disonorano il nostro paese, lanciano bombe
contro città inermi, straziando donne e bambini. Tutti i giorni, proiettili italiani
costruiti con mani italiane, trasportati da navi italiane, lanciati da cannoni italiani
cadono nelle trincee dei lavoratori.
Franco avrebbe già da tempo fallito, se non fosse stato per il possente aiuto
fascista.Quale vergogna per gli italiani sapere che il proprio governo,il governo di un
popolo che fu un tempo all'avanguardia delle lotte per la libertà,tenta di assassinare la
libertà del popolo spagnolo.
Che l'Italia proletaria si risvegli. Che la vergogna cessi. Dalle fabbriche, dai porti
italiani non debbono più partire le armi omicide. Dove non sia possibile il boicottaggio
aperto, si ricorra al boicottaggio segreto. Il popolo italiano non deve diventare il
poliziotto d'Europa.
Fratelli, compagni italiani, un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona, in
nome di migliaia di combattenti italiani.
Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l'emancipazione di tutti i
popoli. Aiutate, italiani, la rivoluzione spagnuola. Impedite al fascismo di appoggiare i
generali faziosi e fascisti. Raccogliete denari.E se per persecuzioni ripetute o per
difficoltà insormontabili, non potete nel vostro centro combattere efficacemente la
dittatura, accorrete a rinforzare le colonne dei volontari italiani in Ispagna.
Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, e tanto più presto sorgerà per il
popolo italiano il tempo della riscossa.
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