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Storia della deportazione ebraica

di Aldo Pavia e Antonella Tiburzi

Che la sorte degli ebrei sarebbe stata particolarmente dura nel Reich  “millenario” appariva già dall’inizio della ascesa politica del nazismo. Nel Mein Kampf, dettato da Hitler durante la sua prigionia nel  carcere di Landsberg am Lech, condannato per il fallito colpo di stato in Baviera nel 1923,tutta la carica antisemita e razzista del suo autore e del nazismo appare con estrema chiarezza. Gli ebrei sono i responsabili di tutti i mali del mondo, dal capitalismo al comunismo. E sono, riprendendo il falso storico dei  Protocolli  dei Savi Anziani di Sion “ gli architetti di una congiura  che avrebbe dovuto portare gli ebrei alla conquista e  al dominio del mondo. “Miserabili e depravati criminali”,così li definisce Hitler, affermando che: “non è possibile alcun patteggiamento con gli ebrei, ma solo il perentorio aut-aut.” Dal 1923 fino alla presa del potere nel 1933, l’antisemitismo,volto più evidente del razzismo nazista assumerà toni sempre più espliciti e violenti. Giunto al potere,il 15 settembre 1935 Hitler  fa approvare le due  Leggi di Norimberga  che sanciscono le caratteristiche razziste del Reich e  dichiarano gli ebrei

