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Il Partito
Comunista Italiano (1921-1998)
CRONOLOGIA: dal PCI al DS
1921 Nel
gennaio si tiene, a Livorno, il XVII Congresso del PSI. Gli schieramenti
individuabili nell'assise sono: quello della maggioranza, ovvero
dei comunisti unitari, fra i quali la personalità di
maggior spicco è G.M. Serrati; la corrente dei
riformisti, il cui leader è F. Turati;
la frazione dei comunisti puri, capeggiati da A.
Bordiga, rappresentante in particolare l'opinione degli
astensionisti, e da A. Gramsci, direttore della rivista Ordine
Nuovo, uniti nella convinzione di rigettare le posizioni collaborazioniste
dei riformisti.
La frazione dei puri è considerata l'unico serio referente
dell' Internazionale Comunista (IC) in Italia, adeguandosi
essa alle 21 condizioni del II Congresso della IC (1920),
le quali fissano le norme che i nuovi partiti comunisti devono
rispettare per aderire all'organizzazione.
Nasce in questo contesto il Partito Comunista d' Italia, sezione della
III Internazionale, il cui orientamento politico prevalente è in questo momento
bordighiano.
1922 Nel marzo si tiene il II
Congresso del PC d' Italia. La linea politica che vi si
afferma è riconducibile alla ispirazione di Bordiga: netto
il rifiuto della tattica, proposta dal III
Congresso dell' IC, del fronte unico d'azione contro il fascismo e la
reazione.
1924-1926 Nell'
imperversare della violenza fascista, avviene la formazione di
un nuovo gruppo dirigente,
conforme all'orientamento politico di Gramsci,
divenuto segretario generale del PCI. Nasce, quindi,
la figura del funzionario di partito.
Il quotidiano L'Unità inizia le sue pubblicazioni (12 febbraio 1924).
Il III Congresso del PCI, tenutosi a Lione nel gennaio 1926,
sancisce, da un lato, il successo della proposta gramsciana di
trasformazione del partito in partito di massa, adeguando
i principi della tattica e della strategia
leninista alla situazione italiana (la cosiddetta bolscevizzazione
del PCI e la sua organizzazione per cellule
nei luoghi di lavoro), dall'altro, determina il definitivo
isolamento di Bordiga e della frazione estrema, da lui capeggiata.
Il PCI acquisisce il metodo dell'analisi oggettiva della società come
premessa dell'iniziativa e della direttiva politica: questo significa, secondo
il pensiero di Gramsci, individuare la
questione meridionale come elemento essenziale del problema
dell'alleanza fra operai e contadini, definiti forze motrici della
rivoluzione.
1926-1928 In seguito alla promulgazione delle leggi
eccezionali fasciste, inizia il lungo periodo della clandestinità.
Numerose le condanne del Tribunale Speciale
comminate a militanti e dirigenti comunisti. La fase
giudiziaria del Partito comunista culmina nel processone al
centro dirigente (maggio-giugno 1928).
1929-1931 L'adesione, seppur critica, del PCI
all'analisi e alle direttive dell'IC dominata dalla figura di Stalin, in
gran parte confermata dal IV Congresso del PCI (aprile 1931), determina
le importanti espulsioni di cinque degli otto membri dell'Ufficio
politico: Tasca, Leonetti, Tresso, Ravazzoli
e lo scrittore Ignazio Silone. In
contraddizione con l'identificazione fra fascismo e
socialdemocrazia, proposta dal IV Congresso
dell'IC con la cosiddetta svolta a sinistra, il PCI si
rende protagonista di una politica unitaria nei confronti del più ampio fronte
antifascista italiano, del quale fa ora parte il movimento Giustizia e Libertà,
fondato nel 1929 da Lussu, Rosselli, Nitti ed altri.
1934-1935 Nell'agosto 1934 viene
stipulato un patto d'unità d'azione fra PCI e PSI.
Il documento comune, che non ignora il persistere di divergenze ideologiche e
tattiche e che, quindi, ribadisce la piena autonomia delle
due formazioni politiche, motiva, nell'ottobre 1935, la convocazione di
un Congresso degli Italiani all'estero contro la guerra d'Abissinia, promosso
da PSI e PCI.
