Campagna d'Africa (1940-1943)
La campagna in Tunisia
di Roberto Biagioni
Limpegno
delle forze armate italiane nella Seconda Guerra Mondiale viene spesso sintetizzato con la
partecipazione alla campagna in Africa Occidentale, nella sanguinosa ritirata dellArmir
in Russiate nello sbarco delle truppe alleate
in Sicilia. Spesso, infatti viene dimenticata una serie di operazioni più o meno
articolate che, nonostante la scarsa notorietà, ebbero una fondamentale importanza: la
campagna in Africa Orientale o quella contro la Francia, le operazioni di sabotaggio dei
nostri marò o le azioni belliche dei nostri sottomarini e della nostra aeronautica.
Una delle
campagne ormai caduta nelloblio della memoria è quella di Tunisia: da sempre vi è
un associazione mentale che collega la sconfitta di El Alamein e la fine della
guerra in Africa Occidentale. In realtà questo è assolutamente falso tanto che per oltre
sei mesi le operazioni belliche in terra dAfrica continuarono con una violenza tale
che alcuni storici hanno definito questa campagna una Stalingrado africana.
Nel Maggio del 1943, alla conclusione delle ostilità, gli Alleati riuscirono a catturare
due intere Armate nemiche: la 5.a corazzata di von Armin e la 1.a di Messe per un totale
di 248 mila uomini. Di contro le truppe anglo americane persero oltre 70 mila
soldati tra morti e dispersi riuscendo però a rendere più semplice lattacco
allItalia e il successivo sbarco in Sicilia.
Nella notte
tra il 7 e 8 novembre ebbe inizio l Operazione Torch con lo sbarco delle truppe
alleate in tre punti strategici dellAfrica settentrionale francese:
Casablanca,
sulla costa atlantica, fu affidata ad un contingente americano di 24.500 uomini comandato
dal generale di divisione Gorge Patton e trasportato da una flotta navale di 102 mezzi, 29
dei quali adibiti al trasporto truppe.
Orano,
sulla costa mediterranea, fu assegnata a 18.500 Americani comandati dal generale di
divisione Fredendall e scortati da una forza navale inglese.
Algeri
venne assegnata ad una forza da sbarco formata da 9 mila soldati inglesi e altrettanti
americani comandati dal generale di divisione americano Ryder.
Lo sbarco
in territorio francese avvenne senza particolari difficoltà: il maresciallo Petain, a
capo del governo filo fascista di Vichy ordinò alle proprie truppe di resistere e
di impedire lapprodo delle truppe alleate, mentre De Gaulle, leader esule di France
Libre, le esortò ad accoglierle senza opporre resistenza. Fu propeio questa situazione
estremamente confusa a permettere al contingente anglo americano di sbarcare con
relativa tranquillità affrontando qualche isolata scaramuccia con singoli reparti.
Dopo la
sconfitta in terra egizia il feldmaresciallo Rommel dovette affrontare una situazione
drammatica: il suo piano originale era quello di organizzare una linea difensiva nella
strettoia di El Agheila nelle vicinanze di Tripoli. ma proprio lo sbarco in territorio
francese lo obbligò a retroceder le proprie posizioni per non restar intrappolato nella
morsa dei due eserciti nemici. In realtà la volontà della Volpe del Deserto
era quella di abbandonare lAfrica e di riportare i suoi uomini in territorio
italiano dove avrebbe potuto allestire una migliore difesa.
Fu lo
stesso Hitler a costringerlo ad abbandonare lidea di una Dunkerque africana
per continuare la difesa di quel fronte che in precedenza tanto aveva snobbato: ecco lennesimo
errore di una campagna che si sarebbe potuta concludere vittoriosamente per le truppe dellAsse.
La ritirata
di El Alamein, che nei primi giorni sembrò doversi trasformare in una rotta desolante, si
tramutò invece nellennesima dimostrazione della sapienza tattica del pupillo di
Hitler. A onore del vero anche latteggiamento timido di Montgomery ,ancora
abbagliato dalla fama del suo nemico, permise questo successo. A sua difesa occorre
sottolineare come il tempo giocasse a suo favore: le truppe di Eisenhower sarebbero presto
giunte a contatto con le avanguardie italo tedesche che avrebbero dovuto così
fronteggiare una nuova minaccia.
