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I venti
anni di Bettino Craxi
Luglio 1976:
Hotel Midas. È durata più di 16 anni l'era Craxi: dal luglio del 1976, quando al
comitato centrale riunito all'Hotel Midas spodestò Antonio De Martino dalla segreteria
del Psi, al febbraio 1993, quando dovette cedere la mano sotto l'impeto delle inchieste su
Tangentopoli. Anni cruciali nella vita del Paese, che iniziarono con il Pci al suo massimo
storico, mentre il Psi era sull'orlo dell'estinzione; che rappresentarono il culmine
dell'attacco terroristico al cuore dello Stato; che affidarono all'Italia un ruolo
essenziale nell'ultima spallata all'Unione Sovietica, con il dispiegamento dei missili
Cruise a Comiso.
Un socialista a Palazzo Chigi. Ma sono stati anche gli anni che diedero per la prima volta
un socialista alla guida del governo, che videro il presidente del Consiglio italiano
reagire contro un alleato storico come gli Usa. Gli anni della P2, ma anche dell'offensiva
dello Stato contro i poteri criminali, a cominciare da Cosa Nostra, dopo decenni di
colpevole tolleranza. Craxi di quella lunga stagione è stato l'emblema, pagando il prezzo
più alto quando è rovinosamente terminata.
Deputato dal 1968. Nel 1968, Craxi venne eletto per la prima volta
deputato, ed entrò nella segreteria nazionale del Psi, come uno dei vice segretari prima
di Giacomo Mancini e poi di Francesco De Martino. È in quegli anni che, per conto del
partito, iniziò un'intensa attività di politica estera, soprattutto nei confronti dei
partiti fratelli aderenti all'Internazionale socialista. Nacque così una passione che non
si appannò più. Craxi aiutò in tutti i modi i socialisti costretti ad agire sotto
regimi tirannici, e non solo finanziando i socialisti che in Grecia, come in Spagna, in
Portogallo o nel Cile lottavano contro la dittatura, ma anche cercando di far fare pace
alle fazioni che immancabilmente si creavano in quei partiti.
Segretario del partito. Nel 1976 fu eletto segretario del partito in
seguito a una sorta di congiura di palazzo ai danni di De Martino: la sua sembrò la
classica soluzione di transizione. Non era forte nel partito, e i leader socialisti più
importanti pensarono a torto di poterlo levare di mezzo alla prima occasione. Segreteria
fragile, quindi, di un partito ancor più fragile. Il Pci sembrava in un'ascesa
inarrestabile. Molti cominciarono a pensare che il Psi non avesse più ragione d'esistere.
Primum vivere fu il suo orgoglioso slogan. Ma per far questo non si arroccò. Anzi,
cominciò subito a lavorare per uno svecchiamento del Psi e per un gioco a tutto campo.
Gli anni di Nenni. Uomo totus politicus, Craxi fece da ragazzo, negli
anni '50, quella che Amendola chiamava "una scelta di vita". Anni durissimi per
chi stava a sinistra, ma forse ancor di più per chi, come lui, a sinistra era considerato
un destro. I giornalisti impararono presto, quando raggiunse l'apice del potere, che il
modo più semplice per farlo parlare era ricordare quei primi anni. E lui amava raccontare
quando, giovanissimo funzionario, venne esiliato a Sesto San Giovanni, con la durissima
clausola che doveva essere mantenuto dai compagni del posto, perchè il partito non
avrebbe dato una lira. Nenniano, entrò nel comitato centrale del partito al Congresso di
Venezia, nel '57, che vide il leader storico del socialismo italiano sonoramente battuto
dai morandiani coalizzati con i bassiani e la sinistra di Sandro Pertini. Aveva 23 anni
(essendo nato a Milano il 24 febbraio 1934). Il suo campo d'azione divenne il mondo
universitario, nell'Unuri, dove si addestrarono tanti altri futuri leader (Occhetto e
Pannella, tanto per fare alcuni nomi) alla manovra politica, all'arte delle alleanze e dei
cambi di fronte. Anticomunista tutto d'un pezzo, proseguì il suo cursus honorum prima a
livello cittadino (consigliere comunale a Milano), poi a livello nazionale: entrò nella
direzione del partito nel 1965, poco dopo la scissione dello Psiup di Tullio Vecchietti e
Dario Valori.