1937 In seguito
all'esperienza spagnola delle Brigate
Internazionali matura un nuovo antifascismo, del quale è sintomo una nuova
carta d'unità d'azione tra PCI e PSI: I due partiti
s'impegnano a condurre una azione per unire sul terreno della
lotta antifascista tutti i partiti e
le organizzazioni antifasciste esistenti nel Paese e
nell'emigrazione, avendo per obiettivo finale l'abbattimento del fascismo e
del capitalismo e l'avvento di una società socialista, mediante l'instaurazione
di una repubblica democratica.
1939 A causa della firma del patto di non
aggressione Molotov-Ribbentrop, fra URSS e Germania
nazista, che precede lo scoppio della II Guerra Mondiale, entra in crisi
l'unità antifascista italiana.
1943 All'indomani degli scioperi operai
di marzo contro il fascismo e la guerra, comunisti,
socialisti e appartenenti a "Giustizia e Libertà" firmano a
Tolosa un documento, nel quale si afferma che la libertà politica dovrà
costituire la maggiore conquista, presidiata e difesa da una democrazia del
lavoro. Si tratta, dopo la caduta di
Mussolini (25 luglio), della definizione di una
prospettiva post-fascista alternativa a quella badogliana.
Il giorno dopo l' 8 settembre e
l'armistizio con gli angloamericani nasce a Roma il Comitato
di Liberazione Nazionale (CLN), composto da PCI, Partito d'Azione-Giustizia e
Libertà, DC e PSI. Inizia la stagione della Resistenza.
1944 P. Togliatti,
rientrato in Italia, propone al PCI e agli altri
partiti della sinistra di partecipare al
governo di Badoglio, costituendo un governo
di unità antifascista e accantonando la questione
istituzionale. Per realizzare questa direttiva, passata alla storia come
la svolta di Salerno, per la quale si ritiene che la prospettiva socialista in
Italia possa avanzare solo con la democrazia e nella democrazia (tesi
della democrazia progressiva), Togliatti pone
la questione del partito nuovo: un partito nazionale,
di governo, popolare di massa, attraverso il quale la classe operaia sia
capace di intessere una fitta trama di alleanze sociali e
politiche. Il motore di una ricostruzione
democratica è individuato da Togliatti nell'intesa tra i
tre partiti di massa, PCI, PSI e DC. Tale sollecitazione
unitaria mira a contenere e correggere il disegno di De
Gasperi di fare della DC un partito essenzialmente moderato e
anticomunista.
1946-1947 La partecipazione al governo del PCI ha
due obiettivi fondamentali: l'instaurazione della Repubblica,
mediante un referendum istituzionale, e la
convocazione di unAssemblea Costituente, che sia in grado di
elaborare una Costituzione la più democratica possibile.
Nel maggio 1947, comunisti e socialisti
vengono estromessi dal governo del Paese. E' la fine della
collaborazione fra i tre partiti di massa e l'inizio del cosiddetto
centrismo, del periodo della guerra fredda e del PCI all'opposizione.
1948 Al VI Congresso nazionale del PCI,
Togliatti parla di via italiana al socialismo. Allo stesso
Congresso si stabilisce, inoltre, di presentarsi alle prossime elezioni
politiche in una lista unitaria con il Partito Socialista e con altre
formazioni di sinistra (Fronte Democratico Popolare).
L'attentato a Togliatti (14 luglio) provoca una reazione
del Partito e delle masse immediata: sciopero generale, manifestazioni popolari,
occupazione dei luoghi di lavoro e, perfino, di sedi dell'apparato
amministrativo. Per la precisa e ferma intenzione del gruppo dirigente (erano
allora vicesegretari generali del PCI L. Longo e P. Secchia) di contenere la
protesta, mantenendola nei limiti della legalità, in quel
frangente si consuma presso determinati strati popolari e
dello stesso Partito l'illusione della prospettiva insurrezionale.
1949 Il PCI si oppone
all'adesione dell'Italia al Patto Atlantico, ricorrendo
all'ostruzionismo parlamentare.
Il Santo Uffizio commina la scomunica nei confronti di marxisti e comunisti.
1953 Dopo la contrastata approvazione della
cosiddetta legge truffa, il PCI si
presenta alla competizione elettorale apparentato in
uno schieramento di sinistra per un'avanzata democratica verso
il socialismo nel rispetto della Costituzione.
