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Ppi (1993)

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Nel 1992, si allargò a macchia d'olio lo scandalo (Tangentopoli) legato all'inchiesta della magistratura milanese sulle tangenti (inchiesta "mani pulite"). L’impegno del giudice Di Pietro e le rivelazioni di alcuni esponenti della politica e dell'economia milanese investivano in pieno la Democrazia Cristiana, già al centro di cocenti accuse per i retroscena dell'omicidio del parlamentare siciliano Salvo Lima, "andreottiano", di cui si parlava da tempo di legami con le cosche mafiose. Il consiglio nazionale, chiamato a pianificare il rinnovamento della DC, eleggeva intanto Mino Martinazzoli nuovo segretario e Rosa Russo Jervolino prima presidente donna del partito. Per completare il processo di rinnovamento, durante il consiglio nazionale svoltosi nel luglio 1993 l'Assemblea Costituente democristiana votava a larga maggioranza la fine della Democrazia Cristiana e la nascita del Partito Popolare Italiano (PPI), alla cui segreteria veniva nominato Mino Martinazzoli.

Ecco la cronistoria della nascita del Ppi e degli anni seguenti (1992-1996).

1992

12 ottobre
Il Consiglio Nazionale della Dc elegge per acclamazione segretario del partito Mino Martinazzoli, che si propone di aprire una "fase costituente" per la formazione di un "partito nuovo": non più il "partito delle tessere" ma un "partito di programma", capace di rinnovarsi profondamente senza rinnegare le sue radici ideali e storiche.

27 ottobre
A succedere a Ciriaco De Mita quale presidente del Consiglio Nazionale viene eletta Rosa Jervolino Russo, che è anche ministro della Pubblica Istruzione nel governo in carica, presieduto da Giuliano Amato.

2 dicembre
Viene approvato il progetto presentato da Marini "per il rilancio organizzativo del partito all'insegna del rinnovamento lungo la strada tracciata all'Assemblea di Assago del novembre '91", con "l'azzeramento del precedente tesseramento e la promozione di una campagna straordinaria di adesioni".

13-14 dicembre
In un turno di elezioni amministrative che interessa circa un milione di elettori, la Dc scende dal 36 al 24% dei voti. La Direzione del partito conferma "la volontà di procedere rapidamente e con decisione nel cammino già intrapreso".

31 dicembre
Il Popolo pubblica un "Manifesto di adesione alla Dc", rivolto "Alle donne e agli uomini che nutrono passione civile ed hanno a cuore la sorte della convivenza democratica".

1993

23, 30 e 31 gennaio
A Genova, Padova e Firenze, Martinazzoli apre la campagna per le adesioni al partito, manifestando il proposito di "approdare ad una Camaldoli 2" e di "definire entro l'anno la nuova carta programmatica, ispirata al concetto di rinnovare senza rinnegare".

26 marzo
La Direzione della Dc approva un cosiddetto "Codice deontologico", che ogni aderente al partito dovrà sottoscrivere.

29 marzo
Mario Segni si dimette dalla Dc perché a suo parere "il tentativo di riformare dall'interno questo partito è senza alcuna speranza". A maggio "aderirà" ad Alleanza democratica e vi "confluirà" a luglio.

18 aprile
Si svolgono otto referendum, tutti con una netta prevalenza di sì: in particolare per l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti (90,3%) e per la modifica della legge elettorale in senso maggioritario (82,7%), sostenuta anche dalla DC.

28 aprile
Dimessosi il giorno 22 il governo Amato, si costituisce il governo Ciampi, con Nicola Mancino agli Interni e Andreatta agli Esteri.

12 giugno
"Carta 93", il gruppo di intellettuali cattolici raccolto sin dal 4 ottobre '92 da M.E. Martini, Balboni, Berti, R. Bindi, Cananzi, D'Andrea, Elia e Monticone e che ha elaborato un "manifesto per la rifondazione della politica", si costituisce in associazione, con statuto, organi rappresentativi e nove gruppi di lavoro.

