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Dibattito: quale futuro per il GSF?

pallanimred.gif (323 byte) Un Forum? eccolo, esiste già

I due portavoce del Terzo settore italiano, Patriarca e Rasimelli, spiegano come il coordinamento possa guidare la battaglia per i diritti dei più deboli.
Sono stati, questi, giorni di grande passione civile, di preoccupazione e d'indignazione, di voglia di partecipare, soprattutto dei giovani. Molti giornalisti e commentatori si sono domandati e ci hanno chiesto del perché non esistesse in Italia un coordinamento strutturato di tutte le realtà della società civile. Ebbene, ci siamo permessi di rispondere che tra la reti che hanno costruito la mobilitazione sul G8, una particolarmente ampia, forte, significativa già esiste: è il Forum Permanente del Terzo settore. Una rete leggera ma efficace, che non ha la pretesa di omologare o appiattire le diversità che pure vi sono e che sono un valore, ma piuttosto di creare luoghi di convergenza, progettualità condivise, scambio di culture.
Non è tutto rose e fiori! I tentativi di destrutturarla ci sono stati, da destra e da sinistra. Abbiamo resistito. Nel frattempo di strada ne abbiamo fatta tanta, non esiste una rete analoga in nessun altro paese europeo. Cosa abbiamo scoperto, insieme? Che la costruzione di reti e di alleanze sul territorio è già di per sé un valore da perseguire in un tempo che spinge all'individualismo e che vede le comunità locali indebolirsi e sfilacciarsi. Ritrovarsi insieme per divenire sartorie sociali - come ci invitava Violante allora presidente della camera - e soggetti capaci di ricomporre la conflittualità, non per reprimerla ma per orientarla verso un progetto di società più coesa e solidale. Abbiamo scoperto che realtà associative provenienti da culture e ispirazioni diverse hanno saputo condividere una piattaforma di valori alimentando così, nella quotidianità, il patto costituzionale. Abbiamo praticato quella mediazione virtuosa che ha cercato non il minimo comun denominatore bensì il massimo del bene possibile: i vecchi steccati - ad esempio tra cattolici e laici - sono stati in parte superati nella costruzione di piattaforme politiche intrise sì di valori ma declinati con la concretezza e con quella pedagogia tipica di coloro che vivono tra la gente e sono prossimi e solidali con i più deboli. Abbiamo maturato una pratica della politica concreta e autonoma dagli schieramenti. Abbiamo costruito un rapporto positivo con le istituzioni, con il Parlamento e i singoli ministeri, un rapporto che non ha certo rinunciato alla dialettica e al confronto deciso. Ne sono testimonianza i comunicati stampa, i documenti prodotti in questi anni, le denunce di ritardi e omissioni che proprio Vita ha documentato.
Una rete esiste quindi! Il Forum in settembre discuterà su come proporsi e cosa proporre al movimento che si è manifestato a Genova e in tante altre iniziative, come relazionarsi alle reti e campagne nazionali e internazionali che lo animano. Il Forum dovrà discutere su come attrezzare la propria rete per renderla più efficace a continuare il lavoro costruito in questi anni di campagne nazionali sui temi della globalizzazione, dei diritti umani, della salvaguardia dei beni ambientali e delle diversità culturali e al contempo cogliere il nuovo di contenuti emerso durante la preparazioni
Come proseguire, come prendere il largo dopo Genova? Per intanto, utilizzando e potenziando la rete che già abbiamo e costruendo un calendario di appuntamenti che coinvolga le realtà locali per aiutare a maturare una maggiore consapevolezza sui temi che abbiamo davanti. E poi riprendendo i contatti con il Parlamento e il Governo in vista della prossima finanziaria, e aprendo un tavolo di concertazione con il ministero degli Esteri. E ancora, continuando a rafforzare le reti internazionali di società civile e proseguendo l'esperienza del Forum sociale mondiale di Porto Alegre (vedi anche l'esperienza di Bukawo in Africa). E poi, promuovendo per l'estate prossima una grande campagna per lo sviluppo del turismo responsabile tra i nostri giovani - i nostri veri ambasciatori - : per educarli all'ascolto, una volta tanto, dei poveri, per condividere, per tornare a casa un po' cambiati; costruendo una iniziativa articolata (sussidi, conferenze, seminari) da offrire al ministero (il Forum ha firmato un protocollo di intesa), ai provveditorati e alle scuole. Altri punti fondamentali sono la partecipazione attiva alla marcia Perugia Assisi e il sostegno a 'ONG Forum' organizzato con rappresentanti mondiali in occasione del vertice mondiale per l'alimentazione convocato dalla Fao a Roma dal 5 al 9 novembre.
Una raccomandazione finale: non dimentichiamoci che il centro della nostra attenzione sono i poveri del Sud, non le diatribe tra le forze politiche italiane; il focus della nostra azione sta nel rilancio di una azione politica di respiro capace di modificare i meccanismi finanziari ed economici che provocano lo scempio della povertà, e potenziare gli organismi internazionali per riscrivere un nuovo diritto internazionale. Il focus -nota dolente forse per alcuni - sta soprattutto nella capacità di modificare il modello di sviluppo di chi 'abita l'impero' - e gli stili di vita collettivi e personali. Non per fare una rivoluzione, semplicemente per essere un po' credibili agli occhi dei poveri!
Senza arrogarcene, da bravi occidentali, la rappresentanza.

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