Alle elezioni è la sconfitta, sia pure di stretta misura, della coalizione
governativa, che intendeva avvalersi dei meccanismi della legge
truffa.
1956 Il XX Congresso del Partito
Comunista dell'Unione Sovietica, sostenendo la possibilità di una coesistenza pacifica
tra regimi di diversa ispirazione e contenuto politico e sociale, apre
la prospettiva di vie diverse di avanzata verso il
socialismo. All'assise congressuale Krusciov denuncia in
un rapporto gli errori e i delitti commessi sotto la direzione di
Stalin, morto l'anno precedente.
A novembre l'esercito sovietico interviene in Ungheria,
allo scopo di destituire il socialdemocratico I. Nagy da
capo del governo. Ai fatti di Ungheria segue il mancato rinnovo del
patto di unità d'azione tra Partito comunista e Partito socialista.
A dicembre si tiene l'VIII Congresso del PCI, che indica la via italiana al
socialismo con l'obiettivo della trasformazione socialista del
Paese, alla quale è possibile pervenire attraverso obiettivi transitori,
riforme di struttura e riforme politiche, in nome
delle quali è necessario costituire un vasto e differenziato blocco di forze
sociali e politiche, secondo la tematica gramsciana delle alleanze.
1957-1958 Al XXXII Congresso del
PSI, P. Nenni sostiene la necessità di
uscire dagli schemi del centrismo di origine
degasperiana e del frontismo, con cui viene identificata la
politica unitaria tra PSI e PCI. Il successo
alle elezioni politiche del 1958 incoraggia il PSI a seguire la linea
politica della autonomia e dell'avvicinamento alla DC.
1960 Al IX Congresso del PCI viene
lanciata la proposta di costruzione di una nuova
maggioranza, che comprenda un vasto schieramento di forze, basato in
primo luogo sull'unità con il PSI, e che abbia
come obiettivo un grande rivolgimento democratico,
che attui cioè profonde riforme economiche e
politiche.
1962 L'incontro fra il disegno riformatore della DC
di A. Moro e il riformismo dei socialisti di P. Nenni sancisce
la nascita del primo governo di centro-sinistra, presieduto
da A. Fanfani, e provoca l'isolamento
all'opposizione del PCI. Nel dibattito
parlamentare, Togliatti invita il nuovo governo a realizzare il dettato
costituzionale, in quanto soltanto applicando
la Costituzione fermamente in tutte le sue parti e
con coerenza potrete aprire la strada al progresso
economico politico e sociale.
Al X Congresso del PCI, Togliatti, che per
l'ultima volta partecipa ad una assise congressuale, insiste
sulla creazione dell'Ente Regione, l'affermazione, la difesa, la
estensione delle autonomie locali, così che sviluppo economico
democratico e democrazia politica vengono in questo modo a
coincidere. Il nuovo quadro politico italiano appare,
quindi, al segretario generale del PCI come un terreno
più avanzato di lotta, anche se la formazione del centro-sinistra ha
contribuito a spezzare l'unità del movimento operaio
e popolare. Si ritiene che l'iniziativa
unitaria abbia uno dei suoi punti centrali nella questione
dell'orientamento delle masse cattoliche, investite da un grande processo di
rinnovamento con il pontificato di Giovanni XXIII.
1964 Muore Palmiro Togliatti, il
quale nel suo ultimo documento, il promemoria di Yalta, ribadisce
l'originalità e la diversità di vie che consentono la
costruzione di società socialiste (unità nella diversità del
movimento comunista internazionale). Luigi Longo è eletto all'unanimità
segretario generale del PCI.
1966 Nell'XI Congresso del PCI si riaffermano i temi della
lotta per la pace, la distensione, la coesistenza
pacifica e il disarmo, solo attraverso i quali
possibile conseguire un effettivo progresso
democratico e sociale. L'obiettivo
prioritario è l'organizzazione di un grande movimento unitario per
porre fine alle aggressioni imperialistiche nel
sud-est asiatico e nel Vietnam.
Per il decretato fallimento
dell'esperienza dei governi di centro-sinistra, si ritiene vi sia la possibilità
di costruire una nuova unità delle forze di sinistra
e una nuova maggioranza, nella prospettiva di
un partito unico della classe operaia e del dialogo con le forze del cattolicesimo
democratico.
