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I Giusti italiani
Daniele Cupertino e Teresa Morelli
Daniele Cupertino, pastore avventista, mentre era a Roma
ospitò degli ebrei, perseguitati dai fascisti, dal 1941 al 1945 e per questo venne
insignito dalla massima onorificenza dello Stato dIsraele
Daniele proveniva da una famiglia di avventisti. Tutto
iniziò nella seconda metà del 1800, quando uno dei figli della famiglia Creanza decise
di ritornare dallAmerica al suo paese di origine, Gravina di Puglia (Bari). Il suo
ritorno era motivato dal desiderio di far conoscere ai suoi compaesani la fede avventista,
conosciuta negli Stati Uniti.
I primi convertiti furono le tre sorelle Pappalardi che
appartenevano alla Chiesa Battista: Maria, Rosina e Vita. Maria divenne moglie di Creanza,
Rosina si sposò con un Sabatino e Vita con Nicolò Cupertino. Così si convertirono le
famiglie Lamuraglia, Creanza, Sabatino, Lippolis e Cupertino e insieme, a Gravina di
Puglia, fondarono una delle prime chiese avventiste dItalia.
Vita Pappalardi in Cupertino, ebbe sei figli: Giuseppe,
Carmelina, Daniele, Vito, Nina e Paolo. Nina morì alletà di 18 anni. Giuseppe,
Paolo e Daniele divennero pastori della chiesa avventista; Carmelina divenne lettrice
biblica e Vito decise di non appartenere alla comunità avventista. Nessuno di loro oggi
è in vita.
Daniele Cupertino nacque l8 maggio 1912 a S.
Giovanni a Teduccio (Napoli), dove il padre Nicolò da colportore evangelista divenne
pastore della comunità di Napoli. Da questa città, Nicolò venne poi trasferito a Bari e
ad Ancona. Daniele Cupertino si trasferì quindi a Torino, presso il fratello maggiore,
Giuseppe, che allora era pastore della chiesa di Torino, e per guadagnarsi da vivere
colportava. Da Torino si recò in Francia, presso la scuola biblica di Collonges, dove
conseguì il diploma di evangelista e divenne pastore.
La situazione economica di Daniele era disastrosa e
difficile tanto che a Collonges, Daniele, oltre che a studiare, lavorava in biblioteca e
colportava per pagare solo la metà della retta scolastica. Laltra metà fu un suo
debito personale che estinse in 14 anni, mediante trattenute sul suo già basso stipendio
di pastore.
Per avere unidea della costanza e della
determinazione dei pastori dellepoca, specialmente nel periodo bellico (1941-1945),
è necessario sapere che spesso la direzione invitava i pastori a procurasi il necessario
per vivere cercandosi unaltra occupazione parallela.
Alletà di 25 anni, Daniele Cupertino insieme con
sua moglie Teresa Morelli, iniziò a lavorare come pastore. Nel corso degli anni servì le
comunità di Legnano (MI), Montaldo Bormida (AL), Roma, Palermo, Bari, Mestre (VE), Pisa,
Jesi, Rossano Calabro (CS). Quando doveva trascorrere il sabato nella chiesa di Montaldo,
partendo da Alessandria, con qualsiasi tempo e in ogni stagione, percorreva in bicicletta
40-50 km. Spesso restava bloccato per la neve o il maltempo, dormiva presso i fratelli e
ritornava la domenica.
Uno degli episodi importanti della vita di Daniele fu lonorificenza
massima dello Stato dIsraele, denominata "Giusti fra le Nazioni",
conferitagli il 25 aprile 1985 a Venezia, alla presenza del Console Generale dIsraele,
del ministro Vicentini, del Sindaco di Venezia, del Console di S. Marino, dei
rappresentanti della comunità israelitica di Venezia, delle autorità militari e civili
locali. Questo perché, tra il 1941 e il 1945, salvò la vita di ebrei perseguitati dai
nazisti, li ospitò - insieme alla moglie - nella propria abitazione per oltre un mese,
con grossi rischi personali che possiamo immaginare (pena di morte) e divise il poco cibo
procurato con la tessera annonaria.
Insieme al "Diploma donore" gli fu
consegnata una medaglia al valore, sui cui è scritto: "Chiunque salva una vita salva
luniverso intero". Questa alta onorificenza autorizza lesistenza di un
albero piantato a Gerusalemme, nel viale dei Giusti dove sul tronco è posta una targa con
la scritta "Daniele Cupertino pastore avventista".
La grande fede e la sicurezza della protezione di Dio,
resero serena la vita di Daniele, rassicurandolo anche nei momenti più difficili fino al
compimento della sua vita terrena.
Nel 1975, dopo 40 anni di attività, andò in pensione
stabilendosi a Firenze e poi a Martellago (VE) a poca distanza da casa mia. Il 21 luglio
del 1993, alletà di 81 anni, si addormentò serenamente e senza sofferenze nella
pace del Signore.
Sulla tomba di Daniele è scritto a lettere dorate il
versetto di Giovanni 11:25: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche
se muore vivrà". Sul suo necrologio i figli hanno scritto: "Arrivederci,
papà".
("Uomo Giusto", a cura di Paolo Cupertino,
in Il Messaggero Avventista, febbraio 2001)
per
approfondire:
Storie di Giusti che
salvarono ebrei (in inglese)
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