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I mille giorni di Allende

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L'ultimo discorso di Allende

L'11 settembre 1973, a tre anni esatti dalla vittoria della coalizione di sinistra UNIDAD POPULAR, un colpo di stato militare, guidato dal generale Augusto PINOCHET, liquida la democrazia cilena con la forza delle armi. Il presidente Allende risponde ai golpisti dal palazzo della Moneda e lancia un appello al Paese. E' il suo ultimo discorso, per radio, mentre il palazzo presidenziale è sotto le cannonate dei golpisti. Pochi istanti dopo la sua voce, interrotta dal crepitio della battaglia, tacerà per sempre. La figlia di Allende, prima di abbandonare il palazzo in fiamme, registrò il discorso per farlo conoscere al mondo.

"Compatrioti, questa certamente, è l'ultima volta che io mi rivolgo a voi. Le forze aeree hanno bombardato le antenne di Radio Portales e di Radio Corporacion. Le mie parole non sono piene di amarezza, ma di delusione: esse sono anche la condanna morale per coloro che hanno tradito i giuramenti fatti: soldati del Cile, comandanti in capo titolari e l'ammiraglio Merino che si è autonominato; il signor Mendoza, generale spregevole che ancora ieri manifestava la sua fedeltà e la sua lealtà al governo e che si è egualmente autonominato direttore generale dei carabineros.

Dinanzi a tali fatti non posso dire che una sola parola ai lavoratori: io non rinuncerò. Posto in questa situazione storica, io pagherò con la vita la mia lealtà al popolo e posso assicurarvi che ho la certezza che al grano che noi abbiamo seminato non si potrà mai impedire di germogliare.

Costoro hanno la forza; essi possono ridurci in schiavitù, ma non è con i crimini, nè con la forza che si possono guidare dei processi sociali. La storia è nostra, sono i popoli che la fanno. Lavoratori della mia patria, tengo a ringraziarvi per la lealtà di cui avete sempre dato prova nei riguardi di un uomo che è stato l'interprete delle grandi aspirazioni di giustizia, che si è impegnato nelle sue dichiarazioni a rispettare la Costituzione e la legge e che è stato fedele a questi impegni. Questi sono gli ultimi istanti nei quali io mi posso rivolgere a voi perchè possiate trarre la lezione degli avvenimenti.

Il capitale straniero, l'imperialismo alleato della reazione, hanno creato il clima nel quale le forze armate rompessero le loro tradizioni, quelle tradizioni che erano state di Schneider e che erano state ribadite dal comandante Araya, tutti e due vittime delle forze sociali, della stessa gente che ora se ne sta in casa attendendo di riconquistare il potere attraverso degli intermediari per continuare a difendere i propri profitti e privilegi.

Io mi rivolgo soprattutto alle semplici donne della nostra terra, ai contadini che credono in noi, agli operai che lavorano, alle mamme che conoscevano le nostre preoccupazioni per i loro figli. Io mi rivolgo a coloro che esercitano professioni liberali e che hanno mantenuto una condotta patriottica, a coloro che già da qualche giorno lottano contro la sedizione promossa dalle unioni professionali, anche in questo caso per difendere i vantaggi che la società capitalista conferisce ad una cerchia ristretta.

Io mi rivolgo ai giovani, a quelli che hanno contato che hanno offerto la loro gioia e il loro spirito di lotta. Io mi rivolgo agli uomini del Cile; all'operaio, al contadino, all'intellettuale, a quelli che saranno perseguitati. Perchè il fascismo esiste già nel nostro Paese da molte ore, attraverso gli attentati terroristici, il minamento dei ponti e della rete ferroviaria, la distribuzione degli oleodotti e dei gasdotti.

Di fronte al silenzio che essi erano obbligati... (a questo punto la registrazione è confusa, si odono sempre più forti scoppi di bombe) ...al quale essi erano sottomessi.

Radio Magallanes sarà certamente ridotta al silenzio e il tono tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa, voi continuerete a sentirla, io sarò sempre con voi e lascerò almeno il ricordo di un uomo degno che fu leale di fronte alla lealtà dei lavoratori.

Il popolo deve difendersi, ma non sacrificarsi. Il popolo non deve lasciarsi schiacciare e annientare, ma non deve lasciarsi umiliare.

Lavoratori della mia patria, io ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri cileni verranno dopo di noi. In questi momenti oscuri e amari in cui il tradimento pretende di imporsi, sappiate che presto o tardi - io ritengo assai presto - si apriranno di nuovo le grandi strade dove passeranno gli uomini degni, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole (si odono ancora scoppi vicinissimi) ed io ho la certezza che il mio sacrificio non sarà invano, io ho la certezza che sarà almeno una lezione morale che condannerà la fellonia, la viltà, il tradimento".

 

 

 

   

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