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Crollo Germania e Austria

Dopo l'ingresso in guerra degli Usa, gli Imperi Centrali tentarono il tutto per tutto prima che le forze americane potessero essere disponibili e, forti delle truppe provenienti dal dissolto fronte orientale, diedero il via ad un attacco in grande stile, sia sul versante italiano, sia su quello occidentale.

Il 24 ottobre 1917, gli eserciti austro-tedeschi, sfondarono le linee italiane a Caporetto, facendo incetta di prigionieri e di armamenti e costringendo il nemico ad una disastrosa ritirata che appariva come il preludio di un’imminente capitolazione; quella che sembrava la dissoluzione di un esercito ormai allo sbando si tramutò invece, miracolosamente, in un’incredibile rinascita, visto che, dopo la sostituzione del crudele Cadorna col il più umano Armando Diaz, le rinvigorite truppe italiane fermarono definitivamente gli austro-tedeschi nella storica battaglia del Piave, ricacciandoli al di la del fiume.

Nel contempo, sul fronte occidentale, gli imperi centrali, dopo una poderosa offensiva, che li ricondusse, ancora una volta, alle porte di Parigi, vennero di nuovo sconfitti nella seconda battaglia della Marna e non furono più in grado nè di riprendere l’iniziativa né, soprattutto, di arginare un nemico, appoggiato dal consistente contributo dell’alleato americano, i cui soldati raggiungevano, ormai, in Europa, il numero di 2 milioni di effettivi.

Sul versante italiano, dopo il trionfo del Piave e la conseguente rotta avversaria, il generale Diaz ottenne, a Vittorio Veneto, la vittoria decisiva, che costrinse l’imperatore d’Austria-Ungheria Carlo I, succeduto, nel 1916, al defunto Francesco Giuseppe, a chiedere la resa, firmata il 4 novembre 1918 a Villa Giusti, presso Padova.

Con gli eserciti dell’Intesa ormai padroni del campo e all’offensiva, sette giorni dopo anche una Germania allo sbando, stremata dal blocco navale e devastata da scioperi e da episodi di insubordinazione militare, si arrese; fu la fine di una guerra terrificante, atroce, che provocò la morte di 10 milioni di persone e che si concluse con la lacerazione del grande impero Austro-Ungarico e con la fine del reich di Guglielmo II, costretto ad abdicare in favore della nascita della debole repubblica di Weimar; a distanza di 20 anni da quei tragici eventi, la Germania, umiliata dagli accordi di pace di Versailles, avrebbe tentato di prendersi la rivincita per opera di un piccolo caporale austriaco, reduce di guerra e memore della sconfitta, destinato a scatenare un secondo tragico inferno di morte e distruzione, nel tentativo di vendicare le umiliazioni del suo Kaiser, per il quale aveva combattuto nel fango delle trincee.

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