Il 24
Novembre Rommel giunse ad El Agheila dove erano in fase di formazione alcune divisioni
italiane che si unirono al ripiegamento: la Divisione La Spezia, la corazzata Centauro e
la Divisone Giovani Fascisti. Furono giorni di inseguimenti, di coraggio e ancora di
morti: con una manciata di carri le nostre truppe riuscirono a mantenere il titubante
nemico a distanza e a rompere laccerchiamento di una divisione neozelandese. Nei due
me si che seguirono lVIII Armata cercò di fermare il suo nemico per eccellenza ma
sempre con scarsi risultati: solo il 23 Gennaio Tripoli, cadde abbandonata da Rommel per
mancanza di mezzi e conquistata da un Montgomery ormai ridotto al limite delle proprie
risorse. Nelle proprie memorie si compiacerà di questo risultato: Sapevo benissimo
che se non fossimo riusciti a raggiungere Tripoli entro dieci giorni mi sarei dovuto
ritirare per mancanza di rifornimenti.
Occorre
tener presente che Ultra lo teneva costantemente informato di tutte le mosse del nemico,
quindi era perfettamente a conoscenza del fatto che Rommel avrebbe abbandonato la città
senza porre alcuna resistenza. Dopo la conquista della città anche per lVIII
Armata si palesò lannoso problema dei rifornimenti: il porto di Alessandria era
ormai troppo distante, ma, grazie allabilità dei
suoi genieri, riuscì a riparare in tempi brevissimi il porto di Bengasi
avendo così la possibilità di ricevere quotidianamente
3000 tonnellate di materiali.
Dopo la
definitiva caduta della Libia, le truppe di Rommel si ritirarono in Tunisia schierandosi
lungo la linea del Marhet, costruita dallesercito francese tra il 1936 e il 1940 con
una funzione difensiva nei confronti della Libia italiana, fu smantellata nel Giugno del
1940 dagli Italiani che risistemeranno questa piccola Maginot quando fu chiaro
che lultima disperata difesa dellAfrica occidentale si sarebbe concentrata in
Tunisia.
Nel
Novembre 1942, dopo la sconfitta di El Alamein e lo sbarco alleato in Algeria e Marocco,
irrompe sulla scena un nuovo personaggio che avrà un ruolo fondamentale nello svolgimento
delle future azioni. Il generale von Armin, a capo della V Armata corazzata, fu inviato in
Africa con l obiettivo di creare una testa di ponte in Tunisia. Oltre 65 mila uomini
giunsero al suo seguito disponendosi sia per fronteggiare la minaccia proveniente da est,
sia quella da ovest. A Dicembre, grazie ai rifornimenti dalla Germania e allarrivo
delle truppe in ritirata dalla Tripolitania le schiere italo tedesche arrivarono a
contare circa 100 mila unità.
Il giorno
seguente la caduta di Tripoli dal fronte russo fu richiamato il generale Messe che venne
nominato da Mussolini comandante le forze italiane in Tunisia. Tutto ciò aprì però una
nuova serie di interrogativi: il generale Messe aveva solo giurisdizione sulle truppe
italiane o anche su quelle tedesche? Chi avrebbe comandato in Tunisia? Lo stesso Messe,
Rommel oppure Kesselring?
Proprio
questultimo fu scelto dai comandi italiano e tedesco quale capo delle forze armate
dello scacchiere africano, mentre le due armate furono assegnate:
a von Armin
V Panzerarmee
la I Armata
di ritorno dalla Libia fu affidata a Messe che
ebbe notevoli problemi a farsi accettare dal sempre più intrattabile Rommel.
Mussolini,
che fortemente volle Messe a capo della 1.ma Armata invitò il suo generale a resistere in
quel lembo di terra per riprendere loffensiva nellestate e
riconquistare la Libia. Il nostro comandante, accorto soldato, si rese
immediatamente conto dellentità delle nostre truppe e del loro equipaggiamento: con
questi soldati e senza ulteriori rifornimenti sarebbe stato impossibile mantenere le
posizioni. Il Duce rispose alle sue proteste con estrema lucidità: Occorre
resistere ad ogni costo, per ritardare lattacco contro lItalia, che seguirà
fatalmente alla nostra sconfitta in Africa.
La 1.ma
Armata fu quindi schierata lungo la linea del Mareth nel settore più meridionale, dovendo
fronteggiare a sud lVIII Armata inglese e ad ovest il II Corpo d Armata
americano.
