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Dall’anti-ebraismo all’antisemitismo

di Giovanni De Sio Cesari

 

ANTIEBRAISMO

Il mondo antico e quello romano non furono pregiudizialmente ostili agli Ebrei  Nel 70 d.C. e poi nel 140 vi furono due terribili repressioni dei Romani  che terminarono con la esclusione degli ebrei dalla Palestina, durata fino ai nostri giorni.

Tuttavia si  trattava solamente di un fatto puramente politico, della repressione di una rivolta nazionale  dei  Giudei di Palestina, e infatti tutti gli Ebrei sparsi per il vasto impero che non avevano preso parte alla rivolta poterono prosperare liberamente.

La situazione divenne diversa con l’affermarsi del cristianesimo e gli Ebrei furono emarginati fino alle soglie dell’età moderna, fino all’affermarsi dello Stato laico e liberale. La discriminazione era pero contro gli Ebrei intesi come i seguaci di una religione, non contro un popolo. Nel momento in cui   l’ebreo si convertiva  al cristianesimo  cessava  di essere un ebreo ed era  considerato un cristiano come gli altri. I cristiani erano  ben consapevoli che il Cristo si era incarnato nel seno di una ebrea e che ebrei furono tutti i primi apostoli: i  Cristiani furono coloro, ebrei o gentili,  che riconobbero il Cristo, gli Ebrei quelli che pure credendo nelle Sacre Scritture tuttavia ancora non lo riconoscono.

L’emarginazione degli Ebrei non era un atto diretto esclusivamente contro gli Ebrei ma la conseguenza di un modo di vedere lo Stato  e la vita sociale. La fede religiosa era un elemento essenziale per individuare un popolo: coloro che non erano cristiani non potevano fare parte propriamente della nazione. Il concetto non riguardava  specificamente  agli ebrei: qualunque comunità non cristiana era considerata corpo  sociale  a parte.

D’altra parte simili leggi  si trovavano anche nel mondo mussulmano, dove cristiani ed Ebrei erano considerati “dimmy” cioe “protetti” , liberi di professare la loro fede ma non  equiparati ai mussulmani. Ed è la medesima cosa che avveniva in Occidente: gli Ebrei erano “protetti” dal principe   ma non venivano confusi con il popolo cristiano e  d’altra parte gli stessi Ebrei non chiesero mai una cosa del genere. Va notato che anche nell’ambito cristiano le confessioni minoritarie venivano emarginate: avveniva per i Valdesi in Francia e Italia, per i cattolici  in Inghilterra, per i protestanti nei paesi cattolici. 

Gli Ebrei erano quindi considerati stranieri e per questo potevano essere espulsi, come in effetti avvenne spesso: furono cacciati prima dalla Francia e  dall’Inghilterra, poi dalla Spagna e dalla Germania, furono costretti e  emigrare verso paesi slavi portando una forma di lingua tedesca ( Yddish) : a un certo punto divenne comune la loro chiusura  in quartieri particolari, i ghetti, le cui porte, a volte, venivano chiuse di notte. 

 

IL COSMOPOLITISMO

 

 La libertà religiosa si fece strada, ma molto lentamente e faticosamente, nell’Europa moderna. Si pensi che Locke, considerato e a ragione come illuminato assertore di essa, in effetti ne escludeva non solo gli atei (che in realtà non esistevano ) ma anche i cattolici, che nel regno di Inghilterra  erano pure una cospicua minoranza. Man mano che si affermava la libertà religiosa cadeva anche la emarginazione degli Ebrei, che potevano quindi fare parte integrante, a pieno titolo,   della vita sociale. Tuttavia il liberalismo si affermò insieme allo stato nazionale e questo pose un nuovo problema: gli Ebrei erano parte della nazione?  

Gli Ebrei intrattenevano legami culturali e religiosi al di sopra dei confini nazionali: potevano essere allora considerati propriamente parte della nazione o erano dei “cosmopoliti”, quindi sospetti di scarsa lealtà alla nazione? Il concetto di nazione infatti è molto vago e incerto. L’esaltazione nazionalista portava a diffidare di essi. L’affare Dreyfus   fu una manifestazione di questo pregiudizio: un ebreo che aveva parenti in Germania   poteva essere considerato un vero francese, assolutamente fedele o forse in lui prevaleva lo spirito ebraico su quello francese? I nazionalismi più esasperati stentavano a considerare gli Ebrei come parte della nazione e tendevano a considerali come un popolo a parte,quindi come stranieri.

Tuttavia nel complesso gli Ebrei si integrarono pienamente nelle nazioni moderne e poiché molti, secondo lo spirito dei tempi, perdevano anche le credenze religiose, risultava sempre più difficile  distinguerli dal resto della popolazione anche per il diffondersi di matrimoni misti essendo caduti gli steccati religiosi.