“razza inferiore“ esclusa dal godimento dei diritti riconosciuti solo ai soli cittadini ariani. Si è cittadini del Reich solo per sangue e per purezza dello stesso! I provvedimenti restrittivi e persecutori nei confronti degli ebrei si aggraveranno nel corso degli anni per sfociare  nella violenza della Notte dei Cristalli. Il 6 novembre 1938 il giovane Herschel Grynszpan, di origine ebraico polacca, sconvolto dalla vicenda della sua famiglia espulsa dalla Germania, sparò ad un funzionario dell’ambasciata tedesca a Parigi che morì due giorni dopo. Per i nazisti questo fu  il pretesto  per scatenare  una “spontanea reazione” del popolo tedesco, gestita in realtà dal Partito nazista. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre venne scatenata una violentissima caccia all’ebreo nel corso della quale vennero distrutti e saccheggiati almeno 7.500 negozi,date alle fiamme 10 sinagoghe e 66  demolite. 36 ebrei vennero assassinati e altrettanti feriti. Ventimila arrestati e spediti nei KZ. 10.454 finirono a Buchenwald, tra brutalità estreme. Seguì un ulteriore inasprimento delle persecuzioni, tra le quali l’espulsione degli ebrei da tutte le scuole, con il divieto alla partecipazione a tutte le manifestazioni culturali, nonché la proibizione all’ingresso nei cinema, teatri, mostre d’arte, conferenze, concerti. Il 30 gennaio 1939 Hitler, al Reichstag, dichiarò che qualora fosse scoppiata una guerra, questa avrebbe comportato la distruzione completa degli ebrei in tutta l’Europa. L’ 1 settembre i nazisti invadono la Polonia e si scatena la guerra mondiale. Agli ebrei polacchi viene subito imposta l’umiliazione del contrassegno con la stella di Davide, poi vengono concentrati nei ghetti appositamente istituiti nelle grandi città come Varsavia, Lodz, Lublino e in altre località e obbligati al lavoro forzato. Intanto, trovata una località confacente a nord est di Cracovia, Himmler, comandante in capo delle SS e di tutti gli apparati di polizia del Reich, ordina la costruzione di un Lager  dalla capacità di almeno 100.000 persone, destinate come forza lavoro “schiava” alla vicina fabbrica per la produzione di gomma sintetica della IG.Farben. Viene così realizzato il KZ Auschwitz. A questo primo campo si affiancherà poi il tragicamente noto Birkenau. Alla fine di maggio del 1941 Himmler e Heydrich, suo principale collaboratore e capo della polizia di sicurezza e del SD, ricevono a voce la disposizione di Hitler di disporre per lo sterminio degli ebrei in tutta la Russia. Attaccata l’Unione Sovietica il 22 giugno dello stesso anno, Heydrich dispone per la costituzione dei cosiddetti “gruppi di intervento” e dei “comandi di intervento” (Einsatzgruppen) che avranno il compito di rastrellare gli ebrei e di fucilarli in esecuzioni di massa, approfittando anche della collaborazione degli antisemiti locali. I “gruppi di intervento” consistevano in una forza di circa 9.000 soldati, per la maggior parte SS e procedettero alla sistematica, metodica eliminazione della presenza ebraica. Intere comunità vennero massacrate, seguendo l’esercito che penetrava nei territori sovietici. Il 30 novembre 1941 assassinarono a Riga 10.600 persone, bambini, donne, uomini. Tra il 29 ed il 30 settembre dello stesso anno, avevano massacrato 33.771 esseri umani in un burrone a Babi – Yar, presso Kiev. A Vilna, in Lituania, non meno di 70.000 ebrei vennero sterminati, in più riprese, con un colpo alla nuca, nella vicina foresta di Ponary. In mancanza di dati ufficiali si può stimare in non meno di un milione e trecentomila il numero degli ebrei assassinati dai “gruppi di intervento“.  Poiché l’obiettivo dei nazisti era comunque lo sterminio degli ebrei ovunque si trovassero, ritennero non essere a lungo praticabile la tecnica delle esecuzioni di massa e che fosse necessario trovare altra e più facilmente percorribile tecnica di sterminio. Per questo motivo venne indetta una apposita “conferenza”. Questa ebbe luogo a Wannsee, nei pressi di Berlino, il 20 gennaio 1942. Alla presenza di Heydrich e di altri 15 alti funzionari nazisti vennero decisi i piani di attuazione della “soluzione finale della questione ebraica”, partendo dal censimento degli ebrei presenti in Europa, calcolati a quella data in undici milioni. Piani, norme, procedure e responsabilità vennero definite e venne quindi dato il via definitivo allo sterminio programmato. Di questa conferenza si è potuto rintracciare il verbale, redatto dal tenente colonnello delle SS, Adolf Eichmann – ampiamente protagonista dello sterminio – che diventerà una delle prove più pesanti nei confronti dei criminali nazisti nel corso del processo di Norimberga (Nurnberg. Cod. NG – 2586 – E). Immediata conseguenza della Conferenza di Wannsee fu la costituzione dei veri e propri campi di annientamento in Polonia: Treblinka, Sobibor, Belzec, Chelmo (in realtà già operante dal dicembre 1941) e l’ampliamento di Auschwitz e Majdanek. Vere e proprie “fabbriche della morte” perfettamente organizzate e pianificate allo scopo con camere a gas e forni crematori, in questi Lager vennero dapprima eliminati gli ebrei polacchi e russi, poi quelli deportati dalla Germania e da tutti i paesi europei occupati militarmente dai nazisti. Le vittime vi arrivavano con trasporti ferroviari composti quasi sempre da carri bestiame, nei quali erano stipati come bestie,  senza ricevere cibo e acqua per giorni, senza alcun servizio igienico, in totale promiscuità. Dovendo anche, più volte, provvedere al pagamento del trasporto ferroviario verso il loro assassinio! Bambini, donne, uomini. Giovani e vecchi, malati e invalidi, morenti. Al loro arrivo veniva subito operata una selezione. La maggior parte delle persone – quasi sempre un numero uguale o maggiore al 80% di loro – veniva inviata immediatamente alle camere a gas. Solo una piccolissima parte veniva fatta entrare nel Lager, addetta ai lavori di manutenzione dello stesso. Un temporaneo rinvio della morte che comunque sarebbe arrivata quanto prima per fame, per freddo, per malattia, per barbare violenze.  Chi entrava nel campo, dopo essere stato totalmente depilato, riceveva un numero di matricola (solo ad Auschwitz la matricola veniva tatuata sull’avambraccio sinistro) che diventava poi la sua unica identità e iniziava la lunga quotidianità che prevedeva poi la non rinviabile morte. I beni dei deportati al loro arrivo venivano subito razziati, anche come furto personale, dalle SS che poi provvedevano all’invio in Germania di quanto prezioso o utilizzabile. Inizialmente il problema principale per i nazisti fu posto dalla massa imponente delle persone da eliminare. I sistemi di cui si era a conoscenza ed erano in pratica al momento non permettevano stermini veloci ed altrettanto veloci eliminazione dei cadaveri. La soluzione venne trovata in Auschwitz utilizzando lo Ziklon B, un gas sperimentato durante l’Operazione Eutanasia (sterminio dei portatori di handicap in Germania) che fu il banco di prova dei sistemi di sterminio di massa. Un gas che permetteva il rapido assassinio di molte persone e in una sola volta. Appositi forni crematori, realizzati dalla J.A.Topf & Figli, azienda specializzata di Erfurt, avrebbero poi permesso l’incenerimento delle vittime di simile barbarie. Ad Auschwitz e a Birkenau vennero installati cinque complessi di eliminazione, composti di camere a gas e di forni crematori. Così come  altri campi di sterminio vennero dotati di simili strutture. Un lager del tutto speciale fu Terezin, in Cecoslovacchia. Voluto dal Reichprotektor Reinhard Heydrich come prova da esibire dell’umanità dei nazisti. Un “falso ghetto” nel quale gli ebrei erano costretti ad una falsa rappresentazione di una “normale” vita sociale. In realtà vera e propria anticamera di Auschwitz, dove venivano inviati per essere sterminati. Dei 15.000 bambini imprigionati a Terezin, solo 100 scamparono alle camere a gas. 141.184 le persone che complessivamente vennero deportate a Terezin. Le più avanzate ricerche permettono di stimare  che le vittime dello sterminio ebraico si possano calcolare in un numero non inferiore a 5.500.000. Un milione e mezzo erano bambini. Non meno di tre milioni vennero sterminate nei lager. 1.300.000 nelle esecuzioni di massa ad opera degli Einsatzgruppen.