Per meglio
comprendere le future azioni ecco il quadro delle forze a disposizione del generale Messe:
Quattro
divisione di fanteria italiane: La Spezia, Pistoia, Trieste e Giovani Fascisti
Due
divisioni corazzate: la nuova Centauro e la 15.ima Panzer
Due
divisioni di fanteria tedesche: lormai mitica 90.ima leggera e la 164.ima
Dopo la
disfata di El Alamein fu ricostituito e tornò in linea anche un battaglione della Folgore
composto dai superstiti dellEgitto. Le sue forze italo - tedesche furono suddivise
in due Corpi dArmata:
XX al
comando del generale Orlando
XXI
comandato dal generale Berardi
Il settore
centro-settentrionale della Tunisia fu invece affidato a von Armin e alla sua V
Panzearmee, il suo schieramento comprese:
XXX Corpo dArmata
del generale Sogno: formato dalla Divisione Superga del generale Gelich e dalla 50.ima
Brigata speciale del generale Imperiali
Nel settore
di Gafsa el Quettar la Divisione corazzata Centauro del generale Calvi di Bergolo
Raparti di
bersaglieri del reggimento Lodi e unità di marinai della San Marco incamerati nei reparti
tedeschi
Contro
queste truppe erano schierate la 1.a Armata britannica del generale Anderson, il XIX Corpo
d Armata francese e il II Corpo dArmata americano del generale Fredendall.
Dopo lo
sbarco alleato il primo obiettivo delle truppe anglo americane supportate da quelle
francesi fu quello di conquistare i nodi strategici di Tunisi e Biserta. Partendo dal
porto di Bugia, situato tra Algeri e Bona, lazione fu ben presto ridimensionata sia
dalla scarsa collaborazione delle truppe francesi, sia dalla mancanza di coordinamento tra
i vari reparti ancora poco esperti. Questa timida offensiva fu sostanzialmente favorita
dallatteggiamento molto remissivo che il generale Nehring decise di adottare; in
seguito infatti, le vibrate proteste del feldmaresciallo Kesselring, portarono il 1
Dicembre i Tedeschi ad attaccare servendosi dei nuovi carri appena giunti dalla Germania.
Occorre sottolineare che Hitler decise di inviare in un primo tempo i nuovi Panzer IV
armati con un cannone da 75 mm. e in seguito
unarma ancora in fase di studio: i carri, modello Tigre, dotati di cannone da 88 mm.
e un peso di 56 tonnellate. Furono i Tedeschi, quindi, ad assumere liniziativa
obbligando le inesperte truppe alleate a retrocedere perdendo sempre più terreno e
posizioni. Con larrivo di von Armin la situazione degenerò tanto che, anche a causa
del maltempo, loffensiva prevista da Anderson si impantanò permettendo alle truppe
tedesche di rioccupare, entro il giorno di Natale, le precedenti posizioni e facendo si
che la corsa verso Tunisi fosse vinta proprio da questi ultimi.
Lidea
di intrappolare Rommel tra lVIII Armata inglese e la !.a Armata di Tunisia dovette
per il momento essere abbandonata.
Allapparenza
la mancata conquista fu una sconfitta, in
realtà si rivelerà la più grande vittoria su questo fronte per le truppe anglo
americane: in caso di immediata riuscita dei piani sia Hitler che Mussolini avrebbero
dovuto abbandonare l Africa e ritirare gran parte degli uomini in Sicilia rendendo
così quasi impossibile lingresso in Europa. In questo situazione
furono, invece, inviati numerosissimi rinforzi che si troveranno a dover fronteggiare
un mare di nemici che con il passare del tempo acquisiranno esperienza e
soprattutto consapevolezza della loro superiorità tecnica schiacciante.
Nonostante
la linea del Mareth fosse ottimamente difesa sia a sud che a ovest da paludi salate,
Rommel si convinse che la soluzione migliore sarebbe stata quella di retrocedere sullaltopiano
roccioso dellAkarit: in Africa non cè linea difensiva che non possa
essere aggirata sul fianco spiegò a Messe durante un incontro il 2 Febbraio nel
nuovo quartiere generale di Zelten in Tunisia. Questa idea fu però bocciato dallo stato
maggiore italo tedesco che preferì continuare a mantenere le posizioni avanzate
del Marhet.
