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I No Global

Dibattito: quale futuro per il GSF?

pallanimred.gif (323 byte) Genova insegna:
nessuno scontro con la polizia

Francesco Caruso, leader della Rete No Global, svela a ilNuovo.it le strategie di
protesta per il prossimo vertice Nato. E annuncia: "Dopo Genova dobbiamo evitare lo scontro".

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di Melissa Bertolotti

MILANO – Nessuno scontro, con la polizia. Nessun faccia a
faccia, con le forze dell’ordine, che possa permettere il ripetersi
delle violenze di Genova. Mentre si studiano le strategie di
protesta da adottare in occasione del vertice Nato, che il 26 e 27
settembre dovrebbe tenersi a Pozzuoli, una cosa è certa: gli
antiglobal non scenderanno in piazza con l’intento di varcare le
barriere delle forze dell’ordine. Anzi. In piazza, magari, il Genoa
Social Forum non ci scenderà per nulla. E invece di manifestare
per le vie di Napoli, e tentare di violare la zona rossa di Pozzuoli,
rimarrà chiuso in uno stadio, a discutere come è possibile
costruire un mondo migliore. Oppure, se deciderà di spingersi
fino a Pozzuoli, tenterà un assedio che, comunque, sarà pacifico.

A svelare le strategie di protesta del movimento antiglobalizzazione sorto in Italia in occasione del G8 è Francesco Caruso, leader della Rete No Global. Proprio lui,
considerato l’anima cattiva del movimento e più volte bacchettato
dai suoi stessi compagni per aver parlato di armi da usare in
piazza o aver inviato un proiettile al ministro Scajola, ora fa
marcia indietro. E, per contestare il summit Nato, annuncia una
protesta dai toni soft. Per non rischiare.

Pozzuoli dopo Genova. La Nato dopo il G8. Come intendete
organizzare la protesta in occasione del prossimo vertice dei Grandi?

“L’unica certezza, ora, è che dobbiamo rimanere uniti. Nel
governo c’è il tentativo, già attivato prima dell’inizio del G8 di
Genova, di dividere il movimento di contestazione tra buoni e cattivi. Ma dividerci significa essere più deboli, e noi invece dobbiamo rimanere uniti”.

Il Governo vuole dividervi, ma anche all’interno del
movimento, dopo Genova, ci sono state delle prese di
posizioni non del tutto concordi...

“Sì, è vero. E vogliamo proprio evitare che durante la Nato si
ripeta l’escalation delle violenze iniziate con Genova. I contrasti
con la polizia non fanno altro che portarci guai e diminuire il
consenso nei confronti del movimento. Invece, per la protesta
contro la Nato, vogliamo riunire qualcosa come ottantamila persone”.

Ottantamila persone unite contro la Nato, quindi, ma per
quale tipo di protesta?

“Venerdì ci riuniremo con le diverse anime della Rete No Global
per decidere le strategie da adottare. Ci saranno i Cobas,
Rifondazione Comunista, Attac, Mani Tese....”.

E insieme detterete le linee della nuova protesta.
“Sono tre le ipotesi al vaglio. E alla fine potremmo anche pensare
di metterle in atto tutte e tre. La prima, comunque, potrebbe
essere quella di riunire tutte le persone che arriveranno a Napoli
allo Stadio San Paolo. Potremmo chiuderci tutti lì dentro e
mettere in atto una kermesse di tipo politico – culturale. Faremo
dibattiti, incontri, concerti e un grande spettacolo finale”.

Chiusi in uno stadio? Dopo Genova, quindi, non ve la
sentite più di scendere in piazza?

“Se lo faremo, sarà in modo pacifico. Una vittoria, tra l’altro,
l’abbiamo già ottenuta. Nel senso che il vertice Nato, alla fine,
si terrà a Pozzuoli, nella sede dell’aeronautica militare. E quindi,
se i militari hanno accettato di rimanere chiusi nelle loro caserme,
noi, come cittadini, rimarremmo nella città”.

Pensate quindi a una manifestazione di piazza a Napoli?
“A Napoli, sì, e non a Pozzuoli. Sarà un corteo pacifico, un
momento di festa, in cui verranno coinvolti anche i cittadini ai
quali la città, alla fine, non è stata tolta come è successo a
Genova, e ai genovesi. Il corteo attraverserà tutta Napoli, e si
concluderà in piazza del Plebiscito, in pieno centro”.

Una protesta a distanza, quindi. A Pozzuoli non ci andrete per nulla?
“E’ il terzo filone della protesta. Se decideremo di andare dove
sono riuniti i signori della guerra lo faremo per assediare, con i
nostri corpi e in modo pacifico, la sede militare. E’ una base
aeronautica, e non possiamo pensare di invaderla come a
Genova pensavamo di invadere la zona rossa. Avremmo bisogno
di una portaerei. E poi qui, di zone rosse, non ce ne sono. I
militari se ne stanno in sede militare. Noi ce ne stiamo fuori,
come vogliamo rimanere”.

Ognuno nel suo mondo, quindi.
“Beh, nessun dialogo è possibile con i signori della guerra”.

E con le altre anime del movimento antiglobal?
"Con il movimento nazionale ci incontreremo probabilmente il 9
settembre, a Bologna. Lì ci sarà tutto il Genoa Social Forum con il
suo portavoce nazionale, Agnoletto. Ma prima faremo
un'assemblea generale a Napoli, magari già sabato, quando
arriverà Naomi Klein a presentare il suo libro 'No Logo'".

( 29 AGOSTO 2001, ORE 7, www.ilnuovo.it )

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