Ancora nell'estate del 1943, dall'Egeo alle Alpi slovene, dalla Grecia,
all'Albania, ai territori ex jugoslavi annessi o occupati, erano dislocati 655.000 soldati
italiani (il 43% dell'intera forza terrestre mobilitata all'epoca dall'Italia nello sforzo
bellico). Dopo l'armistizio dell'8 settembre, da quel corpo di spedizione sarebbe uscita
la quota più consistente - 395.000 uomini - dell'intero contingente di catturati e
avviati ai campi di internamento in Germania. La maggior parte di loro rifiutò di aderire
alla Repubblica Sociale. In Grecia e nei Balcani si registrarono anche numerosi episodi di
Resistenza ai tedeschi (Cefalonia, Corfù, Lero), e in seguito molti ufficiali e soldati
italiani si unirono ai partigiani locali. Alla fine furono migliaia gli italiani caduti in
combattimento contro i tedeschi o passati per le armi.