In questo
nuovo frangente Rommel, seppur malato, riprese vigore e decise di intraprendere una nuova
operazione contro le forze americane di Fredendall. Questa
nuova voglia di fare creò moltissimi inconvenienti al Comandante il fronte
africano; il feldmaresciallo Kesselring: nei primi giorni di Febbraio, grazie allazione
della 21.ima Panzerdivision, von Armin riuscì a conquistare il Passo di Faid controllato
dalle truppe francesi e ad ottenere la possibilità di attaccare in maniera massiccia le
truppe americane che lo fronteggiavano.
Lo stesso
Rommel, come abbiamo accennato, avrebbe voluto dare una lezione ai nuovi
arrivati sfruttando però un piano sostanzialmente differente rispetto a quello del suo
rivale. Fu proprio Kesselring a risolvere questa situazione tramite un accordo tra i due
contendenti in base al quale:
Von Armin
avrebbe attaccato il 12 Febbraio presso Sidi Bou Zid
Rommel dopo
due giorni si sarebbe concentrato sulloasi di Gafsa
Al termine
del colloquio sarà lo stesso Kesselring a liquidare la Volpe del deserto:
Lasciamo a Rommel la sua ultima occasione di gloria prima che se ne vada dallAfrica.
Il 14
scatta loffensiva di von Armin: si lanciarono allattacco la 21.ima
Panzerdivision rinforzata da un contingente della 10.a. La sorpresa delle truppe americane
fu totale, grazie ad unabile manovra a tenaglia di due contingente della 10.a
Divisione il gruppo di combattimento A e C furono annientati, mettendo così fuori uso due
battaglioni di carri.Lo stesso Eisenhower corse il rischio di cadere prigioniero in questi
scontri.
Lobiettivo
dellattacco di Rommel fu invece Gafsa che venne occupata senza sparare un colpo
dalla Divisione Centauro in quanto il nemico la evacuò prima del loro attacco. Gli
Americani e gli Inglesi ormai si trovarono nel panico tanto che Feriana e i campi daviazione
di Thelepte furono conquistate. Furono bruciati i magazzini di Tebessa e la confusione
ormai si impadronì dei singoli reparti.
Rommel
iniziò a cullare il sogno di una spettacolare azione di tutte le sue forze verso Tebessa
per cercare di far retrocedere il grosso delle truppe alleate dallAlgeria
. La Volpe del deserto cercò di
forzare il passo di Kassarine per poter finalmente puntare su Tebessa.
Fu però von Armin a ostacolare questi piani essendo
riluttante ad imbarcarsi in unazione di questa portata tanto che ritirò la 21.a per
paura di sguarnire troppo le sue difese. Rommel
è furibondo: contatta il Comando Supremo Italiano che solo la sera del 18 concesse il
via libera alloperazione con entrambe le divisioni corazzate. Lattacco
dovette però essere condotto verso Thale ed
El Kef anziché Tebessa. Secondo Rommel questa
decisone fu un incredibile esempio di miopia.
La 6.a
Divisione corazzata inglese con a sostegno numerosi contingenti di fanteria e artiglieria
USA fu posizionata a Thala. Il 20 la 10.a e
15.a Panzer Division conquistarono il passo di Kassarine infliggendo alle truppe americane
una pesantissima serie di perdite.
Oltre 4000
Americani furono fatti prigionieri, 200 carri e centinaia di mezzi bruciavano illuminando
la notte africana, mentre i reparti dellAsse fecero incetta di ogni genere di
razione e armamento che questi inesperti soldati avevano a disposizione. Eisenhower
inferocito dalla grande sconfitta sostituì Fridendall con lenergico Patton.
Ormai la
vittoria era a portata di mano: le truppe americane vacillavano e nelle retrovie si
iniziavano a bruciare magazzini e depositi di
carburante, proprio in questa occasione,
però, Rommel decise di ritirasi e tornare sulla linea del Mareth indiavolato per loccasione
perduta.
Rientrato
sulla nuova linea del fronte Rommel ricevette la nomina a Comandante al gruppo armate in
Africa che non fece altro che aumentare la confusione nelle linee gerarchiche delle forze
dellAsse. La sua nomina fu, però, solo una trappola per un suo
successivo trasferimento in Italia ma, contrariamente a quanto auspicato da Kesselring,
decise di assolvere al suo ruolo nel miglior modo possibile, ovviamente pretendendo lobbedienza
sia di Messe che di von Armin che in realtà avrebbe voluto prendere ordini solo da
Kesselring.
