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I Giusti italiani
Otello Guidi
Siamo Alda e Mirella Guidi. La
persona di cui dobbiamo parlare è nostro padre. Otello Guidi, nato a Roma, Trastevere, il
27 Gennaio 1907,
romano da molte generazioni; di religione cattolica, morto a Roma il 29 Gennaio 1989. Sposato
con Samuela Tedesco, detta Lella, nata a Roma, Trastevere, il 7 Marzo 1916, romana
anche lei da molte generazioni; di religione ebraica, morta a Roma il 7 Giugno 1990.
Ma allepoca dei fatti di
cui dobbiamo parlare non erano sposati, perché si erano conosciuti nel 1940, periodo in
cui vigevano le leggi razziali. Quando si sono conosciuti si sono subito innamorati e,
dato che le famiglie non erano daccordo per i motivi religiosi, dopo solo 40 giorni
dal loro primo incontro, avevano fatto la fuga damore. Il matrimonio è poi avvenuto
dopo la caduta del fascismo.
Quando i tedeschi cominciarono la
caccia allebreo, Otello ospitò in casa sua i parenti della moglie Lella, i genitori
ed i fratelli.
Poi però cerano i parenti
della cognata di Lella, Fortunata, la moglie del fratello Cesare, che non sapevano dove
andare e Otello ospitò anche loro, anche se neanche li conosceva. Un po alla volta
arrivò ad avere in casa 13 persone, più loro due e la figlioletta Alda, nata il 30 Giugno 1941, 16
persone; tutti in un appartamento di due camere, in via del Pellegrino 133, una strada
parallela a Corso Vittorio Emanuele II.
Nel palazzo di via del Pellegrino
tutti sapevano che cerano degli ebrei nascosti e tutti erano daccordo. La
sera, per non far entrare estranei, mettevano una spranga al portone, che veniva tolta la
mattina alle 5,30 da un signore di nome Amarante, che usciva a quellora per andare
al lavoro; faceva il guardiacarcere a Regina Coeli.
Sapevano di quegli ebrei anche i
vicini di casa, anche uno che aveva la finestra di fronte nello stesso cortile e che era
un gerarca fascista; ha sempre fatto finta di non vedere: i romani in generale non sono
mai stati razzisti.
Bisognava poi anche rimediare da mangiare
per tutte quelle bocche. Otello e Lella sono andati più volte a piedi fino al paese di
Sacrofano, distante circa Km. 30, dove avevano amici che vendevano loro da mangiare, a
prezzi non troppo alti. Qualcosaltro lo rimediavano da vari amici ed anche dagli
inquilini del palazzo.
Otello frequentava sempre Trastevere e
drizzava le orecchie ad ogni chiacchiera.
Una sera, tornato a casa, Otello disse che
aveva sentito cose strane, che non si sentiva per niente tranquillo con tutte quelle
persone in casa. Così gli ospiti ebrei si sono sparpagliati nei vari appartamenti del
palazzo e nella casa di Otello sono rimasti solo lui, la moglie e la figlioletta. Gli
abitanti del palazzo hanno accolto queste persone in maniera assolutamente disinteressata,
solo per salvare delle vite umane.
Dopo 2 o 3 giorni, una mattina, appena
tolta la sbarra dal portone, alle 5,30 del mattino, sono arrivati i tedeschi. Sono entrati
nella casa di Otello, dove i tre erano ancora a letto, mitra spianati, chiedendo di Guido,
il fratello di Lella, che dicevano nascosto lì. Hanno cominciato a perquisire le due
stanze, dappertutto, mentre uno teneva la pistola puntata alla tempia della piccola Alda.
In una credenza cerano in una scatola da scarpe le tessere annonarie di tutte le
persone che stavano nascoste lì, compresa quella di Guido.
Lella e Otello erano terrorizzati dallidea
che potessero vederla. Per fortuna la scatola non fu aperta.
I tedeschi continuavano a dire che
cercavano Guido. Otello disse che lui era Guidi, e così fu
portato via in una camionetta dai tedeschi.
Fu portato in via Tasso, dove cera
il comando tedesco. Lo fecero entrare in una grande stanza, dove venne un ufficiale di
grado alto (Kappler?) che cominciò ad interrogarlo.
