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Dalla guerra europea alla guerra mondiale (1941-1942)

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Alla fine del 1940 Hitler ha due possibilità. La prima è quella di creare un "blocco continentale" coinvolgendo nel Tripartito Germania-Giappone-Italia anche l’Urss, per sottrarla alla possibilità di una alleanza con Inghilterra e Usa e convincere questi ultimi a non entrare in guerra. Il Giappone accetta questo progetto, perché spera nella mediazione tedesca per riallacciare buoni rapporti con l’Urss e poter così inserire senza rischi la Cina nel proprio "grande spazio", coprendosi inoltre le spalle in caso di guerra contro gli Usa. L’intenzione di Germania e Giappone è dunque quella di dirottare l’Urss verso sud (Turchia e India), ma l’intento fallisce perché gli interessi espansionistici sovietici guardano all’Europa dell’est e all’Asia verso sud, per creare una fascia di sicurezza intorno ai propri confini. Ad Hitler dunque non resta che puntare sull’altra alternativa, e cioè fare la guerra all’Urss, da un lato per conquistare lo "spazio vitale", dall’altro per liberare il Giappone dalla minaccia sovietica alle spalle e rendere così più consistente il pericolo della guerra su due oceani per gli Usa. Considerando che dopo la sconfitta francese l’Inghilterra fa affidamento sull’Urss quale braccio continentale, la sconfitta sovietica avrebbe – nella visione hitleriana – convinto Londra ad accettare il compromesso con la Germania (e se così non fosse stato, del resto, Hitler avrebbe potuto rivolgere tutte le sue forze verso la Manica, una volta eliminato il pericolo sovietico).

Alla fine di luglio del 1940 Hitler matura la decisione di fare subito la guerra all’Urss, contando anche sull’aiuto giapponese per prendere l’Urss tra due fuochi (ma ciò non accadrà, a causa della politica del "sacro egoismo" portata avanti da Tokio). Alla fine dell’anno, decide anche di accantonare il piano di creare una base tedesca nel nord Africa (Gibilterra, Marocco) da cui contrastare gli anglo-americani; il successivo fallimento della campagna di Russia farà abbandonare definitivamente questo proposito e sarà proprio dalla costa mediterranea dell’Africa che gli Alleati lanceranno l’offensiva contro la Germania, prima dello sbarco in Normandia.

Il 22 giugno 1941 scatta l’operazione Barbarossa, l’attacco tedesco contro l’Urss. I vertici militari sottovalutano l’Armata Rossa e sono convinti di sconfiggerla in cinque settimane, prima del rigido inverno russo (che già era costato caro a Napoleone). I sovietici attuano la tattica della terra bruciata, indietreggiando verso l’interno, mentre Stalin si appella al nazionalismo russo per spingere la popolazione civile alla resistenza contro l’invasore e ad atti di sabotaggio nelle retrovie. I tedeschi penetrano a fondo in territorio nemico ma l’offensiva – anche a causa dell’allungamento delle linee di rifornimento dalle basi di partenza alla prima linea – non raggiunge l’obiettivo.

Nel 1942 la Germania raggiunge la sua massima espansione territoriale.

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Nella primavera, però, l’attacco si arena alle porte delle grandi città, Mosca, Leningrado e Stalingrado, dove i sovietici resistono strenuamente e dove si combattono le battaglie tra le più cruente di tutto il conflitto. Nel gennaio del 1943, la battaglia di Stalingrado segna l’inizio della controffensiva generale sovietica.

Nel frattempo che Hitler gioca la partita decisiva in Urss, anche gli Usa entrano in guerra. Il 7 dicembre 1941 infatti l’aviazione giapponese attacca la flotta americana del Pacifico nella base di Pearl Harbour nelle Hawaii. Con questa azione a sorpresa i giapponesi conquistano la superiorità aereo-navale nella zona e nei primi mesi del 1942 dilagano rapidamente in tutta l’Asia meridionale, in Indocina, in Malesia, in Birmania, nelle isole dell’Indonesia, nelle Filippine, nella Nuova Guinea e negli arcipelaghi del Pacifico fino alle isole Salomone (base avanzata verso il continente australiano).

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Franklin D. Roosevelt, presidente degli USA

Fino al 1938 nell’opinione pubblica e nella classe dirigente americana prevale la linea isolazionista. Con la guerra cino-giapponese (1938) gli americani cominciano a temere l’espansionismo nipponico e la possibilità di essere coinvolti in una guerra su due fronti, Atlantico-Pacifico, mentre la flotta è concentrata solo in quest’ultimo mare. All’inizio della seconda guerra mondiale, l’atteggiamento Usa è quello di lasciare la flotta nel pacifico contro il pericolo giapponese e fare affidamento sugli alleati anglo-francesi per proteggere il fianco atlantico. La sconfitta francese però dimostra l’impossibilità di perseguire questa strada e segna l’inizio del riarmo, per dotarsi di una flotta capace di agire sui due oceani. L’attacco giapponese fornisce a Roosevelt il pretesto per superare definitivamente le vecchie tendenze isolazioniste. L’ingresso in guerra degli Usa modifica la fisionomia del conflitto che da europeo diventa mondiale, mentre si consolida l’alleanza Usa-Inghilterra-Urss contro Germania e Giappone.

pallanimred.gif (323 byte) Pearl Harbor

pallanimred.gif (323 byte) La Battaglia di Stalingrado (dal sito dell'Anpi nazionale)

 

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