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I lager tedeschi

a cura di Aldo Pavia e Antonella Tiburzi

 

IL CASTELLO DI HARTHEIM

Il Castello di Hartheim era originariamente un luogo di cura per bambini malati di mente curati da un gruppo di suore del convento di Alkoven. Nel 1940 i nazisti scacciarono le suore  e la struttura venne trasformata in un centro di eutanasia, nell’ambito dell’operazione T4,ovvero dello stermino dei portatori di malattie mentali e   di  portatori di handicap. Si sa che nel corso dell’ “ operazione eutanasia “ ad  Hartheim, sotto la direzione di Christian Wirth, più tardi impegnato a Belzec e alla Risiera di San Sabba a Trieste, tra il maggio 1940 e l’agosto 1941, siano stati eliminati 18.269 handicappati.Al suo fianco anche Franz Stangl che sarebbe diventato il comandante dei lager di sterminio immediato di Sobibor e di Treblinka. Erano pazienti sofferenti di senilità, epilessia, disturbi neurologici. Ma anche lungodegenti o criminali malati di mente o accusati di reati contro la morale, storpi, invalidi di guerra, ciechi, sordomuti, mendicanti.

Assassinati  con gas venefico e con altri metodi orrendi e crudeli. Questo sterminio venne autorizzato direttamente da Hitler con un ordine segreto ai medici “ per permettere loro (…..) di consentire una morte misericordiosa ai malati giudicati incurabili .” “ Ballast – Existenzen “ cioè esistenze insignificanti!

 Dal 1941 al 1945 venne praticata l’ “ eutanasia selvaggia “ e vennero eliminati migliaia di esseri umani fastidiosi o incapaci di lavorare, sopprimendoli con supposte di luminal o prodotti simili, dopo averli privati totalmente del cibo. Ultimato lo sterminio dei malati di mente, il Castello di Hartheim venne impiegato per l’annientamento dei prigionieri politici. Venne modificato il personale ma rimasero i grandi autobus della ferrovia del Reich, con i finestrini dipinti di bianco e altri mezzi di trasporto, oltre al cosiddetto “ mulino delle ossa “. Vennero rinnovate le scorte di gas mortale, contenuto in bombole d’acciaio, riempite nella fabbrica di Ludwingshafen di proprietà  della IG –Farben. Venne anche approntata una abbondante scorta di carbone per il crematorio, attivo dalla Pasqua del 1940. Rimase ovviamente in funzione la camera a gas. Per motivi di segretezza, i trasporti della morte vennero indicati con un codice. In questo caso   su ordine di Himmler dell’aprile 1941, “ 14f 13 “: trattamento speciale dei detenuti malati e deboli .Per gli stessi motivi Hartheim veniva indicato nei registri dei lager come “ lager di riposo “, “ lager di cura”, “sanatorio di Dachau “, o con altre altrettanto ingannevoli definizioni. Il primo trasporto per  Harteim fu di  70 ebrei olandesi da Mauthausen l’11 agosto 1941. Il giorno seguente altri 80 prigionieri di diverse nazionalità. Il 14 agosto 45 prigionieri arrivarono da Gusen. Nel corso del 1941   si stima che un totale  di 1168 prigionieri sia stato eliminato ad Hartheim. Ma si può ragionevolmente ipotizzare che, data la carente documentazione, gli assassinati siano stati 1580. Nel 1942 i  viaggi della morte” portarono alla camera a gas del castello 3075 detenuti. Non si conoscono dati relativi a assassini per gas nel 1943. Nel 1944 , l’11 aprile, vennero ripresi i trasferimenti ad Hartheim. Gli ultimi prigionieri provenienti da Mauthausen giunsero ad Hartheim probabilmente il 10 febbraio 1944 e vennero gasati immediatamente.

Ogni trasporto effettuato con l’ autobus era scortato da una SS. Una volta arrivato al castello, l’autobus si fermava vicino ad una legnaia esternamente non visibile, situata nella parte occidentale del castello. Attraverso un entrata secondaria le vittime dovevano giungere nel  cortile delle arcate “ e poi nello spogliatoio. Una volta denudatisi entravano nella “ stanza delle riprese   (ove oggi è situato il luogo di commemorazione ). Nella stanza vi era un impianto fotografico per riprendere alcune delle vittime. Le persone che avevano denti d’oro venivano contrassegnate, in modo che fosse possibile recuperarli dopo l’eliminazione. Infine entravano nella camera a gas. Era una stanza di 6.60 metri per 4.20 m. Il pavimento dapprima di assi di legno, venne poi cementato ed infine ricoperto di mattonelle rosse. Piastrelle coprivano le pareti fino ad un’ altezza di 1.70 metri. Sul soffitto un tubo per le condutture dell’acqua con tre rubinetti per la doccia.Lungo tre pareti e sul pavimento un tubo del gas con numerosi buchi dal diametro di 15 millimetri. Da questo tubo usciva il gas, liberato nell’aria da un medico delle SS da una bombola che era collocata nella stanza accanto. I cadaveri venivano inceneriti nel crematorio e le loro ceneri, dopo essere state polverizzate nel “ mulino delle ossa “, gettate nel Danubio e nel Traun.