23 giugno
Intervistato dal Gr2, Martinazzoli ipotizza per il nuovo partito il nome "Centro popolare".

24 giugno
La notizia che la Dc si autoscioglierebbe per dar luogo al nuovo partito, provoca vivaci reazioni dentro e fuori del partito.

25 giugno
Martinazzoli smentisce vigorosamente in Direzione il presunto "autoscioglimento", ma in seguito al negativo risultato delle elezioni del 6 giugno si dimette da segretario. La Direzione respinge all'unanimità le dimissioni e invita Martinazzoli a procedere nell'azione di rinnovamento.

10 luglio
Convocata dal segretario regionale R. Bindi, l'Assemblea della Dc del Veneto si pronuncia per la nascita di "una nuova formazione politica, democratica e popolare".

23-26 luglio
Si tiene a Roma l'"Assemblea programmatica costituente", alla quale partecipano in parti uguali quadri della Dc e rappresentanti dei "mondi esterni" (organizzazioni di ispirazione cristiana, del mondo della cultura, del lavoro e dell'economia), per un totale di quasi 600 presenti. Dopo il discorso d'apertura del presidente dell'Assemblea Rosa Jervolino, Martinazzoli espone i contenuti della "terza fase storica della tradizione cattolico-democratica" e chiede "unità e fiducia" per costruire insieme "un partito nazionale di programma, fondato sul valore cristiano della solidarietà".

26 luglio
Nella replica finale Martinazzoli ribadisce che il nuovo partito - per il quale propone con forza il nome di "Partito Popolare" - ha una naturale vocazione di centro, di "un centro però che non è un'equidistanza, ma un luogo da conquistare faticosamente", e invita i cattolici democratici ad "essere se stessi nella transizione" e ad "alzarsi in piedi, nonostante le ferite, per misurarsi con gli altri, animati da un forte sentimento unitario". Il documento politico conclusivo, in dieci punti, viene approvato dall'Assemblea all'unanimità tranne il voto contrario di Ermanno Gorrieri. Esso così conclude: "L'Assemblea decide di dar vita al nuovo soggetto politico di ispirazione cristiana e popolare, destinato ad aprire la terza fase della presenza dei cattolici democratici nella storia d'Italia. E dà mandato al segretario politico di adottare ogni iniziativa a tal fine necessaria, conferendogli i poteri per la gestione straordinaria e per la tempestiva preparazione e convocazione del Congresso del nuovo partito".

27 agosto
Martinazzoli dichiara che "il Congresso della Dc che sancirà la nascita del Ppi si terrà a gennaio 1994". Generali i consensi, tra cui quello di P. Casini: "Concordo appieno con questa scelta: fare il congresso prima sarebbe una burletta, cosa di cui non abbiamo certo bisogno".

11 settembre
Ermanno Gorrieri lascia la Dc e dà vita al Movimento cristiano-sociale. Vi aderiscono Pierre Carniti, Paola Gaiotti, Gianni Mattioli, Luciano Guerzoni, Luigi Viviani, Laura Rozza e altri, sindacalisti ed ex-aclisti.

21-22 novembre
Un importante turno di elezioni amministrative (col sistema maggioritario e l'elezione diretta del sindaco) interessa oltre 11 milioni di elettori e i comuni di Roma, Napoli, Genova, Venezia, Trieste, Palermo ecc. La Dc nei comuni con oltre 15 mila abitanti ottiene complessivamente l'11,2% dei voti. Martinazzoli: "La sconfitta è molto acerba, ma non distrugge, anzi aumenta le ragioni della nostra presenza". Mattarella: "La Dc ha perso la sua ultima battaglia".

24 novembre
L'on. Mastella chiede l'immediata convocazione del Congresso Nazionale e si candida alla guida della nuova Dc. P. Casini afferma che "il problema non riguarda gli uomini ma la linea politica. Sarebbe da irresponsabili giocare con l'unità della Dc, ma lo è altrettanto non scegliere una linea politica pur di restare tutti insieme. Quella di Mastella può essere un'utile provocazione". Martinazzoli replica: "Io vado avanti. Il nostro Congresso si terrà il 18 gennaio, nel 75.mo anniversario della nascita del Ppi di Luigi Sturzo. Mastella vuole solo perdere tempo".