1968 A fronte delloccupazione militare
della Cecoslovacchia da parte dei Paesi del Patto di Varsavia, il PCI esprime
il proprio dissenso e riafferma la propria solidarietà con
l'azione di rinnovamento condotta dal Partito comunista cecoslovacco, il
cui gruppo dirigente, protagonista del nuovo corso, è stato messo all'indice.
1969 Nel XII Congresso del PCI viene
ridefinita la via italiana al socialismo attraverso una strategia delle
riforme, la cui portata è unitaria e democratica, ed è
precisato l'obiettivo politico di un governo orientato a sinistra,
aperto verso le spinte nuove della società e comprendente un possibile
incontro fra comunisti e cattolici. Per quanto attiene alla
discussione interna al Partito, importante nel Congresso
il tema del centralismo democratico,
al fine di saldare il momento democratico
con quello unitario e di vietare il formarsi di
frazioni organizzate. Durante il dibattito congressuale
si manifestano dissensi sulla strategia generale del Partito e
si evidenziano posizioni che propongono un attacco
frontale al governo e allo Stato e che porteranno alla costituzione nei
mesi successivi del gruppo Il Manifesto.
Alla Conferenza internazionale dei Partiti comunisti e operai, tenutasi
a Mosca nel mese di giugno, E. Berlinguer riafferma il grave
dissenso del PCI circa i fatti di Praga, sviluppando in
tutta la sua portata la linea dell'unità nella diversità.
1972 Il XIII Congresso del PCI,
conclusosi con l'elezione di E. Berlinguer a segretario generale,
prende atto del sistema di relazioni internazionali in cui
l'Italia è inserita, quindi non solo della NATO, ma soprattutto della Comunità
Economica Europea, nella prospettiva dell'unità dell'Europa. Si sottolinea, inoltre,
l'esigenza di approfondire la democratizzazione dello Stato,
aperta dalle Regioni, istituite nel 1970, al fine di esaltare in forme nuove
la partecipazione democratica dei cittadini alla direzione
della cosa pubblica. In questo contesto
centrale comincia ad apparire la questione dei ceti medi. La
relazione introduttiva di Berlinguer, intitolata Unità operaia e
popolare per un governo di svolta democratica, così recita,
affrontando il tema delle alleanze sociali e politiche: In un
paese come l'Italia, una prospettiva nuova può essere realizzata solo con la
collaborazione tra le grandi correnti popolari:
comunista, socialista, cattolica. Di questa collaborazione
l'unità delle sinistre è condizione necessaria ma non sufficiente.
Nel luglio confluisce nel PCI il PSIUP, nato nel 1964
da una scissione della sinistra del PSI. La scelta non è
unanime e una parte del gruppo dirigente del PSIUP dà vita
al PdUP, mentre un'altra frazione, la più ridotta, decide per
il ritorno nel PSI.
1973 All'indomani del colpo
di stato militare cileno del generale A. Pinochet,
che ha rovesciato il governo di Unidad Popular,
presieduto da S. Allende, Berlinguer, prendendo spunto dalla
vicenda del Cile, in un lungo saggio,
pubblicato su Rinascita, viene a trattare dei problemi
fondamentali della politica nazionale e internazionale e ridefinisce la
prospettiva strategica del XIII Congresso come proposta
di compromesso storico fra le grandi correnti popolari
della storia e della politica italiana, cioè quella comunista,
quella socialista e quella di ispirazione cattolica, per unalternativa
democratica anziché solo di sinistra.
1975 Al XIV Congresso del PCI, Berlinguer sancisce
l'abbandono della questione dell'uscita dell'Italia dal Patto
Atlantico e dalla NATO, compiendo un atto politico che
si inserisce nella logica graduale e complessa del superamento dei
blocchi e del sostegno ad un processo
di distensione nazionale ed
internazionale. La strategia del compromesso storico -afferma Berlinguer-
non è solo una proposta di governo, ma una ipotesi complessiva
di trasformazione democratica della società. Il
segretario generale del PCI precisa i termini della cosiddetta
questione morale, a fronte dell'ormai dilagante
malcostume politico e della perdita da parte del ceto
politico e della collettività del senso dello Stato.
