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La Resistenza in Europa
La Resistenza in Grecia
L'invasione italo-tedesca (1940-1941)
Il regime instaurato in Grecia da Metaxas nel
1936 era una dittatura non molto dissimile da quella del Portogallo di Salazar e per altri
aspetti da quella dell'Italia mussoliniana. Ciononostante né lui né il re, Giorgio II,
avevano intenzione di modificare i tradizionali orientamenti filobritannici della politica
estera greca. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel settembre del 1939, Metaxas
cercò in tutti i modi di tenere il Paese al di fuori delle ostilità. Mussolini però
aveva identificato nella Grecia l'obiettivo ideale di una campagna militare che avrebbe
potuto guadagnare all'Italia un avamposto nei Balcani e forse anche la maggiore
considerazione dell'alleato tedesco. Nell'agosto del 1940 un sottomarino italiano colpì e
affondò l'incrociatore greco Elli. Due mesi dopo, la mattina del 28 ottobre 1940,
l'ambasciatore italiano ad Atene consegnò un ultimatum che Metaxas respinse all'istante.
Nel giro di poche ore le truppe italiane attraversarono il confine greco-albanese e il
governo di Atene fu costretto, suo malgrado, ad entrare in guerra.
L'invasione cementò lo spirito di resistenza dei greci che nel giro di pochi giorni
respinsero gli italiani in territorio albanese, nonostante Metaxas avesse rifiutato
l'aiuto offerto dalla Gran Bretagna pur di non provocare Hitler. Alla sua morte, nel
gennaio del 1941, gli successe Alexandros Koryzis, che invece chiese e ottenne
l'intervento delle truppe britanniche. Ma nel frattempo anche la Germania aveva deciso di
muoversi nei Balcani e il 6 aprile del 1941 invase la Grecia, dando man forte alle truppe
italiane e sopraffacendo rapidamente le truppe greche ed inglesi; si arrivò ad un
armistizio con i vertici militari tedeschi, mentre il re e il suo governo trasferirono la
resistenza a Creta.
Quando anche quest'ultima capitolò, il monarca fuggì in Medio Oriente e in Grecia si
instaurò un governo collaborazionista capeggiato dal generale Tsolakoglou.
L'occupazione nazifascista e la deportazione degli ebrei
A giugno del 1941 tutto il Paese era sotto il
controllo di Italia, Germania e Bulgaria. Nelle zone amministrate dai tedeschi il regime
di occupazione non fu soltanto molto duro, ma anche oneroso per i greci, cui fu imposto di
sostenerne i costi. Ben presto nel Paese fu organizzata la deportazione degli ebrei, in
conformità con l'ideologia nazista: la comunità di Salonicco, consistente in circa
50mila persone, fu praticamente cancellata. Tra i greci, oltre 400mila morirono di fame.
La Resistenza greca
Nel frattempo si erano andati formando vari
movimenti di resistenza: primo fra tutti il Fronte di liberazione nazionale, con il suo
braccio militare - l'Esercito nazional-popolare di liberazione (ELAS) - la cui leadership
era prevalentemente comunista, così come lo era la componente principale del secondo,
l'EAM. Tra gli altri movimenti non comunisti il più importante era la Lega nazionale
repubblicana, con base nella Grecia nord-occidentale (EDES). Tra quest'ultima, ELAS ed EAM
le rivalità si trasformarono spesso in confronto diretto. Ma nell'ottobre del 1944,
Churchill e Stalin siglarono un accordo in base al quale l'Unione Sovietica avrebbe
acconsentito al ripristino del controllo britannico sulla Grecia, a guerra terminata, in
cambio del riconoscimento dell' egemonia russa in Romania. Si trattò solo di un
temporaneo compromesso, imposto d'autorità dagli inglesi, che fece sospendere quella che
si era ormai trasformata in una guerra fratricida, dietro cui si nascondevano gli
interessi divergenti nel riassetto mondiale postbellico delle potenze alleate. Gli inglesi favorirono inoltre la nomina di Georgios
Papandreu a capo del governo in esilio, sia per il suo passato venizelista che per il suo
anticomunismo militante. Quest'ultimo presiedette in Libano una conferenza per
l'instaurazione di un governo di unità nazionale, che si insediò ad Atene il 18 ottobre
del 1944, pochi giorni dopo il ritiro tedesco.
La guerra civile (1945-1949)
Il Paese era in ginocchio: l'economia devastata
dall'occupazione nazista, il sistema di comunicazioni arretrato, la flotta mercantile
quasi completamente distrutta, l'inflazione galoppante, la scarsezza di viveri. Non solo:
Papandreu si trovò a dover affrontare anche il problema del disarmo dei gruppi armati di
resistenza, in particolare l'ELAS, che rifiutava di consegnare le armi. Un successivo
scontro tra i suoi militanti e le forze di polizia fu fermato dall'intervento di Londra.
Alla fine del 1945 il governo di Themistoklis Sephoulis, ottuagenario leader del Partito
Liberale, indisse le elezioni per il 31 marzo del 1946. L'astensione della sinistra e di
parte di esponenti del governo contribuirono alla vittoria della coalizione conservatrice
guidata dal Partito popolare, capeggiato da Dino Tsaldaris. La polarizzazione della
situazione politica riportò sulle montagne i gruppi di resistenza comunisti, tra i quali
ne emerse uno nuovo, l'Esercito democratico, capeggiato da Markos, ex leader dell'ELAS.
Intanto gli Stati Uniti subentrarono alla Gran Bretagna quale potenza
"protettrice" della Grecia e nel marzo del 1947 il presidente Truman fece
approvare un programma di sostegno a favore dei popoli "minacciati" da pericoli
di sovversione interna. Decisione che di fatto aprì la strada ad un consistente afflusso
in Grecia di aiuti economici e militari americani.
Alla fine dell'estate del 1949 le truppe regolari comandate dal generale Papagos
riuscirono a respingere la guerriglia dell'Esercito democratico entro i confini albanesi e
in ottobre la leadership comunista del movimento dichiarò una temporanea cessazione delle
ostilità.
La sconfitta della resistenza comunista e la messa fuorilegge dell'ELAS e dei
comunisti dopo tre anni di guerra civile consentì
alla Grecia di emergere alla fine della seconda guerra mondiale come l'unico Paese
balcanico sottratto alla sfera di influenza sovietica e annesso al blocco occidentale.
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Italiana in Grecia (1940-1941)
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L'eccidio di Cefalonia (notizie,
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