3 dicembre
Fermento in casa Dc. Il capogruppo alla Camera Gerardo Bianco chiede in una lettera a Martinazzoli di intensificare la preparazione del processo costitutivo del nuovo partito, per poi "incontrarci con il filone liberaldemocratico e del socialismo riformista". Un centinaio di parlamentari (Lusetti, Ciliberti, Baccarini, Galbiati, Fronza Crepaz ecc.) chiede in un documento a Martinazzoli "una presa di posizione per uscire dalla trappola delle contrapposizioni esasperate". Altri 40 parlamentari (Fracanzani, Agrusti, Ciaffi, Pinza ecc.) presentano un documento "per un'aggregazione di centro tra laici e cattolici".

9 dicembre
Il presidente della Fininvest Berlusconi ipotizza una sua entrata in politica, ma precisa: "Non ho mai parlato di uno schieramento di cui dovrebbe far parte il Msi". Buttiglione rileva che l'iniziativa sarebbe "inopportuna" perché "creerebbe delicati problemi dal punto di vista etico e il sospetto che le sue testate vengano usate a favore del suo programma politico".

13 dicembre
Con un'intervista al Messaggero il prof. Rocco Buttiglione, membro della Direzione della Dc, si autocandida alla guida del nascente Partito Popolare. 16 dicembre "Lettera ai deputati d.c." di Gerardo Bianco: "Abbiamo dalla nostra parte forti ragioni ideali e una lunga storia di scelte giuste che hanno salvato il Paese da pericolose avventure". Il gruppo che fa capo a P. Casini insiste sulla necessità di costruire un "centro moderato", esprime "preoccupazioni per le difficoltà di convivenza interna registrate" e chiede "un vero dibattito e un chiarimento di linea politica" prima del Congresso Nazionale.

30 dicembre
P. Casini, Mastella, D'Onofrio e Fausti presentano il programma politico del loro gruppo: in una logica inevitabilmente bipolare, è necessario collocare il Partito Popolare nel Polo moderato, assieme a Berlusconi e alla Lega, mentre rispetto ad Alleanza nazionale occorre mostrare attenzione per le mutazioni in corso. L'iniziativa vuol essere "un contributo alla costruzione del Partito Popolare, un elemento di confronto ancora interno alla Dc". Ma i moderati non sanno ancora se andranno all'appuntamento del 18 gennaio né se saranno invitati. Mastella dice che "occorre battere la spinta leninista nella costruzione del Ppi".

1994

4 gennaio
I "neo-centristi" avviano incontri con altri gruppi politici. Rosa Jervolino dice che ciò è "inammissibile: si comportano come se fossero già un altro partito che tratta con gli altri partiti". 5 gennaio Martinazzoli prende atto "serenamente che i neo-centristi si sono accomiatati". Casini e D'Onofrio dicono invece che lavorano ancora per evitare la spaccatura, "ma non a prezzo di confusione e ambiguità".

9 gennaio
In un messaggio ai Vescovi italiani, il Papa ricorda le responsabilità dei cattolici, che devono affrontare uniti il cambiamento richiesto da questa fase storica.

13 gennaio
Intervista del Popolo a Buttiglione sull'identità e il futuro del Partito Popolare: "Il problema di fondo sta nella scelta strategica del nuovo partito, cioè nell'essere alternativo al Pds. I centristi da questo traggono però quasi automaticamente una conseguenza sbagliata, quella di un'alleanza con Lega, Berlusconi e Msi ". I "neo-centristi", dopo un incontro Casini-Jervolino con esito negativo, nominano i propri coordinatori regionali.