1976 Il PCI,
raggiunto alle elezioni politiche il suo massimo storico (34,4%
alla Camera e 33,8% al Senato), in relazione all'aggravarsi
della situazione italiana (terrorismo, inflazione, debito con l'estero), sceglie la via di
dare al Paese un governo di stabilità, astenendosi dal
voto di fronte al governo monocolore DC,
presieduto da G. Andreotti (la scelta
della solidarietà nazionale). L'anno successivo Berlinguer precisa la
sua proposta per una politica dell'austerità, in
grado di attuare insieme il risanamento economico e le necessarie
riforme istituzionali.
1978 A. Moro, il quale ha compreso che con le
elezioni politiche del 1976 l'Italia entrata in una fase nuova (una terza
fase, dopo quelle del centrismo e del
centro-sinistra) e ha proposto alla DC un nuovo corso politico,
è rapito ed assassinato dalle Brigate Rosse. Il PCI è il più deciso
a rivendicare una linea di fermezza nella difesa dello Stato democratico
e della sua autorità a fronte del ricatto terroristico.
1979 Fallita la
politica di solidarietà nazionale, il PCI ritorna
alla parola d'ordine dell'alternativa democratica di forze laiche
e cattoliche. Al XV Congresso viene ribadito lo stretto nesso tra
democrazia e socialismo che caratterizza la via italiana al socialismo, che ispira
ogni momento di lotta del PCI e unisce nella prospettiva di
trasformazione democratica della società il Partito
dei comunisti italiani alle strategie perseguite
dai partiti comunisti europei (la definizione di eurocomunismo).
1980 In seguito all'invasione
delle truppe sovietiche in Afghanistan, per contrastare
la guerriglia e la protesta islamica (dicembre 1979), Berlinguer, nel
suo intervento al Parlamento europeo, ribadisce la
riprovazione da parte del PCI
dell'intervento militare dell'URSS e la volontà precisa
dei comunisti italiani di rimanere
nell'Alleanza atlantica, affermando il
nostro diritto-dovere di sviluppare e far valere una comune posizione
europea che sappia resistere ad ogni pressione
che spinga verso un ulteriore peggioramento delle
relazioni internazionali, promuovendo invece un'azione rivolta alla
distensione e alla cooperazione, anche per favorire un
processo di positivo scioglimento dei problemi dello sviluppo
democratico delle società del socialismo reale.
Mentre il XIV Congresso della DC approva un preambolo,
che esclude un'alleanza con il PCI, e il PSI
si schiera nella maggioranza con B. Craxi
in favore della governabilità, Berlinguer
dice che la DC non pi in grado di governare e che il PCI,
non coinvolto in scandali, deve essere promotore di un governo di uomini
capaci e onesti dei vari partiti e anche al di fuori di essi.
1981 In occasione del
60° anniversario del PCI, Berlinguer rilascia
un'intervista a Critica marxista, nella
quale, illustrando la peculiarità e la laicità del
PCI di fronte alla crisi della politica,
ha modo di spiegare che la diversità del
PCI rispetto agli altri partiti italiani, oltre ai requisiti morali e ai titoli
politici che noi possediamo e che altri stanno sempre più
perdendo, sta nel fatto che noi comunisti non
rinunciamo a lavorare e a combattere per un
cambiamento della classe dirigente e per
una radicale trasformazione degli attuali rapporti
tra le classi e tra gli uomini, a costruire una società di
liberi e uguali e a guidare la lotta degli uomini e
delle donne per la produzione delle condizioni della loro vita.
Durante una Tribuna politica, Berlinguer, commentando i fatti
di Polonia, la fondazione del sindacato libero Solidarnosc e la reazione
guidata dal generale Jaruzelski, dichiara che
la capacità propulsiva di rinnovamento delle società che si
sono create nell'Est europeo è venuta esaurendosi.
1984 Alla vigilia delle
elezioni europee del mese di giugno, nelle quali il PCI
ottiene come primo partito il 33,3% dei suffragi, Berlinguer
muore a Padova. Viene nominato segretario generale A. Natta.
Nel novembre il PdUP confluisce nel PCI.