 Anche  l’idea di  crearsi un  proprio “focolare” in Palestina  aveva lo scopo di preservare una cultura che andava sfaldandosi ogni giorno di più. 

  

ANTISEMITISMO

 

A questo punto andò affermandosi in Europa, del tutto inaspettatamente   l’antisemitismo di marca nazista.

L'antisemitismo è cosa del tutto diversa dall’antiebraismo dei secoli precedenti.: esso consiste nella contrarietà a un popolo considerato una razza, per motivi biologici-genetici, non culturali. Non ha  rilevanza  il fatto religioso e culturale. Un semita rimane un semita anche se si converte al cristianesimo e anche se, caso molto frequente, non segue nessuna religione. Notiamo che l’antisemitismo si basa su un errore di fatto: gli Ebrei non possono considerarsi geneticamente un popolo, e il fatto risalta immediatamente agli occhi. Infatti gli Ebrei hanno caratteri somatici   simili ai popoli presso i quali hanno convissuti (biondi nel nord, bruni nel sud, addirittura negri i Falascià  dell’Etiopia), a dimostrazione dello scambio genetico. E d’altra parte bisogna anche  ritenere che,  per  le conversioni di Ebrei al cristianesimo,  anche i non Ebrei hanno qualche antenato ebreo.

Inoltre “semita” non  indica solo  gli Ebrei:  il termine deriva da un personaggio biblico,  Sem, uno dei figli di Noè   e indica nella Bibbia e poi anche nel mondo moderno tutta una serie di popoli che parlano una certa famiglia di lingue. Sono semiti non solo gli Ebrei  ma la maggior parte dei popoli che abitano o abitarono  il  Medio Oriente  (Arabi, Assiri, Fenici). Non si può nemmeno affermare che formino  una razza ( non hanno caratteri somatici peculiari)  ma  sono popoli di razza bianca che  parlano una determinata famiglia di lingue. Anche il temine “ariano” usato in contrapposizione  a semita non ha senso: esso indicava gli invasori bianchi che ad ondate si riversarono sull’India gia abitata dai Dravidi , popoli di carnagione molto scura.

Individuare l’ebraismo come una religione  è corretto, ma individuare gli Ebrei come  una razza è del tutto fantasioso.

Con l’accusa di cosmopolitismo si diffidava dalla loro lealtà e appartenenza alla nazione ma questo di per se non implicava  una connotazione negativa: erano stranieri, ma non necessariamente nemici, tanto meno  dei “malvagi”.

Invece nel nazismo gli ebrei, divenuti una razza, sono considerati l’origine di ogni male,  i responsabili di tutte le disgrazie del popolo tedesco e in ultima analisi non propriamente degli uomini ma qualcosa di inferiore all’uomo, dei sotto-uomini che quindi possono essere eliminati senza alcun   problema morale. Ecco questo è il punto centrale: non si tratta veramente di uomini.

Anche nei secoli antecedenti spesso si erano accusati gli Ebrei di ogni misfatto, spesso su di loro si era artatamente dirottata l’ira del popolo: erano un comodo capro espiatorio.

Tuttavia il nazismo afferma qualcosa di profondamente diverso: non si perseguitano gli Ebrei in quanto autori di misfatti (immaginari ma creduti veri dalle folle) ma in quanto tali a prescindere da ogni e qualsiasi responsabilità personale e o anche di gruppo. Anche essere stato un eroe di guerra della  Germania , non salvava l’ebreo dalla deportazione.

Nemmeno possiamo confondere l’antisemitismo con l’antisionismo che ora fa proseliti nei paesi arabi. In questo caso la opposizione è al fatto che gli Ebrei abbiano creato un loro  stato in un territorio che da piu di mille anni apparteneva agli arabi e che inoltre ha un particolare valore religioso per l’islam:   Maometto sarebbe asceso al cielo dalla rocca di Gerusalemme ove attualmente vi e una  famosa moschea.

Le organizzazione, come Hamas, che  pure si prefiggono lo scopo di distruggere lo Stato di Israele, non si dichiarano “antiebraiche ” ma   “antisioniste”: vogliono sì distruggere lo stato di Israele ma accetterebbero che gli Ebrei,  magari in numero moderato, potessero vivere insieme ai musulmani in Palestina. Che questo sia poi praticamente un fatto impraticabile  nulla toglie al principio teorico.

 

In conclusione possiamo affermare che l’antisemitismo nazista  è una  follia moderna e occidentale, quasi unica nella storia, che non può essere confusa con una storia pure lunga e piena di immotivate persecuzioni.

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