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Il sindacalismo cattolico dall'unità sindacale alla nascita della Cisl

 

pallanimred.gif (323 byte) La scissione della Cgil e la nascita della Cisl (1948-1950)

Lo sciopero generale dell' 11 novembre 1947, il primo di questo tipo dalla liberazione, fu messo in atto per risolvere la questione dell' alto grado di disoccupazione di quel periodo. Il governo De Gasperi aveva adottato delle restrizioni nei contributi per gli imprenditori e questi, non essendo più in grado di mantenere un certo numero di operai avevano sospeso molti lavori iniziati. Si contarono settantamila operai senza lavoro. Lo sciopero di novembre segnò l'inizio di un periodo difficile segnato da scontri violenti tra polizia e manifestanti. Purtroppo la situazione peggiorò ulteriormente e la tensione tra operai e forze di governo si fece altissima. Ci furono tre incontri tra Cgil e Governo per risolvere in modo definitivo la questione. Al terzo incontro si poté decretare la fine degli scioperi e delle manifestazioni. La Cgil aveva bisogno di un chiarimento interno tra le sue forze sindacali. Questo avvenne a Roma dal 28 al 30 Dicembre 1947. La discussione principale verteva sull'appoggio al piano "Marshall". La spaccatura fu drammatica: Socialisti e Comunisti osteggiavano questo piano d'aiuto di una nazione capitalista, che, a loro dire avrebbe chiesto in riscatto la messa al bando delle correnti "rosse" oltre che dalla politica, anche dall'azione sindacale. Le forze cattoliche e anticomuniste (socialdemocratici, liberali e repubblicane) vedevano nel piano d'aiuto americano l'unico rimedio per la difficile situazione economica postbellica. Il piano di aiuti economici, voluto dall'amministrazione americana del presidente Truman, si inseriva in quella manovra socio-politica che intendeva contenere l'influenza dal fronte comunista sovietico. Occorreva che il piano Marshall mettesse la classe politica e l'azione sindacale, che erano di fronte alla necessità di denaro per il ripristino della situazione postbellica, davanti ad una scelta di tipo antisovietico. Già il Governo De Gasperi di quegli anni aveva estromesso socialisti e comunisti dal governo. La situazione sindacale si reggeva su un filo di lana. Il 1° maggio del 1948 vide nei suoi festeggiamenti l'epilogo imminente della vicenda unitaria della Cgil, con i comizi abbandonati dai rappresentanti cattolici (Giulio Pastore in testa). L'attentato del 14 luglio 1948 al Leader del PCI Palmiro Togliatti, portò in poco tempo alla definitiva scissione. Su quei giorni il giornalista Giorgio Bocca descrisse l'azione del fronte operaio come uno sciopero di proporzioni mai viste: <uno sciopero che sospende l'autorità dello Stato , nelle maggiori città italiane , aprendo un interregno in cui tutto può accadere>. Le giornate di protesta (che si stemperarono gradualmente con la guarigione di Togliatti) offrirono l'occasione al gruppo sindacale cattolico della Cgil di uscire dalla Cgil con l'intento di creare un sindacato nuovo.

Nel settembre del 1948 fu istituita la Lcgil (Libera Confederazione Generale Italiana del Lavoro) a cui aderirono, oltre al fronte cattolico di Pastore, i repubblicani e i socialdemocratici fuoriusciti dalla Cgil confluirono nella Fil (Federazione Italiana Lavoratori).

L'America aveva varato, nell'aprile del 1948, un piano di ricostruzione economica per l'Europa postbellica l' ERP (Economic Recovery Program). Al quale aderirono ben 16 paesi europei, tra cui l'Italia con il governo De Gasperi, e venne costituita una commissione degli Stati Uniti per la Economic Cooperation Administation (ECA). Questa missione degli USA era composta da un dirigente tecnico, avente il compito di ambasciatore straordinario, con un équipe di addetti di tutte le specializzazioni , anche quella sindacale. Il 16 aprile 1948 viene costituita l'OECE (Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica), nella quale verranno discussi i problemi economici e l'organizzazione dei piani di sviluppo per gli Stati aderenti. La Lcgil (e dopo la Cisl) che si prefigurava, per le sue posizioni filoamericane, di diventare un "sindacato atlantico", appoggiò questo piano dell'OECE, perché in esso vedeva la soluzione del problema salariale, grazie al beneficio economico che un prestito americano avrebbe dato al miglioramento dell'economia italiana. La Cgil, come già accennato in precedenza, nel 1945 aveva ottenuto dal governo la "scala mobile degli stipendi" adeguandoli al tasso d'inflazione calcolato ogni fine anno, ma già nel 1947 questa struttura aveva mostrato i suoi limiti e difetti, per questo non si poteva dirigersi verso questa lotta per il miglioramento degli stipendi senza un "sindacato forte".

La Lcgil non era che un punto di passaggio da un esperienza unitaria ad una nuova realtà sindacale la Cisl. Il 1° maggio del 1950 viene istituita la Cisl. Secondo l' analisi fatta da due storici del sindacato sui primi anni della Cisl abbiamo questo quadro di sviluppo:

Nel periodo della cosiddetta ricostruzione , come in quello del miracolo italiano , l'ideologia del mondo cattolico assolve ad un ruolo di legittimazione analogo a quello giocato nel ventennio fascista dal mito dello Stato corporativo, e diviene uno - o forse il principale- strumento di restaurazione dell'antico Stato liberale e della sua struttura, riassorbendo le spinte innovative scaturite dalla resistenza ed eludendo anche le istanze recepite nella Costituzione repubblicana.