16 gennaio
Dimessosi il governo Ciampi (12 gennaio) dopo la mozione di sfiducia delle opposizioni e rimaste senza esito le successive consultazioni del Capo dello Stato per la soluzione della crisi, Scalfaro scioglie le Camere e fissa le nuove elezioni generali per il 27 marzo.

18 gennaio
In mattinata battesimo ufficiale del partito dei centristi (Centro cristiano democratico), che ha come simbolo una vela e un piccolo scudo crociato. La dirigenza provvisoria è affidata a P. Casini, Mastella, D'Onofrio, Lega, O. Fumagalli Carulli. Incontro di Casini e Mastella con Berlusconi. Nel pomeriggio all'Istituto Sturzo ha luogo la fondazione del nuovo Partito Popolare Italiano, presenti l'ultimo segretario della Dc Martinazzoli e l'ultimo presidente del Cn Rosa Jervolino, i presidenti di Camera e Senato Napolitano e Spadolini, i capigruppo Dc di Camera, Senato e Parlamento Europeo, G. Bianco, G. De Rosa e M. Forte, dirigenti nazionali ed esponenti del mondo cattolico. "Appello" di Martinazzoli e "relazione storica" di De Rosa nel 75.mo anniversario della nascita del Ppi di Sturzo. Presentato da Enzo Balboni il programma, elaborato da un gruppo di lavoro coordinato dallo stesso Barboni.

19 gennaio
I parlamentari della Dc di Camera e Senato aderiscono al Partito Popolare, tranne 22 deputati che confluiscono nel Ccd, dove P. Casini e Mastella sono nominati "coordinatori nazionali" e D'Onofrio presidente del gruppo parlamentare. L'Osservatore Romano auspica ancora "la ricomposizione e l'unità".

22 gennaio
Al palazzo dei Congressi di Roma si svolge l'Assemblea Costituente del nuovo Partito Popolare Italiano (con relazioni di Martinazzoli, De Rosa, G. Bianco e Balboni), che conferma la propria collocazione di centro-sinistra. Dopo il discorso di apertura del presidente Rosa Jervolino, il segretario Martinazzoli, cui saranno riconfermati i "pieni poteri", annuncia che a maggio si terrà il primo Congresso Nazionale del Ppi. Il documento finale, tra l'altro, ribadisce che "sia per la vita interna del Ppi, sia per la scelta dei suoi candidati, si terrà rigorosamente conto delle attese della periferia e si darà spazio alle donne e ai giovani". Il Popolo da oggi aggiunge sotto la testata, all'indicazione "Quotidiano politico del Partito Popolare Italiano", la prestigiosa specificazione "fondato da Giuseppe Donati", confermando un riferimento alto all'antifascismo e alla lotta (1923-25) per la libertà.

26 gennaio
Berlusconi "scende in campo". Martinazzoli rilancia il centro con cattolici, laici e democratici riformisti. Gianfranco Fini tiene a battesimo (il 22 gennaio) Alleanza Nazionale.

29 gennaio
L'ex Consiglio nazionale della Dc delibera "legalmente" lo scioglimento del partito. Nominato segretario amministrativo del Ppi Alessandro Duce. I Ccd reclamano il 40% dei beni dell'ex Dc e la sede romana di piazza Nicosia. L'accordo viene raggiunto su un 15% del patrimonio e l'uso per 6 mesi di un piano della sede di via Botteghe Oscure 46. Resta al Ppi "la prevalente utilizzazione dello scudo crociato".

17 febbraio
Martinazzoli respinge un'alleanza con Berlusconi, da questi ipotizzata mentre già parla di un futuro governo con Fini.

25 febbraio
Martinazzoli dichiara che in caso di successo elettorale il nuovo presidente del Consiglio sarà Mario Segni.

1 marzo
Presentato da Martinazzoli, Segni, Amato e La Malfa il programma del "Patto per l'Italia".

21 marzo
Martinazzoli: "Il bipolarismo è una finzione mistificatoria, un espediente elettorale che tradisce il voto nel momento stesso in cui lo si chiede. L'unica soluzione che garantisca la governabilità è il voto al centro".

