Il 1° settembre 1939 le truppe tedesche
invadono la Polonia, senza dichiarazione di guerra. Gran Bretagna e Francia proclamano la
mobilitazione generale; due giorni dopo dichiarano guerra alla Germania. Iniziata così la
seconda guerra mondiale.
In meno di un mese l’esercito polacco viene annientato e il 28
settembre capitola. I tedeschi occupano le regioni settentrionali e Danzica, mentre i
sovietici invadono quelle orientali, dopo aver posto Lituania, Lettonia ed Estonia sotto
il proprio protettorato. L’Armata Rossa attacca anche la Finlandia, dove però
incontra una tenace resistenza che durerà fino al marzo del 1940 (il 12 marzo viene
firmato il trattato di pace, con concessioni territoriali in Carelia e diritti di transito
in favore dei sovietici).
Concluse le operazioni in Polonia, il conflitto vive un periodo di
stasi fino all’inizio del nuovo anno quando, in aprile, Hitler riprende
l’iniziativa scatenando la guerra lampo contro Danimarca e Norvegia e anticipando
un’azione della marina britannica finalizzata a rafforzare il controllo militare di
quella zona. Tutto è pronto, a questo punto, per l’offensiva in occidente contro la
Francia, grazie anche agli accordi con l’Urss dell’anno prima, che garantiscono
alla Germania di non essere aggredita alle spalle.
All’alba del 10 maggio i tedeschi invadono Olanda, Belgio e
Lussemburgo, e da qui lanciano l’offensiva contro la Francia. La tattica è sempre
quella della guerra lampo (blitzkrieg), fondata sul massiccio impiego di mezzi corazzati,
aviazione e truppe paracadutate per penetrare rapidamente in territorio nemico e aggirare
le linee difensive prendendole alle spalle. L’operazione – specie il passaggio
di intere divisioni corazzate attraverso le Ardenne, ritenute una insuperabile difesa
naturale – coglie di sorpresa le forze francesi schierate a difesa. La linea Maginot,
formidabile sistema difensivo verso oriente, viene neutralizzata dalle spalle mentre i
mezzi corazzati tedeschi, dopo aver sfondato il fronte presso Sedan e Namur, puntano sulla
Manica chiudendo in una sacca, presso la costa di Dunkerque, l’intero corpo di
spedizione britannico. Gli inglesi, abbandonate le armi e il materiale bellico sulla
spiaggia, attraversano la Manica ricorrendo anche a centinaia di piccole imbarcazioni,
sotto i continui bombardamenti e mitragliamenti dell’aviazione nemica (Hitler - è
tesi molto diffusa – avrebbe ritardato l’avanzata delle proprie truppe corazzate
di qualche giorno, convinto che quel gesto "di buona volontà" avrebbe spinto
l’Inghilterra ad accettare di disimpegnarsi dal continente e sospendere la guerra
contro la Germania).
Il 10 giugno 1940 anche l’Italia entra in guerra, contro Francia e
Inghilterra. Dopo mesi di titubanza, Mussolini decide di accelerare i tempi perché –
come molti a quel tempo – è convinto che la guerra durerà poco e quindi teme di
essere escluso dal tavolo delle trattative di pace. Il 14 giugno i tedeschi entrano a
Parigi. Il 22 e il 24 la Francia firma l’armistizio con Germania e Italia: le regioni
settentrionali e la costa atlantica diventano zona d’occupazione tedesca, mentre
nella Francia meridionale s’insedia un governo collaborazionista con sede a Vichy; da
Radio Londra De Gaulle incita i francesi alla resistenza.