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Pacifismo

Napoli, piazza. No Global: ventimila No alla guerra
È finita con un partita di calcio in piazza del Plebiscito tra Kurdistan
e Palestina, le due delegazioni che hanno guidato simbolicamente il corteo. È finita
senza gol ma in festa la temuta manifestazione dei no global. In ventimila (trentamila
secondo gli organizzatori) hanno sfilato tra piazza Garibaldi, via San Giovanni a
Carbonara, via Foria, piazza Dante, via Medina. Senza incidenti. Solo un piccolo falò in
piazza Mancini e una bandiera di Berlusconi incendiata davanti alla prefettura. Ma tanti,
tantissimi slogan contro le forze dell'ordine («assassini, bastardi, servi dei servi»)
scanditi senza sosta soprattutto dal troncone del corteo occupato da anarchici e
marxistileninisti ogni volta che polizia e carabinieri erano schierati a difesa di sezioni
di An o di palazzi istituzionali.
Una manifestazione organizzata per contestare il vertice Nato e poi trasformata in marcia
contro la guerra. «Abbiamo dimostrato spiega in serata Francesco Caruso, leader dei no
global napoletani di essere tantissimi, non pensavamo di raccogliere in piazza decine di
migliaia di persone. E siamo pronti a scendere di nuovo. Se nelle prossime ore dovesse
scoppiare la guerra, invitiamo tutti a spegnere le tivù e a manifestare con noi
pacificamente. Meno male che c'è il Papa, solo lui è contro a guerra. Gli invieremo una
lettera in cui chiederemo un incontro. Il movimento antiglobalizzazione diventa ora
movimento contro la guerra».
Il corteo che a marzo fu bloccato violentemente in piazza Municipio ha dunque «violato»
simbolicamente la zona rossa arrivando festosamente in piazza del Plebiscito. Un corteo
pacifico che ha attraversato la città in due ore. All'inizio i commercianti hanno
abbassato le saracinesche temendo incidenti, poi lungo la strada alcuni negozi sono
rimasti aperti. Soprattutto i bar, che hanno venduto migliaia di lattine di birra. Qualche
attimo di tensione solo in piazza Dante, appena il corteo ha fatto finta di assaltare la
sede di An e il McDonald protetto in realtà da un cordone organizzato dagli stessi no
global.
Centri sociali, Cobas, Cgil, sinistra giovanile, Donne in nero, Rifondazione, disoccupati
del Movimento di lotta per il lavoro, Federazione anarchici italiani e diversi
intellettuali. «Dopo i fatti di Genova spiega lo scrittore Erri De Luca sono stato
convocato di nuovo in piazza, rispolverato dagli anni Settanta. Da quell'attacco osceno a
una manifestazione colossale».
In via Cirillo una folta comunità di cinesi accoglie il corteo con un frenetico sventolio
di fazzoletti bianchi. A due passi lo sceneggiatore americano Jonathan Gainer: «Il
terrorismo non si combatte con la guerra, non si sconfigge con la disperazione dei popoli
che soffrono su terre desolate. Attaccare quelle popolazioni significa aggiungere
disperazione alla disperazione».
In piazza anche il magistrato Nicola Quatrano, l'assessore comunale di Rifondazione
Raffaele Tecce, l'ex senatore dei Ds Eugenio Donise, i consiglieri comunali della quercia
Mario Coppeto e Valeria Valente. Sfila anche Gaetano De Simone che fu pestato il 24 aprile
del '99 a Bagnoli durante una protesta contro la guerra nei Balcani.
Un grande corteo, con una presenza però ridotta dei cattolici e senza Legambiente che
hanno invece partecipato in mattinata ad una manifestazione a Porta Capuana con altri
esponenti dei no global. «Da mesi spiega Pasquale Orlando, presidente regionale delle
Acli abbiamo impostato una distinzione, a partire dalla scelta degli slogan contro la Nato
che non ci piacevano prima e non ci piacciono dopo l'11 settembre. I problemi con il resto
del movimento di cui facciamo parte riguardano forme di linguaggio e atteggiamenti ma, in
alcuni casi, anche i contenuti».
I cattolici erano comunque presenti in corteo con Assopace, parroci e frati. Due
francescani, Luigi e Antonio, sono arrivati da Sarno. Piero Manfredi, parroco della chiesa
di Materdei a Palma Campania, accusa: «Anche la chiesa, sui problemi del terzo mondo,
deve fare una seria autocritica».
(la Repubblica, 28 settembre 2001)
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