27-28 marzo
Elezioni politiche: il Ppi ottiene 4,3 milioni di voti, pari all'11,1%, cioè 33 seggi alla Camera e 27 al Senato. Complessivamente la sinistra si ferma al 34%, la destra sale al 46,4% alla Camera e al 40,7% al Senato.

30 marzo
Martinazzoli si dimette da segretario del partito e affida la "reggenza" della segreteria alla presidente del Consiglio Nazionale Rosa Jervolino. Sino al Congresso il Ppi sarà retto da un "quadrumvirato" composto dalla stessa Jervolino e dai capigruppo popolari di Camera, Senato e Parlamento Europeo.

6 aprile
Documento del Ppi: "Il Ppi si colloca nell'area liberaldemocratica e riformista alternativa a quella progressista di sinistra".

13 aprile
Eletti i nuovi capigruppo del Ppi: al Senato Nicola Mancino (28 voti su 33) al posto di G. De Rosa e alla Camera Beniamino Andreatta (21 voti su 33) al posto di G. Bianco.

26-27 aprile
Il Popolo: "Nel Ppi fioriscono le candidature alla carica di segretario: Buttiglione continua a proporre la sua e altrettanto fa Formigoni", mentre Monticone avanza i nomi di Giovanni Bianchi, Leopoldo Elia, Sergio Mattarella e Romano Prodi, quest'ultimo sostenuto anche da Mino Andreatta e da Rosy Bindi.

10 maggio
Berlusconi forma il nuovo governo, che il giorno 18 otterrà la fiducia al Senato con 159 sì (compresi i senatori a vita Agnelli, Cossiga e Leone) e 153 no, mentre 4 assenti volontari (Cecchi Gori, Grillo, Cusumano e Zanoletti) vengono sospesi dal Ppi. Alla Camera il Governo passa con 366 sì e 245 no.

21 maggio
Muore Giovanni Goria, il più giovane presidente del Consiglio della storia italiana (1987-88).

31 maggio
Romano Prodi lascia la presidenza dell'Iri.

12 giugno
Alle elezioni per il Parlamento Europeo il Partito Popolare ottiene 3,4 milioni di voti, pari al 10%, e otto seggi (tra cui quello di Gerardo Bianco).

16 giugno
Rocco Buttiglione formalizza la propria candidatura alla segreteria nazionale del Ppi.

24 giugno
Il Consiglio Nazionale approva le "tesi congressuali".

2-3 luglio
Dopo le assemblee sezionali del 21-29 maggio e i congressi provinciali del 18-19 giugno, nell'imminenza del Congresso Nazionale del Partito Popolare si svolgono i precongressi per l'elezione dei delegati regionali.

27-29 luglio
Si svolge a Roma (Hotel Ergife) il I Congresso nazionale del Partito Popolare Italiano, presieduto da Emilio Colombo. Gli iscritti al partito in regola con le norme del tesseramento sono 233mila, i delegati 853. La relazione d'apertura viene letta dal presidente del Comitato di reggenza Rosa Jervolino, mentre Mino Martinazzoli, assente dai lavori, fa conoscere il suo pensiero, del resto ben noto, con una intervista al Popolo ("no a Buttiglione"). Alla tribuna si succedono molti volti nuovi ed anche alcuni capi storici della Dc: Fanfani e De Mita, Tina Anselmi e Bodrato, Colombo e Lattanzio. Alla candidatura di Buttiglione la sinistra interna contrappone dapprima quella di Giovanni Bianchi, sostituita poi da quella di Nicola Mancino. Si arriva alla conta dei voti e nella notte del 29 il Congresso elegge Rocco Buttiglione segretario del Ppi col 55% dei voti, Martinazzoli commenta: "Era meglio eleggere Berlusconi, piuttosto che un suo sosia...".

