TANNENBERG (agosto 1914)
Al termine di una lenta e complessa mobilitazione, le armate zariste,
al fine di alleggerire la pressione sul fronte occidentale, organizzarono
unoffensiva in Prussia che obbligò il prudente comandante tedesco von Prittwitz, a
ripiegare sulla Vistola.
Latteggiamento remissivo mostrato, fu fatale al comandante, che
venne rimosso dal suo incarico, sostituito da un duo, quello composto da Hindenburg e
Ludendorff, destinato ad incidere profondamente sulle sorti del reich, grazie alla
straripante vittoria che le truppe tedesche, da loro guidate, ottennero, tra il 26 e il 30
agosto 1914, a Tannemberg, mettendo in pratica un piano ideato dallo stato maggiore dello
stesso von Prittwitz, mirante ad accerchiare e distruggere la II armata russa, inducendola
ad avanzare; la tattica scelta diede, in effetti, immediatamente, il risultato sperato:
dopo una rapida avanzata nel cuore del territorio nemico, il generale Samsonov, comandante
della II armata, si rese conto di essere accerchiato dai tedeschi, senza possibilità di
scampo; per i russi fu un disastro, mentre Samsonov, sconvolto dall annientamento
delle sue truppe, decise di togliersi la vita.
Tannenberg rappresentò il trampolino di lancio per la prestigiosa e
fulminea carriera di Hindenburg e Ludendorff, che, qualche giorno dopo, nella zona dei
laghi Masuri, sarebbero riusciti ad ottenere un altro impressionante trionfo, contro le
sempre più malandate armate dello zar Nicola II.
LA MARNA (settembre 1914)
Dopo una rapida avanzata attraverso il Belgio, le truppe tedesche, sia
pure in modificazione di quelli che erano le direttive del piano "Schlieffen",
si trovavano ormai alle porte della capitale Parigi; la situazione era disperata ma fu
proprio a questo punto che Joffre decise di dare il via ad una controffensiva in grado di
fermare lavanzata.
Nei pressi del fiume Marna i francesi fecero affluire tutte le forze
disponibili avvalendosi di qualsiasi mezzo, compresi i taxi della capitale, requisiti per
favorire il trasferimento dei soldati al fronte.
La battaglia cominciò, furiosa, il 5 settembre 1914, quando il
governatore militare di Parigi Gallieni, dopo aver scorto le difficoltà di una I armata
nemica in difficoltà, diede ordine di attaccarla.
Dopo diversi giorni di feroci scontri, con le sorti della battaglia
ancora incerte, il comandante in capo delle forze tedesche von Molke, perse la testa ed il
controllo della situazione, non riuscendo a disporre al meglio le sue truppe che andarono
incontro, inesorabilmente, ad una clamorosa sconfitta, proprio quando Parigi sembrava sul
punto di vacillare.
La battaglia della Marna salvò la Francia dalla capitolazione,
determinando la fine delliniziale slancio offensivo del conflitto e linizio
della tragica e drammatica guerra di trincea, che obbligò milioni di soldati, a vivere,
per 4 anni, in condizioni inimmaginabili.
La sconfitta subita dal reich fu fatale ai fragili equilibri mentali di
von Molke, il quale, ormai stanco ed in preda ad un profondo esaurimento, venne
sostituito, alla guida dellesercito, da von Falkenhayn.
VERDUN (febbraio 1916)
E stata la più cruenta e drammatica battaglia della storia, un
tritacarne dove persero la vita, nel giro di pochi mesi, 700.000 persone, mandate al
massacro dai rispettivi comandi.
Sul finire del 1915, il comandante in capo dellesercito tedesco
sul fronte occidentale, von Falkenhayn, concertò un attacco avente come obiettivo la
fortezza di Verdun, dichiarata imprendibile dai francesi.
Il 21 febbraio 1916, preceduta da un poderoso fuoco di artiglieria, che
per 10 lunghi giorni martellò le posizioni avversarie, partì lattacco germanico,
con poderose cariche, volte alla conquista del forte, duramente represse dai francesi, al
prezzo di spaventose perdite.
Il comandante Petain, chiamato alla difesa di Verdun, ordinò di tenere
le posizioni a qualunque costo; il nemico non sarebbe mai dovuto passare; von Falkenhayn
dal canto suo decise di perseverare negli attacchi e così per diversi mesi si susseguono
scontri ai limiti della follia, che produssero unagghiacciante ecatombe tra i
rispettivi schieramenti.
Alla fine i tedeschi, attaccati sulla Somme e costretti, dunque, ad
alleggerire la pressione, furono costretti a rinunciare a quello che divenne il simbolo
dellonore francese, mentre il comandante Petain, promosso sul campo, ottenne grande
fama e prestigio in tutta la nazione.
