testatanoglobal.gif (17576 byte)

 

home

   

      

Omicidio Biagi

L'Anpi: "I nuovi brigatisti? Altro che continuatori della Resistenza, sono solo assassini"

I partigiani dell’ANPI di Roma si propongono di approfondire adeguatamente l'esame del lungo, prolisso documento (intessuto di ripetizioni che denunciano il collage anche se l'estensore manuale è, si può giurarci, uno solo) diffuso dalle nuove Brigate Rosse dopo l'assassinio di Marco Biagi. Un documento che si presenta come programma e autoritratto del movimento rivoluzionario che intende agire in parallelo con la rinascita (o ricostituzione) di quel Partito Comunista Combattente autodissoltosi dopo l'assassinio di Aldo Moro, da riproporre in Italia ma legato idealmente (e in cerca di collegamenti con le varie forme di terrorismo "nell'area europea, mediterranca e mediorientale") al movimento internazionale "antimperialista" (non meglio individuato e definito).

Si tratta di un esame che semiologi e politologi stanno conducendo per trovarvi le matrici ideologiche e i propositi che i nuovi brigatisti vogliono tradurre in "azione militare", allo scopo, dicorto, di "disarticolare lo stato e colpirlo al cuore" facendo opera di proselitismo tra diseredati e scontenti, ma soprattutto, come in passato, uccidendo qua e là "personaggi significativi". Una tesi aberrante, il terrore sanguinario come sottolineatura della lotta politica.

Ad una prima analisi di questa "risoluzione strategica", non si coglie però alcuna novità rispetto a quelle della prima ondata terroristica. Abbondano frasi e luoghi comuni che gli stessi

Curcio, Franceschini, Moretti hanno collocato in una fase storica irripetibile. Chi ha scritto la risoluzione ha letto male Marx e niente affatto Dahrendorf e non tiene in nessun conto il pensiero di Lenin. Essi affondano le loro radici in concezioni blanquiste e soreliane liquidate già alla fine dell’Ottocento dal movimento operaio e comunista. Ben più serio e documentato è quanto dicono sulla globalizzazione, sul liberismo, sulle speculazioni finanziarie dei potentati internazionali, sul riarmo e le guerre di affermazione della leadership americana politologi ed economisti di scuola liberale, e non solo esponenti della sinistra d'ispirazione socialista, cristiana e comunista. La denuncia che per i nuovi brigatisti dovrebbe muovere le masse alla rivoluzione in Italia e nel mondo non ha neppure la forza dei messaggi di una Chiesa Cattolica che chiede la fine del mostruoso squilibrio tra aree sviluppate e aree di sottosviluppo (dove aumentano in modo esponenziale i morti per fame e malattie) per arrivare ad un nuovo ordine internazionale coniugato con la giusta ripartizione delle risorse. Questo delle nuove Brigate Rosse è un condensato di retorica populista privo di un qualsiasi progetto. Un urlo (e quanto atroce) fine a se stesso. Anche se di fronte all’impotenza dell'ONU, i risultati sono sconfortanti, l'unica strada praticabile è la mobilitazione popolare nei singoli stati e nel consesso mondiale, seguendo le regole democratiche. Una sfida, questa, la sola. possibile, anche se ardua tanti sono gli egoismi da superare, a fronte della scorciatoia sanguinaria brigatista, inaccettabile sul piano morale, inattuabile politicamente per arrivare all'egualitarismo che molti di noi sognano se non altro in nome della dignità della persona umana.

Anche sul piano interno assistiamo certamente al deterioramento della democrazia. I sintomi sono molti, li conosciamo. Desta scandalo l'uso della politica per coprire interessi, asservire la magistratura, impadronirsi dei mezzi d'informazione per trasformarli in gigantesca macchina del consenso, ridurre i margini dello stato sociale e dei diritti acquisiti dai lavoratori. Ma i nuovi brigasti rossi vogliono davvero la democrazia ? 0 non la respingono ripetendo errori ed orrori che la storia ha irrimediabilmente condannato? Ma c'è di più. Questo terrorismo senza sbocco e senza futuro rende un servizio incommensurabile alle forze politiche ed economiche le più retrive. Assicura adesione e supporti ai centri di potere che "garantiscono l’ordine", favorisce l’autoritarismo, addirittura, data l’emergenza, legittimandolo. Rievocare la nascita del fascismo (e del nazismo) non è in questo caso un puro esercizio intellettuale. Non accadrà di nuovo, ma nessuno ci assicura che non possa accadere.

Come dunque definire questi nuovi brigatisti rossi? Lenin li taccerebbe di infantilismo criminale ma si adatta bene loro anche il termine di anarco fascisti. Certo non di comunisti. Altri erano quelli nella Resistenza e durante le lotte per la conquista e l’affermazione delle libertà democratiche. Ogni accostamento è non solo improprio, ma anche assurdo. Altrettanto arbitrario e vile è dirsi continuatori della Resistenza per cercare di nobilitare atti che sono e restano delitti ripugnanti per ogni coscienza civile.

 

torna a Dossier No Global trangolino.gif (131 byte)

torna a Speciale G8 trangolino.gif (131 byte)

 

 

ricerca
anpi
scrivici
home         ricerca        

anpi

        

dibattito

        scrivici

 

.