La deportazione degli ebrei italiani, da parte dei nazifascisti ebbe inizio dopo l’8 settembre 1943. Le persecuzioni antiebraiche in Italia trovarono la loro ufficializzazione con la promulgazione delle leggi razziste del 1938, precedute dal Manifesto degli scienziati razzisti e sostenute dalla Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio del Fascismo. Prima delle leggi razziste, il fascismo, seppur al suo interno era presente una componente antisemita, non aveva mai mostrato particolare accanimento nei confronti degli ebrei. In qualche occasione Mussolini stigmatizzò con ironia la barbarie teutonica per la sua fobia antiebraica. Vi furono anche personalità di spicco, all’interno della comunità ebraica italiana, che inizialmente aderirono al fascismo. Così come non pochi furono gli antifascisti. Teo Ducci ricorda che quando il fascismo cominciò a smantellare progressivamente la democrazia parlamentare anche alcuni ebrei, eminenti personalità dell’opposizione, pagarono con la prigione e il confine di polizia il loro dissenso o furono costretti ad emigrare. Altri, dall’estero, cercavano di svolgere un’azione di protesta e di contestazione del regime. La loro origine ebraica venne menzionata solo marginalmente e senza attribuire troppa importanza al fatto. Le direttive programmatiche del Gran Consiglio furono tradotte in leggi dello stato il 17 novembre 1938. In conseguenza delle leggi razziste e con l’avvicinarsi dell’entrata in guerra dell’Italia, il 4 giugno 1940 ebbe inizio la costruzione del campo di internamento fascista di Ferramonti di Tarsia. Aperto ufficialmente il 20 giugno dello stesso anno, vi furono rinchiusi 141 italiani e 3.682 stranieri, per la maggior parte ebrei. Molti altri furono i campi di concentramento voluti da Mussolini. Nell’aprile-maggio 1943 nei campi fascisti risultavano essere internate 6.386 persone di varie nazionalità oltre che italiane. Alcuni di questi campi, situati nel centro nord, furono riaperti nell’ottobre del 1943 e utilizzati con altri, come “campi di raccolta provinciali per gli ebrei italiani”.