Da 60 a 80 persone erano addette alle uccisioni con gas. Ogni 10.000 cadaveri bruciati, si tennero feste con discorsi, razioni speciali di sigarette, di alcool e si organizzarono viaggi collettivi nel circolo degli SS – Unterfuhrer di Mauthausen, con banchetti e musica.

Il 4 settembre 1945, a Linz , Vinzenz Nohel, fuochista del crematorio testimoniò che ad Hartheim erano state assassinate complessivamente circa 30.000 persone. Nohel venne condannato a morte nel 1946 e la sua esecuzione eseguita a Landsberg.

Dai dati forniti da Pierre Serge Choumoff si ricava che, nell’ambito delle morti “ 14f 13 “ le vittime identificate sono state 8.066 così suddivise:

 

provenienti dal KL Dachau :           3.025

              dal KL Mauthausen      3.011

              dal KL Gusen                1.830

 

Ad Hartheim vennero portati anche detenuti di altri KL. Da Ravensbruck vi furono due trasferimenti di donne, come da testimonianza di Pereival Treite, l’8 aprile 1947. Anche 1.000 prigionieri di guerra sovietici, partiti dal KL Buchenwald il 19 maggio 1942 per Mauthausen non vi arrivarono mai. E’ assolutamente ragionevole ritenere che siano stati gasati ad Hartheim. La stessa sorte potrebbe essere toccata a 189 donne del corpo medico dell’Armata Rossa che il 17 ottobre  1943 dovevano essere trasferite ad Auschwitz ove mai giunsero. Uguale destino potrebbe essere stato quello di 434 deportati ebrei, tra cui molti bambini.

La direzione “ medica “ era alle dipendenze del medico di Linz, Rudolf Lonauer, un fanatico nazista, appartenente alle SS. Successivamente, dal 10 settembre 1943 venne nominato suo sostituto il medico nazista Georg Renno. Anche i loro collaboratori erano fanatici nazisti e razzisti e tutti prestavano servizio volontario. Lonauer si suicidò probabilmente il 5 maggio 1945. Il dottor Renno esercitò la professione di medico nella Repubblica Federale Tedesca. Portato in giudizio, il processo venne sospeso perché ritenuto, sulla base di un certificato medico, “ incapace di intendere.”

Alla fine del novembre 1944 un ordine emesso a nome della Cancelleria del Fuhrer diede il via allo smantellamento del Castello di Hartheim. Tra il 12 e il 19 dicembre 1944 , poi tra il 2 ed il 15 gennaio 1945, un commando di lavoro ( 20 operai muratori,falegnami, fabbri ) venne inviato da Mauthausen al Castello  per “ bonificarlo “: vennero distrutte la camera a gas, le attrezzature del crematoio, il mulino delle ossa e tutto quanto potesse rivelare ciò che di atroce vi era stato commesso. Il prigioniero spagnolo Miguel Justo Compane ( matricola 3765 ) chiuse in una bottiglia le memorie scritte durante il suo lavoro ad Hartheim. Ritrovata durante i lavori di costruzione del monumento a memoria dei caduti, ha permesso di sapere che lo spagnolo aveva murato il 18 dicembre 1944 la porta che immetteva nella camera a gas.

Nel gennaio del 1945 i nazisti permisero ad alcune suore di carità, cacciate a suo tempo da Hartheim, di ritornare. Dando loro in affidamento alcuni bambini malati. Il Castello era tornato al suo splendore rinascimentale. Mancava solo una grondaia, tolta nel 1939 quando ebbe inizio la costruzione del crematorio.

Dalle ricerche di Italo Tibaldi, superstite di Ebensee e Vice Presidente del Comitato Internazionale del KL Mauthausen, risultano essere stati non meno di  303 gli italiani    deceduti in sanatorio “ cioè gasati ed inceneriti al Castello di Hartheim. Dieci di loro erano nati a Roma.

 

“ Fino al settembre 1944 aveva funzionato l’autobus azzurro: era un autobus che partiva due volte alla settimana dal campo per portare gli invalidi e i malati ad un “ sanatorio “: ne caricavano settanta alla volta, ma invece di portarli al “ sanatorio “ si accontentava di portarli a un forno crematorio speciale installato in un castello a circa 10 km dal campo, sulla strada di Linz.” ( Giuliano Pajetta – matricola 110352 ).