Poi questo ufficiale uscì dalla stanza e
lasciò Otello da solo. Lui si ricordò di avere in tasca un biglietto con un numero di
telefono, ma noi non ci ricordiamo di chi fosse quel numero. Però Otello pensava che non
dovesse essere visto. Fece a pezzettini quel foglietto e lo gettò nel cestino ed in quel
momento rientrò lufficiale. Solo allora Otello si rese conto che il cestino era
tutto pulito, senza altre cartacce (erano le 6 di mattina), cera solo il suo
foglietto strappato. Per anni continuò a vedere questi pezzetti di carta bianchi, come se
ricevesse tanti pugni agli occhi.
Quando lufficiale rientrò aveva una
cartellina celeste che mise sulla scrivania e mentre interrogava Otello batteva con la
mano sulla cartellina, dicendo che stava cercando Guido, il fratello della moglie.
Intanto entrò un militare, si avvicinò
allufficiale e gli disse qualcosa a bassa voce. Lufficiale si fece serio. In
quel periodo gli alleati erano già a Montecassino.
Lufficiale disse ad Otello: Adesso
vai a casa, dici a Guido di presentarsi subito da noi, altrimenti domani noi veniamo e
prendiamo te, tua moglie e tua figlia.
Otello: Io..... vado a casa.......
dico a Guido..... va bene, subito.
Otello uscì dal comando tedesco e
cominciò a correre; da via Tasso a via del Pellegrino, non poca strada, ma non si fermò
mai di correre.
Quando arrivò disse a Lella: Se i
tedeschi mi hanno rilasciato significa che è successo qualcosa e che non torneranno.
I parenti ebrei continuarono a stare nei
vari appartamenti del palazzo, protetti da tutti gli inquilini; questi erano: Tullio e
Siria Nocenti, Amarante il guardiacarcere, Maria Piacentini la sarta, Ida la portiera e
gli altri non li ricordiamo più.
Via del Pellegrino è una strada nel cuore
della vecchia Roma. Il palazzo è stato ristrutturato ed i romani sono andati tutti via,
in periferia. Ormai la maggior parte degli appartamenti nel centro di Roma è stata
acquistata da stranieri. Non sappiamo proprio dove siano andati. Noi Guidi abbiamo
lasciato quellappartamento nel 1955.
Poco tempo dopo, il 3 Marzo 1944, Cesare,
laltro fratello di Lella, una mattina andava a cercare da mangiare da alcuni amici.
In via Arenula, una strada vicino alla Sinagoga, salutò un tizio che conosceva di vista.
Questi per tutta risposta disse: Tu sei ebreo, sali su quella camionetta. Poco
lontano cera una camionetta con i tedeschi che lo portarono via. In famiglia nessuno
sapeva niente. Hanno cominciato a cercarlo.
Otello continuava a drizzare le orecchie a
tutto quello che sentiva in giro. In Trastevere conobbe un fruttivendolo che riforniva il
carcere di Regina Coeli. Da lui seppe che Cesare era prigioniero lì e se finora non lo
avevano trovato era perché stava in infermeria. Quando lo hanno preso, Cesare aveva
tentato di fuggire. Allora lo avevano picchiato, portato prima a via Tasso e poi nellinfermeria
di Regina Coeli.
Sempre tramite questo fruttivendolo Otello
riuscì ad ottenere un colloquio con Cesare. Otello e Lella sono andati a Regina Coeli; si
morivano di paura, specie Lella, ebrea. Ma nessuno li ha perquisiti. Hanno avuto un breve
colloquio con Cesare, che chiese loro di portare la prossima volta dei fazzoletti, perché
era stato ferito e aveva il sangue al naso e delle maglie di lana perché aveva sentito
dire che sarebbe stato portato a lavorare in Germania.
Otello riuscì ad avere un secondo
colloquio. Quella volta andarono Lella e Fortunata Di Veroli, la moglie di Cesare, con in
braccio Amedeo, il figlioletto di 4 mesi. Arrivati a Regina Coeli, si misero con altre
persone in attesa del loro turno. Avevano portato a Cesare i carciofi alla giudia e le
maglie di lana. Mentre aspettavano arrivò una donna tutta vestita di nero, con il viso
nascosto da un velo nero. Il direttore del carcere la fece passare prima di tutti; alle
proteste degli altri, disse che era una cosa di estrema importanza.