Il 25 luglio 1943 Mussolini fu destituito e il re incaricò il maresciallo Badoglio di succedergli. Pur essendo caduto il fascismo non vennero abrogate le leggi antiebraiche. Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre le truppe naziste occuparono militarmente l’Italia e subito iniziarono la caccia all’ebreo e le deportazioni. I primi ad essere colpiti furono i 35 ebrei della comunità di Merano. Il 16 settembre vennero deportati a Reichenau in Austria e poi nel marzo del 1944 ad Auschwitz. Tornò una sola donna. Il 18 dello stesso mese vennero rastrellati gli ebrei che da S.Martin Vesubie, attraverso i passi alpini erano giunti nel Cuneese. Vennero imprigionati nella ex caserma degli alpini a Borgo San Dalmazzo, per essere poi inviati ad Auschwitz. Tra il 15 e il 23 settembre furono assassinati 54 ebrei che si erano rifugiati in alberghi e case del Lago Maggiore. Questi primi fatti e le notizie che, seppur frammentarie e confuse, erano giunte dai paesi già occupati dai nazisti, costrinsero gli “appartenenti alla razza ebraica” a mettere in atto tutto quanto possibile per sfuggire ad un destino che si annunciava tragico, seppur sconosciuto. Cercarono quindi di nascondersi, di camuffarsi, lasciando le proprie case, mutando le proprie usanze, cercando di entrare in possesso di documenti con false identità. Molti furono i giovani che entrarono nelle formazioni partigiane che andavano costituendosi. Dando un apporto di valore e coraggio alle lotte della resistenza armata contro il nazifascismo che ha trovato il giusto riconoscimento nelle 7 medaglie d’oro al valor militare loro conferite.

L’operazione più clamorosa e terribile riguardò gli ebrei romani. Da Berlino erano giunti precisi ordini per la loro deportazione. Non fu possibile dare loro esecuzione immediata per “cause tecniche”. Due furono i principali problemi: il primo era posto dal fatto che le ferrovie italiane non erano in grado di mettere a disposizione tutti i carri bestiame necessari, il secondo era che i responsabili nazisti ritenevano di non disporre di personale sufficientemente addestrato per un’operazione così importante. In attesa della risposta positiva delle ferrovie e dell’arrivo a Roma di Teo Dannecker, il maggiore delle SS Herbert Kappler impose alla comunità romana di consegnargli 50kg di oro, promettendo la salvezza dalla deportazione. L’oro venne consegnato ma la promessa di Kappler si rivelò un tragico inganno. Alle 5.30 del mattino del 16 ottobre 1943 vennero prelevate con la forza 1035 persone della Comunità più antica d’Europa. Erano uomini, donne e bambini. Vennero trasferiti al Collegio Militare sul Lungotevere. Qui una donna, Marcella Perugia in Di Veroli, partorì, ma il neonato sparì quella stessa notte. Tra di loro 601 erano le donne e 288 i bambini. Rimasero al Collegio Militare due giorni. Il 18 ottobre alle 14.00 dalla stazione Tiburtina partirono alla volta di Auschwitz – Birkenau. Arrivarono il 23 ottobre, rimasero tutta la notte nei carri bestiame dentro cui avevano viaggiato. Al mattino subirono la selezione che fece entrare nel Lager 149 uomini e 47 donne. Tutti gli altri vennero immediatamente inviati alle camere a gas.  I sopravvissuti furono 17, di cui una donna soltanto. Tra novembre e dicembre retate e deportazioni toccarono tutte le principali città e Comunità italiane, tra le quali Milano, Genova, Torino, Firenze, Roma, Siena, Bologna. Con le persone arrestate tra il 5 e l’8 novembre fu formato un trasporto di circa 400 ebrei che, da Milano, Verona e Trieste giunsero ad Auschwitz l’11 dicembre.