20 novembre
In un turno di elezioni amministrative con tre milioni di elettori, il Ppi ottiene il 12,7%. A Brescia grande successo di Martinazzoli (41,1%), che è eletto sindaco dopo il ballottaggio col candidato della Lega Gnutti, ministro nel governo Berlusconi.

21 dicembre. Dopo soli sei mesi di vita, cade il governo Berlusconi per una mozione di sfiducia presentata due giorni prima da Ppi e Lega. Il 13 gennaio 1995 Scalfaro affida il nuovo incarico a Lamberto Dini, che già il giorno 17 può costituire un esecutivo composto di soli tecnici, come aveva chiesto il Ppi. Il nuovo governo passerà alla Camera (25 gennaio) con 302 sì, 270 astenuti e 39 no.

1995

27 gennaio
Buttiglione non partecipa ad un previsto incontro politico con Bossi, D'Alema e Segni, che pareva dovesse prefigurare la formazione di una nuova maggioranza, e l'indomani presenzia invece al Congresso del Msi a Fiuggi, dimostrando di apprezzare lo "strappo" compiuto da Fini. Vivace dissenso delle sinistre interne. Il 30 Buttiglione dichiara: "Dobbiamo correre il rischio di un'alleanza con An".

2 febbraio
Dai capigruppo popolari di Camera e Senato, Andreatta e Mancino, e dal presidente del Consiglio Nazionale del Ppi, Giovanni Bianchi, viene formalizzata la candidatura di Romano Prodi alla guida di uno schieramento di centro-sinistra. L'indomani e il giorno 7 l'iniziativa viene stigmatizzata dalla Giunta esecutiva e dalla Direzione del partito. Bianchi, Andreatta e Mancino vengono deferiti ai probiviri.

8 e 11 marzo
Buttiglione firma un accordo elettorale con i leader del Polo in vista delle amministrative del 23 aprile. Tre giorni dopo, il Consiglio Nazionale del partito approva, con 102 voti contro 99, un documento che respinge quell'accordo. Il segretario, che si era impegnato a dimettersi in caso di non approvazione del suo operato, ora rifiuta di farlo perché considera irregolare quella votazione a causa della decisione del presidente del Cn Giovanni Bianchi di non ammettere al voto tre consiglieri sospesi dal partito perché indagati dalla magistratura. Si ricorre ai probiviri. Intanto il Cn fissa al 15 giugno la data del nuovo Congresso.

14 marzo
Il collegio dei probiviri, che prima aveva ordinato a Giovanni Bianchi di sospendere dal partito i tre consiglieri inquisiti, ora accoglie (con 5 voti a favore, tre contro e un astenuto) il ricorso di Buttiglione contro la delibera del Consiglio Nazionale, che viene dichiarata nulla. Buttiglione destituisce Marini da segretario organizzativo e Borgomeo da direttore de Il Popolo.

16 marzo
Il Consiglio Nazionale, presenti 114 membri su 215, elegge all'unanimità Gerardo Bianco segretario del Ppi, affiancandogli un Comitato formato da Marini, D'Andrea, Gargani e Pistelli. G. Bianchi viene incaricato di tutelare gli interessi del partito anche in sede giudiziaria. Buttiglione dice che è tutto illegale e sospende i 114 consiglieri. In pratica ormai esistono due partiti popolari, quello di Buttiglione, legittimato dalla delibera dei probiviri, e quello di Bianco, confermato dal voto del Consiglio Nazionale.

17 marzo
La Direzione del Ppi "sospende" il presidente del Consiglio Nazionale G. Bianchi. Questi avanza ricorso presso il tribunale, ma il giudice lo respinge (23 marzo).

3 aprile
Denuncia (che verrà poi ritirata) di Buttiglione contro Bianco per "inadempienza".

aprile-giugno
Si allarga ineluttabilmente in tutto il paese la scissione tra le due componenti del Ppi, con qualche asprezza e molta malinconia.

23 aprile
Le elezioni amministrative dimostrano che la grande maggioranza dell'elettorato popolare è rimasta col Ppi di G. Bianco e non con Buttiglione. Alla regione Lazio eletto Piero Badaloni contro Alberto Michelini.

