| home |       
         | Josè Antonio Primo de Rivera Nato il 24
        aprile del 1903. Figlio del generale Miguel Primo de Rivera, che aveva tenuto la dittatura
        in Spagna dal 1923 al 1931, con l'appoggio del re Alfonso XIII. Avvocato dal 1925,
        cattolico e monarchico, il 29 ottobre del 1933 fonda a Madrid, nel teatro della Comedia,
        il Movimento nazionalsindacalista della Falange, d'ispirazione fascista, insieme a Julio
        Ruiz de Alda e allavvocato Alfonso Garcia Valdecasas. In questa occasione pronuncia
        un discorso in cui si possono trovare tutte quelle idee che saranno guida al Falangismo:
        la Patria come missione storica; lo stato come strumento efficace ed autoritario per ladempimento
        di tale missione; laspirazione ad una giustizia sociale al di là del capitalismo e
        del marxismo; la condanna della lotta di classe e dei partiti; lesaltazione della
        famiglia e delle corporazioni come nuclei naturali vitali; il riconoscimento della
        tradizione cattolica spagnola; la visione impersonale della vita, improntata al sacrificio
        ed al servizio. Il suo simbolo sarà quello cattolico dei re Isabella e Ferdinando dAragona,
        che nel 1469 posero le basi per lunificazione spagnola: un giogo che stringe cinque
        frecce su una bandiera rosso nera. Eletto nello stesso anno alla Cortes, lotta
        accanitamente contro il governo repubblicano. Nel suo pensiero politico, propone di
        formare una elitè di uomini decisi a conquistare la gioventù offrendo loro
        l'entusiasmo di un'idea nazionalista. Dal fascismo italiano mutua l'ideologia, il saluto
        romano, l'inquadramento paramilitare degli aderenti, solo la camicia è azzurra invece che
        nera. Le camicie azzurre, così furono soprannominati i falangisti per il colore delle
        loro divise, si presentano alle elezioni del febbraio del 1936, ma non riescono ad
        eleggere neppure un deputato. Inizialmente Primo de Rivera è in contrasto coi militari e
        con Franco, aderisce solo alla fine al progetto insurrezionale. Arrestato il 15 marzo del
        '36, in seguito ad un ennesimo attentato falangista, su ordine del governo del Fronte
        Popolare (ma con l'accusa ufficiale di porto d'arma illegale), viene trasferito nel
        carcere di Alicante. Giudicato sommariamente dopo l'inizio della Guerra civile, viene
        condannato a morte e fucilato il 20 novembre del 1936 in un cortile del carcere di
        Alicante. Il movimento franchista lo celebra come martire e i falangisti lo chiamano
        "l'assente". Il suo corpo è sepolto nel monumento nella Valle de los Caidos,
        costruito nella Sierra di Guadarrama, in memoria dei morti della guerra civile.
  
 |