|  | 1949: LITALIA ADERISCE
        AL PATTO ATLANTICO De Gasperi e la DC nella politica
        estera italiana  di Carmelo Caruso Negli anni immediatamente successivi alla
        seconda guerra mondiale, lItalia sceglie di orbitare nellarea delle potenze
        occidentali. Si tratterà di unadesione molto più problematica di quanto possa
        apparire in superficie, non solo per la strenua opposizione portata avanti dalle sinistre,
        ma anche per le divisioni sorte in seno alla stessa DC, in cui, alcune componenti  in primis i Dossettiani  criticarono le
        scelte internazionali del governo. Accanto a queste resistenze di carattere
        interno, Il governo dellepoca dovette confrontarsi prima con i veti
        posti al suo ingresso nel Patto da parte di Stati Uniti e Francia, così come di Regno
        Unito, Canada, Belgio. I governi di questi paesi ritenevano che lestensione verso il
        Mediterraneo dellAlleanza, concepita per le potenze rivierasche (che in
        altre parole si affacciavano sullAtlantico del Nord) avrebbe condotto ad uno
        snaturamento di questultima, la avrebbe indebolita e molti altri stati avrebbero
        potuto seguire lesempio italiano. Secondo quanto scrive Nico Perrone, fu grazie alle
        pressioni esercitate dallambasciatore Tarchiani e dal ministro degli esteri, Sforza,
        che si potè superare limpasse.
        In piena sintonia con le aspirazioni italiane, e del Presidente del Consiglio De Gasperi
        era invece J. D. Hickerson, direttore dellOffice of European Affairs del
        Dipartimento di Stato, che concepiva lallargamento del Patto come uno strumento di
        lotta anticomunista. In cosa consisteva esattamente il Patto
        atlantico? Si trattava di un alleanza difensiva proposta dallamministrazione
        Truman, sintomo della nascente contrapposizione tra i blocchi nella guerra fredda. Essa
        realizzava la dottrina elaborata dal presidente americano, fondata sul containment, cioè sul contenimento e la risposta
        rapida allavanzata sovietica. I firmatari sarebbero dovuti  intervenire in difesa di una delle parti aggredite,
        nel caso in cui vi fosse stato un attacco da parte di una potenza esterna.
        Lipotetico destinatario di di questa disposizione era lUnione Sovietica, in
        quanto lUrss rappresentava lunico possibile aggressore, nellarea
        garantita dal trattato.
        Per lItalia, daltra parte, ladesione al patto avrebbe implicato alcuni
        vantaggi, e, soprattutto, il prestigio che sarebbe conseguito dallessere ammessi al club delle potenze filoamericane. Si trattava, in
        altri termini, di reintegrare lItalia nelle relazioni internazionali. Il Parlamento italiano, si pronunciò
        favorevolmente alladesione, confermando le aspirazioni di De Gasperi; tuttavia, come
        si scriveva poco sopra, si trattò di unadesione sofferta. Lo fu per De Gasperi in
        particolare, le cui posizioni in politica estera furono la conseguenza di una valutazione
        ponderata tra i vantaggi promanati e i costi politici di una simile scelta; e
        lItalia, costituì un alleato non sempre ligio alle direttive americane, poiché,
        come afferma Mario Del Pero, la consapevolezza dei vantaggi derivanti da un legame
        più stretto con gli Stati Uniti maturò lentamente e non senza distinguo.
        Per questo motivo, si può supporre che De Gasperi considerasse lopzione atlantica
        come lunica alleanza concretamente praticabile nel contesto storico e politico del
        immediato secondo dopoguerra; ma, questo avvenne non per una presunta affinità ideologica
        con lalleato doltreoceano, bensì per motivi strategici e programmatici.
        Infatti, se la Russia stalinista costituiva un modello antidemocratico e inevitabilmente
        lontano, non si può affermare al contempo che  lutilitarismo
        consumistico degli Usa fosse in profonda sintonia con un partito come la DC, orientata
        verso valori tradizionali, propri di un paese non ancora aperto alle innovazioni della
        società. Ma anche alcuni settori del partito di
        maggioranza videro negativamente questoperazione. La DC, infatti, in quanto
        contenitore di diversi orientamenti, registrò alcune difformità rispetto
        allindirizzo generale del Governo. In linea di massima erano presenti tre correnti:
        i Dossettiani, neutralisti, che costituivano la sinistra del partito; i Gronchiani, che
        invece propendevano per il terzaforzismo, ossia per una posizione
        dequilibrio tra Patto atlantico e COMECON,  
        in cui allItalia e allEuropa sarebbe spettato un ruolo di mediazione e
        autonomia; mentre altre componenti del partito erano  favorevoli
        allingresso nellalleanza. Nella primavera del 1949, tale dibattito divenne
        veramente acceso, coinvolgendo figure come Gedda, e sul versante opposto don Primo
        Mazzolari e Igino Giordani. Dopo la ratifica del Patto, De Gasperi
        seppe mediare con gli alleati, evitando conseguenze troppo impegnative. Così accadde, per
        esempio, nel 1950, quando, allo scoppio della guerra di Corea, il Governo italiano inviò
        una sola unità dospedale da campo.
        Da questa scelta si comprende quali erano le intenzioni dello statista trentino:
        coinvolgere il Paese in un circuito politico di gran rilievo, con tutti i conseguenti
        frutti, senza compromettersi troppo, sebbene la questione delle basi statunitensi avesse
        creato unaccesa polemica attorno alla questione della sovranità nazionale.    
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