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La Battaglia di Stalingrado
(19 agosto 1942-2 febbraio 1943)
di Gianni Giadresco
"Vi prego di accettare le mie congratulazioni per la resa del
maresciallo von Paulus e per la fine della 6.a armata tedesca. E stato veramente un
mirabile successo". Così telegrafava Churchill al generalissimo Stalin, il 2
febbraio 1943, alla vittoriosa conclusione della storica battaglia di Stalingrado. Quattro
giorni più tardi, riceverà da Mosca, la seguente risposta: "Auguro sia alla 1.a e
all8.a armata britannica sia alle truppe americane in Africa settentrionale ogni
successo durante la loro prossima offensiva e auspico una rapida eliminazione delle truppe
italo-tedesche dal suolo africano. Permettete di ringraziarvi delle cordiali
congratulazioni per la resa del feldmaresciallo von Paulus e per il riuscito annientamento
delle truppe nemiche accerchiate nei pressi di Stalingrado".
Nemmeno la vittoria, scriverà Churchill nelle sue celebri memorie,
aveva reso Stalin "più trattabile". In realtà, Stalin, anche nel momento del
più grande trionfo non mancava di fare notare agli alleati che non avevano ancora
sconfitto le forze italo-tedesche in Africa settentrionale e che lUrss attendeva
ancora che essi onorassero che gli alleati onorino limpegno ad "aprire"
quel secondo fronte in Francia, promesso da molti mesi, ma che si realizzerà solamente il
6 giugno 1944, con lo sbarco in Normandia. Nel frattempo, lUrss, faceva fronte da
sola nel Continente europeo, allurto tremendo delle armate tedesche penetrate nel
suo territorio. Dopo tre anni di incessanti successi militari della Germania, Stalingrado,
60 anni or sono, fu il segnale della grande svolta nel conflitto: la prima sconfitta
subita sul campo dallesercito tedesco. Il più potente esercito del mondo, che aveva
conquistato e sottomesso lEuropa, con la sola leccezione di Londra e di Mosca,
uniche capitali europee sulle quali Hitler non era riuscito a piantare la bandiera con la
svastica, era in rotta davanti allesercito rosso. Per il folle disegno di Hitler e
Mussolini di imporre al mondo il loro "ordine nuovo", Stalingrado rappresentò
linizio della fine. Perfino Mussolini, che aveva fatto scrivere nella propaganda
fascista che i russi combattevano perché "costretti dai commissari del popolo con le
pistole puntate alla schiena", confesserà nelle pagine del suo diario tutto il suo
sconcerto di fronte alleroismo dei sovietici che "dimostravano di battersi come
i leoni". Gli strateghi dello Stato Maggiore tedesco avevano progettato di
impossessarsi dei campi petrolifere di Grozny con una rapida avanzata, contando di
riuscire a congiungere, attraverso il Caucaso, le loro armate del fronte russo con quelle
di Rommel, che contemporaneamente attaccavano dal fronte libico, verso la conquista del
Medio Oriente e del petrolio arabo, oltre il Canale di Suez. Se il loro piano fosse
riuscito, il conflitto, quasi certamente avrebbe avuto un altro esito. Soltanto la
resistenza dallesercito rosso a Stalingrado toglierà ai tedeschi ogni illusione, e
darà ai popoli liberi, in ogni parte del mondo, una fondata ragione di speranza.
"Nulla si legge ancora nelle citate memorie di Churchill riuscì ad
aver ragione dei russi, che si batterono con eroico spirito di sacrificio in mezzo alle
rovine della loro città". A quel punto, a Hitler rimaneva solamente la demoniaca
speranza delle "armi segrete" e la spietata crudeltà dei suoi carnefici, contro
le popolazioni inermi, i partigiani in lotta nei paesi occupati, i deportati nei campi di
sterminio.
Sul fronte orientale le sorti della guerra si erano capovolte. Tra il
Don e il Volga, i due grandi fiumi che attraversano da nord verso sud limmensa
steppa russa, le armate corazzate tedesche e quelle che sciaguratamente lItalia
fascista aveva mandato a combattere al loro fianco, avevano continuato fino ad allora ad
avanzare come nelle sabbie mobili. Fino alla città di Stalingrado, dove furono inchiodati
sul posto, dopo che i sovietici lanciarono la famosa, seppur tremenda, invettiva
patriottica: "Oltre il Volga non cè più terra!". E sulla linea del Volga
la grande offensiva germanica venne bloccata, spezzata, respinta. La città era un
importante centro industriale, punto cruciale del disegno strategico dello Stato maggiore
germanico. Ma, come ha scritto Churchill, "già il suo nome" città di
Stalin "era per Hitler una sfida". Come lo era Leningrado, la città
della Rivoluzione bolscevica intitolata a Lenin, la quale resisterà al terribile assedio
tedesco per ben 900 giorni. Sta di fatto, che quando lesercito rosso passerà al
contrattacco, alla metà di novembre, dopo tre mesi di offensiva tedesca, su fronte
orientale la situazione era la seguente: a Mosca cera ancora Stalin e i principali
obiettivi della campagna il Caucaso, Stalingrado, Leningrado erano ancora in
mano russe.
Le perdite saranno spaventose per entrambe le parti, in uomini e mezzi,
ma i tedeschi saranno fermati. Da quel giorno sul fronte orientale i tedeschi non avranno
più liniziativa, dovranno ritirarsi, di fronte allavanzare dellArmata
rossa. La quale si fermerà soltanto, due anni dopo, davanti al bunker di Hitler a Berlino
e sulle rive dellElba per labbraccio con gli angloamericani vittoriosi a
owest.
A Stalingrado, la 6.a armata tedesca era comandata dal generale von
Paulus, un brillante ufficiale germanico che contendeva a Rommel i più alti
riconoscimenti ottenuti in battaglia. Nella disperata condizione in cui era finito con i
suoi due milioni e passa di soldati, nellaccerchiamento russo e
nellimpossibiltà di spezzare lanello che sempre più si stringeva attorno al
suo quartiere generale al centro della città sventrata, sarà raggiungerà - via radio -
dalla notizia che il Fuhrer lo aveva promosso sul campo al grado di Feldmaresciallo. La
qual cosa ottenne soltanto il risultato che i russi, invece di catturare un generale,
faranno prigioniero un feldmaresciallo, un ufficiale del Terzo Reich ben più elevato in
grado.
A guerra finita, il re dInghilterra, unendosi al tripudio del
mondo per le importanti vittorie dellesercito rosso sul nemico comune di tutti i
popoli liberi, deciderà di donare una spada donore alleroica città di
Stalingrado, emblematico simbolo del trionfo della civiltà umana sulla barbarie
nazifascista.
La
Battaglia di Stalingrado (dal sito dell'Anpi nazionale)
Cronologia della battaglia
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