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Dibattito: quale futuro per il GSF?

pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Cacciari: "Gli antiglobal? Energia positiva
Il vero rischio non è la violenza, ma il disimpegno. Invece di isolarli,
parliamo con loro
"

di Chiara Valentini

Continua a ripetere di essere molto preoccupato il filosofo ulivista Massimo
Cacciari per come stanno andando le cose in Italia dopo le giornate del G8, dopo la
bomba nella sua Venezia e dopo le dichiarazioni di guerra del Polo contro il
movimento antiglobalizzazione.

Professor Cacciari,che cosa si aspetta dal prossimo futuro? C'è all'orizzonte un nuovo autunno caldo?

«Non credo proprio. Dopo tutto quello che è successo vedo tre possibilità. La prima è che quel movimento giovanile si renda conto dei limiti che ha mostrato finora e si decida ad organizzarsi. Che la smetta di farsi dettare l'agenda dalle scadenze esterne e cerchi un radicamento nelle scuole, nelle università, nei luoghi chiave dei giovani, riportandoli a impegnarsi. Il secondo scenario, per me pessimo, è che, scoraggiato dalle botte e dai pestaggi e accorgendosi di non avere una sponda a sinistra, il
movimento se ne torni a casa, si rinchiuda in un disagio silenzioso».

Nessun pericolo invece che i gruppetti più radicali riescano ad innescare il
vecchio meccanismo della violenza-repressione-violenza?


«Questa è appunto la terza possibilità, che però mi sembra la più improbabile».

La bomba che è scoppiata a Venezia potrebbe far pensare il contrario.

«La storia di quell'attentato è piuttosto complicata. Se facciamo solo un
ragionamento politico è vero che i Nuclei territoriali antimperialisti
avrebbero interesse ad alzare il livello dello scontro. Ma poi sono andato
a leggermi il loro volantino di rivendicazione e l'ho trovato strano, con
refusi inconcepibili per un militante che mastichi almeno un po' della
retorica del terrorismo. D'altra parte se un magistrato come Felice
Casson, il titolare dell'inchiesta, non crede a quell'attribuzione vuol dire
che ha anche altre cose in mano. Non credo che si basi solo su motivi letterari».

Anche senza bombe però l'autunno potrebbe scaldarsi, aiutato dai
malcontenti più vari, dai Cobas di Bernocchi fino alla Cgil di Cofferati.


«Per carità, i Cobas sono sempre i primi a mettersi d'accordo con chi
comanda. Per quel che riguarda il sindacato, sarei ben contento se fosse
il grado di opporsi alla politica di questo governo in materia di lavoro.
Purtroppo Cofferati non è in grado di preparare non dico un autunno
caldo, ma neanche una primavera tiepida».

Adriano Sofri proprio su "L'Espresso" ha accusato il leader delle Tute
bianche Casarini di fare discorsi ambigui e pericolosi, di usare un
linguaggio violento che ricorda il passato.


«Casarini ha il difetto di parlare troppo e qualche volta fa pipì fuori dal
vaso. Ma è pipì, non sono molotov. Sofri d'altra parte potrebbe
risparmiarsi, almeno per pudore, di dire cose del genere. Come me
conosce bene la difficoltà di tener buono un movimento che ha anche
spinte violente al suo interno. Dovrebbe ricordarsi quante concessioni
verbali sono necessarie perchè il movimento non ti scappi di mano».

Secondo "il Foglio" lei, Cacciari, si sarebbe messo in testa di fare il
garante a ogni costo degli antiglobal italiani.

«C'è una caccia alle streghe che spaventa. Quando vedo un vecchio
amico come Forattini che mette in una vignetta Casarini con una bomba
fra le mani penso che si sia bevuto il cervello. Sento in giro una voglia di
criminalizzare il movimento tutto intero, proprio come era successo
all'inizio degli anni Settanta. Solo che allora poteva anche esserci
qualche parvenza di ragione. Adesso è scemenza pura».

Perché?

«Questo movimento è energia positiva, lo conosco bene perchè ci sono
stato dentro: come sindaco di Venezia ho avuto a che fare con loro per
anni. Li abbiamo aiutati a dialogare con le istituzioni, a trovare punti di
riferimento, come d'altra parte ha fatto, a Milano, Sergio Scalpelli per la
giunta di Albertini. Caso unico in Europa, in questo movimento c'è una
componente cattolica molto forte, che è cresciuta durante l'anno
giubilare. È un fenomeno di grande importanza e valore per questo
paese. Finalmente si vede una nuova generazione che si appassiona e
partecipa. O forse pensiamo di poter mobilitare i giovani sul conflitto d'interesse?».

Guarda caso però il movimento è sceso in piazza al primo vertice del
governo Berlusconi.

«Escludo che ci fosse dietro un calcolo preciso. Ho partecipato a
moltissime riunioni, ad assemblee, e non mi è mai capitato di sentire proclami antiberlusconiani».

Con il centro-sinistra al governo però avevamo avuto la pace sociale.

«C'era da parte dell'Ulivo una capacità disperata di tenere i rapporti con
tutti. Io spero che anche il centrodestra capisca che deve mettersi sulla
stessa strada, che è suo interesse farlo».

Non si direbbe proprio se si deve giudicare dalle dichiarazioni di Bossi, di
Maurizio Gasparri o del ministro della Giustizia Castelli.

«Lo ripeto: criminalizzare il movimento contrasta con gli interessi del
Polo. Come possono dimenticare che moltissimi giovani di destra, e non
solo in Italia, sono contro la globalizzazione in modo ancora più radicale
della sinistra? Sono su queste posizioni, per esempio, le varie frange
giovanili che fanno capo ad Alleanza Nazionale. E nello stesso governo
c'è un ministro che fino a poco tempo fa era fra gli antiglobalizzatori più accesi».

Non è poi tanto difficile capire a chi si riferisce...

«Come è ovvio parlo di Umberto Bossi, che prima di consegnarsi armi e
bagagli a Berlusconi aveva addirittura deciso di andare a manifestare al
vertice di Nizza. Mi chiedo come fa uno come Bossi a pensare che gli convenga questa totale mancanza di autonomia, questa cancellazione della sua storia».

Anche lei Cacciari si considera un antiglobal?

«Sono contro questa globalizzazione da Far West, non contro la globalizzazione in assoluto. Proprio in questi giorni sto scrivendo un saggio sulla globalizzazione dell'impero romano, dove tutti erano cittadini con uguali diritti, tutte le religioni rispettate allo stesso modo e dove non c'erano i Chicago Boys nè il pensiero unico. A quelle condizioni mi andrebbe benissimo». 

(L'Espresso, 23 agosto 2001)

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