La battaglia di Verdun,
di Sergio Luzzato (La Stampa,
LA SOMME (settembre-novembre 1916)
Alla conferenza interalleata di Chantilly del dicembre 1915, il
comandante francese Joffre ideò, per lestate successiva, un attacco anglo-francese
sulla Somme, ma lassalto a Verdun, da parte dei tedeschi, obbligò le truppe di sua
maestà a sobbarcarsi lincombente di unoffensiva che, alla fine, consentì di
alleggerire la pressione delle forze del reich, sulla fortezza simbolo della resistenza
del popolo francese.
La battaglia della Somme, iniziata in piena estate, si prolungò anche
nellautunno e nellinverno, trasformando il campo di battaglia in un inferno di
morte e fango, con le trincee ridotte a pozzanghere e con i soldati inzuppati dalla
pioggia e seppelliti dalla melma.
Alla fine dellattacco, nel novembre 1916 gli inglesi riuscirono
ad avanzare solo di pochi chilometri, a scapito della perdita di un pauroso numero di
uomini, tale da archiviare la Somme come un totale fallimento, per le forze
dellIntesa.
Lunica elemento di soddisfazione per gli alleati si ebbe il 15
settembre quando furono utilizzati, sia pure con scarso successo, i primi carri armati
della storia.
La battaglia di
Verdun, di Sergio Luzzatto (La Stampa, 31 luglio 2002)
CAPORETTO (ottobre 1917)
Il 24 ottobre 1917, gli austro-tedeschi, forti dei rinforzi proveniente
da un fronte orientale dissolto dalla rivoluzione russa, attaccarono, pesantemente, le
linee italiane, nella zona tra la I e la II armata; le 37 divisioni comandate da von
Below, forti dei reparti scelti dellesercito tedesco, riuscirono a sfondare il
fronte, nella zona di Caporetto e a dilagare nelle retrovie, tagliando, alle spalle, dopo
il cedimento di schianto delle truppe di Cadorna, la ritirata nemica; per lesercito
italiano fu il disastro: lintero Friuli occupato, 12.000 morti, 31.000 feriti,
300.000 prigionieri, intere divisioni dissolte ed un numero impressionante di armamenti
caduti in mano austriaca; la tragedia di Caporetto si tramutò in una disordinata e
drammatica ritirata di circa 300.000 sbandati, completamente inebetiti ed incapaci di
reagire alla straripante avanzata nemica.
Le tragiche giornate di ottobre, sconvolsero una nazione incredula di
fronte ai fatti, di fronte ad un esercito che pareva sullorlo della disintegrazione,
ma fu proprio in quel momento che emerse la volontà del popolo italiano di resistere e di
combattere linvasore.
Sostituito linefficiente Cadorna con Diaz, il nostro esercito,
sostenuto moralmente dai nuovi vertici militari e potenziato negli armamenti dagli
alleati, riuscì miracolosamente, sul Piave, a fermare il nemico e a conquistare,
successivamente, la vittoria, nella battaglia di Vittorio Veneto.
IL PIAVE (giugno 1918)
Dopo il disastro di Caporetto, lItalia ebbe il merito di
risollevarsi e di ricreare, dal nulla, un esercito che si era praticamente dissolto.
I circa 300.000 sbandati dellIsonzo, rinforzati da nuove di
divisioni, costituite, in gran parte, dai "ragazzini" del 1899, da nuovi reparti
ed equipaggiamenti, furono riorganizzati e riportati sulla linea del Piave, per mano del
nuovo comando maggiore, guidato da Armando Diaz, uomo di straordinarie doti umane,
sconosciute, invece, da un Cadorna che, con la sua fermezza, aveva contribuito, non poco,
allo scoramento delle truppe.
Dal 15 al 23 giugno sul fiume scoppiò una battaglia spaventosa,
costata circa 250.000 morti, al termine della quale gli austro-tedeschi, dopo aver tentato
più volte, invano, di sfondare, furono costretti alla ritirata.
LItalia era salva e il trionfo ottenuto pose le basi per
loffensiva che portò il nostro esercito alla vittoria finale su
unAustria-Ungheria che non sopravvisse alla disfatta.
Il Piave, dal canto suo sarebbe, divenuto, da quel momento in poi,
lemblema dellorgoglio nazionale italiano e del coraggio di un popolo deciso a
resistere fino alla morte, contro ogni tentativo di sopraffazione.
per approfondire:
Le Grandi
Battaglie della Prima Guerra Mondiale Schede sulle grandi
battaglie della Prima Guerra Mondiale: la Marna, Verdun, Tannenberg, la Somme e Caporetto.
La battaglia dello Jutland di Simone Pelizza. Rivisitazione
dellepico scontro navale della Prima Guerra Mondiale