Berlinguer. Il comunista Enrico Berlinguer aveva lanciato il
"compromesso storico"? E lui al congresso di Torino, alleato con il lombardiano
Claudio Signorile, replicò con la strategia dell'alternativa. Il congresso di Torino che
la Torino, alleato con il lombardiano Claudio Signorile, replicò con la strategia
dell'alternativa. Durante i tremendi 55 giorni di Moro, la Dc e il Pci si attestavano
sulla linea della "fermezza"? Il Psi divenne l'alfiere della linea
trattativista. E fu sempre nel '78 che il Psi riuscì a mandare per la prima volta un suo
uomo al Quirinale: Sandro Pertini. E anche il partito fu rivoltato come un calzino,
seguendo una stella polare: svecchiare il socialismo italiano, e riscattare il Psi da una
sudditanza culturale e ideologica nei confronti del "grande partito comunista
italiano", come si diceva in quegli anni. E fu infatti nel '78 che Craxi avviò una
feroce polemica ideologica con il Pci. Berlinguer operava il suo "strappo"
dall'Urss e dalla tradizione comunista ortodossa proponendo una terza via, e Craxi gli
rispose duro buttando a mare non solo Lenin, ma anche Marx, ed esaltando il pensiero di
Joseph Proudon. Riuscì a far cambiare anche il vecchio simbolo del suo partito (falce e
martello su libro e sole nascente) con un garofano rosso: un fiore che faceva parte della
tradizione socialista italiana da prima della rivoluzione d'Ottobre. Il Psi, questo voleva
Craxi, doveva diventare sinonimo di modernità, di futuro. Certo, in tanti restarono
perplessi per le scenografie congressuali di Panseca, così come fredda fu l'accoglienza
riservata ai "nani e le ballerine", come li chiamò Rino Formica, negli
organismi dirigenti del partito.
Pertini. E non furono in pochi a storcere il naso con Sandro Pertini
quando, al congresso di Verona dell'84, venne eletto segretario per acclamazione anziché
con regolare votazione. Resta però il fatto che ancora oggi si sentono riecheggiare molte
delle idee che in quegli anni vennero sfornate dal gruppo dirigente che si era formato
intorno a lui. Al congresso di Verona, che si ricorda anche per la salve di fischi che
accolse Berlinguer un paio di settimane prima della sua morte (anni dopo, Craxi, non
facile alle autocritiche, disse di essersi pentito per quell'episodio), era già
presidente del Consiglio da un anno. Ciò era stato possibile per la sconfitta subita
dalla Dc nelle elezioni dell'83. La Borsa perse l'8,6 per cento per un risultato dello
Scudo Crociato che sembrò tragico: il 32,9% dei voti, 225 deputati e 120 senatori.
Sigonella. Il 4 agosto 1983 Craxi formò il suo primo governo, e a fargli
da braccio destro prese con sé il futuro premier Giuliano Amato. I problemi non si fecero
attendere. La grana maggiore fu da subito la decisione di accogliere in Italia i Cruise
statunitensi. Ma la prova di forza decisiva per gli equilibri interni fu senza dubbio il
referendum dell'85 sui punti di scala mobile promosso dal Pci. Craxi, infatti, non cercò
di evitare lo scontro, e vinse quella partita che all'inizio era sembrata senza speranza.
A settembre dovette affrontare la più grave crisi diplomatica della sua carriera, quando
ordinò di impedire ai marines americani di ripartire da Sigonella, in Sicilia, con i
terroristi palestinesi, tra i quali Abu Abbas, responsabili del sequestro dell'Achille
Lauro. Craxi ribadì la sua posizione nettamente a favore della causa palestinese, e su
questa base rafforzò il suo rapporto con il leader dell'Olp Arafat, che durerà poi anche
quando sarà costretto a ritirarsi ad Hammamet dopo Tangentopoli.
Craxi e la Dc. Craxi rimase a Palazzo Chigi fino al 17 aprile 1987,
conquistando un record: la permanenza alla guida del governo più lunga della storia
dell'Italia repubblicana. Tornato al partito, Craxi riprese di lena la sua politica:
contendere alla Dc il suo primato, e rilanciare l'offensiva contro il Pci per creare un
solo grande partito socialdemocratico. La figura di Palmiro Togliatti divenne pertanto il
bersaglio di mille polemiche, di convegni e libri sfornati di continuo. Al contempo,
però, Craxi non ostacolò l'adesione del Pci all'Internazionale socialista.
Cade il Muro di Berlino. I comunisti italiani, per la verità, potevano
già contare sul sostegno di molti altri e importanti partiti della Internazionale, ma un
no del leader del Psi sarebbe stato sicuramente un ostacolo difficilmente sormontabile.
