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L'inchiesta della Procura di Genova

pallanimred.gif (323 byte) Il pm Lalla: «Quel blitz fu gestito da Genova»

di Rita Di Giovacchino

GENOVA - È cominciata ieri in Procura la sfilata dei tredici funzionari di polizia presenti quella notte durante il blitz alla Diaz o responsabili dell’ordine pubblico a Genova dove i disordini sono degenerati
nei pestaggi e nelle violenze trasmessi in diretta Tv. I colloqui si sono svolti in un clima pesante anche perchè sui sei poliziotti, ascoltati ieri dai procuratori aggiunti Lalla e Pellegrino e dal pm Merlo, gravava l’attesa per la decisione del ministro Scajola poi rinviata ad oggi. In mattinata sono stati ascoltati due dirigenti romani, Giovanni Luperi (vice del capo dell’Antiterrorismo Arnaldo La Barbera) e Vincenzo Canterini, responsabile del Nucleo mobile antisommossa, (nuova definizione del vecchio reparto celere). Ma anche due genovesi, il capo della Digos Spartaco Mortola e il vicecapo Vincenzo Perugini. L’un contro l’altro armati, è il caso di dire, dal momento che tra Mortola e Canterini da
quella drammatica notte non corre buon sangue e che dai verbali precedentemente stilati emerge un chiaro contrasto, l’uno accusando l’altro, per gli episodi più gravi avvenuti nei terribili quindici minuti
seguiti all’irruzione all’interno del quartier generale del Genoa Social Forum.
Anche la posizione di Luperi era chiaramente in contrasto con quella della questura genovese, addossando l’alto dirigente del Viminale la responsabilità dei pestaggi alla gestione della questura genovese. Poco o nulla è filtrato sul contenuto dei colloqui tra magistrati e funzionari di polizia, di cui il procuratore aggiunto Lalla si è rifiutato perfino di fornire i nomi, ma non è stato smentito che Canterini abbia ammesso che il blitz si è svolto fin dall’inizio "in modo confuso e cruento“. Il responsabile del reparto Mobile era presente all’azione, ritenuta in sè legittima dagli ispettori del Viminale, e aveva portato con sè settanta uomini ma aveva scaricato abusi ed eccessi sugli agenti della Mobile genovese.
Più tardi il procuratore aggiunto Lalla ha accettato di ricevere i giornalisti. E da alcune sue dichiarazioni è scaturito un piccolo giallo, rimbalzato fino a Roma, nelle alte stanze del Viminale dove si era addirittura diffusa la voce che gli ultimi "ritocchi“ al rapporto degli Ispettori fossero ispirati dal timore che i severi giudizi espressi nei confronti di La Barbera e Luperi, entrambi presenti alla Diaz, fossero in contrasto con la linea della Procura che riconduceva l’intera vicenda a responsabilità locali.
Alla domanda cruciale di un giornalista da chi fosse stata gestita l’operazione Diaz, Lalla ha risposto: «E’ stata gestita all’interno della questura genovese». Una risposta che ha fatto pensare che l’inchiesta, sulla base delle testimoninanze raccolte, avesse imboccato la strada "minore“ quasi a scagionare gli alti vertici. Una valutazione che risultava in contrasto con quella degli Ispettori. Più tardi, nuovamente interpellato, ha però precisato: «Ho detto solo che il blitz è stato organizzato nella questura di Genova che era responsabile dell’ordine pubblico e non certo che il nostro lavoro era finalizzato a far volare stracci, dopo le dichiarazioni di Ciampi è evidente che si deve andare fino in fondo anche se il quadro completo e chiaro di come sono andati i fatti è ancora lontano».
Ma che qualcuno dei funzionari avesse vuotato il sacco si è capito da un apprezzamento: «Non è detto che le testimonianze dei manifestanti siano sempre in contrasto con quelle dei poliziotti».
Questa la ricostruzione del procuratore aggiunto, che fa risalire la decisione del blitz all’aggressione con sassi contro due auto della polizia. Dice Lalla: «A questo punto è stata fatta una verifica da parte
del dirigente della Digos di Genova e si è ritenuto che all’interno della scuola non ci fossero solo manifestanti pacifici, ma anche i violenti che avevano compiuto nei giorni precedenti atti di devastazione e saccheggio con armi. Così è stato disposto lo sgombero in base all’articolo 41 di Pubblica sicurezza». Ma i Black bloc, segnalati da un informatore, se l’erano già squagliata e a fare le spese dell’iniziativa sono stati i "buoni“. Con danno di tutti.  Nel pomeriggio i colloqui sono proseguiti con l’interrogatorio di Nando De Dominicis, capo della
Mobile di Genova, anche lui passibile di punizione, perchè intervenuto alla Diaz, e di Vincenzo Crea capo del Gabinetto della questura genovese. Per dare la misura del clima, ieri mattina il console britannico Alan Reuter, accompagnato dal console onorario Alex Edmonds, ha consegnato ai magistrati italiani tre voluminosi fascicoli: in uno sono contenute le testimonianze dei 24 ragazzi inglesi feriti a Genova. Un altro dossier agghiacciante. 

(il Messaggero, 1 agosto 2001)

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