Dopo il
parziale successo dell Operazione Brezza di Primavera Rommel riunì
tutti i suoi generali a Uadi Akarit il 28 Febbraio per elaborare un nuovo piano dattacco
contro lVIII Armata di Montgomery. Cinque ore di discussioni tra ripicche, dispetti
e proposte in antitesi resero il clima incandescente fino a che si giunse ad un compresso
ancora una volta favorito da Kesselring: si sarebbe superata la catena montuosa del
Mattata per attaccare in direzione di
Medenine.
LOperazione
Capri però nacque sotto i peggiori auspici in quanto Ultra aveva già decrittato tutti i
piani dattacco delle forze dell Asse, mentre Montgomery attendeva ansioso lattacco
che Rommel tanto bramava. Nelle sue memorie per lennesima volta si vanterà delle
proprie abilità: mi attaccò allalba, iniziativa del tutto insensata. Avevo
fatto disporre 500 pezzi anticarro da 75.6 mm; disponevo di 400 carri e buone fanterie che
tenevano i principali capisaldi, appoggiate da un pesante sbarramento di artiglierie.
Rommel deve essere matto.
Il generale
inglese potè contare su queste forze:
4 divisioni
di fanteria
400 carri
armati
350 cannoni
470 cannoni
anticarro
Rommel
potè invece contrapporre :
3 divisioni
corazzate: 10.a; 15.a; 21.a
160 carri
armati, meno di quanti ne avrebbe avuto una divisione al completo
200 cannoni
10000
soldati di fanteria
Allalba
la Volpe del deserto lanciò i suoi carri in azione, ma il tiro incrociato dei
pezzi anticarro, i campi minati e la mancata sorpresa ne fecero un facile bersaglio
obbligandolo alle 17 a interrompere loperazione e a ritirarsi. In questa azione
perse circa 50 carri anche se il numero delle vittime umane fu relativamente contenuto:
645.
Nei giorni
seguenti, in seguito alle critiche dello stesso Furher per il suo comportamento in
battaglia, Rommel decise di abbandonare lAfrica per iniziare immediatamente la
sua cura. Il 9 Marzo la Volpe del Deserto lascerà il continente che lo
rese celebre promettendo di tornare nel caso in cui le cose si fossero messe male. La
situazone peggiorò ma Rommel non metterà più piede in terra dAfrica.
Con la
partenza dellingombrante feldmaresciallo vennero ridefinite le gerarchie:
von Armin
fu nominato al comando Gruppo Armate dAfrica
Messe
ottenne il comando effettivo della I Armata
Von Vaerst
il comando della V Panzerarmee
Dopo aver
ordinato un primo ripiegamento sulla linea di Uadi Akarit von Armin annullò il proprio
ordine obbligando la I Armata italo tedesca a mantenere la posizione sulla linea
del Marteh. Le truppe del generale Messe erano schierate dal mare verso linterno in
questo modo:
XX Corpo dArmata
del generale Orlando
Divisione
Giovani Fascisti comandata dal generale Sozzoni
Divisione
Trieste comandata dal generale La Ferla
90.ima
Divisione leggera tedesca comandata dal generale Sponeck
XXI Corpo dArmata
del generale Berardi
Divisone La
Spezia comandata dal generale Pizzolato
Divisione
Pistoia comandata dal generale Falugi
164.ima
Divisione leggera tedesca comandata dal generale Liebestein
Raggruppamento
Sahariano comandato dal generale Mannerini
Nel settore
di Gafsa infine, era schierata la divisione corazzata Centauro comandata dal generale
Calvi di Bergolo con il 7° Reggimento bersaglieri.
Montgomery
in preparazione allattacco che avrebbe dovuto permettere all VIII Armata di
ricongiungersi con la I Divisione schierò:
VIII
Armata, che comprendeva:
il XXX°
Corpo d'Armata
il X°
Corpo d'Armata con 1.a e 7.a divisione corazzata
il Corpo
Neozelandese, l'8.a Brigata corazzata
il
Raggruppamento francese di Leclerc
Contro il settore di Gafsa, c'era il II° Corpo d'Armata americano del generale Patton
Proprio in
questo settore il 17 Marzo le truppe americane attaccarono gli scarsi reggimenti italiani
con un vantaggio di 4 uomini a 1. Patton potè contare su 88 mila uomini, ben 4 divisioni,
contro i circa 800 Tedeschi e 7850 Italiani facenti parte della Divisione Centauro. Dopo
un inizio promettente, in cui gli Americani riuscirono ad impossessarsi di Gafsa senza
alcun combattimento, le truppe italo tedesche si ritirarono in una zona montagnosa
in cui gli attacchi americani sortirono scarsi effetti, tanto che Patton sostituì il
comandante della 1.a Divisione corazzata Ward per gli insuccessi ottenuti.
