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23 marzo 2002, manifestazione
nazionale a Roma
contro i licenziamenti facili
Autore: Tiziano Riverso
Il video del comizio di Cofferati
Prima
parte <>Seconda
parte<>Terza
parte
Clicca
QUI per ascoltare l'intervento di Sergio Cofferati a chiusura della manifestazione
scarica da qui real player
Foto
della manifestazione dai siti de "L'Unità"
e "La
Repubblica"
Il 23 marzo, manifestazione nazionale (sito Cgil)
Il
sito sulla manifestazione (percorso, volantini, tematiche)
Lo speciale
di Repubblica
Conferenza
stampa di Cofferati del 25/03/2002
Lo speciale
di rassegna.it sulla
manifestazione della Cgil
Che cosa accade se viene meno l'art.18
(rassegna.it)
Lo speciale
di manipulite.it
sulla manifestazione della Cgil
L'appello per la manifestazione del 23
marzo a Roma
Più libertà, meno impunità. Più
diritti, meno privilegi. Più informazione, meno menzogne. Di questo ha bisogno
lItalia.
Per questo è necessario opporsi
alla deriva populista e illiberale del governo Berlusconi, che - aggredendo
lautonomia della magistratura e il pluralismo dei mass media mette in
discussione non solo la democrazia ma lo stesso Stato di diritto.
Opporsi con intransigenza, opporsi con passione, opporsi con allegria: un sorriso vi
sconfiggerà.
Diritti dei lavoratori, diritti dei cittadini: due valori inscindibili. Per questo i
movimenti spontanei, auto-organizzati, diffusi, i girotondi e i Palavobis, che si vanno
moltiplicando e radicando nella società, parteciperanno attivamente alla manifestazione
promossa dalla Cgil il 23 marzo a Roma.
E si danno appuntamento per partecipare a questa grande giornata di festa e di lotta.
Altan
Andrea Camilleri
Luciano Canfora
don Luigi Ciotti
Francesco De Gregori
Paolo Flores dArcais
Nanni Moretti
Nicola Piovani
Sergio Staino
I motivi della protesta |
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Dopo la presentazione da
parte del governo delle tre leggi delega, si è sviluppata nel paese una mobilitazione
unitaria che aveva al centro due parole dordine: lo stralcio dellarticolo 18 e
dellarbitrato dalla delega sul mercato del lavoro e profondi cambiamenti in quella
previdenziale che, con la decontribuzione prevista per i neo assunti, mina alle radici il
sistema pensionistico del nostro paese. A dicembre ci sono stati scioperi sui posti di
lavoro con assemblee che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone; a gennaio
scioperi territoriali con manifestazioni di piazza partecipatissime che hanno coinvolto in
due settimane tutte le regioni dItalia e milioni di persone.
Oggi il governo propone lavvio di una nuova fase di
discussione su tutte le materie che riguardano il mercato del lavoro, compreso lo Statuto
dei lavoratori. E si guarda bene dallo stralciare dal testo della delega, il cui iter in
Parlamento viene solo rallentato, larticolo 18. Su cui anzi esorta le parti sociali
a discutere, pronto a recepire un eventuale avviso comune. Se no, spiega, il governo
deciderà da solo.
È una vera e propria trappola. Sullarticolo 18 non
si tratta. E, sugli altri temi, quale trattativa si può fare con la minaccia pendente
della delega? Con una Confindustria che ha fatto di quella norma il grimaldello con il
quale smontare il diritto del lavoro nel nostro paese? Con un governo che non ha mai fatto
mistero della sua scelta di campo a favore degli imprenditori?
Per questo la Cgil chiama il paese a una mobilitazione
straordinaria. Per costringere il governo a stralciare quella norma dalla legge delega. E
insieme per aprire un confronto vero su temi essenziali come mercato del lavoro,
previdenza, fisco, Mezzogiorno, scuola e immigrazione ai quali il governo, con le sue
deleghe e le sue leggi, ha dato risposte parziali e inefficaci, quando non inique. |
Articolo 18 |
Non c'è alternativa allo stralcio |
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Il presidente di Confindustria
lha detto a chiare lettere: questa misura è il foro con cui incrinare e poi far
crollare la diga dello Statuto dei lavoratori. Le modifiche previste nella delega
allarticolo 18, del resto, non prevedono affatto poche limitate eccezioni, come dice
il governo. Un solo esempio: abolire la reintegrazione nel posto di lavoro in caso di
licenziamento immotivato per chi passa da tempo determinato a tempo indeterminato
significa in pratica abolirla per tutti i neoassunti. Togliere tutele ad alcuni non solo
non crea spazi per darne di più ad altri, ma, come dice DAmato, apre la strada a un
progressivo abbattimento dei diritti di tutti. E questo renderebbe tutti più deboli. Per
questi motivi lo stralcio di questa norma è la condizione preliminare a qualsiasi
trattativa sul mercato del lavoro. |
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