Poi arrivò un agente carcerario che disse
qualcosa allorecchio del direttore. Questi si agitò e disse alle persone in attesa
di andare via, via, via, subito via, a casa, la prossima volta vi faccio stare di più, ma
per favore adesso andate subito a casa...
Lella e Fortunata uscirono e sul
lungotevere videro le camionette dei tedeschi che portavano via i prigionieri da Regina
Coeli. Non videro Cesare.
Su una camionetta cera un ragazzo,
certo Alessandro Moscati. Cominciò a chiamare: Lelletta, Lelletta. Lella lo guardava
inebedita. E lui: Si dico a te, vai a casa della mia famiglia e avvertili che mi
stanno portando via.
Li hanno portati tutti alle Fosse
Ardeatine. Cesare aveva 31 anni; ha lasciato la moglie, una figlia di 4 anni ed un figlio
di 4 mesi.
Delleccidio delle Fosse Ardeatine
non si seppe subito. Otello, però aveva già sentito le voci che circolavano a Roma.
Finita la guerra, Guido, laltro
fratello di Lella, di 22 anni, ormai era tranquillo. Una sera andava in bicicletta a
trovare la fidanzata, Graziella. Sul lungotevere passavano a tutta birra due jeep di
militari americani ubriachi. Si scontrarono ed una di queste fece marcia indietro per
sganciarsi dallaltra. Guido fu preso in pieno dalla jeep e fu lasciato agonizzante
in mezzo alla strada. Morì la mattina dopo allospedale.
Era il 9 Aprile 1945. Lella quel giorno
aveva cominciato ad avere le doglie della seconda figlia Mirella. Le doglie si fermarono e
Mirella è nata dopo 9 giorni, il 18 Aprile.
Tranne Cesare, morto alle Fosse Ardeatine,
e Guido, morto a guerra finita, tutte le persone che si sono rifugiate in casa di Otello
si sono salvate.
In casa di Otello, oltre a lui, Lella e la
figlia Alda, cerano:
- Amedeo
Tedesco, padre di Lella, morto nel 1967.
- Fortunata
Eliseo, madre di Lella, morta nel 1950.
- Cesare
Tedesco, fratello di Lella, morto alle Fosse Ardeatine, a 31 anni.
- Guido
Tedesco, fratello di Lella, morto nel 1945, a 22 anni.
- Ida Tedesco,
sorella di Lella, morta nel 1994.
- Fortunata Di
Veroli, la moglie di Cesare, morta nel 2003.
- Ornella
Tedesco, figlia di Cesare e Fortunata Di Veroli, nata ad Agosto 1939, in vita.
- Amedeo
Tedesco, figlio di Cesare e Fortunata Di Veroli, nato nel Novembre 1943, in vita.
- Enrica
Spizzichino, madre di Fortunata Di Veroli, deceduta in tarda età, negli anni 60.
- Angelo Di
Veroli, fratello di Fortunata, deceduto in epoca recente
- Giuditta Di
Veroli, sorella di Fortunata, deceduta in epoca recente
- Rosa
Vivanti, figlia di Giuditta Di Veroli, nata nel 1936, in vita
Non riusciamo a ricordare laltra
persona.
Mamma Lella ci ha detto che sospettava chi
avesse fatto la spia per Guido, ma non ha mai voluto dircelo. Il suo era solo un sospetto
e non voleva accusare senza delle fondate basi.
Quello che ha fatto la spia di Cesare, e
di molte altre persone, era Luigi Rosselli, detto Giggetto. Oltre a Cesare ha fatto
prendere molti altri ebrei, per soldi. A lui fu fatto un processo. Fu condannato, ma dopo
poco è uscito di galera.
Otello ha fatto tutto questo solo perché
era una brava persona. Fortunata Di Veroli ed i suoi parenti, sia quelli che si erano
salvati grazie a lui, sia gli altri, lo adoravano.
Anche dopo la guerra la sua casa è stata
sempre aperta.
Non ha mai raccontato nulla a nessuno; non
si è mai vantato con nessuno.
Se adesso si è parlato di tutto questo è
perché lo ha raccontato una nipote acquisita, la moglie del figlio di Ida, sorella di
Lella: Dalia Mordekai.
Dalia, di origine iraniana, non conosceva
la storia degli ebrei italiani e così si faceva raccontare i fatti accaduti da Lella.
Ecco come è venuta fuori questa storia
per
approfondire:
Storie di Giusti che
salvarono ebrei (in inglese)
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