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Progetto T4: lo sterminio dei disabili

I disabili e la guerra, dissimulazione e dignità storica

Con l’estendersi dei fronti di guerra e la formale chiusura dei principali centri di uccisione, lo sterminio dei disabili del Reich continuò sotto varie forme, mentre la campagna di annientamento delle persone handicappate nei Paesi occupati, le inglobò nell’universo concentrazionario dei lager, spedendoli soprattutto nei campi di sterminio dell’Europa orientale.

Dei sei milioni di vittime accertate della Shoah, è a tuttoggi difficile stabilire quanti fossero i disabili. Secondo le testimonianze raccolte negli incartamenti si Norimberga, dopo la temporanea interruzione delle esecuzioni nel 1941, alcuni campi di uccisione tedeschi continuarono l’operazione di sterminio fino all’arrivo degli alleati. In ogni caso però la ricerca si fa più difficile, a questo punto infatti la campagna di dissimulazione delle uccisioni raggiunse il suo culmine.

Mentre nell’Europa orientale si procedeva alle gasazioni di massa di ebrei, zingari e oppositori politici, i disabili appartenenti al Reich germanico, venivano eliminati in gran segreto negli ospedali, spesso, come confessò lo stesso Viktor Brack al processo di Norimberga, si ricorreva a barbiturici o iniezioni letali, costringendo gli infermieri renitenti, sotto minaccia di morte.

Diversa sorte toccò invece ai disabili dei Paesi occupati che, spesso per motivi politici o razziali, dopo un breve periodo d’internamento, venivano deportati nei campi di sterminio e, in quanto ritenuti inabili al lavoro o troppo deboli, erano tra i primi ad essere soppressi, appena scesi dai convogli. Ciò nonostante si hanno notizie, seppur frammentarie, di disabili sopravvissuti ad Auschwitz-Birkenau.

La cosa più difficile appare comunque dare un volto alle vittime, anche perché negli anni di guerra, a scopi meramente utilitaristici, i nazisti allargarono ulteriormente la dizione di persona disabile, internando per fittizi problemi mentali, gente perfettamente normale, tra cui oppositori politici, persone con lievi problemi di tossicodipendenza e omosessuali.

Non vi è dubbio comunque che il processo di dissimulazione della verità storica, attuato soprattutto dall’ufficio amministrativo della T4, raggiunse la sua massima espressione, nonostante le ripetute pressioni che provenivano fin dalla metà anni trenta dalla magistratura, dalle Chiese e da larga parte della nobiltà tedesca, nell’ultimo atto del T4 prima della soluzione finale: la deportazione degli ebrei disabili.

 

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