Il 20 Marzo 1943 prese il
via l operazione Pugilist Gallop con la quale lVIII Armata inglese
di Montgomery avrebbe dovuto attaccare frontalmente le posizioni italo tedesche
lungo lo Uadi Zigazou. Anche in questo caso la resitenza dei difensori fu eroica: lurto
del XXX Corpo dArmata fu contenuto tanto da annullare il tentativo di creare una
testa di ponte da parte della 50.ima Divisione. Ancora una volta le nostre misere fanterie
si immolarono per resistere un giorno in più, forse unora. La Trieste e i Giovani
Fascisti si dissanguarono ma il nemico non passò, la sproporzione di mezzi corazzati fu
imbarazzante: 620 a 94.
Monty è
incredulo: tentò ancora la carta della sorpresa, laggiramento dal deserto inviando
la II Divisione neozelandese giungendo alle spalle del nemico. Appoggiata dall 8.a
brigata carri e dal raggruppamento francese di Leclerc
e Koenig poteva contare 175 carri ai quali si aggiungeranno quelli della I Divisione
corazzata inglese. La sorpresa però non riesce ed a El Hamma si concentrarono le
misere divisioni corazzate 15.ima e 21.ima appoggiate dalla 164.ima di fanteria che
riuscirono a bloccare le truppe alleate consentendo al grosso di ripiegare.
Il 26
finalmente von Armin decide per il ritiro sulla linea dellUadi Akarit a circa 15 Km
a nord di Gabes, dove molte migliaia di fanti italiani il giorno seguente saranno
catturati dalle truppe inglesi. Il 5 Aprile iniziò lattacco alle nuove posizioni.
Un
massiccio bombardamento precedette la battaglia dellAkarit: 450 cannoni aprirono il
fuoco sulla linea tenuta dalle truppe dellAsse ormai ridotte allo stremo. Contro i
500 carri di Montgomery le nostre lacere divisioni poterono opporne solamente 15.
Nonostante questa disparità di mezzi la battaglia fu violentissima e selvaggia.
Contrastato un primo attacco della 1.a Armata al prezzo di ingentissime perdite, nelle
successive ondate le truppe italo tedesche non riuscirono a contenere limpeto
degli Alleati. Sei varchi vennero aperti nella nostra linea, tanto che von Armin fu
costretto a far retrocedere il suo esercito da
sud a nord di circa 300 Km sulla linea di Enfidaville.
Concluso il
ripiegamento il 13 Aprile le nostre truppe si prepararono, come scrivere Messe, a
combattere la nostra ultima battaglia . Lultima difesa fu organizzata tra i
colli del Garci e del Takrouna dove giunsero anche numerosi rinforzi dalla Germania, tra
cui la Divisione corazzata Goering, ma ormai era troppo tardi.
Il 19, i rombi dei cannoni annunciarono linizio
dello scontro. Lurto più duro ancora una volta venne concentrato nei settori
presidiati dalle nostre forze: sul Takrouna si distinsero i reparti della Trieste e i
paracadutisti della Folgore tanto che gli stessi Inglesi, poco propensi ai complimenti
alle nostre forze, lo riconobbero. Gli Italiani si batterono come i Tedeschi
scriverà Liddle Hart nelle sue opere. Il giorno 20 cadde il caposaldo di Dj Bir tenuto
dalle truppe tedesche che chiamarono mettere una pezza i fanti della Trieste.
Linsuccesso sul Takrouna portò gli Inglesi ad affermare che lItalia in
questo luogo ha fatto affluire le sue migliori truppe.
Il 21
ancora attacchi: la prima ad essere travolta fu la Folgore poi , verso le 17 fu la vota
della Trieste che inviò questo messaggi: la stazione è assalita da elementi
nemici. Si concluse così lennesima pagina di resistenza delle nostre povere
truppe spesso sottovalutate e denigrate dallopinione pubblica e dai vertici militari
di molti paesi. Il generale Messe scriverà nelle sue memorie: "Sul Takrouna la lotta
è veramente epica; i centri di fuoco sulle falde dell'altura continuano a fulminare i
reparti nemici che vengono letteralmente decimati; anche i nostri elementi sono
assoggettati al fuoco concentrico nemico e al tiro di cecchinaggio da parte di elementi
annidatisi nelle case sulla vetta del cucuzzolo, vero torrione quasi inaccessibile. Contro
questi partono all'attacco, col classico slancio dei paracudisti, le compagnie del
battaglione di formazione Folgore. Per tutto il pomeriggio fino a sera e nella notte è
una vera caccia di casa in casa, di sasso in sasso; le perdite sono micidiali per entrambi
i contendenti".