3 giugno
Dopo sentenze e ricorsi, il Tribunale civile di Roma, mentre riconosce la legittimità e regolarità delle riunioni e delle delibere del Consiglio Nazionale e annulla le espulsioni e sospensioni decretate da Buttiglione.

23-24 giugno
La contesa tra i due partiti si conclude legalmente, nel corso di una riunione del Pp europeo, con gli accordi di Cannes e grazie alla mediazione di Wilfred Martens, segretario del Ppe. Si arriva ad un riconoscimento reciproco attraverso l'entrata delle due frazioni nell'Internazionale popolare: il Partito Popolare di Bianco col suo nome, il suo simbolo del gonfalone e il quotidiano Il Popolo, e quello di Buttiglione con un nuovo nome (che sarebbe diventato a luglio "Cristiano democratici uniti", Cdu), lo scudo crociato tradizionale e il settimanale La Discussione (dal 7 novembre trasformato in quotidiano). Ad entrambi è riconosciuto il diritto di permanenza nella sede storica di piazza del Gesù, mentre resta non aggiudicata quella di piazza Sturzo, del resto ormai abbandonata e svuotata di ogni suppellettile. Nel Ppi si registra ancora qualche dissenso sui termini del compromesso accettato da Bianco.

29 giugno - 1 luglio
Si tiene a Roma il secondo Congresso Nazionale del Partito Popolare, con gli stessi delegati già eletti per il Congresso del luglio '94. All'apertura dei lavori se ne presenta il 60% circa: naturalmente sono assenti quelli che hanno seguito Buttiglione. Ancora una volta sotto la presidenza di Emilio Colombo, nella sua relazione G. Bianco delinea nel Ppi un partito di centro aperto a "nuove ed inesplorate intese con la sinistra, ma senza subalternità" ad essa, come testimonia la stessa candidatura di Romano Prodi alla guida di "una coalizione di centro-sinistra tra due aree politiche che sono e restano distinte". Dopo un ampio dibattito, con insolita procedura viene messa in votazione la revoca di Buttiglione da segretario, che il Congresso approva con unanime applauso. Viene poi confermato, ancora all'unanimità pur con voto segreto, Gerardo Bianco segretario politico e ufficializzato il simbolo del gonfalone, mentre sono approvati, con alcuni dissensi, gli "accordi di Cannes". Un notevole successo personale riscuote infine Romano Prodi. Viene eletto il nuovo Consiglio Nazionale.

4 agosto
In base agli "accordi di Cannes", Il Popolo torna ad uscire come organo dei cattolici democratici, diretto prima da Gerardo Bianco e, dal mese successivo, da Guido Bodrato. Ricco numero speciale, con numerosi autorevoli contributi.

5 e 15 settembre
Riunendo prima la Direzione e poi il Consiglio Nazionale, il Ppi si avvia alla normalizzazione con una serie di iniziative politiche e organizzative. Confermata la collaborazione con la sinistra democratica attraverso la coalizione dell'Ulivo e il progetto del suo leader R. Prodi. Il responsabile organizzativo F. Marini preannuncia entro dicembre un forte impegno di ripresa con la celebrazione dei congressi provinciali e regionali, "dai quali uscirà la vera classe dirigente del partito".

30 dicembre
Si dimette il governo Dini, che Scalfaro rinvia ancora al Parlamento. Dopo un ulteriore dibattito alla Camera, l'11 gennaio 1996 Dini ritiene di dover confermare le dimissioni del suo gabinetto.

1996

1° febbraio 1996 Scalfaro affida l'incarico al sen. Maccanico, che dopo due settimane di incontri e colloqui deve rinunciare a formare il governo.

16 febbraio il Capo dello Stato decide allora di sciogliere le Camere e indice le elezioni politiche per il 21-22 aprile, che vengono vinte dall'Ulivo di Romano Prodi, la coalizione di centrosinistra a cui partecipa anche il Ppi.





 

   

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