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Il sindacalismo
cattolico dall'unità sindacale alla nascita della Cisl
Il sindacato Cattolico dalle
"leghe bianche" allo sviluppo della Cgil (1918-1947)
Achille Grandi operò nella costituzione delle "leghe
bianche", primo nucleo di quel sindacalismo cattolico che fu la base per la nascita
della Confederazione Italiana Lavoratori o Cil. Il mondo cattolico, uscito dalla prima
guerra mondiale, preoccupato da un clima di esplosione del fenomeno socialista in Italia,
specialmente tra gli operai e i contadini, cercò con Grandi di rimediare in un settore
critico quale quello del lavoro. Grandi si mosse affinché il movimento operaio cattolico,
ispirato dai principi della enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII, si unisse
in un fronte sindacale in alternativa al pensiero marxista del sindacato socialista. Per
questo motivo, la Chiesa abbandonò le posizioni di dura contestazione alle attività
dello Stato unitario ed entrò con vigore nel mondo politico ( il Partito Popolare di Don
Sturzo) e Sindacale. Con Grandi iniziò la sua carriera sindacale un giovanissimo operaio
tessile, futuro fondatore della Cisl, Giulio Pastore. Pastore diede avvio alla sua
attività sindacale nell'area vicentina, inserendosi con successo anche nel lavoro
propagandistico attraverso i giornali. Infatti Pastore nel 1918,
sedicenne, entrò nel sindacato della fabbrica in cui lavorava dall'età di dodici anni e
nel 1920, compiuti i venti anni, divenne segretario dell' Unione del Lavoro di Sesa e
direttore del settimanale "il Monterosa".
La forza del fronte dei lavoratori cattolici in quegli anni fu
costituita da una numerosa adesione del proletariato agricolo, questo fece sì che il
fronte dei lavoratori fosse diviso, da una parte, dal mondo operaio nel PSI e nella Cgl e
dall'altra nel settore agricolo dove forte era la presenza del PPI.
Una volta messi al bando dal regime fascista tutti i movimenti
sindacali fuori dalle corporazioni, i vari dirigenti e persone aderenti a questi si
trovarono ad agire nella clandestinità. Il fascismo fu spietato contro l'opposizione
socialista e comunista, ma fu meno rigido nei confronti di quella cattolica. Questo si
deve al clima di riconciliazione voluto da Mussolini, per ottenere maggiore consenso da
parte della Chiesa cattolica, con la firma dei patti lateranensi (1929), i quali avevano
dato via a quel periodo di ambiguità politica in cui la Chiesa, appoggiando direttamente
il regime fascista, conservò al suo interno membri laici agguerriti oppositori del regime
(1). Questo modo di fare fece sì che la Chiesa potesse conservare alcune organizzazioni,
come l' Azione Cattolica, nelle cui file furono reimpiegati noti politici del Partito
Popolare prefascista ed ex sindacalisti della disciolta Cil. Lo Stato Vaticano fu il luogo
di rifugio per molti esponenti dei quadri politici della futura DC e del nuovo sindacato
cattolico che ,approfittando di queste condizioni favorevoli, cercarono di intrecciare
accordi con le altre forze antifasciste, come afferma Turone:
Dal 1941 l'antifascismo cattolico [...] aveva cominciato
a tessere le fila della propria riorganizzazione in vista della crisi in cui il conflitto
stava facendo precipitare il fascismo. Riunioni camuffate da pellegrinaggi si tennero nel
1941[...]. Nell' estate del 1942[quando] De Gasperi soggiornò a Selva di Valsugana,
questi incontri si intensificarono[...] (2).
Approfittando di uno di questi "pellegrinaggi", Achille
Grandi poté incontrarsi con il leader socialista Buozzi a Torino nel 1942 (cfr. cap.I).
Secondo la testimonianza di uno dei più partecipi protagonisti di quel periodo, nonchè
amico di Grandi, Giovanni Gronchi, gli incontri con Buozzi non furono strettamente legati
alla riorganizzazione sindacale, ma furono:< colloqui d'ordine politico
generale>.
Nell' agosto del 1943, dopo la fuga di Mussolini, si tenne una riunione
degli esponenti sindacali con il gen. Badoglio, per costituire un comitato che coordinasse
in maniera unitaria l'azione dei commissari del lavoro non più fascisti. Dal 1943 al
Patto di Roma ci fu un enorme lavoro da svolgere per preparare la nascita della Cgil.
La rappresentanza sindacale cattolica all'interno della Cgil era
nettamente minoritaria in proporzione con quella comunista e socialista, lo sforzo
maggiore, non solo per gli undici rappresentanti della Dc all'interno del sindacato, ma
anche dello stesso leader della Cgil Giuseppe di Vittorio fu quello di preparare un
documento d'intesa che riuscisse a dividere gli incarichi dirigenziali e organizzativi in
maniera equa. Ma il timore di vedere comunque schiacciata la rappresentanza cattolica nel
complesso funzionamento del sindacato unitario, portarono alla nascita delle Acli
(Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani) nell'agosto del 1944, delle quali Achille
Grandi, già segretario confederato della Cgil, divenne anche presidente. Nel primo
congresso generale della Cgil (Napoli, 28 gennaio- 1° Febbraio 1945) questa dualità del
Grandi fu contestata dall'area di sinistra del Sindacato, ma si giunse comunque ad un
compromesso e alla chiusura del congresso Di Vittorio accettò che le Acli fossero
definite come organismo pre-sindacale e che l'articolo 9 del nuovo statuto sindacale (che
ammetteva lo sciopero politico) fosse modificato con alcune restrizioni alla possibilità
di interventi politici. Grandi, dal canto suo, il 14 febbraio di quello stesso anno decise
di dimettersi dalla presidenza delle Acli facendosi sostituire da Ferdinando Storchi
(giornalista collaboratore per l'" Osservatore Romano" e direttore della rivista
del Giac "Ave") (3), ma la contestazione continuò all'interno della Cgil.
Socialisti e Comunisti vedevano le Acli, appoggiate dal Papa Pio XII, come <cellule
dell'apostolato cristiano moderno> (4), come una presa di posizione forte dei
cattolici contro il pericolo di un sindacato troppo a sinistra. La neonata Democrazia
Cristiana con De Gasperi tentò di esercitare un proprio predominio sulla Cgil per
indirizzare il sindacato unitario verso posizioni meno conflittuali con il governo e
l'area politica cristiana, ma si trovò contro Grandi che credeva nella realtà
indipendente del sindacato da tutti i partiti politici. Con la morte di Grandi (28
settembre 1946) il fronte cattolico sindacale della Cgil del successore Pastore non
riuscì a placare i contrasti interni. La crisi che porterà alla scissione delle tre
correnti sindacali in nuove realtà era ormai vicina.
Note:
1. Come De Gasperi, Grandi e Pastore, per citarne alcuni.
2. Turone, Sergio, Storia del sindacato in
Italia, Cit. in bibliogr., pp. 7-8.
3. Pasini, Giuseppe, Le Acli delle origini, Coines, pp.59-62.
4. Discorso di Pio XII del 11 marzo 1945 pubblicato ne Il
giornale dei lavoratori , a.II, n.10, 10-17 Marzo 1946, tratto da V.Saba,
Giulio Pastore Sindacalista , Cit. In bibliogr.
(a cura di Simone Galgano)
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