Con gli anni cinquanta si ha un profondo mutamento negli equilibri interni del mondo cattolico. Cresce l'egemonia del partito, la DC, che dapprima affianca e poi gradualmente sostituisce le altre organizzazioni nel ruolo di controllo del consenso. Il parassitismo e il clientelismo, che portarono ad una parziale laicizzazione del partito cattolico, fecero aumentare il distacco con le organizzazioni dei lavoratori (Acli e Cisl). La Cisl è stata la prima a rivendicare la propria autonomia, partendo come organizzazione non confessionale, ma pur sempre espressione dei lavoratori cattolici. Lo "slogan" di Pastore per la Cisl di quegli anni era: <la classe lavoratrice come classe dirigente>, mentre Mario Romani, con l'appoggio di gran parte del gruppo promotore della Cisl concentrava il suo lavoro affinché il sindacato, che in quell'anno muoveva i suoi primi passi, sviluppasse un industrializzazione consapevole della società italiana.

Occorreva, nel formare il "sindacato nuovo", trovare un gruppo dirigente capace che assumesse un atteggiamento nuovo rispetto allo Stato, al suo ordinamento, al potere politico. La Cisl doveva attivare il progresso economico e sociale e con questo ad un effettivo miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori .

Questi in sintesi i caratteri originali della Cisl:

a) la decisione, connessa all'articolazione contrattuale, di riconsegnare il sindacato alla gestione dei lavoratori di base e la dialettica derivante dalle resistenze al decentramento reale;

b) il rifiuto dell'istituzionalizzazione (art.39 della Costituzione italiana), per ricercare la forza del consenso degli associati e nell'intrinseca rilevanza dell'interesse collettivo rappresentato;

c) il superamento di ogni discriminazione ideologica, base vera per una nuova unità sindacale;

d) il superamento del vecchio "operaismo", attraverso il perseguimento di grandi obbiettivi collettivi,

e) la consapevolezza dell'esaurirsi del tipo di conflitto proprio della prima industrializzazione e dei caratteri nuovi del conflitto industriale, meno "selvaggio", ma più duro, Perchè più vicino ai gangli del potere e che esige, perciò nella logica della Cisl, un confronto contrattuale continuo tra sindacati e impresa e tra sindacato e istituzioni;

f) l'esigenza di ricercare i limiti dell'azione sindacale all'interno stesso del movimento sindacale (no all'articolo 40 della Costituzione italiana) pena il:<segnare, con l'incapacità a pensare in termini di benessere generale , l'inizio della sua involuzione ed uno spaventoso aggravarsi della crisi d'insieme.>.

g) <L'acquisto di importanza dell'apparato organizzativo orizzontale o di collegamento[...]> e <lo sviluppo delle attività di ricerca e analisi>;

h) soprattutto l'autonomia , che non è chiusura corporativa, né pansindacalismo, ma è la condizione che da potere reale ad un sindacato indipendente, perchè lo radica nella società civile, fuori dalla logica che dà tutto il sociale nel politico.

Questi ed altri punti di discussione emersero nei primi anni di vita della Cisl, e tali tematiche saranno il punto di partenza per i vari rappresentanti del sindacato nelle loro discussioni.

La Cisl si doveva muovere all'interno del mondo dei lavoratori per creare il più velocemente possibile un sindacato credibile e forte nell' ottenere concessioni dallo Stato. Una volta affermatasi come forza sindacale, avrebbe incrementato le sue adesioni, oltre che nel fronte dei lavoratori cattolici, anche in quel settore lavorativo laico che non si ritrovava nei presupposti ideologici del sindacalismo della Cgil. La Cisl delle origini appare oscillante tra la voglia di aprire una "terza via" tra capitalismo e socialismo e l'accettazione sostanziale del capitalismo come realtà da modificare all'interno, con la possibilità di una via sempre aperta tra "lavoro" e "capitale".

Note

1. L.Musella, "I sindacati...", Cit. , p.868.

2. Cfr. G.Formigoni "il ruolo decisivo del piano Marshall", p.44, in Id., la scelta occidentale della Cisl, cit. in bibliogr.

3. L'elezioni del 18 Aprile 1948 diedero alla D.C. , oltre all'appoggio degli industriali, la maggioranza necessaria per governare senza il partito comunista.

4. Bocca Giorgio, Palmiro Togliatti, Roma-Bari, Laterza(?), 1979 pp.512, Cit. In G.Baglioni, Analisi della Cisl, in bibliogr.

5. Cfr. P.Barucci, Ricostruzione , pianificazione, mezzogiorno e politica economica, in nota 1 a p.333 del testo di S.Zaninelli ,Il sindacato nuovo, In bibliogr.

6. P.Kemeney, E.Ranci Ortigosa," La Cisl dei primi anni e l'ideologia del mondo cattolico", in G.Baglioni, Analisi della Cisl, pp.53-57, Cit. In bibliogr.

7. Su questo personaggio si veda la scheda a lui dedicata nel Cap.V.

8. Cfr. M.Romani ,"I rapporti sociali nell'azienda", ora in Annali fondazione Giulio Pastore, pp.43 e ss., Cit.in G.Baglioni in bibliogr.

9. Cfr.G.Baglioni, Analisi della Cisl, in bibliogr.

10. M.Romani, "Tendenze e linee di sviluppo del movimento sindacale ",in Sindacalismo, a. I, 1 luglio 1951, ora in AA.VV, Annali fondazione Giulio Pastore, p.17, cit. In G.Baglioni, Analisi della Cisl, in bibliogr.

11. M.Romani, "il sindacato in regime democratico", cit. in G.Baglioni, Analisi della Cisl, in bibliogr.

12. Cfr. Cap.V sui "teorici" della Cisl e il Cap.VI sul primo congresso del sindacato nuovo.

13. Cfr. G.Baglioni, Cit. in bibliogr.

 

(a cura di Simone Galgano)

 

 

   

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