Ecco alcuni stralci di tre discorsi pronunciati da Wiston Churchill alla Camera dei
Comuni nel 1940: il primo il 13 maggio; il secondo dopo la fuga da Dunkerque; il
terzo il 20 agosto, nell'imminenza dell'aggressione tedesca all'isola inglese.
I
Vorrei dire alla Camera, come ho detto a coloro che hanno accettato
di far parte di questo Governo: «non ho altro da offrirvi che sangue, fatica, lagrime e
sudore». Abbiamo di fronte a noi un cimitero dei più penosi. Abbiamo di fronte a noi
molti, molti lunghi mesi di lotta e di sofferenza. Se chiedete quale sia la nostra
politica risponderò: di muover guerra, per terra, mare e aria, con tutto il nostro potere
e con tutta la forza che Dio ci dà, di muover guerra contro una mostruosa tirannia, mai
superata nelloscuro deplorevole elenco dei delitti umani. Questa è la nostra
politica. Se chiedete quale sia il nostro obiettivo vi rispondo con una parola: la
vittoria, la vittoria ad ogni costo, la vittoria malgrado ogni terrore, la vittoria per
quanto lunga ed aspra possa essere la via; perché senza vittoria non vi è sopravvivenza.
Bisogna rendersi conto: nessuna sopravvivenza per lImpero britannico; nessuna
sopravvivenza per tutto ciò di cui lImpero britannico ha preso le difese; nessuna
speranza che lumanità possa procedere innanzi verso il suo traguardo. Ma io
affronto il mio compito con ottimismo e speranza, sono certo che la nostra causa non
verrà meno in mezzo agli uomini. In questo momento mi ritengo autorizzato a
chiedere laiuto di tutti e dico: «venite, dunque, procediamo insieme con la nostra
forza unita».
II
LImpero britannico, con la Repubblica francese, congiunti
insieme nella loro causa e nella loro necessità, difenderanno fino alla morte il loro
suolo nativo, aiutandosi lun laltra come buoni compagni fino allestremo
della loro forza, anche se vaste parti dEuropa e molti antichi e famosi Stati sono
caduti o possono cadere negli artigli della Gestapo e di tutto lodioso
apparato del dominio nazista. Non possiamo vacillare o fallire. Andremo avanti sino alla
fine.
Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani;
combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nellaria. Difenderemo la nostra
isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui
luoghi di sbarco, nei campii nelle strade e nelle montagne. Non ci arrenderemo mai, e
persino se - ciò che io non credo neanche per un momento - questa isola od una larga
parte di essa fossero asservite ed affamate, in quel caso il nostro Impero, oltre i mari,
armato e vigilato dalla Flotta britannica, condurrà avanti la lotta sinché, quando Dio
voglia, il Nuovo Mondo, con tutte le sue risorse e la sua potenza, non venga avanti alla
liberazione ed al salvataggio del Vecchio Mondo.
III
Quella che il generale Weygand1 ha chiamato «la
battaglia di Francia», è finita. Mi attendo che stia per cominciare la battaglia dInghilterra.
Da questa battaglia dipende la sopravvivenza della civiltà cristiana. Da essa dipende la
nostra società britannica e la lunga continuità delle nostre istituzioni e del nostro
Impero. Tutta la furia e la potenza del nemico dovrà prestissimo esser rivolta contro di
noi. Hitler sa che dovrà spezzarci in questa isola o perdere la guerra. Se siamo in grado
di affrontarlo coraggiosamente, lintera Europa può essere libera e la vita del
mondo può procedere verso altipiani spaziosi e illuminati dal sole; ma se non riusciremo,
allora il mondo intero, inclusi gli Stati Uniti, e tutto ciò che abbiamo conosciuto e
amato, affonderà negli abissi di una nuova età oscura, resa più sinistra, e forse più
prolungata, dalla possibilità di una scienza pervertita. Stringiamoci dunque al nostro
dovere e comportiamoci in modo che se il Commonwealth e lImpero britannico
dureranno per un migliaio danni gli uomini diranno ancora: «questa fu la loro ora
più bella».
1. Generale francese Maxime Weygand (1867-1965)
tentò di fermare i Tedeschi su una linea che da lui prese il nome di «Linea Weygand»
dopo che essi accerchiarono parte dellesercito francese e inglese passando dal
Belgio e dalle Ardenne. Il crollo di tale linea determinò la resa francese.