Craxi iniziò quindi a impegnare il Psi su pochi e ben precisi obiettivi. La riforma
costituzionale, con l'introduzione dell'elezione diretta del presidente della Repubblica;
la riforma dei regolamenti parlamentari per rendere più agevole l'azione di Governo; la
lotta senza quartiere non solo allo spaccio delle droghe, ma anche al loro consumo. Nel
biennio 1989-90 gli sembrò essere venuto il momento della definitiva rivincita socialista
in Italia. Craxi andò a vedere con i suoi occhi a Berlino sgretolarsi quel muro che aveva
diviso in due l'Europa, e si tolse la soddisfazione di dargli anche lui due bei colpi con
martello e scalpello. E volle poi seguire di persona il XX congresso del Pci di Rimini, e
si vedeva con quanto interesse assistesse alla nascita del nuovo partito voluto da
Occhetto, il Pds. È in questa cornice che Craxi lanciò la parola d'ordine dell'
"Unità socialista". Nel febbraio '9 aveva già assorbito nel Psi una componente
dello Psdi, e mai come nei tumultuosi mesi che seguirono a Craxi dovette sembrare più
vicino l'obiettivo di una grande sinistra europea.
Gladio. Tutto poteva pensare, si può esserne certi, tranne che proprio
il Psi sarebbe diventato a breve la vittima più illustre della fine dell'equilibrio
assicurato dalla Guerra fredda. Per questo, se si deve ora indicare una data del primo
scricchiolio, forse è bene partire da prima dell'inizio di Tangentopoli. Fu alla
conferenza stampa del 7 novembre 1990, convocata da Craxi per ribadire che lui
dell'esistenza di Gladio non aveva in effetti mai saputo nulla, che i giornalisti ebbero
l'impressione di trovarsi di fronte a un leader già sulla difensiva. Non era più il
Craxi che poco tempo prima accusava una "manina" di aver
depositato i verbali della Br nel covo di Via Montenevoso.
Il "mariuolo". Tutto ciò avveniva ben prima di quel 17
febbraio 1992, quando venne arrestato Mario Chiesa, il socialista presidente del Pio
Albergo Trivulzio, che diede il via a Mani Pulite. Tra le due date, ci fu quello che lui
stesso poi riconobbe come un errore politico: l'aver invitato gli italiani ad andare al
mare e a non votare per il referendum di Mario Segni sulla preferenza unica. Arrestato
Chiesa, Craxi pensò di poter archiviare tutto con un epiteto: "mariuolo". Ma
l'indagine di Tangentopoli non si sarebbe arrestata al primo nome.
Hammamet. Iniziò il declino, sotto i colpi degli avvisi di garanzia, ma
ci volle un anno prima che il vecchio leone decidesse di gettare la spugna e lasciare la
guida del partito. Un processo che si accompagnò al disgregarsi del gruppo dirigente, con
Claudio Martelli sicuro di poter salvare il partito contrapponendosi a Craxi, e con
quest'ultimo determinato a non far finire il bastone di comando nelle mani dell'ex
delfino, che infatti fu poi preso da Giorgio Benvenuto. Subito dopo Craxi si preoccupò di
sottrarsi alla magistratura, ai suoi occhi impegnata in un'offensiva politica, in una
"falsa rivoluzione". A convincerlo dovette certo contribuire la manifestazione
davanti all'Hotel Raphael, che lo costrinse ad allontanarsi in gran fretta sotto un fitto
lancio di monetine. Si era tolto la soddisfazione di ottenere un "no" del
Parlamento, dopo un appassionato discorso alla Camera, a una richiesta di autorizzazione
dei pm di Milano. Ma la via dell' "esilio" gli dovette apparire come l'unica
soluzione. E si rifugiò ad Hammamet, sempre più malato di quel diabete che già nel '90
aveva fatto temere per la sua vita. E da lì ha proseguito la sua battaglia fino
all'ultimo a colpi di fax, chiedendo continuamente che si cercasse la verità sul
finanziamento illecito dei partiti, rifiutandosi di passare alla storia, lui che aveva
dedicato la vita alla causa del socialismo, come il capo di una banda di criminali.
19 gennaio 2000
(da "Il Sole 24 ore")
per
approfondire:
Biografia Bettino Craxi (1934-2000)
Lo
speciale di Repubblica su Craxi Vita, documenti,
discorsi |