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La rivoluzione russa
La fine dei
Romanov: il ritrovamento dei corpi e il mistero di Anastasia
I corpi dei Romanov, riposarono in un gelido bosco, nei pressi di
Ekaterinburg, per oltre 70 anni, fino a quanto, dopo la loro scoperta ed individuazione,
avvenuta sul finire degli anni settanta e resa pubblica solo nel 1989, vennero riesumati
nel 1991; in essi risultavano evidenti protesi dentarie doro e i segni del calcio
dei fucili, utilizzati dal plotone desecuzione, per finire i feriti.
Si trattava, per la precisione, di 11 scheletri, appartenenti ai 4
servitori al seguito dei Romanov e a 7 membri della famiglia imperiale, individuati sulla
base delle ricerche condotte dall esperto forense del ministero della Sanità russo,
dottor Sergei Abramamov, che si avvalse di particolari tecniche di analisi e della
consulenza dottor Peter Gill, del British Home Office Forensic Science Service.
Allappello mancavano pertanto 2 resti, probabilmente quelli dello
zarevic Alessio e della granduchessa Anastasia, spariti nel nulla.
Verosimilmente essi vennero bruciati nel bosco da alcuni congiurati,
mentre gli altri scavavano la fossa, ma ciò alimentò le già consistenti voci circa la
presunta sopravvivenza al massacro di qualche membro della famiglia imperiale, circolanti
a partire dal lontano 17 febbraio 1920, quando a Berlino, una giovane ragazza, confusa e
smarrita, fu ricoverata in un ospedale psichiatrico, dopo un fallito tentativo di
suicidio.
Registrata con il nome di Anna Anderson, qualche tempo più tardi,
mormorando qualche confusa parola, dichiarò di essere Anastasia, la figlia di Nicola II,
raccontando i particolari della sua clamorosa fuga, in quella famigerata notte tra il 16 e
17 luglio 1918: la baionetta utilizzata dai bolscevichi per finirla, sarebbe stata
smussata nella punta e così, approfittando della confusione, sarebbe riuscita a trovare
la salvezza.

La storia poteva apparire inverosimile se non fosse che la ragazza
assomigliava come una goccia dacqua alla granduchessa, in ogni particolare, persino
in un neo della spalla e in un lieve difetto ad un dito della mano e dellalluce.
Inoltre la presunta Anastasia impressionava per i modi aristocratici e
per la conoscenza di numerosi ed intimi dettagli della vita di corte e della stessa
famiglia imperiale; essa venne riconosciuta, come lultima dei Romanov, da numerosi
servitori e anche da parenti dello zar, certi, pertanto, che una delle figlie di Nicola
II, fosse miracolosamente sfuggita al massacro.
Dopo le iniziali certezze, cominciarono a sorgere numerosi dubbi, anche
in capo a quegli stessi parenti che, in un primo tempo, si dicevano convinti di trovarsi
di fronte alla granduchessa Anastasia; ad un certo punto, tra le varie considerazioni
fatte, in un contesto alquanto caotico, si ventilò lipotesi che la ragazza fosse in
realtà una contadina polacca Franziska Schwanzkowska, riconosciuta da alcuni famigliari.
Si tentò ogni tipo di analisi per verificare la vera identità di Anna
Anderson, compresa quella della voce, il tutto fino al 1970, quando un tribunale tedesco
dichiarò che non cerano prove per affermare che essa fosse lultima erede
della famiglia Romanov; ciononostante i dubbi rimasero e la stessa Anna Anderson, che fino
allultimo dichiarò tenacemente di essere la granduchessa Anastasia, si è portata
il segreto nella tomba, con la sua morte, avvenuta nel 1984.
La donna venne però clamorosamente smentita dieci anni più tardi,
quando il test del Dna, eseguito sui suoi resti, sentenziò, definitivamente, che Anna
Anderson era in realtà, non Anastasia, ma la sopraccitata Franziska Schwanzkowska.
Il caso è dunque chiuso, ma non completamente, in quanto, nonostante i
risultato delle analisi, numerosi studiosi ed esperti continuano a scavare a fondo, nella
vita della presunta granduchessa, alla ricerca di un qualcosa, di qualche elemento in
grado di risolvere uno dei più grandi misteri della storia contemporanea.
I corpi dei Romanov, dopo la loro riesumazione, riposano a S.
Pietroburgo, nella chiesa di Pietro e Paolo; ma allappello mancano, come detto, due
corpi, uno dei quali è probabilmente quello di Anastasia; questa circostanza ha ridato
animo a coloro che ancora, imperterriti, continuano a scavare a fondo nella vita della
sfortunata granduchessa, la quale, come un fantasma, ha fatto perdere le proprie tracce in
quella macabra notte del 1918, dileguandosi nella lugubre cornice di un tetro bosco degli
Urali.
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