Il 22 si
distinsero i reparti Giovani fascisti e la Divisione Pistoia che resistettero fino al 1
Aprile quando la prima parte della battaglia di Enfidaville poté dirsi conclusa.
La strada
per Tunisi, nella valle del Mejerda, sorge un colle roccioso che dagli Alleati fu nominato
Longstop. Ampie trincee e campi minati lo circondavano tanto che non
riuscirono a forzare lingresso. Il 23 Alexander lanciò allattacco la 78.ima
Divisione corazzata che, grazie al sostegno dellartiglieria, riuscì a giungere in
cima. Lurto degli Alleati divenne insostenibile: a Mateur attaccarono gli USA, nella
valle del Mejerda e a Enfidaville gli Inglesi mentre a Pont du Fahs i Francesi.
Tra il 5 e
6 Aprile la situazione precipitò: il solito devastante attacco delle artiglierie si
concentrò su un tratto di appena 3 Km nella regione del Medjer el Bab, le linee tedesche
crollarono e dal varco i carri della 5.a e 6.a Divisione corazzata invasero linterno
come un fiume in piena.
Il 7 Tunisi
fu conquistata, le truppe dellAsse intanto cedettero sia a ovest che a est della
valle del Mejerda. Da Tunisi la 7.a Divisione corazzata si gettò allinseguimento
della 15.a Panzer Division fino a Biserta,. A Pont du Fahs anche i Francesi sfondarono,
mentre a combattere rimase solo lVIII Armata sulla costa di Enfidavile.
Il grosso
delle truppe di von Armin affluì a Capo Bon per organizzare lultima difesa.
La
battaglia inizia il 9 ma l11, dopo una spettacolare azione della 6.a Divisione che
riuscì a separare i vari contingenti in molte sacche di resistenza, la battaglia finì. I reparti italiani, 5° e 10° bersaglieri e il
battaglione Befile della San Marco, aggregati alla V Armata tedesca continuarono a combattere fino allesaurimento
della munizioni.
Il generale
Messe continuò la propria lotta per arrendersi solamente allVIII Armata. Se i suoi
uomini fossero caduti nelle mani delle truppe francesi il loro destino sarebbe stato
segnato. Sarà lo stesso Mussolini ad invitare il generale ad arrendersi con un comunicato
telegrafico del 12 Maggio che così recitò: Poiché gli scopi della resistenza
possono considerarsi raggiunti, lascio V.E. libera accettare onorevole resa. A voi e agli
eroici superstiti della Prima Armata rinnovo il mio ammirato vivissimo elogio". Messe fu inoltre nominato Maresciallo dItalia.
Alle 12.30 del giorno seguente.
Dopo aver distrutto tutte le armi pesanti, le ostilità cessarono.
Riportiamo quanto scritto nel bollettino di guerra
italiano numero 1083 del 13 Maggio: La 1.a armata italiana, cui è toccato lonore
dellultima resistenza dellAsse in terra dAfrica, ha cessato per ordine
del Duce il combattimento
La campagna
di Tunisia poté dirsi conclusa: negli ultimi mesi di guerra su questo fronte le truppe
dellAsse persero circa 300 mila uomini, nonché la possibilità di opporre una
valida resistenza nel prossimo sbarco alleato in terra di Sicilia.
BIBLIOGRAFIA
LArmata
nel deserto, di A. Petacco, Mondadori
Storia dItalia
nella guerra fascista, di G. Bocca, Mondadori
Storia
militare della S.G.M., di B. Liddle Hart,
Mondadori
La mia armata
in Tunisia, di G. Messe, Rizzoli
Manuale di
Storia, Letà contemporanea, di
A.Giardina, G.Sabbatucci, V.Vidotto - Editori Laterza
Le operazioni
in Africa settentrionale, di M. Montanari, Stato Maggiore Esercito
Fronte
dAfrica: cero anchio ,
di G. Tedeschi, Mursia |