Il 20 ottobre i nazisti costituirono a Trieste il Lager della Risiera di San Sabba. Le SS fecero arrivare il reparto Aktion Reinhard, formato da 120 uomini addestrati nei campi di sterminio polacchi e responsabili dell’assassinio di due milioni e mezzo di ebrei. Tra loro: Christian Wirth, già comandante di Sobibor e Treblinka, Franz Stangl, sovrintendente dell’Operazione Eutanasia al Castello di Hartheim e Odilio Globocnik, triestino di nascita, tenente generale delle SS, responsabile dei massacri dell’Operazione Reinhard del 1942-1943. Più di 25.000 furono i deportati a San Sabba e certamente non meno di 5.000 vi vennero assassinati.

Ai nazisti si affiancarono, con particolare impegno e accanimento i fascisti della Repubblica Sociale Italiana che nella sua carta costitutiva, in data 14 novembre 1943, dichiarava: “gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”. Il 30 novembre poi il ministro dell’Interno della RSI, Buffarini Guidi, con il comunicato n° 5 ordinava che gli ebrei: “siano per tanto concentrati in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati”.

Il più importante di questi campi fu certamente quello di Fossoli di Carpi. Istituito il 21 luglio 1943 come luogo di internamento per i prigionieri di guerra alleati, fu occupato dai tedeschi nella notte tra l’8 e il 9 settembre. I prigionieri, circa 5000, vennero subito trasferiti in Germania.  Fossoli venne adibito, come da ordine di polizia di Buffarini Guidi a campo di raccolta e di transito degli ebrei, in attesa della loro deportazione nei campi di sterminio. I primi ebrei giunsero il 5 dicembre e  alla fine del mese ne risultavano internati 97. Altri 827, provenienti da Milano, Firenze, Torino, Aosta, Venezia giunsero nei primi giorni del 1944. Il comandante del Lager era il sottotenente delle SS Frederich Karl Titho che aveva a sua disposizione una ventina di ucraini e circa trenta soldati italiani. Il settore ebraico del Lager, amministrato dall’Ufficio IVB4 di Verona, era composto di 10 baracche, di cui 8 capaci di contenere fino a 256 prigionieri ciascuna. Da Fossoli partirono sei trasporti di ebrei con destinazione Auschwitz- Birkenau, Bergen Belsen, Buchenwald, Ravensbruck, per un totale di 2.445 persone. Tra il 21 luglio e l’1 agosto il campo venne evacuato, in quanto l’avanzata degli alleati non lo rendeva più sicuro. I prigionieri vennero inviati al campo di Gries-Bolzano, sempre sotto il comando di Titho e del maresciallo Haage.  Il KZ Bozen venne liberato il 29 aprile 1945.

Una testimonianza della “preziosa” collaborazione fascista è data dalla vicenda di Elena Recanati Foà Napolitano. Caduta nelle mani degli spietati e fedeli alleati del Reich, gli uomini della Decima Mas, a Canischio nel Canavese il 9 agosto 1944, consegnata ai nazisti venne dapprima imprigionata nel lager di Bolzano, sotto Karl Titho e Misha Seifert, per essere poi deportata l’1 ottobre ad Auschwitz dove le venne tatuata la matricola 26692.

Gli ebrei arrestati nel corso del ’43 furono complessivamente 3.251. Dalla Risiera di San Sabba, dalle carceri di Trieste, da Milano, da Verona, da Bolzano e da altri luoghi di raccolta e concentramento altri 3.279 furono inviati nei campi di sterminio. Gli ebrei deportati dall’Italia furono complessivamente 6.746, di cui 5.916 deceduti e 830 sopravvissuti. A loro vanno aggiunti i 1.820 ebrei deportati dal Dodecanneso (isole greche allora colonia italiana) con 1.641 deceduti e 179 sopravvissuti. La maggior parte di ebrei italiani fu deportata ad Auschiwtz – Birkenau: 5.951 persone di cui 5.595 decedute e 356 sopravvissute. 2.489 arresti furono eseguiti dai tedeschi, 1.898 dagli italiani. Di 2.314 arresti non si hanno dati.

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