1986 Il XVII Congresso del PCI, anticipato sotto la
spinta della delusione per le elezioni regionali dell'anno
precedente, si caratterizza per il tentativo di rendere il PCI parte
integrante della sinistra europea, liquidando qualsiasi residuo,
ancorché critico, dell'appartenenza ad un movimento comunista mondiale. Un piccolo
gruppo, guidato da A. Cossutta, si presenta esplicitamente come di opposizione,
polemizzando in particolare con le posizioni assunte dal Partito sul socialismo reale.
Se da un lato appare stabilmente esaurita la capacità espansiva del Partito,
a causa della caduta verticale della resistenza sociale al
liberismo dilagante (si veda, a questo proposito, l'aspra
e difficile battaglia contro il decreto Craxi sulla scala mobile),
dall'altro si afferma nettamente la strategia
dell'alternativa e la proposta transitoria del governo di
programma, attraverso una ridefinizione dei rapporti con il PSI.
1988 Nel
maggio, le elezioni amministrative vedono
il ridimensionamento del PCI, il successo del PSI e il
mantenimento e il rafforzamento delle posizioni di centro della
DC. Natta invia una lettera al Comitato Centrale di rinuncia
alla carica di segretario generale del PCI, alla quale è designato A. Occhetto.
1989 A marzo Occhetto conclude i lavori del
XVIII Congresso del PCI, definendo la prospettiva del nuovo
corso del Partito Comunista Italiano. Il segretario del PCI
indica nella logica dell'interdipendenza il superamento della cultura e
dell'azione politica del periodo della guerra fredda, alla ricerca
di uno sviluppo aperto all'interesse comune di tutta l'umanità. Si pone alla
base di tutti i processi riformatori, ad Est come ad Ovest, il riconoscimento
del valore universale della democrazia,
confermando che il processo di democratizzazione
si può pienamente realizzare solo se sospinto
in avanti da forti idealità socialiste, oltre
l'individualismo capitalista e lo statalismo burocratico. Al
riconoscimento del mercato come misuratore di
efficienza e fattore propulsivo del sistema economico
si aggiunge la considerazione che le
finalità sociali, ecologiche di uno sviluppo sostenibile non
scaturiscono spontaneamente dagli automatismi di mercato. Occhetto individua
la fine del consociativismo e sostiene la necessità della riforma dello Stato e del
sistema politico, che miri a realizzare una nuova saldatura tra
domanda sociale e sistema politico: sfida riformista
collegata alla politica
dell'alternativa, dell'unità a sinistra e delle forze
riformatrici.
Il 12 novembre, Occhetto interviene ad una manifestazione
di partigiani alla Bolognina. Sono i giorni del crollo del muro
di Berlino e il segretario del PCI ha già avuto modo di
dichiarare che un'epoca finita. Ai partigiani della Bolognina
Occhetto ricorda che M.Gorbaciov, prima
di avviare le profonde trasformazioni in
Unione Sovietica, si rivolse proprio agli anziani
che sconfissero le armate
hitleriane, affinché comprendessero che erano necessari grandi
cambiamenti: Da questo -continua il segretario del PCI- traggo
l'incitamento a non continuare su vecchie strade, ma
ad inventarne di nuove per unificare le forze di progresso.
Dal momento che la fantasia politica di questo fine
'89 sta galoppando, nei fatti necessario
andare avanti con lo stesso coraggio che allora fu dimostrato con
la Resistenza.
1990 E' indetto per il mese di marzo, a
Bologna, un Congresso straordinario, il XIX del PCI. Tre sono le
mozioni sulle quali si discute.
Dare vita alla fase costituente di una
nuova formazione politica è intitolata la mozione del
segretario, A. Occhetto, il cui obiettivo dichiarato la
costruzione di una nuova formazione politica democratica, popolare, riformatrice, aperta a
componenti laiche e cattoliche, che, per quanto riguarda il
suo regime interno, non può non superare
radicalmente il centralismo democratico.
Per un vero rinnovamento del PCI e della sinistra è la mozione
sottoscritta dai cosiddetti neo-comunisti (tra gli
altri, G. Angius, L. Castellina, G.
Chiarante, P. Ingrao, A. Minucci, A. Tortorella),
i quali affermano che un PCI che corregga
politica e cambi forma organizzativa senza smarrire se stesso sia
essenziale non solo alla democrazia italiana, ma, parimenti, alla
ricerca dell'unità tra le forze diverse di cui la sinistra si compone.
Per una democrazia socialista in Europa è la mozione presentata
dalla frazione per così dire neo ortodossa di A. Cossutta, che
pronuncia l'assoluta contrarietà alla liquidazione del Partito e della sua
identità.
In conclusione del Congresso, il 67% dei delegati vota per
la mozione di Occhetto, rieletto segretario generale.
1991 A Rimini si tiene il
XX Congresso del PCI, nel quale si sancisce la
nascita del Partito Democratico della Sinistra.
Occhetto, dopo una prima votazione invalidata per l'assenza del quorum,
risulta eletto segretario con il 72% dei voti dei
delegati. Al Congresso sono state presentate tre mozioni: la
mozione di Occhetto, Per il Partito democratico della sinistra; quella di Rifondazione
comunista (sottoscritta, tra gli altri, da G. Angius, P.
Ingrao, L. Magri, A. Natta, S. Garavini, R. Serri,
A. Cossutta, L. Libertini, E. Salvato, L. Castellina, A.
Tortorella), dalla quale scaturiscono per alcuni dei firmatari
le ragioni della scissione e della formazione del Partito della Rifondazione
Comunista; la mozione Per un moderno partito antagonista
e riformatore, proposta, tra gli altri, da A. Bassolino,
A. Asor Rosa, A. Minucci, M. Tronti.
La mozione di Occhetto fissa le fondamentali coordinate del nuovo Partito
nella grande idea della democrazia come
via al socialismo e della democrazia come mezzo e come
fine e ne disegna l'organizzazione, sottolineando la necessità di
superare il modello centralistico a favore di
uno decentrato e autonomistico. Secondo il
segretario, la scelta di dar vita al PDS rappresenta la sola garanzia che
non vada disperso il meglio del patrimonio politico e morale del PCI.
Con la palesata intenzione di aderire all'Internazionale
Socialista, Occhetto conferma l'obiettivo di contribuire allo
sviluppo di un processo di profondo rinnovamento della
sinistra, al quale devono concorrere correnti
di pensiero politico diverse: socialiste, democratiche,
cristiane, liberali-progressiste, e quelle che nascono
dal movimento pacifista, femminista,
ecologista. Dichiarando l'impegno del PDS a costruire,
nell'elaborazione e nella prassi, un rapporto nuovo tra la funzione del
mercato e l'esigenza di una direzione consapevole della produzione e
dello sviluppo sociale, si riconosce l'ineluttabile necessità di una riforma
del sistema politico che renda
possibili delle alternative di governo e un ricambio delle classi
dirigenti.
1994 Dopo la sconfitta alle
elezioni politiche del 27 marzo del cartello dei Progressisti
e la flessione rispetto a
quest'ultima scadenza dei voti al PDS alle successive elezioni
per il Parlamento europeo (20,4% alle politiche, 19,1%
alle europee), Occhetto si dimette. A luglio il Consiglio
Nazionale elegge M. D'Alema segretario del PDS.
1995 Dopo la caduta del governo Berlusconi e
il sostegno del PDS al governo tecnico Dini, all'indomani dei
risultati positivi conseguiti dal centrosinistra
nelle elezioni regionali ed amministrative, D'Alema
propone di convocare un Congresso tematico
per l'approvazione della piattaforma politica
ed elettorale in vista delle prossime elezioni
nazionali. Il Congresso, tenutosi a Roma nel luglio, avanza la proposta
di un patto federativo per la sinistra italiana e,
nell'impegno a costruire le condizioni di un bipolarismo democratico,
delinea la strategia del dialogo con il centro cattolico e
moderato e individua la prospettiva dell'alleanza
con questo centro democratico, con il
quale la sinistra condivide valori e principi di
libertà, solidarietà, e obiettivi di sviluppo e di riforma.
1996 Le elezioni politiche del 21
aprile determinano la vittoria della coalizione de L'Ulivo e la formazione del governo
Prodi.
1998 Il 14 febbraio a Firenze
nascono i Democratici di Sinistra, formazione politica composta da Partito
Democratico di Sinistra, Cristiano Sociali, Riformatori per l Europa, Comunisti
Unitari, Laburisti.
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